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martedì 26 marzo 2013

VIVA LA MAMMA (SOPRATTUTTO DI JESSICA CHASTAIN)

Pronto, parlo con la Signora Chastain?
Sì? Che diavolo c’è?
Buongiorno, mi chiamo Cannibal Kid. Volevo farle i miei migliori complimenti.
Per cosa?
Come, per cosa? Per sua figlia Jessica. Per aver messo al mondo una delle creature più celestiali e perfette di questo intero universo.
Ah sì? Se lo dice lei. Beh, prego.
Signora, lei non si rende conto del miracolo che ha realizzato. Guardi, persino i mostri la vogliono stoccazzare…


Come ha fatto? Mi dica. Durante la gravidanza ha seguito qualche dieta particolare?
Veramente no. Anzi, ho continuato tranquillamente a bere, fumare e pure altro…
Riguardo all’identità del padre mi può dare conferma che potrebbe trattarsi dello Spirito Santo?
Senta, signor Cannibal Chi?, adesso mi ha stufato con le sue ridicole illazioni.
Ma io veramente…
No no, basta. Adesso devo farla fuori. Tra 7 giorni. Anzi, tra 7 secondi.
Ma perché?
Perché questo è un horror ed è così che deve finire.
NOOOOOOOOOOOOOOooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo


Cinque anni dopo è stato ritrovato il testo dell’ultima recensione cannibale, dedicato proprio al film La madre con Jessica Chastain. Ve la proponiamo qui di seguito, in ricordo di Cannibal Kid.

"Oddio, dite che i tatuaggi all'henné non vanno più via?"
La madre
(Spagna, Canada 2013)
Titolo originale: Mama
Regia: Andy Muschietti
Sceneggiatura: Neil Cross, Andy Muschietti, Barbara Muschietti
Cast: Jessica Chastain, Nikolaj Coster-Waldau, Megan Charpentier, Isabelle Nélisse, Daniel Kash, Jane Moffat, Hannah Cheesman, Javier Botet
Genere: materno
Se ti piace guarda anche: Orphan, The Orphanage, The Ring

Tra Psyco, The Ring e Annamaria Franzoni, le madri hanno spesso giocato un ruolo cruciale nelle storie horror. La madre di questo La madre non è però la protagonista Jessica Chastain, una che altrimenti farebbe venire il complesso di Edipo anche a un orfano. E non è nemmeno Madre di Sensualità a corte.



"Cristo santissimo: qui in mezzo non prende il wi-fi.
Come faccio a finire la partita di Ruzzle contro Peter Dinklage?"
La madre de La madre è una presenza oscura, misteriosa, con cui sono in contatto le due bimbette protagoniste della pellicola insieme alla Chastain. Dopo aver vissuto per cinque anni da sole in isolamento, le due orfanelle vengono ritrovate dallo zio, Nikolaj Coster-Waldau, un nome da dire tutto d’un fiato altrimenti non suona bene: Nikolajcosterwaldau. Se lo ripetete tre volte di fila, potrebbe comparire tra voi come Beetlejuice. Nikolajcosterwaldau che è noto come Jaime Lannister della serie Game of Thrones…
Oh cazzo, ho pronunciato tre volte il suo nome ed eccolo apparso a fianco a me. Ma io volevo Jessica Chastain, Jessica Chastain, Jessica Chastain…
No, niente. Con lei non funziona. Mi tocca tenermi in casa Nicolajcosterwaldau e dargli pure da mangiare.

