mercoledì 17 marzo 2010

Irlanda on my mind

St. Patrick's Day, festa nazionale irlandese! Per celebrare l'evento vi ripropongo le avventure tragicomiche del mio (finora) unico viaggio a Dublino, nel giugno 2008.
A seguire, va in onda un video a caso del mio gruppo irlandese preferito. Gli U2? I Cranberries? No, gli Ash.

_Dubliners 2.0
Hoodie in testa, converse rosse logore ai piedi, il ragazzo cannibale cammina per le vie senza nome di Dublino e si sente felice, si sente a casa. Forse per la prima volta nella vita sente una sensazione del genere, in un posto lontano anni luce da dove vive. Perché vivo ancora in Italia, che cazzo ci faccio qui? Cioè, che cazzo ci fa ancora qui il ragazzo cannibale, perché è di lui che si sta parlando.

Le cose non erano partite nemmeno troppo con il piede giusto, giacchè il ragazzo cannibalesco, a digiuno di voli da ben 8 (otto!) anni non sapeva che non si possono portare liquidi nel bagaglio a mano e quindi via shampoo e gel professionali in un sacco della spazzatura. Che tristezza. Una vera tragedia nel mondo del ragazzo cannibale, cosa ridete?

Seconda tragedia: la batteria del lettore mp3 che si fotte a metà del viaggio d’andata. Ma scherziamo? Meno male che la batteria doveva essere full… Full 'na sega.

E poi ci sono gli attacchi di panico da volo del fido compagno di venture del ragazzo cannibale, il Dj Tarix, che si ficca dieci gocce di ansiolitico in gola per prevenire possibili infarti. Tragedia per tragedia, il pilota che il brevetto deve averlo preso al C.E.P.U. (Centro Esperienze Paure Universali) decide di fare un atterraggio che dire brusco è dire poco. Ogni momento potrebbe essere l’ultimo.

Per fortuna l’aereo non si va a stampare, giacchè la destinazione è Dublino, non la (pur gradevole) isola di Lost. Si fossero schiantati, il gruppo inglese degli Infadels presente a bordo sarebbe probabilmente diventato famosissimo, dritto nella leggenda come Buddy Holly e Ritchie Valens, e forse pure il ragazzo cannibale. Invece l’aiuto del C.E.P.U. evidentemente deve essere servito a qualcosa. Grazie per aver viaggiato con noi. Alla prossima per un nuovo viaggio del terrore. Potete slacciare le cinture e andarvene gentilmente fuori dalla palle. Ora.

Il taxista purtroppo non è il solito taxista cazzaro irlandese e quindi non serve a fornire nessuna dritta interessante sulla città. Nonostante questo, pretende comunque di essere pagato. Arrivati all’ostello tranquilli chè tanto è già tutto prenotato, il simpaticissimo albergatore bofonchia qualcosa con accento incomprensibile che suona tipo: “La prenotazione è stata cancellata.” Il ragazzo cannibale e il Dj Tarix si trovano sabato notte in mezzo a una strada di Dublino.

Un secondo dopo una vecchina con un braccio fasciato e un bastone da passeggio (una specie di Dr. House al femminile) sbuca fuori da un fumoso cunicolo e chiede “Di cosa avete bisogno, ragazzi?” La risposta non è donne, non è droghe, ma un posto dove soggiornare. La vecchina spiega come quello sia il weekend del fantomatico Bank Holiday (ancora adesso, nonostante i Blur gli abbiano perfino dedicato una canzone, nessuno ha scoperto di quale razza di festa si tratti) e poi c’è una partita, a sua detta imperdibile, di uno sport che dovrebbe essere cricket. Da quando in qua il cricket è considerato uno sport?

