giovedì 15 settembre 2011

Kennedyci dei Kennedys?

I Kennedy
(mini-serie in 8 episodi)
Rete americana: ReelzChannel
Reti italiane: La7, History Channel
Ideatori: Stephen Kronish, Joel Surnow
Regia: Jon Cassar
Cast: Greg Kinnear, Katie Holmes, Barry Pepper, Tom Wilkinson, Diana Hardcastle, Kristin Booth, Enrico Colantoni, Charlotte Sullivan
Genere: storico
Se ti piace guarda anche: Mad Men, The Hour, Mildred Pierce

History Channel: allora, facciamo una bella mini-serie sulla dinastia dei Kennedy, però dobbiamo farla ruffiana in modo che tutti possano dire: “Ah, quanto bravi e belli e perfetti erano.”

Sceneggiatori: ma facciamogli un bello scherzetto, a quei noiosi topi di biblioteca di History Channel e andiamo a tirare fuori tutti gli scheletri dall’armadio della famiglia più potente d’America e vediamo cosa dicono.

Morale della fiaba: dopo aver commissionato la serie, History Channel si è ritrovata con un prodotto scomodo e per non fare incazzare gli amici di quella che ancora oggi è una delle famiglie più influenti e “immanicate” degli States ha deciso di non mandarla in onda. Dopo qualche mese di incertezza in cui nessuno voleva trasmetterla, nemmeno network come Showtime e Starz (quelli di Californication, Nip/Tuck, Weeds, Spartacus e altre serie piuttosto estreme, almeno per il puritano pubblico americano), finalmente la serie è stata trasmessa grazie a ReelzChannel, mentre in Italia paradossalmente è andata in onda proprio sulla versione nostrana di History Channel, prima di approdare su La7.
Questo ostracismo vi suona per caso familiare? Non è un po’ ciò che accade da noi quando si tenta di mostrare qualche prodotto scomodo riguardante un certo potente personaggio italiano?

I punti di contatto tra Silvio Berlusconi (lo so, finisco sempre lì ma è un'ossessione da cui è difficile uscire in Italia) e la famiglia Kennedy, in particolare con John Fitzgerald e suo padre Joe Senior, non sono difatti pochi e un parallelo non è poi così campato per aria:

- Come Joe, Silvio è un self-made man, anche se forse nel suo caso Craxi-made man rende meglio l’idea. Entrambi hanno fondato un vero e proprio impero economico, con l’aiutino di alcuni contatti misteriosi con il mondo della politica e della Mafia.

- Come JFK, Silvio ama la compagnia femminile e fino a qui niente di male. Solo, perché sposarsi? Perché mettere così in imbarazzo le mogli? Entrambi hanno una lunga cronaca di amanti e di scandali di tipo sessuale, la grande differenza è che uno si faceva Marilyn Monroe, l’altro Ruby Rubacuori…

- Come JFK, Silvio ha vinto le elezioni grazie ai molti soldi spesi per la campagna elettorale e grazie all’utilizzo del mezzo televisivo. JFK però doveva il suo successo alla sua telegenia e alla sua capacità di ammaliare il pubblico, Berlusconi invece lo doveva (visto l’enorme calo di consensi è giusto parlarne al passato) all’infestare le sue reti di jingle, spot e videomessaggi ben poco subliminali.

- Kennedy e Berlusconi condividono poi un cieco e totale anticomunismo, che porta il secondo a vedere rosso ovunque si giri (tra un po’ comincerà a etichettare come comunisti anche Gianfranco “Faccetta nera” Fini e Pier Ferdinando “moderatamente sono il più moderato dei moderati” Casini), mentre JFK si cacciava prima nella disfatta della Baia dei Porci e quindi si metteva a incrementare l’impegno americano in Vietnam.

