martedì 8 aprile 2014

NYMPHOMANIAC – VOLUME 1, UNA VULVATA PAZZESCA




Nymphomanic – Volume 1
(Danimarca, Germania, Francia, Belgio, UK 2013)
Titolo originale: Nymphomaniac: Vol. I
Regia: Lars von Trier
Sceneggiatura: Lars von Trier
Cast: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Sophie Kennedy Clark, Shia LaBeouf, Christian Slater, Connie Nielsen, Uma Thurman, Felicity Gilbert, Hugo Speer, Ananya Berg
Genere: pop porno
Se ti piace guarda anche: Shame, Kill Bill, Melancholia

Il mondo gira intorno a un’unica cosa. E anche il cinema. Prendete i film di David Lynch, Quentin Tarantino, Woody Allen, Roman Polanski, giusto per dirne alcuni. Girano tutti quasi sempre intorno a quella cosa. Se non ci fosse, penso che manco farebbero film. Di cosa parla la prima scena del debutto di Tarantino, Le iene? Qual è l’ultima frase dell’ultimo di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut? E un film impegnato come il Faust di Aleksandr Sokurov, su cosa ruota?
Cosa dire poi del rock, delle rock band? Pure quelle, tutte nate per un motivo solo.
E poi voi, quando siete nati, da dove siete usciti?


Non scandalizziamoci allora e non facciamo tanto i moralisti se su quella cosa Lars Von Trier, il solo e unico führer del cinema mondiale, ha voluto incentrare la sua doppia mastodontica ultima pellicola, Nymphomaniac. Yes he can.
E non scandalizziamoci nemmeno se Pensieri Cannibali a un film tanto importante ha dedicato una nuova recensione, dopo quella orgasmica di ieri.

Quando ho iniziato l’avventura Nymphomaniac ho pensato: “Se questo film non è una figata pazzesca giuro che mi taglio le palle.” Per i primissimi minuti ho temuto il peggio, per le mie palle. Lars von Trier, da buon bastardo qual è, gioca a infastidire lo spettatore, con un’apertura lenta, quieta, buia e poi, quando meno te lo aspetti, all’improvviso ti spara i Rammstein a tutto volume. Roba che qualche debole di cuore ci potrebbe anche lasciare le penne. Lars von Trier entra poi in una modalità narrativa lineare, schematica, oserei dire quasi semplice. Come in molte grandi storie tradizionali, c’è un narratore, Charlotte Gainsbourg, e c’è un ascoltatore, Stellan Skarsgård. È come se fosse una fiaba, solo con contenuti vietati ai minori. Una porno fiaba.


Von Trier fa tanto il ribelle, il trasgressivo, ma alla fine pure lui ha bisogno di disciplina. Ancora una volta, si affida quindi a una struttura molto letteraria con una suddivisione in capitoli, come già successo in altri suoi film, da Le onde del destino ad Antichrist, passando per Dogville. La pellicola è inoltre divisa in due parti, come La vita di adele, un lavoro che in quanto a sesso esplicito non ha nulla da invidiargli, e come Kill Bill. Nymphomaniac è il Kill Bill del sesso. Pure qui abbiamo capitoli girati con stili differenti, uno ad esempio è in bianco e nero, e anche qui viene affrontato il discorso dell’iniziazione all’azione, sebbene virata in termini sessuali, con la protagonista che come maestro di vita ha B al posto di Pai Mei, e ha un rapporto di amoreodio nei confronti di un uomo, qui Jerome, laddove là era Bill. E poi pure qui abbiamo la sposa Uma Thurman.
Uma Thurman che tra l’altro compare nel terzo capitolo che compone la pellicola, “Signora H.”, quello più grottesco e ilare. Perché sì, in questo film si ride, anche. Lars von Trier aveva dato prova di essere un commediografo, un buon commediografo con un senso dell’umorismo tutto particolare, già con Il grande capo e pure in questo Vulvume 1 di Nymphomaniac emerge spesso il suo sguardo ironico e beffardo. Può non sembrare, ma Lars von Trier è un simpaticone, in fondo in fondo.


