lunedì 3 febbraio 2020

Ah, che bello vivere nel 1917, se solo ci fosse stato WhatsApp





1917
Regia: Sam Mendes
Cast: George MacKay, Dean-Charles Chapman, Benedict Cumberbatch, Andrew Scott, Mark Strong, Richard Madden


1917. Prima Guerra Mondiale. Due soldati sbarbatelli vengono chiamati ad assolvere un compito cruciale, che può salvare la vita di 1600 loro commilitoni, tra cui anche il fratello di uno dei due. Hanno poche ore di tempo per consegnare un messaggio importante sotto forma di lettera, giacché il telefono non prende (probabilmente non c'era campo), inoltre allora le e-mail non le avevano ancora inventate e non c'era a disposizione manco WhatsApp. Really? Pensate un po' in che epoca demmerda vivevano. In compenso i due sono impegnati in una missione dai contorni moderni che sembra un incrocio tra le corse contro il tempo di Kiefer Sutherland alias Jack Bauer in 24, Crank con Jason Statham (ma con meno tamarraggine & divertimento) e una partita di Fortnite. Perché, come dice Benedict Cumberbatch nel film: “Questa guerra può finire solo in un modo, vince chi sopravvive”, cosa che vale benissimo anche appunto per Fortnite. Come filmare una storia del genere, ispirata ai racconti di suo nonno? Il regista Sam Mendes non ha dubbio alcuno: bisogna girarla con un unico piano sequenza, o fingendo con stratagemmi vari che sembri un unico piano sequenza. Idea geniale, non lo metto in dubbio, perché si tratta della prima volta che viene applicata a un film di guerra e, soprattutto per una vicenda del genere, per una lotta contro il tempo senza pause, scelta migliore non c'è. Se andiamo invece a vedere a un livello più generale, non è che si tratti della prima volta in assoluto nella storia del cinema. Il primo ad averlo fatto, con un unico piano sequenza finto, è stato Alfred Hitchcock nel 1948 con Nodo alla gola. Il primo ad aver girato tutto un film con un unico piano sequenza vero, almeno credo, è stato Aleksandr Sokurov nel 2002 con Arca russa. Dopodiché è stato il turno nel 2014 anche di Birdman di Alejandro González Iñárritu, premiato (giustamente) con l'Oscar. E nel 2015 c'è stato il tedesco Victoria di Sebastian Schipper, bellissimo. Rispetto a un Birdman, c'è da dire che Sam Mendes nel suo 1917 girato nel 2019 ha una trama sì potente e “impegnata”, visto che si parla di guerra, ma anche piuttosto esile, da action puro, e può inoltre contare su interpretazioni meno efficaci. Al di là del solito ottimo Andrew Scott, in una piccola ma convincente parte, i due giovani protagonisti George MacKay e Dean-Charles Chapman fanno anche del loro meglio, solo che sono ancora piuttosto acerbi, e insomma Michael Keaton, Edward Norton e soprattutto Emmina Stone in Birdman volavano più alto. Comunque adesso lasciamo stare il confronto con Birdman, che questo è un altro film. Più che sulla sceneggiatura o sulle interpretazioni, qui è tutto un gioco di regia. Di potenza visiva del cinema. E su questo a Sam Mendes che gli vuoi dire? Fa un lavoro magistrale, tecnicamente mostruoso e non oso manco immaginare la difficoltà nel realizzare una ripresa unica, o finta ripresa unica che sia, del genere. L'Oscar per la migliore regia quindi ci starà, io poi per carità a lui voglio bene fin dai tempi di American Beauty, per me il suo vero capolavoro, anche se il mio cuore batterà per Quentin Tarantino e pure Bong Joon-ho non lo demeriterebbe. Registicamente quindi 1917 è una pellicola strepitosa, con almeno un paio di scene da applausi a scena aperta, entrambe con George MacKay che corre più veloce di Forrest Gump. Nel complesso però è un film bellissimo, il migliore dell'anno? Se andiamo a valutare a un livello emotivo, a un livello puramente personale, io di emozioni forti non ne ho sentite molte. Sarà colpa mia, o della mia avversione nei confronti dei film di guerra? Eppure La sottile linea rossa, Apocalypse Now e Full Metal Jacket, a pensarci bene, mi avevano fatto emozionare, eccome. O sarà che, almeno per la prima oretta, questo sfoggio di bravura tecnica mi ha fatto sbadigliare, più che esaltare? Nella seconda parte c'è da dire che la pellicola prende qualche via inaspettata, entra finalmente il fattore umano, solo che i brividi, quelli tanto cercati, ad esempio nella scena “canora”, a me non sono venuti. Nella sequenza conclusiva, che vede la partecipazione di uno degli attori meno espressivi del mondo, tantomeno. Tutto è bello, tutto è persino troppo perfetto, in un film sicuramente fenomenale, che però nella sua corsa a perdifiato non è riuscito a portare a termine una missione, magari facoltativa per Sam Mendes ma soggettivamente importante per me spettatore: far breccia nel mio cuore.
(voto 6,5/10)