Poi ci sono anche degli evidenti punti di differenza, soprattutto riguardanti l’impegno nel sostenere i diritti civili e lo stile, tutt’altro stile, di JFK rispetto al Berlusca. Ma questa serie fa dunque apparire i Kennedy come i Berlusconi d’America? In parte sì, come abbiamo visto, e allora te’ credo che negli USA ne hanno ostacolato la messa in onda, ma in parte, per loro fortuna, no.


Il grande pregio di questa mini-serie è quello di gettare uno sguardo originale e “smitizzante” alla famiglia presidenziale, con uno stile che ricorda quello della serie 24… e infatti gli autori/producer sono Joel Surnow e Stephen Kronish e anche il team, dal regista Jon Cassar fino all’autore delle enfatiche musiche Sean Callery, sono gli stessi. A cambiare sono però i ritmi, qui molto più blandi rispetto all’adrenalinico action con Kiefer Sutherland.
Una scelta discutibile, ma di certo voluta, è quella di concentrarsi unicamente all’interno della famiglia, senza gettare uno sguardo sui cambiamenti della società in corso negli anni ’60, che rimangono un po’ sullo sfondo. Una scelta che comunque ci fa capire come spesso i politici, e i potenti in generale, vivano come in un mondo a parte rispetto a noantri comuni mortali.

Convincente, ma con qualche riserva, il cast: Greg Kinnear è bravo, però non possiede lo charme di John Fitzgerald Kennedy, qui ritratto in versione molto Don Draper di Mad Men, infedele per natura più che per scelta; un JFK spinto in politica dalle ambizioni del padre più che da una reale passione e in effetti non ne esce benissimo dall’immagine scattata da questa serie. Eppure alla fine è proprio la sua imperfezione e umanità a renderlo più simpatico rispetto alla solita figurina da Grandissimo e Perfetto Presidente che gli veniva cucita di solito.
Benino anche Katie Holmes: si vede che si è applicata e ha studiato le mosse e il modo di parlare di Jacqueline Kennedy, anche se io continuo a vedere in lei sempre una certa dawson di joeypotteraggine. Sarà che forse con Tom Cruise vive una situazione non troppo dissimile di matrimonio di facciata (chissà?), ma comunque riesce a rendere bene il personaggio della moglie continuamente tradita e consapevole delle infedeltà del marito, che continua comunque ad amare, con una tragicità che ricorda da vicino Betty Draper. Sì, ancora Mad Men, d’altra parte se oggi si parla di anni ’60 non si può non guardare a Mad Men come esempio supremo…
Tom Wilkinson nella parte del patriarca della famiglia Kennedy, Joseph Senior, risulta odioso e quindi la sua parte possiamo dire sia pienamente riuscita; è lui infatti il personaggio più sgradevole della famiglia, visto che ha un atteggiamento ambiguo nei confronti di Hitler (e questa cosa, che pure non ha tutto questo risalto all’interno della serie, dev’essere stata una delle ragioni principali del boicottaggio di History Channel), intrattiene rapporti ancora più ambigui nei confronti della Mafia (in cui è coinvolto anche Frank Sinatra) e, ciliegina sulla torta, lobotomizza la figlia “pazza”. Proprio un bel personaggino, insomma.
Dall’altra parte, il migliore è invece Bobby, da quel che emerge in questa biografia non autorizzata, l’unico a capirne davvero qualcosa e ad avere una reale passione politica (e non solo passione per il potere) tra i Kennedy. Ammirevole poi la sua capacità di rimanere fedele alla moglie, da cui ha ben 11 figli, rifiutando (almeno nella serie) le avance di Marilyn (sarà davvero andata così?). A interpretarlo c’è il migliore del cast, un Barry Pepper grandioso, che riporta in vita il personaggio che avrebbe davvero potuto portare il cambiamento tanto auspicato per gli Stati Uniti e che invece…

Famiglia fortunatissima per certi versi, sfortunatissima per altri, l’epopea dei Kennedy è rivissuta in maniera azzeccata da questa mini-serie che mescola pregi e difetti, note positive e note negative, fortune e sfortune, che infastidisce per alcuni aspetti ma alla fine, e che diamine, finisce per farci affezionare ai suoi personaggi. La serie, proprio nella sua imperfezione, centra così in pieno il non facile obiettivo: farci capire perché sono stati (e sono ancora) tanto odiati quanto amati, questi maledetti Kennedy.
(voto 7/10)

13 commenti:

  1. un po' debole alla partenza...ma la scena dell'attentato mi ha fatto abbastanza vibrare dalla portrona...molto bene orchestrata secondo me...poi vabbè, il best della cricca era chiaramente Bobby e punto.

