mercoledì 12 ottobre 2016

Café Society e Crisis in Six Scenes: du Allen is megl che uan?





O-o-o-ogni volta che esce un nuovo film di Wooh-Wooh-Woody Allen è sempre la stessa storia. Si-si-si continua a ripetere di qua-qua-qua-quantico... di quanto il regista newyorkese sia troppo pro-pro-iss-pro-profilat-prolifico e che alterna una pellicola brutta a una bella e poi pen-pen-peni-Pensieri Cannibali tira fuori una delle sue stupide recensioni ba-ba-ba-ba-balbettanti che sono una vera e proprio offesa per chi ba-ba-ba-ba-balbetta per davvero come Wooh-Wooh-Woody Allen.



So-so-solo che quest'anno come si fa?
Wooh-Wooh-Woody Allen non ha so-so-solo tirato fuori la sua nuova pellicola annuale, Café Society, ma pure una serie tv, Crisis in Six Scenes. Co-co-pro-co-co-cosa che fa pensare che negli ultimi 12 mesi Wooh-Wooh-Woody Allen non ha avuto proprio un ca-ca-cazzo d'altro da fare. Co-co-cose come, non so, andare a fare la spesa di domenica co-co-come Gianni Morandi.

Wooh-Wooh-Woody Allen quest'anno ha avuto talmente tanto tempo libero che ha written & directed un film e una serie tv. Va però detto che la su-su-giù-su-su-suddetta serie tv è composta di appena 6 episodi da una ventina di minuti l'uno, quindi Wooh-Wooh-Woody Allen è proprio uno ska-ska-ska-scansafatiche! Ma non si vergogna a lavorare così po-poppopopopò-poco?

So-so-solo perché ha 80 anni dovrebbe ritirarsi e andare in pensione?
No, per lo meno se i suoi ultimi lavori, pur non essendo dei capolavori, rimangono su questi buoni livelli? Qua-qua-qua-quali livelli?

Crisis in Six Scenes
(serie tv, stagione 1)
Ideatore: Woody Allen
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Cast: Woody Allen, Elaine May, Miley Cyrus, John Magaro, Rachel Brosnahan, Michael Rapaport
Genere: alleniano comico
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Que-que-quelli di Crisis in Six Scenes, una serie che in pratica è un suo nuovo film vero e proprio, solo spacchettato in sei pa-pa-party, che sono piene di parole-parole-parole e di dialoghi ba-ba-ba-ba-balbettati e ancora di parole-parole-parole, e che in più di un'occasione strappano il sorriso e fanno intravedere lampi dell'umorismo del Wooh-Wooh-Woody Allen senza freni, persino troppo senza freni, dei vecchi tempi. Si rischia quasi di perdersi, di annegare tra questi fiumi di parole, fiumi di parole tra noi e prima o poi ci portano via. Oltre a un sacco, ma proprio a un sa-sa-sa-sacco di dialoghi, incentrati soprattutto sul conflitto tra agiata vita capitalista e moti rivoluzionari di stampo comunista, non c'è molto altro. C'è un pizzico di azione e c'è un pizzico di intrighi da spy-story, tutti comunque mitigati da un mare di ironia. Si ritorna indietro agli anni '60, con Ma-Mai-Maiala-Ma-Mai-Miley Cyrus in versione hip-hip-hurra-hip-hip-hippie ribelle figlia dei fiori che punzecchia alla grande il vecchio Wooh-Wooh-Woody Allen e con John Magaro, giovane promettente attore già visto in The Box, My Soul to Take, Not Fade Away e Orange Is the New Black, nei panni del ragazzo diviso tra una vita regolare moglie-figli-postofisso e la tentazione di scappare a Cuba con Ma-Mai-Maiala-Ma-Mai-Miley Cyrus.
Co-co-co-cosa deciderà di fare?
Dopo fiumi, mari e oceani di parole, e anche qualche risata, lo sco-sco-scope-scoprirete...
(vo-vo-voto 6+/10)

"Woody, mi spiace ma ormai ho passato quella fase artistica in cui mi spogliavo sempre."
"Ma co-co-come? Io ti avevo presa so-so-solo per quello..."


Café Society
(USA 2016)
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Cast: Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carell, Blake Lively, Corey Stoll, Anna Camp, Parker Posey, Sheryl Lee
Genere: alleniano nostalgico
Se ti piace guarda anche: Midnight in Paris, Magic in the Moonlight


So-so-sono ancora superiori i livelli di Café Society. Se Crisis in Six Scenes a un certo punto esagera nei suoi giochi di equivoci e soprattutto nelle parole, con un Wooh-Wooh-Woody Allen che appare troppo retrò e spaesato per i moderni ritmi di una serie tv, con Café Society il regista 80enne fa invece quello che oggi sa fare meglio. Una rom-com-com-commedia romantica che viaggia ancora indietro nel tempo, questa volta fino agli anni '30, non troppo lontani dalla Belle Époque degli anni '20 di Midnight in Paris.

