Riparare i viventi
Titolo originale: Réparer les vivants
Regia: Katell Quillévéré
Cast: Emmanuelle Seigner, Tahar Rahim, Anne Dorval, Monia Chokri, Bouli Lanners, Kool Shen, Alice Taglioni, Gabin Verdet
C'è gente, un sacco di gente, che aspetta con ansia l'uscita di – chessò? – Guardiani della Galassia Vol. 10 o di Jabba the Hutt: A Star Wars Story. Io invece attendevo come se non ci fosse un domani di vedere... Riparare i viventi.
Ok, forse sono io che non sono normale, o forse non lo è il resto del mondo. Non lo so. È una cosa che non ho ancora capito.
Riparare i viventi era uscito nei cinema italiani un annetto fa, il 26 gennaio 2017. Dire che un film come questo sia uscito nei cinema italiani però non è propriamente corretto. Diciamo che è uscito in un paio di sale sul suolo nazionale, tipo a Milano e Roma. A Canicattì, così come a Casale Monferrato, non s'è invece visto manco col binocolo. Speravo sarebbe arrivato almeno in rete entro la fine dell'anno per le classifiche 2017 e invece niente da fare nemmeno in questo caso. A inizio 2018, quando ormai non ci speravo più, ecco che la pellicola ha fatto capolino sui “soliti” siti noti. Così noti che eviterò di farne il nome, anche perché non so quanto siano legali e, anche se, come canta J-Ax (perché, J-Ax canta?) “tutto quello che amo fare è immorale o illegale”, è meglio non dirlo troppo forte, che sento già le sirene della polizia avvicinarsi.
Il fatto è che per film come questo non è che ci siano molte alternative. O te lo vedi in qualche modo in rete, oppure che fai? Aspetti che lo diano in prima serata su Canale 5? #Credici
Qualcuno dirà che l'alternativa più valida è evitarlo del tutto, e al suo posto guardarsi qualcosa tipo Avengers: Infinity Whore, ma io a quel qualcuno dico:
Se di merdosi film commerciali sui supereroi una volta ne uscivano 2 o 3 all'anno, mentre adesso ne arrivano 2 o 3 alla settimana, non capita invece tutti i giorni di vedere un film francese super radical-chic dai toni adolescenziali che parte con dei ragazzi che fanno surf. In pratica, questa pellicola sembra uscita da un mio sogno. Io infatti adoro le radical-chiccate francesi, le robe teen e pure le storie di surf. Non so bene perché, non sono mai salito su una tavola in vita mia, ma le storie di surf mi gasano 'na cifra.
Peccato che questo sia solo l'incipit del film. I primi 10 minuti potrei averli girati io, se solo fossi un regista e pure uno capace, non uno tipo Tommy Wiseau o, peggio ancora, Paolo Ruffini. L'inizio della pellicola è perfetto. Il resto poi non è che sia malvagio, però è un'altra cosa. La parte adolescenziale si perde quasi completamente, le onde del surf spariscono all'orizzonte, e il tutto lascia spazio a una cosa sola: il DRAMA.
Dopo la parte iniziale, Riparare i viventi entra in modalità depressione allo stato puro. D'altronde affronta un argomento che non è certo di quelli che si tirano fuori tra amici quando si vogliono fare quattro risate spensierate: la donazione degli organi una volta che sei morto.
Ok, siete morti anche voi?
Vi siete pentiti di aver letto questo post?
Credevate che Pensieri Cannibali fosse un sito più o meno simpatico e disimpegnato, di quelli che si leggono in bagno mentre si fa la cacca, e voi vi sgancia una bomba di tristezza del genere?
Succede. Così come succede di trovarsi di fronte a un film che inizia in un modo e poi si trasforma in qualcos'altro.
Menzione d'onore per il cast: se Tahar Rahim, quello de Il profeta, nei panni del medico buonista in stile Gianni Morandi in L'isola di Pietro o uno a caso dei dottori di Braccialetti rossi non convince troppo, sono invece apprezzabili in particolare le prove delle due attrici “dolaniane” Anne Dorval, quella di J'ai tué ma mère e Mommy, e una quasi irriconoscibile Monia Chokri, quella al vertice del triangolo sentimentale di Les Amours imaginaires, della polanskiana Emmanuelle Seigner, e poi dell'esordiente Gabin Verdet.
Nel suo raccontare una storia piccola, ma poi nemmeno così tanto piccola, senza troppi orpelli o voglia di stupire, Riparare i viventi è una visione che scorre bene, ma non benissimo. Deprimente, ma non deprimentissima. Bella, ma non bellissima. Non è la pellicola dei miei sogni che speravo di vedere a occhi aperti, però per quanto mi riguarda credo sia comunque sempre meglio di tutti i Guardiani della Galassia Vol. 10 o i Jabba the Hutt: A Star Wars Story dell'universo. E pure di Avengers: Infinity Whore...
No beh, di quello forse no.
No beh, di quello forse no.
(voto 6,5/10)
In rampa di lancio, complice il titolo bellissimo.
RispondiEliminaIo, invece, a Venezia non me la sono sentita di andarlo a vedere. Era lì, a portato di mano e sguardo, ma il tema drammatico e conosciuto mi ha tenuto distante. Non credo ce la farò ora, come non credo ce la faranno a gli Avengers a passare sui miei schermi.
RispondiEliminaMa il tizio biondino chi è? Dosoncrìc da giovane?
RispondiEliminaNo, comunque non è il mio genere... troppo depre :)
Però oh, mai sottovalutare Canale5, che trasmise Knock Knock in primissima tv senza manco farlo passare al cine. Oggi abbrevio. Depre, cine.
Moz-
Non saprei, mi pare piuttosto radical, quindi per il momento aspetto.
RispondiEliminaNel mentre, guarderò qualche film di supereroi. ;)