Shiva Baby
Danielle è una ragazza ebrea bisessuale che partecipa a uno shiva. Di cosa si tratta? Nella trazione ebraica, è un periodo di una settimana di dolore e lutto durante il quale i partecipanti si radunano a casa di uno di loro e ricevono visitatori. In altre parole, è una specie di rinfresco dopo un funerale. In altre parole ancora, è una di quelle occasioni in cui vedi parenti e conoscenti vari che ti chiedono a raffica: “Sei fidanzato?”, “Perché non sei fidanzato?”, “Sei dimagrito?”, “Sei ingrassato?”, “Lavori?”, “Studi?”, “Ah, non fai niente?” e altre gradevoli domande di questo tipo, per cui la risposta migliore è sempre: “A parte che sono cazzi miei”.
A questo, nel caso di Danielle si aggiunge anche la presenza della sua ex ragazza...
...e dell'uomo più grande di lei, che possiamo definire il suo “sugar daddy”, con cui si vede e che è lì con la sua moglie perfetta e la sua figlia piangente.
La regista esordiente Emma Seligman ci racconta questa vicenda da incubo con toni che mixano la commedia alla Woody Allen, il coming of age in stile Lena Dunham e l'horror più agghiacciante che possiate immaginare. Il tutto in 78 minuti appena, titoli di coda compresi, per un debutto breve ma intenso, molto intenso, che ci ricorda di come un buon film non debba per forza durare 4 ore. Zack Snyder, perché ti fischiano le orecchie?
(voto 7/10)
Quando hai una buona idea, perché allungare il brodo?
RispondiEliminaUna shiva in cui i parenti impiccioni e invadenti hanno messo a dura prova anche i miei nervi, ma di Danielle vorrei sapere altro.
Forza, lo ripeto: fatene una serie! HBO, batti un colpo!