lunedì 3 luglio 2017

Pretty Little Logans – Piccole Wolverine crescono






Logan – The Wolverine
Regia: James Mangold
Cast: Hugh Jackman, Dafne Keen, Patrick Stewart, Boyd Holbrook, Stephen Merchant, Elizabeth Rodriguez, Eriq La Salle


Lei è solo una piccola bimbetta innocente.



Lui è solo un un povero vecchio malinconico ubriacone.



Lui è solo un vecchissimo paralitico con seri problemi di mente.



Lei è il futuro degli X-Men.



Lui è il passato degli X-Men.



Lui è il passato remoto degli X-Men.



Insieme, tutti e tre sono anche il presente degli X-Men, o di quel poco che ne è rimasto, se non altro. Dov'è Jennifer Lawrence, ad esempio?


Mi sono un po' perso per strada con tutti i vari film sugli eroi mutanti e l'ultimo, X-Men Apocalisse, non l'ho proprio visto (anche se dopo aver caricato l'immagine qui sopra mi è venuta una gran voglia di recuperarlo, chissà perché?). Poco male. Tanto quello era ambientato negli anni '70/'80, mentre in questo Logan – The Wolverine ci troviamo nel futuro, nel 2029, per la precisione, ed è da ben 25 anni che non nasce più alcun bambino mutante. Uno spunto vagamente simile a quello della serie The Handmaid's Tale, dove da parecchio tempo nascono ben pochi bimbi qualunque, e non solo mutanti.

Nonostante l'ambientazione futuristica, Logan sembra un film vecchio stile, a metà strada tra una pellicola di Clint Eastwood e una ballata country. Non a caso il vocione di Johnny Cash accompagna il primo trailer del lavoro e anche i titoli di coda. Certo però che la colonna sonora poteva essere usata un pochino di più anche nel mezzo del film, in modo da rendere il tutto più emozionante, a voler essere proprio pignoli.

Tra ambientazioni crepuscolari e viaggi on the road, l'atmosfera è per lo più distante da quella dei soliti cinecomics supereroistici. Sembra quasi di stare dentro una pellicola drammatica, non fosse per qualche scazzottata e qualche inseguimento di troppo. Dopotutto al pubblico macho si può mica negare un po' di action gratuita? Va comunque notato che le scene più movimentate sono ben girate dal regista James Mangold e, sì, c'è da ammettere che sono piuttosto fighe. Soprattutto quella al rallentatore, che sembra una versione del Mannequin Challenge in chiave omicida e girata dalle Wachowski.


I toni sono comunque per lo più riflessivi e quasi intimisti, per un film di questo genere. La vicenda principale raccontata, quella del rapporto tra Wolverine e la piccola new-entry Laura, interpretata dalla giovanissima attrice rivelazione Dafne Keen, è una variante “bestiale” della relazione tra un adulto e un bambino vista in film come Gran Torino del citato Clint Eastwood, o anche L'estate di Kikujiro di Takeshi Kitano, St. Vincent con Bill Murray, o persino About a Boy con Hugh Grant.


Il bello di Logan – The Wolverine è allora quello di sembrare poco un film sui supereroi e apparire quasi come un film “normale”. Cosa che in ogni caso non rappresenta una novità assoluta. Si vedano il notevole e sottovalutato Unbreakable – Il predestinato diretto da M. Night Shyamalan nel 2000, prima che si bevesse il cervello, ma anche Kick-Ass o la serie Misfits, almeno quella dei primi tempi, e dalle nostre parti Lo chiamavano Jeeg Robot. Insomma, i lavori supereroistici più interessanti sono quelli che meno sembrano essere supereroistici. E allora – scusate – ma perché non eliminare del tutto le parti legate alle cacchiate tipiche dei supereroi?

Rispetto a chi si è strappato i capelli per questo Logan, ha gridato al capolavoro e si è persino commosso, io devo però dire che la visione non è esente da difetti. C'è una durata eccessiva, ad esempio, soprattutto considerando che la trama è molto semplice ed elementare e non presenti sviluppi così sorprendenti, o dialoghi troppo profondi. Il cattivone di turno, Boyd Holbrook di Narcos, è poi stereotipato a manetta e anche gli altri personaggi minori non è che siano un granché.

"Hey Boyd, ma non puoi tornare a dare la caccia a Pablo, invece di rompere le scatole a me?"

Inoltre l'unico capolavoro che racconta di un tizio con delle lame al posto delle mani per me è e resterà sempre e solo Edward mani di forbice.


A convincere è soprattutto il cuore del film, rappresentato da un Wolverine malinconico e dalla apparentemente timida, silenziosa e tranquilla Laura. È davvero questa minuta e innocua ragazzetta il futuro degli X-Men?


Se così fosse questa saga mutante, che con Logan - The Wolverine ha raggiunto il suo apice (non che ci volesse molto) potrebbe regalarci ancora qualche bella sorpresa.
(voto 6,5/10)

6 commenti:

  1. Non è proprio il mio genere, di X Men ne ho visti un paio e in disordini (quelli con la Lawrence, per esempio, no), ma questo mi è piaciuto moltissimo. Stewart, a tratti, commovente.

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  2. Anche secondo me Ugo Uomogiacomo ha raggiunto l’apice del suo “Wolverismo”, sfornando un ottimo film di addio al personaggio, qualcosa di andare molto fiero. Ho visto anche la versione “Noir” (identico ma in bianco e nero) che è davvero azzeccata per l’atmosfera di questo film ;-) Cheers

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  3. Il fatto che sembri un film normale e non su supereroi mi incuriosiva, ma essendo allergica al genere e soprattutto non sapendo niente di niente sulla saga, resterà lì, ad aspettarmi.

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  4. Grande stronzo Logan. Fa un ottimo film e dopo sparisce... Ci sto ancora male :(

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  5. Io sono allergico a Wolverine e a tutti gli X-Men - persino a Jennifer Lawrence nuda pitturata di blu... - quindi o mi vedo i primi due capitoli della saga o questo, che dicono tutti essere davvero bello, me lo perdo comunque volentieri.

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  6. Il fatto che ti sia piaciuto mi sorprende.
    E anche di essere tutto sommato in linea con il tuo pensiero.
    Tosto e bello, ma non clamoroso come alcuni hanno detto.

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