Spesso Lars von Trier è stato accusato di misoginia. Solo perché le donne nei suoi film subiscono torture, punizioni divine, atrocità e umiliazioni assortite? Può darsi. Eppure Melancholia, ad andare a guardarlo bene, presentava una visione piuttosto femminista del mondo. Qui, ancora una volta, Lars il presunto misogino ha voluto raccontare la storia di una donna. La protagonista di Nymphomaniac è Joe la ninfomane, interpretata da giovane dalla promettentissima esordiente Stacy Martin, e da “vecchia” da Charlotte Gainsbourg, arrivata ormai alla terza pellicola vontrieriana, Santa Donna che riesce a sopportarlo. Che allora il burbero regista non sia più così burbero come si diceva in passato, quello capace di traumatizzare la povera Bjork che dopo Dancer in the Dark non ha mai più girato un film?
Nonostante la presenza di una protagonista femminile, in Nymphomaniac possiamo trovare molto di von Trier. Il danese ha messo qui dentro tutta la sua visione della figa vita, delle donne, dei rapporti tra uomini e donne, certo, ma non solo. Lars attraverso quest'opera si è tolto parecchi sassolini dalle scarpe e ha risposto velatamente alle accuse di antisemitismo piovutegli addosso a Cannes attraverso una frase affidata al protagonista maschile, un uomo ebreo interpretato da Stellan Skarsgård: “Siamo sempre stati antisionisti, che non è la stessa cosa dell'essere antisemita.”


In un altro momento del film, von Trier lascia invece spazio al suo rapporto con Dogma 95, il movimento cinematografico da lui stesso fondato insieme a Thomas Vinterberg e che prevedeva alcune regole per le riprese delle pellicole (niente luci, scenografie, colonna sonora, etc.). Regole così radicali che persino gli stessi creatori del manifesto le hanno ben presto abbandonate. La stessa cosa capita nel film con Joe e B (l’altra attrice rivelazione Sophie Kennedy Clark, novella Kirsten Dunst) che fondano un club per ninfomani, la Piccola Congrega, seguendo il motto “Mea vulva mea maxima vulva”. Tra le regole di questo Fight Club del sesso, non si può farlo con lo stesso partner più di una volta e non ci si può innamorare. Non ci si deve innamorare.
“Contro cosa vi ribellavate?” chiede Stellan Skarsgård.
“L’amore,” risponde Charlotte Gainsbourg.
Con una regola tanto rigida, presto il club inevitabilmente si sfalderà, così com’è successo nella realtà al Dogma 95.


Con Nymphomaniac, Lars von Trier svela inoltre finalmente la sua vera ambizione: quella di diventare il nuovo Tinto Brass. Altroché Cinema d’autore. Lui vuole fare Porno d’Autore. In questo film il regista danese è più diretto che mai. Non si rivolge a un pubblico d’elite. In Nymphomaniac ci sono varie scene di sesso esplicito, eppure Lars non lambisce i territori dell’hardcore, né dall’altra parte tende a una visione pop porno patinata e glamour alla Playboy o alla Brazzers. Utilizza sempre il suo stile nudo e crudo ma, nonostante la tematica affrontata, non esagera nemmeno come ci si sarebbe potuti immaginare, sarà perché la versione arrivata nei cinema italiani è censurata e non è il director’s cut del regista. L’unico momento in cui si è forse fatto prendere un po’ la mano è la galleria di cazzi, un momento di quelli in cui von Trier si ricorda di essere un gran bastardo ed è come se dicesse: “Vi aspettavate un film pieno di fica? E io invece vi regalo una bella e variegata rassegna di bigoli!”.