Ca-Ca-Ca-Café Society propone un intreccio sentimentale che prima è un triangolo e poi diventa un quadrangolo ma che, nonostante questa apparente complessità, è molto semplice. Fila via via via veloce che è un piacere, come un caffè espresso buttato giù tutto in un colpo. O meglio in due. La prima parte si svolge in quel di Hol-Hol-HollyeBenji-Hollywood con un ottimo e superallenizzato Jesse Eisenberg alle prese con Kristen Stewart, qui sorprendentemente più femminile del solito e che conferma così come in Sils Maria di essere un'interprete molto più di talento di quanto chi la conosce solo per la se-se-se-saga di Twilight possa pensare. La seconda parte passa invece a New York, con Jesse Eisenberg alle prese con Blake Lively...
Che-che-che-cacchio dire di Blake Lively?


"Jesse, guarda che se preferisci Blake a me non mi offendo mica. Pure io preferirei farmi lei che te..."

La sua bellezza lascia senza pa-pa-parole. Forse ha lasciato senza pa-pa-pa-parole persino Wooh-Wooh-Woody Allen visto che in Café Society i dialoghi, per quanto dominanti, sono in una quantità parecchio inferiore e umanamente molto più tollerabile rispetto alla serie Crisis in Sex-Sex-Six Scenes. Il film può essere considerato Wooh-Wooh-Woodyalleniano al 100%, un esercizio di stile, un ripetersi di personaggi e di situazioni già proposti in passato, come la simpatica put-put-prostituta interpretata da una fi-fi-fi-fantastica Anna Camp, d'altra parte è un film che proprio nel suo essere nostalgico si crogiola, però va notata anche qualche piccola differenza. Ris-Ris-RISdiParma-rispetto a molti altri suoi lavori, qui come detto ci sono meno pa-pa-parole e c'è inoltre una cura maggiore per l'immagine, per la rappresentazione estetica che tocca vette forse mai più raggiunte dal regista dai tempi del raffinato bianco e nero di Manhattan. Il merito, più che di Wooh-Wooh-Woody Allen, va però a un italiano: Vittorio Storaro, il direttore della fotografia tre volte premio Oscar per Apocalypse Now, Reds e L'ultimo imperatore che dimostra di possedere ancora un occhio u-u-unico.
Ca-Ca-Café Society sarà anche il classico esercizio di stile annuale di Wooh-Wooh-Woody Allen e non inventerà niente di nuovo, però è un vero piacere per gli occhi, grazie a un Vittorio Storaro in stato di grazia, a una Blake Lively pure lei in stato di grazia e anche a una Kristen Stewart più graziosa del solito.


In genere non bevo café, ma questo l'ho trovato squi-squi-squi-nesquik-squisito.
(vo-vo-voto 7/10)

10 commenti:

  1. Concordo: Storaro è da Oscar
    CAFE SOCIETY è, complessiva-va-vamente, un buon film, la cui morale è (come in tutti gli ultimi film alleniani): siamo nati per soffrire, ma a New York si soffre meglio, soprattutto se c'è un "sindaco onesto" (Fiorello la Guardia, italiano per parte di padre ed ebreo per parte di madre, è stato sindaco dal 1934 al 1945)

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  2. La serie mi manca, il film invece l'ho trovato molto piacevole.
    Però non ho avuto occhi che per la Stewart, stranamente. Che la Lively fosse bellissima si sapeva già. :)

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  3. La serie non la conosco, ed il film devo ancora ve(ve-ve-ve)derlo, ma il voto mi fa partire con il passo giusto, alla fine Woody è un appuntamento fisso ;-) Cheers

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  4. ahahahha gra-gra-grandiosa la tua re-re-recensione! Concordo su Café Society, mentre Crisis in Six Scenes mi è parsa un po' una piccola schifezzina, ma tutto sommato qualche battuta e qualche siparietto lo salvo. Mi aspettavo mooolto di più, ma siccome Café Society è un gioiello, mi accontento.

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  5. Mitico come al solito Marco... il film decisamente migliore delle ultime uscite.. anche se ogni volta rimpiango Woody vedendo gli alter ego che tira fuori... il ricorso agli anni 30 e ai siparietti ebraici aiutano decisamente..ancor più delle due pollastre in verità abbastanza anonime...

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  6. La serie la vedrò a breve, anche se qualcosa già non mi convince, il film è tanto ben fatto quanto esile nella sceneggiatura... insomma, carino. La Stewart negli anni '30 continuo a non vedercela, comunque, nonostante la sua bravura ormai innegabile.

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  7. In 'sto periodo Allen non molla gli anni '20. E il terzo o il secondo film in quegli anni?

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  8. Sto guardando la serie e la sto detestando con tutto me stesso,mi mancano tre episodi

    Il film invece l'ho adorato. Non amo Woody Allen,ma questa per me fino ad ora é la mia miglior esperienza alleniana di tutta la vita.

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  9. Io spero solo che il film sia quantomeno "carino" sulla scia di Magic in the moonlight o Scoop.
    Già mi basterebbe.

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