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  2. bravo B. Pepper (Bobby), ma il migliore per me è Wilkinson, bravissimo in un ruolo "nero"
    Wilkinson è un CATTIVO notevolissimo: ha fatto il generale nazista, il boss mafioso, lo strozzino, l'esorcista, Lord Cornwallis e il procuratore Johnson... quando fa il "buono" non è credibile

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  3. Acuto ragazzino, confronto così realistico da risultare verità lampante ;-)
    Questa serie la vedrò prossimamente, và, ché al momento, rispetto alla famiglia in questione, la sottoscritta preferisce dedicarsi all'ascolto piuttosto dei Dead Kennedys e di quello sgnacchero inaudito di Jello Biafra :-D

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  4. Carina la serie eppure dopo aver letto dei rifiuti vari e della polemica sul prodotto "scomodo" e "politicamente scorretto" mi aspettavo molto ma molto di più. Quindi sono rimasto deluso dal solito eroe buono e puro con qualche piccola debolezza (che lo rende più umano, vicino allo spettatore e quindi ancora più simpatico). Non ci ho visto niente di "nuovo", niente di veramente incendiario, visto che già le cosette scomode (la sorella internata e l'involontario (?) aiuto della mafia al padre) si conoscevano benissimo. Insomma, JFK ne esce brillantemente, persino più eroicizzato di quanto non lo avesse fatto la storia. Il personaggio della moglie per me poi è pessimo, tagliato con l'accetta... non credo proprio fosse questa, la vera jacqueline...

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  5. Che bellissima recensione. Condivido appieno la lettura che ne hai fatto. Io l'ho apprezzata proprio per il taglio smitizzante (cazzo quanti anni ci son voluti, però)

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  6. simpatico il titolo!
    mi piace anche Greg Kinnear, quindi se capita la vedrò certamente

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  7. Smitizzante? Boh..... Ma dove????

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  8. Se s ifosse chiamato "Kennedyci dei Kennedys" l oavrei visto :)

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  9. Ah, quanto bravi e belli e perfetti erano.

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  10. Concordo pienamente con la tua recensione. P.s. A quando una mini-serie smitizzante su Lady Diana?

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  11. Smitizzante? Sono sempre più allibito. Ma davvero avete avuto questa impressione? Cioè secondo voi l'immagine di jhon etc. kennedy ne è uscita male??? Bah....secondo me è esattamente il contrario...da questa serie ne esce l'eroe buono un pò donnaiolo ma che alla fine amava la moglie per cui è un tradimento quasi trascurabile...e come presidente degli states ne esce un grande, visto che tutti gli errori fatti sia prima che durante non sono stati colpa sua...io davvero non capisco dove sia questa smitizzazione che anzi è persino maggiore di quella causata dal suo omicidio...

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  12. *anonimo
    oddio, a me non sembra che lo celebri molto, anche perché la firma della serie è del repubblicano dichiarato joel surnow.
    il padre joe ne esce in maniera davvero pessima, mentre jfk viene fuori come un presidente davvero modesto a livello politico (uno che senza l'aiuto del padre e soprattutto del fratello bobby non sarebbe riuscito a fare nulla) e come un uomo incapace di amare chiunque all'infuori di se stesso. che poi ne siano ritratti anche alcuni aspetti positivi non credo sia un male, anche per rendere la serie più coinvolgente a un livello emotivo
    per essere un prodotto televisivo mi è sembrato quindi piuttosto, anche se magari non totalmente, coraggioso.

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