Per quanto lontano dall'essere patinato, Lars von Trier ci ha regalato il suo film più "commerciale". Oltre alla scelta di fare un film sul sesso e il sesso si sa vende sempre, il regista è qui molto diretto ed esplicito anche nel modo di affrontare l’argomento, evita di essere criptico come in passato e utilizza passaggi che non lasciano grosso spazio all’immaginazione, oltre a momenti quasi didascalici in cui ricorre a delle metafore che possono essere comprese da tutti, non solo dal pubblico snob dei festival cinematografici. La caccia di una preda sessuale viene così paragonata alla pesca, nel primo capitolo dell’opera, "Il pescatore provetto", in cui v’è inoltre un uso fighissimo di “Born to Be Wild” degli Steppenwolf, brano celeberrimo e già strausato dal cinema – qualcuno ha detto Easy Rider? – ma che nelle mani del danese trova una nuova vita. Così come il “Waltz no. 2” di Dmitri Shostakovich, già sapientemente utilizzato da Stanley Kubrick in Eyes Wide Shut, ritorna in Nymphomaniac come tema ricorrente e fa sempre la sua porca figura, senza che appaia abusato.


In un paio di altri capitoli, von Trier cerca inoltre di convincerci che un cuore ce l’ha persino lui. Forse. Nel secondo capitolo “Jerome” si dà spazio a quello che pare essere il grande amore nella vita di Joe la ninfomane e che ha le sembianze di un Shia LaBeouf finalmente convincente e lontano anni luce dalle hollywoodianate alla Transformers per cui è diventato celebre. Ma di questo suo lato B, di questo suo lato indie l’attore ci aveva già dato dimostrazione con il video di “Fjögur” dei Sigur Rós.
Nel quarto capitolo, “Delirium”, viene invece fuori il toccante rapporto di Joe con il padre, un Christian Slater ancora più sorprendente e inedito di Shia LaBeouf, con alcuni momenti che lambiscono i territori del melodrammatico. Per questa parte, la più emotivamente forte del lavoro, Lars von Trier ha scelto il bianco e nero, come se lo considerasse il capitolo più hardcore, e per mitigare le emozioni ha deciso di epurare l'immagine dai colori, quasi per nascondere la vergogna di essere diventato troppo sentimentale.


Amm-sesso e non con-sesso che questo Nymphomaniac sia un film sul sesso, stiamo quindi parlando del film sul sesso definitivo?
In pratica sì, però non tutto convince fino in fondo. Dopo 4 primi capitoli impeccabili, come collegamento al Volume 2 della sua opera Lars von Trier ci presenta un quinto capitolo, “The Little Organ School”, abbozzato e con una metafora musicale giocata sulla polifonia di Bach leggermente telefonata. Nymphomanic parte quindi come una scopata epica e si conclude con un coito interrotto. Una scelta credo voluta da parte di quel bastardone di Lars von Trier, in modo da lasciare ancora con il desiderio acceso, per un secondo volume che promette di essere un’altra esperienza da non perdere, in grado di regalarci una visione più completa dell'insieme. Già nel primo volume comunque c’è di che godere, godere parecchio, anche se devo ammettere che a inizio visione mi sbagliavo. Nymphomaniac non è una figata pazzesca, come immaginavo. Nymphomaniac è una vulvata pazzesca.
(voto 9,5/10)

37 commenti:

  1. non siamo mai stati così tanto d'accordo, comincio a preoccuparmi :D

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    1. io ho già prenotato una visita nell'ospedale del film.
      sperando di incontrare joe... :D

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  2. aaaaaah ecco la recensione seria, allora me lo guardo anche io vediamo cosa ne esce fuori :)

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    1. io pensavo che la recensione seria fosse quella di ieri...

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    2. Addirittura, beh considerando l'argomento in oggetto quella di ieri ce sta tutta quanta hehehe :)

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  3. Rimango sempre dubbiosa. Devo proprio guardarlo :)

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    1. che lo si ami, che lo si odi, è un film da non perdere

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  4. Non mi ispira molto e ho diversi arretrati da recuperare, vedremo...