In parole povere, a sentire lei è impossibile trovare un posto dove dormire quella sera in tutta Dublino. Però lei affitta una casa. Il ragazzo cannibale si fida. D’altronde a chi mai potrebbe far del male una così innocua vecchina? E così le porta la borsa fin su dalle scale. Il palazzo tra l’altro sembra spettacolare. La vecchina entra in casa e cerca di accendere la luce. Ma non ci riesce. Passano i secondi. Che diavolo sta facendo? Inciampa, scivola nel buio. Si sentono solo dei rantoli e dei sospiri. In una scena tra il ridicolo e l’angosciante si dimena alla ricerca dell’interruttore della luce, senza successo. Allora prende in mano un affare, che nell’oscurità sembra un machete o un pugnale. Il ragazzo cannibale fa qualche passo indietro, che non si sa mai. Il Dj Tarix è già scappato in cortile con le mutande piene dalla paura. Poi appaiono delle luci a ingoiarsi l'oscurità. Sono quelle della televisione, accesa su una serie televisiva inquietantemente simile a Twin Peaks. Il machete che teneva in mano era in realtà il telecomando della tv. Fattasi luce, i due temerari eroi decidono di addentrarsi in casa. Ma, un momento... non è UNA casa in affitto. È la sua casa. Lei starebbe lì, nella camera accanto, pronta in ogni momento ad accoltellarci nel sonno con il suo machete. Dj Tarix suggerisce di trovare un’altra sistemazione. Immediatamente.

Dopo un paio di tentativi falliti, ecco che un hobbit grasso offre ai nostri due eroi una camera. Nostro Signore (degli anelli) Salvatore! E che camera! Una vera chiccheria. “La doccia ha qualche problemino,” fa l'hobbit. Sì, non c’è proprio il bocchettone, alla faccia del problemino. Nel cesso non va giù l’acqua. I muri sono un tantino scrostati, tanto che si può solo immaginare con una gran fantasia quale sia il loro colore originario. So che i R.E.M. non sono irlandesi, ma mi sa che soggiornavano qua dentro quando hanno scritto “Everybody Hurts”. Per fortuna è una sistemazione provvisoria, visto che il giorno seguente lo hobbit li sposta dalla camera 33 alla twenty, che al confronto sembra la suite dell’Hilton e la doccia persino funziona, squillino le trombe, squillino!

Trovato un tetto sotto cui dormire si è fatta intanto notte fonda, ma i due eroi decidono di uscire comunque tra le tenebre. Oramai è domenica. “Sunday Bloody Sunday” canta Bono e a ragione, perché più che a Dublino sembra siano finiti nella Belfast degli anni Novanta. Baby gang che lottano, gente sfatta per la strada, sirene spiegate senza pause. Sembra una città molto pericolosa, ma è un’impressione che si rivelerà completamente sbagliata. I locali e i pub sono ancora aperti però non fanno più entrare, chè dopo una certa ora qui funziona così. Dannati basterds.

Il secondo giorno parte la vera vacanza, e non poteva che cominciare dalla leggendaria fabbrica della Guinness, per gli appassionati di birra l'equivalente alcoolico della fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Tra le attrazioni è presente la versione “Guinness” di Alice nel paese delle meraviglie realizzata dal grande disegnatore e pubblicitario John Gilroy. Un segno del destino. Segui il bianconiglio. Poi assaggino gratuito, evvai! Primo giro, poi si bissa, poi di trissa e poi si perde il conto. In cima, al quinto piano, una pinta omaggio. Vista panoramica, e il ragazzo cannibale soffre di brutto di vertigini. “Hello, hello. I'm at a place called vertigo,” canta il solito Bono.

E' difficile comprendere appieno l'atmosfera di Dublino se non si ha almeno un litro di Guinness in corpo. I nostri due eroi adesso ce l’hanno. Forse anche più di un litro. Oltre all’odore di birra nell’aria si respira cultura, arte, storia, magia, bellezza (ma questo è merito più che altro delle ragazze irlandesi), musica di tutti i tipi. Si vaga where the streets have no name. La sera al Jive su 5 piani in una giornata segnata decisamente dai posti vertiginosi. E-le-va-tion! Il ragazzo cannibale vola alto 3 metri sopra il cielo di Dublino. Il cielo sopra Dublino. “Hello, hello. I'm at a place called vertigo.” Bono, adesso smettila di cantare che hai proprio rotto i maroni!

