A House of Dynamite
Posso dire che questo film è una bomba?
O forse non è politically correct usare il termine "bomba", visto che da qualche parte nel mondo in questo momento si sta combattendo qualche guerra - a dirla tutta in numerose parti del mondo in questo momento si stanno combattendo delle guerre - e allora non è rispettoso nei loro confronti?
Come se usare la parola "bomba" fosse più grave di sganciarle, le bombe. O di fabbricarle, le bombe. O di venderle, le bombe*.
*Ogni riferimento a governi attualmente in carica è puramente voluto
Io comunque la parola "bomba" la uso, perché è il termine che definisce meglio A House of Dynamite, il nuovo film diretto dalla fuoriclasse Kathryn Bigelow. La pellicola sembra un episodio, anzi un'intera stagione concentrata in un unico colpo di 24, la storica serie con protagonista Kiefer Sutherland nei panni dell'agente antiterrorismo Jack Bauer che nel post-11 settembre era diventata un punto di riferimento per l'intero genere action/spy/thriller e che negli ultimi tempi sta tornando ad essere di nuovo di grande ispirazione, si veda, oltre a questo film, anche l'acclamata e pluripremiata The Pitt, serie che trasferisce in ambito medical lo stile "in tempo reale" di 24.
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| "Pronto, Jack Bauer? Sì, abbiamo copiato un pochino il CTU di 24, però non denunciarci per plagio, per favore" |
DA QUI IN POI, ATTENZIONE SPOILER
L'azione raccontata nel film è concentrata principalmente in 19 minuti di quella che appare una mattina come tante altre in quel di Washington. In una Casa Bianca che qui è governata da un presidente di colore - posso dire di colore, o anche questo non è politically correct? - interpretato da Idris Elba, che ricorda più lo stile di Barack Obama che quello dell'attuale inquilino.
Solo che non è una mattina come le altre. Un missile nucleare, lanciato da qualche parte nell'Oceano Pacifico, sta per colpire gli Stati Uniti entro 19 minuti e presto scopriremo che raggiungerà Chicago, città popolata da quasi 10 milioni di abitanti. In quei 19 minuti la Situation Room della Casa Bianca dovrà cercare di fermarlo, capire chi è stato a lanciarlo e valutare in che modo rispondere all'attacco. La decisione finale spetterà al Presidente degli Stati Uniti. In questo caso il simil-Barack Obama interpretato da Idris Elba. Pensate un po' se la decisione dovesse invece essere nelle mani di Trump.
Il film è una bomba perché riesce a farci vivere questi 19 minuti come se fossimo lì. Come se il mondo così come lo conosciamo stesse davvero per finire. Come se quel missile nucleare fosse diretto non a Chicago, bensì nella nostra città, dritto nella nostra casa.
A House of Dynamite non è un semplice disaster movie come tanti. A House of Dynamite è un anti disaster movie che si ferma laddove la maggior parte degli altri titoli appartenenti al genere incominciano e, inoltre, ci scaraventa dentro uno scenario che non è fantascientifico o distopico. È dannatamente realistico. È quello che potrebbe succedere non tra 100 anni, non tra 10 anni, non tra un anno. È quello che potrebbe capitare domani, in una apparentemente tranquilla mattina come tante altre.
IL FINALE
ATTENZIONE SPOILER
RIPETO: ATTENZIONE SPOILER
Veniamo alla parte destinata a fare discutere di più il pubblico: il finale.
La prima reazione, più che naturale, è: "COOOSA?!? FINISCE DAVVERO COSÌ??? CI STATE PRENDENDO IN GIRO, VERO?".
La seconda reazione è quella di guardare i titoli di coda con il fiato sospeso, proprio come durante tutto il resto della pellicola, aspettando di vedere a un certo punto partire una scena post-credit che ci mostri cosa succede dopo. Solo che non arriva. Questo non è un cinecomic Marvel e non c'è alcuna scena post-credit.
Pure chi si aspetta che un finale così sospeso lasci intendere la realizzazione di una Parte II resterà deluso. Questa non è una saga. Questo è un film unico, non è destinato ad avere un sequel e finisce così. Fatevene una ragione.
La terza reazione, che immagino sia quella di una buona parte del pubblico, una volta terminati anche i titoli di coda sarà quella di dire: "Un buon film, molto adrenalinico, ma il finale è una delusione", oppure, più probabilmente dirà: "Che cagata di finale!".
C'è anche chi chiederà indietro i soldi del biglietto solo che questo è un film che, a parte la presentazione in anteprima in Concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia e una distribuzione limitata in alcune sale statunitensi, la maggior parte della gente guarderà su Netflix, dov'è stato distribuito a partire dal 24 ottobre. C'è allora chi chiederà un rimborso a Netflix, o cancellerà il proprio abbonamento.
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| "Sì, buongiorno, vorrei disdire il mio abbonamento a Netflix... No, non è per il finale, è perché compaio troppo poco nel film" |
C'è poi anche chi, come me, su quel finale rifletterà a lungo. Giungendo alla conclusione che sì, l'intero film è tremendamente efficace e tiene incollati allo schermo per quasi due ore, ma il vero colpo di genio, la vera bomba è il finale. L'esclamazione, almeno per qualcuno, si trasforma quindi da: "Che cagata di finale!" a "Che grandissimo finale!". Ci vuole tempo, bisogna starci a pensare su per un bel po', ma è così, fidatevi.
Cosa ne penso io del finale?
Ovviamente ognuno è libero di dare l'interpretazione che vuole, ognuno può vederci qualcosa di diverso e non so quali fossero le intenzioni della regista Kathryn Bigelow e dello sceneggiatore Noah Oppenheim (da non confondere con Oppenheimer, per restare in tema di armi nucleari). Andrò a leggermi le loro interviste solo dopo aver terminato la scrittura di questo post, consapevole che la loro spiegazione sarà probabilmente diversa dalla mia.
Per quanto mi riguarda, il film forse finisce così perché è così che finiscono le cose per chi viene colpito da un missile o da una bomba nucleare. Non sa cosa succederà dopo. Non scoprirà mai chi è stato e per quale motivo. La vita di chi vive in una zona di guerra può finire così, de botto, senza senso. Quello che credo la pellicola voglia suggerire è però che questo potrebbe succedere anche a chi non vive in una zona di guerra. Potrebbe succedere in qualunque momento, ovunque. Anche e soprattutto in quei paesi che spendono miliardi in armamenti per costruirsi una casa piena di dinamite. Senza rendersi conto che i primi a rischiare di saltare per aria sono le persone che in quella casa ci vivono. La cosa più importante non è tanto quello che può succedere dopo, ma cosa si può fare per impedire che si arrivi a questo punto, ammesso e non concesso che non sia già troppo tardi.
Non sarà politically correct da dire, ma lo ripeto: A House of Dynamite è una bomba. E il suo finale è una bomba. Kathryn Bigelow ha girato un film pacifista privo di alcuna retorica. Un film che ti lascia
(voto 8,5/10)












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