"Calme fanciulle. La terza stagione di Game of Thrones sta per iniziare..."
"Ma noi dobbiamo vederla SUBITO!"
Tornando a la pelicula, si tratta di una produzione spagnolo canadese diretta da Andrés Muschietti che adesso si fa chiamare Andy Muschietti che fa più internazionale. L’ispirazione è venuta proprio da un suo cortometraggio, anch’esso titolato Mama come questo film. Un corto di appena 2 minuti che metteva addosso una gran tensione e di cui si è innamorato Guillermo Del Toro, che ha poi deciso di dare ad Andrés, lo siento Andy, carta bianca per trasformarlo in un lungometraggio.
Che poi tutto questo hype intorno a Guillermo Del Toro io non l’ho mai capito, onestamente. Sì, ha fatto un ottimo film, Il labirinto del fauno e sì, come producer ha avuto la botta di culo con The Orphanage. Però poi che altro ha fatto, il regista messicano? Gli Hellboy sono carucci ma niente di che. Mimic? Blade 2? Belle porcherie. Per di più ha fatto quasi naufragare il progetto de Lo Hobbit, tornato nelle mani di Peter Jackson, e ora sta per realizzare il misterioso Pacific Rim e un’ennesima versione di Pinocchio che non promette niente di buono. Se insomma c’è qualcuno che si merita la definizione di sopravvalutato, per me è Guillermo Del Toro, sperando che in futuro possa smentirmi. Qui il suo tocco come producer si sente lieve, e nella parte meno convincente della pellicola, quella favolistica. La madre all’inizio e alla fine appare come una fiaba dark non del tutto a fuoco, soprattutto per via di una conclusione che appare affrettata e messa un po’ lì a casaccio.

"Nikolaj, ma ti pare questo il momento per girare un sex tape?"
"Jessica, con te è come con Lavazza crema e gusto: ogni momento è quello giusto."
Andy Muschietti ha fatto l’errore tipico di molti registi, in Italia lo fanno in tantissimi: quello di non limitarsi alla regia, ruolo in cui dimostra un buon talento, ma di credersi anche uno sceneggiatore. Probabilmente farebbe meglio a seguire l’esempio di Kathryn Bigelow, tanto per rimanere nel sacro ambito del cinema chastaniano: ovvero occuparsi solo della regia e smetterla con gli script. Quando l’ha fatto la Bigelow, da Point Break in poi, ha realizzato solo grandi film (o quasi).
La sceneggiatura è infatti la parte zoppicante della pellicola. All’inizio viene infilato al suo interno senza troppa convinzione persino il tema della recessione economica, tanto per dare alla pellicola un tocco di vaga attualità, e inoltre il rapporto tra le bimbette dagli istinti animaleschi e la misteriosa madre non è sviluppato più di tanto.

Laddove la pelicula funziona è invece nella sapiente costruzione della tensione operata dal Muschietti. Come già mostrato nel cortometraggio, il promettente ispano-canadese sa come girare le scene horror. Particolarmente notevoli sono quelle in cui segue le due inquietanti bambine (soprattutto la più piccola) e la ancora più inquietante madre. Il film funziona allora più per singole scene che nell’insieme, che risulta un po’ sfilacciato a causa della poco incisiva sceneggiatura. L’aspetto migliore del film comunque è un altro e già ve lo potete immaginare: Jessica Chastain.

La Chastain interpreta un ruolo diverso dal solito. Rispetto a un sacco di altre presenze femminili dei filmetti horror, non si limita a fare la scream queen urlante e basta, ma riesce a regalare un discreto spessore drammatico al suo personaggio, quello di una rocker costretta a lasciare la sua band per occuparsi delle psicolabili bimbette insieme al suo compagno Nikolaj eccetera, preferisco non ripetere il suo nome se no non me lo levo più dalle scatole.
Jessica Chastain che per il look di questo personaggio ha dichiarato di essersi ispirata ad Alice Glass, la cantante dei grandi Crystal Castles.




Se già prima Jessica da 1 a 10 mi piaceva mille, dopo aver scoperto che non solo conosce i Crystal Castles, ma si è pure ispirata a loro per un film, adesso mi piace un milione. Finirà mai di stupirmi, questa donna?

