lunedì 28 aprile 2008

panico nella disco

Chi l'avrebbe detto un giorno commuoversi per Gigi d'Agostino o per Children di Robert Miles pompati nel panico di una disco? Chi l'avrebbe detto che certa musica a distanza di anni avrebbe rivelato una sua certa propria notevole poesia? Chi l'avrebbe detto che crea più panico nella disco un lentone che un pezzo unz-unz? E chi l'avrebbe detto che un gruppo che si chiama Panico nella disco avrebbe tirato fuori un disco come l'ultimo Pretty. Odd?
Dopo un primo album tutto frange emo, chitarre elettriche, bestemmie e ritmi tamarri, i Panic! At The Disco hanno eliminato il punto esclamativo dal loro nome e sono tornati con un suono radicalmente nuovo, molto più pop anni '60 e melodico in senso british, da qualche parte tra Beatles e Oasis, fuori dal tempo e a tratti persino folk manco fossero diventati novelli Bob Dylan. E dopo uno sconcerto (e panico!) iniziale in cui ci si chiede che cazzo è successo e dove sono finiti i cazzo di Panic! che conoscevamo? ah ridatece indietro i soldi (anche se lo si è tutti scaricato dal mulo) e pure il punto esclamativo! si rimane sconvolti da armonie che se ne stanno in bilico come equilibristi, disorientati da cambi di ritmo inaspettati, travolti da melodie che rimangono dentro, perfette per la primavera/estate appena iniziata ma non destinate a scomparire facilmente col passare di una o due stagioni. E anche se sintetizzatori e ritmi tirati hanno ormai lasciato spazio a delicati arpeggi di chitarre acustiche e violini, dei vecchi Panic rimane pur sempre quel loro spettacolare senso di teatralità e quei testi ancora assurdi ed enigmatici, dove l'ora segna sempre le nove del pomeriggio. Chi l'avrebbe detto?

2 commenti:

  1. grazie per essere passato dalle mie parti:)
    beh i tempi dei lenti in disco sono finiti, ma che peccato però!!:)

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  2. Alla mia veneranda età non vado in disco dal... meglio non dirlo!! Ma quanto mi manca!!!

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