"Qual è la tua missione?"
"Dopo aver letto questa recensione, andare a menare Cannibal Kid!"
"Posso venire a darti una mano?"




11 commenti:

  1. Stesse riflessioni, stessi dubbi. C'è talmente tanta furia, tanta foga, tanto manierismo, che non trova il tempo di emozionare. I protagonisti restano distanti come i personaggi di un videogame: se muoiono, sembra quasi pensare lo spettatore, basta ripartire dal check-point.
    I premi tecnici sono tutti suoi, ma spero vivamente che non vinca come miglior film.

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    1. Qualcosa mi dice che la statuetta per il mejo film la porta a casa.
      E' di produzione britannica e non succede da 9 anni che un film british centri il bersaglio.
      Inoltre ha vinto il Goldenglobo e, fatti due conti, negli ultimi 30 anni diciannove volte l'Oscar ha fatto eco al Golden.

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  2. L'inespressivo è Colin Firth, vero?

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  3. Nel mio, di cuore, ha fatto breccia.
    Coinvolta dall'inizio alla fine, con un unico appunto per la scena (con la) madre, che rallenta il ritmo, si fa un filino troppo eccessiva.
    Non lo tiferò per gli Oscar (regia a parte), anche se avrei da ridire su un MacKay che si è fatto un mazzo per 6 mesi ed è rimasto fuori da ogni nomination importante.
    Però una domanda ce l'ho: visto al cinema o a casa? Perché secondo me può fare la differenza su quel cuore, che tra sonoro e grande schermo, coinvolge e crea tensione in tutta la sala.

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    1. Visto a casa. Lo so, se non mi è piaciuto abbastanza è solo colpa mia, non del film.

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  4. Quella corsa per compiere quegli ultimi 300 metri? Io sono rimasta sbalordita. Poi magari c'è molto altro da dire, in positivo e in negativo, però quella scena per me vale tutto il film.

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  5. Scusa, ma come mai non ci sono post sui grandi eventi del 2020? Grammys, Bafta, Sanremo, Kobe Bryant?
    Dove sei??

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    1. I "grandi eventi" a cui ti riferisci saranno dimenticati entro poche settimane (in particolare, di quella cosa che si fa a Sanremo non si parlerà più tra 6 giorni)

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    2. Ciao Evita,
      negli ultimi tempi sono un po' impegnato con il lavoro e non riesco a stare dietro al mio blog come in passato. Sorry.
      Su Sanremo (che per me Sgrunt nel bene o nel male sì, è un grande evento) e sugli Oscar però cercherò di scrivere qualcosa. ;)

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  6. Sono abbastanza clamorosamente d'accordo con te. E questo continua a preoccuparmi.

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