"Se mi preoccupa Cannibal appostato fuori casa mia?
Nah, ormai c'ho fatto l'abitudine."
Tra l’altro qui Jessica sfoggia un personaggio molto diverso dai ruoli di madre in The Tree of Life o Take Shelter e persino del tutto opposto alla bionda svampita di The Help, eppure in ogni occasione riesce sempre ad essere perfettamente calata nella parte. Confermandosi, se ancora ce ne fosse bisogno, l’attrice più in forma e più versatile ora come ora in circolazione. E anche non solo ora come ora, ma oro come oro.

Nonostante racconti nemmeno troppo bene una storia non proprio originalissima, La madre è un horror leggermente sopra la media, grazie alla tesa regia di Muschietti e all'interpretazione della protagonista. Una visione consigliata quindi ai fan del genere per passare una serata disimpegnata e, soprattutto, consigliata ai fanatici di Jessica Chastain. Di cui io non faccio assolutamente parte.
JESSICA CHASTAIN SANTA SUBITO!
(voto 6+/10)

Recensione pubblicata anche su The Movie Shelter.



giovedì 20 ottobre 2011

Mamma esco: vado in guerra

I want to be a soldier
(Spagna, Italia 2010)
Regia: Christian Molina
Cast: Fergus Riordan, Ben Temple, Andrew Tarbet, Jo Kelly, Robert Englund, Danny Glover, Valeria Marini
Genere: violence
Se ti piace guarda anche: L’onda, American History X, Ben X, Bully, Assassini nati - Natural Born Killers, Arancia Meccanica

Proprio mentre a Roma scoppiava la guerra o qualcosa del genere, lo scorso weekend è uscito in una manciata di sale italiane (ma è recuperabile anche in rete) I want to be a soldier, un piccolo film spagnolo che non sarà certo una nuova pietra miliare del cinema, ma allo stesso tempo rappresenta comunque una riflessione interessante sul tema della violenza. Un tema sempre attuale, d’altra parte l’uomo è un animale violento, ma che soprattutto alla luce dei recenti fatti nella Capitale aiuta a farsi qualche domanda in più, ao’.



Il film parte come una pellicola quasi spielberghiana, con un’atmosfera a mezza strada tra E.T. e Super 8. Il bambino protagonista Alex ha un amico immaginario astronauta, professione che anche lui nei suoi teenage dreams (anzi tweenage dreams) sogna di fare in futuro, anziché sognare di farsi Katy Perry. Un bambino di 8 anni con la frangetta ingenuo, innocente e felice.
Buon per lui, male per noi spettatori. Che ce frega di vedere un’infanzia idilliaca?

Tutto cambia però quando i suoi genitori mettono al mondo due gemellini che gli soffiano l’ambito titolo di “cocco di casa” e, soprattutto, quando suo padre prende la sciagurata decisione di accordagli il permesso per avere la televisione in camera. Non l’avesse mai fatto…
Da lì in poi, Alex si rimbecillisce. Ma non è come potete pensare. Non guarda il Grande Fratello, Uomini e donne, Pomeriggio Cinque. I suoi sogni non si trasformano in quelli di diventare un concorrente dei reality-show o un tronista. Questo no, per fortuna.
Alex si mette però a guardare soprattutto notiziari, programmi all news, reportage e film di guerra e il suo sogno quindi passa dalla conquista dello spazio a quello di diventare un militare. I want to be a soldier, lo capivate già dal titolo pure senza questa mia lunga premessa iniziale.
E così Alex ha un nuova amico immaginario, stavolta un soldato spietato, inoltre tappezza la sua camera di poster del perfetto guerrafondaio e si rasa a zero, in una scena che ricorda la “tosatura” di Natalie Portman in V per Vendetta. E a proposito di Natalie, ché un motivo per tirarla in mezzo ci sta sempre bene, se lei è stata una giovanissima rivelazione ai tempi di Leon, anche il baby protagonista di questo film Fergus Riordan è una discreta promessa e qui offre una performance notevole. Peccato invece per il resto del cast…

