mercoledì 11 ottobre 2017

A Ghost Story, dura la non-vita di un fantasma




A Ghost Story
Regia: David Lowery
Cast: Casey Affleck, Rooney Mara, Will Oldham, Kesha


A Ghost Story non è la classica storia di fantasmi. È la storia di un fantasma, della sua dura vita, o meglio della sua dura non-vita. È una visione non facile. Lenta, mesta, a tratti pesante. È una pellicola che si prende i suoi tempi, che si inventa un tempo tutto suo. A tratti rallenta il ritmo a livelli quasi catatonici, e poi all'improvviso accelera in maniera inaspettata manco fosse la settima stagione di Game of Thrones. Il tempo è un concetto relativo e per un fantasma ancora di più. Per una pellicola su un fantasma, poi, non parliamone.


A Ghost Story è uno di quei film autoriali che mettono paura a chi ha già il timore dei film autoriali. È ostico, enigmatico. L'ho già detto che è lento? Si veda la scena in cui una sempre più notevole Rooney Mara si abbuffa con una torta che una vicina di casa le ha portato. Una scena di un'intensità fantasmagorica, ma anche un pochino estenuante.
A ciò vanno aggiunte riprese fisse e statiche, alla Michael Haneke, il regista più bastardo del mondo prima che Darren Aronofsky gli soffiasse il titolo, o sullo stile di film come Kynodontas, The Childhood of a Leader e The Witch.

A Ghost Story è un horror. Anzi no, non è un horror. Non un tipico horror. Sta ai film dell'orrore tradizionali un po' come Unbreakable di M. Night Shyamalan sta ai film supereroistici della Marvel. È quasi come se fosse una versione più indie e più realistica delle solite pellicole incentrate sugli spiriti che infestano una casa alla Poltergeist o L'evocazione – The Conjuring, solo che a ben vedere di realistico non è che ci sia poi molto, a partire dalla rappresentazione del fantasma.

ATTENZIONE SPOILER
In A Ghost Story il protagonista maschile Casey Affleck muore dopo una manciata di scene. Una volta morto, diventa uno spirito. Uno spirito sotto a un lenzuolo, con tanto di buchi per gli occhi. Perché i fantasmi vengono rappresentati così 👻, da che mondo è mondo?


Non lo so e manco lo voglio scoprire. Preferisco vivere nel mistero. In ogni caso, Casey Affleck recita bene anche con un lenzuolo in testa, non è una cosa da tutti. Non a caso è il premio Oscar 2017, mica il primo spiritello porcello che passa.
FINE SPOILER

A Ghost Story è una visione difficoltosa, ma ripaga con alcuni lampi di bellezza assoluti. Con atmosfere tese e inquietanti. Con la perla di canzone I Get Overwhelmed dei Dark Rooms, che nel film Casey Affleck fa finta di cantare. O forse la canta per davvero lui?
Ripaga anche con le apparizioni a sorpresa della popstar Kesha, che si sta rivelando sempre più una delle più inaspettate idole di quest'annata, e del cantautore folk-country Will Oldham, anche noto come Bonnie “Prince” Billy, che in un film ricco di silenzi spara un monologo clamoroso.

"Hey Courtney Love, come va? Che piacere rivederti."
"Ma non sono Courtney Love. Sono Kesha!"
"Tik tok on the clock,
but the ghost don't stop, no"

Il lavoro scritto e diretto da David Lowery sa stupire in più di un'occasione, non solo per via dello spunto iniziale, e permette così al regista di riscattarsi dopo la parentesi “commerciale” rappresentata dalla fiabetta buonista disneyana Il drago invisibile, con cui questa pellicola dallo spirito (è proprio il caso di dirlo) indie condivide giusto il tema dell'invisibilità. Qui Lowery ritrova inoltre i suoi due attori feticcio, Casey Affleck e Rooney Mara, già protagonisti del suo malickiano Senza santi in Paradiso (Ain't Them Bodies Saints), riuscendo in questo caso a fare un lavoro ancora più affascinante e... originale.


A Ghost Story è probabilmente il film più originale dell'anno, per altro pure girato in formato 4:3 alla Mommy e American Honey per renderlo ancora più strambo. Non il più bello, perché comunque i suoi momenti di noia non si possono cancellare, né il più soddisfacente. Il più originale però sì. Parte come una specie di versione alternative di Ghost, e poi diventa qualcos'altro. Il suo finale, anche dopo aver letto la spiegazione data dal regista, rimane alquanto sfuggente, come un Lost in Translation perso nel paranormale. Un enigma che permette al film di restare in testa per ore, giorni dopo la sua visione, e che, anche una volta terminato, gli fa tenere addosso un velo di mistero. O, se preferite, un lenzuolo.
Ecco svelato il messaggio nascosto lasciato da Rooney Mara al marito: "Casey, quando sarai deceduto stai attento ai Ghostbusters. E non fare il cascamorto con le Ghostbusters, che se no ti ammazzo di nuovo!

P.S. Ti amo"
(voto 7,5/10)

6 commenti:

  1. Non ti leggo, ma leggo il voto e un po' ci resto male. Film emozionante come pochi, quel lenzuolo che mi faceva paura ha finito per farmi piangere. Torno appena mi riprendo e ci scrivo su ;)

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  2. Ho letto entuasiasmo in un sacco di recensioni, la tua diciamo che ridimensiona parecchio il film. Personalmente devo ancora vederlo, ma avevo qualche dubbio riguardo a tutta l'esaltazione che circondava la pellicola. Adesso che le aspetattive si sono ridimensionate credo proprio di guardarlo.

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    1. Felice di esserti stato utile, però non era nemmeno mia intenzione ridimensionarlo, visto che mi è piaciuto decisamente. E' solo che a tratti l'ho trovato un pochino lento e noioso.
      Comunque non c'è da fidarsi troppo di me, visto che io mi sono divertito con Madre!. :D

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  3. Ho paura che questa sarà una di quelle cannibalate che massacrerò.
    Ma tenterò la visione comunque.

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  4. Dopo qualche giorno di assenza, sto recuperando post arretrati.
    Questo film l'ho visto già, per fortuna, e l'ho amato molto.
    Anche se sì, è troppo di nicchia per essere vero, a tratti.
    Concordiamo pure sul voto.

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  5. Ah... Ma è un film serio.
    La locandina mi faceva pensare ad uno Scary Movie :I

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