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  5. Io Von Trier lo conosco poco. Soprattutto per la sua "losca" fama.
    Il film ho iniziato a vederlo, per curiosità, e ho visto anche alcune delle scene scandalo. Io mi scandalizzo sempre poco, quindi - con questo Nymphomaniac - spero di vedermi una storia raccontata bene, prima di tutto. Ottima recensione. Passerò a dirti cosa ne penso, da profano. :)

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    1. attento a quello che dirai, profano. attento a quello che dirai! :D

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  6. sono proprio curiosissima di vederla questa vulvata pazzesca! Temo il grottesco, che in Von Trier è sempre all'agguato, ma spero molto in quel suo tocco poetico ed esteticamente toccante (anche se con una tematica del genere credo che di toccante ci sarà ben altro ;))

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  7. Effettivamente la recensione di ieri era atipica persino per te XD
    Però mi perplime sempre quest'accostamento a Kill Bill... facciamo che stasera lo guardo anch'io e ci rifletto su.

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  8. Vale il mio stesso commento di ieri :D

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  9. Quella di ieri mi aveva quasi convinto! XD
    Preannunciava questa meno seria in effetti...rimango coi miei grossi dubbi. Ma mai dire mai, ti dirò poi. ^_^

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    1. guarda che vado avanti a postare recensioni di nymphomaniac a oltranza fino a che non l'avrai visto ;)

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  10. E io che (ricordando il titolo del tuo Cloud Atlas) credevo scherzassi...
    Devo ancora vederlo, però, anche se mi attira quanto sbattere il mignolino contro uno spigolo.

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    1. ma non si può non essere attirati da un film come questo...

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  11. Resto dell'idea che Von Trier avrebbe potuto fare ed osare moooolto di più.
    Questo, come scrivi anche tu, è il suo film più commerciale e conformista.
    Delusione.

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    1. apparentemente commerciale.
      conformista, alla luce anche del volume 2, proprio per niente...
      e poi uno che è appena stato da amici di maria de filippi, la patria del commerciale e del conformismo, dovrebbe apprezzare :D

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  12. Rimango dell'idea che del danese mi piacciano solo "Dogville" (un vero capolavoro, quello) e "Melancholia" (bello ma non eccelso). Questo film era partito bene con delle ottime premesse, e verso la fine della seconda parte mi stavo ricredendo ma... no, bocciato in pieno. Trier continua col suo provocare fine a sé stesso. Proprio non riesce a dirmi nulla.

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    1. per non averti detto nulla, la stai facendo molto lunga.
      evidentemente lars è riuscito in pieno nel suo intento, provocare i bacchettoni come te ahah

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    2. Oppure dare ai radicalchiccosi come te l'occasione di avere fra le mani un pornazzo di bassa lega, eleggendolo come arte XD

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  13. Vedo con soddisfazione che almeno abbiamo in comune la passione per Lars Von Trier :)

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  14. Per ora (aspetto il vol. 2 per un giudizio definitivo) film ovviamente sopra la media ma drammaticamente realizzato da una persona poco colta (non basta un'accozzaglia di citazioni dotte per fare cultura). Con l'aggravante che tocca solo, senza svilupparlo, l'unico tema veramente interessante tra tutti: i rapporti di forza (a livello sessuale e non) tra uomo e donna. In direzione dell'ennesima occasione sprecata...

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  15. Non vedo l'ora del vol.2.
    C'è da dire che rimarrà il mistero dell'ora e mezza tagliata, speriamo sia presente nel mercato home video.

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  16. Io come hai letto da me ne ho dato una lettura un po' diversa dove il sesso passa in secondo piano. Ma considerando che questa recensione si riferisce soltanto al Volume I, ci sta tutto quello che scrivi. Il volume II, fidati, cambierà anche la tua prospettiva e quella che per ora ti sembra una "vulvata pazzesca" ed il "film più commerciale" di Von Trier, ti sembrerà allora come una delle sue pellicole più profonde da far invidia al nostro amato Melancholia. ;-)

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  17. brrr... a mio avviso un film freddo, troppo freddo... e dopo che Tarkovskij l'ha usato per il suo Solaris, ci dovrebbe essere una legge che vieta l'uso di "Ich ruf zu dir, Herr Jesu Christ" in altri film!
    Giordy

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  18. Mi ha stregato, veramente bellissimo. Tra un po' torno etero!

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  19. Mea culpa devo ancora vederlo... e mi state facendo friggere dalla curiosità!

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  20. Mi aspetto dal Vol II un colpo di scena nel rapporto Skasga e Gainsbouu.

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