I pub di Dublino. I pub sono la vita, qui. Si va anche con tutta la famiglia, si va per fare casino e per divertirsi alla grande, non per fare i fighetti e per mettersi in mostra come succede nei bar italiani. Non importa se si perde il controllo, cosa che succede spesso, o sempre. Al pub tutto è un po’ concesso, quasi come a Carnevale, e ci si sente tutti fuori come Amy Winehouse e Pete Doherty. Si può anche cantare in coro, o commuoversi sulle note di una “Wonderwall” fatta dal vivo per sola chitarra acustica. Perché qui anche le più sconosciute band che suonano nei localini danno merda alla quasi totalità dei celebrati e famosi grupponi e artistoni italiani.

I due pazzi si aggirano furtivi in questi pochi rapidi giorni per i cunicoli della prigione Kilmainham Gaol, simbolo della ribellione irlandese. Per il Trinity College, un posto dove studiare sarebbe un piacere enorme. Finiscono in mezzo a una mara-maratonda benefica al St. Patrick Park, nel verde infinito, mentre i Blur cantano “Parklife” e per le vie che alla fine un nome ce l’hanno: O’Connell, Grafton, Dame Street.
Di giorno a fare vita quasi culturale e un po’ di shopping (un po’? il ragazzo cannibale si è praticamente rifatto il guardaroba, uahuahuah). La sera si (ri)comincia a bere presto al pub e poi si continua tutta la notte chè la birra qui è troppo buona e i locali sono il delirio, sembra di essere a Lloret de Mar ma con molto più fascino e magic in the air. Temple Bar è forse il più grande luogo di perdizione mai visto. Un ringraziamento particolare va ai rapper Flo-Rida e T-Pain per aver composto la hit “Low” che fa andare fuori di testa (e di chiappe) le tipe. E mentre canta “Shawty got low low low low low low low low” in mezzo alla strada come un ubriacone quale probabilmente è, il ragazzo cannibale ha il suo momento di Epifania joyciana. Questa è la sua casa. Questa è la sua cultura. Questa è la sua musica. Questo è il suo cibo. Questa è la sua città. Adora tutto di Dublino. E ci sono ancora tanti posti che dovrebbe vedere, locali che dovrebbe frequentare, gente che dovrebbe conoscere, ma the time is running out.

Il giorno della partenza piove, dopo tre giorni tre di sole che sembrava di essere a Rio. Il cielo nuvoloso riflette il clima interiore del ragazzo cannibale triste. Anche gli occhioni del suo nuovo elfo leprecauno portachiavi sono malinconici. Poi il ragazzo cannibale prende la sua roba, sale su un aereo e torna in Italia. Più divento reale, più tutto diventa irreale. Come Victor in Le regole dell’attrazione non so più chi sono, mi sento il fantasma di uno sconosciuto.



5 commenti:

  1. Meno male che dopo la falsa partenza ve la siete goduta. "La doccia ha qualche problemino" mi ha ricordato una vecchia babbiona affittacamere (italica). Gli feci notare che nella doccia c'erano dei fili elettrici scoperti (!) La sua risposta fu: "C'è poco da sguazzare". (Cioè fare terror-doccia di mezzo secondo, ché l'acqua costa...)
    Tornando a Dublino: non è che quando ci ritorni mi fai un fischio e ci porti anche me? (magari con un programmino del tipo "tornare in italiA mai più?) Tra l'altro mi hanno detto che lassù idolatrano noi scrittori. J.P. Donleavy non paga nemmeno le tasse!!!!

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  2. forse l'avevo già letto nel 2008 questo post?
    è bello ricordare i viaggi che sono sempre momenti felici!!!

    ^______________^

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  3. Più che la città dello stagno nero, Dublino è la città del pane liquido vista la quantità sproporzionata di birra che la maggior parte della gente trangugia.
    Beh, standing ovation per gli Ash.
    O______x

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  4. *dublina
    è la terra ideale per le follie. sarà l'influenza dei folletti ;)

    *zio scriba
    guarda, sono due anni che spero di tornarci in questo posto fantastico ma non è ancora successo. dai, magari prossimamente!

    *pupottina
    questa versione 2.0 conteneva qualche piccola modifica, giusto per non ripeterlo proprio uguale :)

    *yuria
    sono proprio allenati, gli irlandesi. è dura reggere i loro ritmi!

    gli ash sono i number ones!

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