Ebbene sì, raga. Se poco più di un anno fa qualcuno mi avesse detto non solo che avrei visto un film con Valeria Marini, ma che mi sarebbe pure piaciuto, gli avrei dato del pazzo. E invece poi è arrivato Somewhere di Sofia Coppola e l’incredibile è diventato realtà. Ma se qualcuno mi avesse detto che avrei visto un altro film con Valeria Marini e pure questo mi sarebbe piaciuto, per un 2 su 2 che ha dell’incredibile, avrei chiamato la neuro per un ricovero per direttissima. E invece è andata proprio così.
Va specificato comunque che pure qui la Valeriona nazionale (anche produttrice del film) ha un ruolo molto marginale, quello di un’insegnante delle elementari, e quindi non fa in tempo a rovinare la pellicola con le sue enormi doti recitative. Anzi, si guadagna una scena quasi cult quando il protagonista le dice: “Tu non sembri una maestra, sembri una puttana!”. Giù applausi a scena aperta per il bambino e standing ovation.
A completare il cast decisamente sul trash andante, c’è un resuscitato Robert Englund, mister Freddy Krueger in persona, che interpreta un allucinato psicologo dalle rigide teorie educative, più un Danny Glover che non si vedeva sul grande schermo dai tempi forse di Arma Letale, più più i due genitori spagnoli del protagonista no muy buenos para recitar cómo mi español no es my bueno.

La regia passa invece dallo spielberghianesimo iniziale a una cattiveria più alla Oliver Stone (naturalmente senza raggiungere neanche da lontano i livelli di entrambi), con le immagini del ragazzino mischiate (in maniera eccessiva) ad altre di guerra di repertorio e citazioni del colonnello Kilgore di Apocalypse Now. Il livello cinematografico e recitativo alterna quindi cose buone e altre molto meno, presentando qualche ingenuità anche in fase di sceneggiatura e qualche momento moralizzatore di troppo, ma la cosa più rilevante di questo film è come affronta di petto il tema della violenza. Nonostante il protagonista sia Alex il baby drugo, non siamo di fronte a un nuovo Arancia Meccanica, Natural Born Killers o American History X, non si possiede certo la stessa potenza di fuoco di quelli, però spinge a farsi delle domande.
Da dove arriva l’odio?
Da dove arriva la violenza?
Guardando ai fatti recenti di cui si accennava in apertura, sembra che la lettura del Governo sia un po’ troppo facile: eliminiamo ‘sti black bloc, che da dove spuntino fuori non si sa, li sbattiamo in galera e il problema è bell’e che risolto. Tutto così semplice? Non è che questo odio nasce proprio da una situazione giunta ormai oltre ogni limite? Situazione di cui il Governo è in gran parte responsabile? Non è che i discorsi terroristici anzi peggio dei terroristi e i toni sempre accesi di un certo presidente siano proprio tra le cause scatenanti?
Da dove arriva l’odio?
Da dove arriva la violenza?
Basta sbattere uno che chiamano Er Pelliccia dietro le sbarre ed è tutto sparito?
Basta inasprire le pene, adottare le leggi degli ultrà alle manifestazioni e all’improvviso siamo di nuovo tutti sereni e in pace?

Io non conosco le risposte e nemmeno questo film. Però nel nostro piccolo e pur con tutti i nostri difetti e limiti cerchiamo entrambi di rifletterci su. Perché sì, siamo tutti contro la violenza e le devastioni che sono una cosa sbagliata e bla bla bla e quack quack quack ed è facile condannare, sparare sentenze e sparare magari anche qualcos’altro. La cosa più difficile è invece sforzarsi per cercare di capire. Soltanto così una società civile può guardare in faccia i suoi problemi e superarli. Quindi ben venga una pellicola come questa. Hey, un momento: un film con Valeria Marini in grado di far riflettere?
Viviamo davvero in un pazzo pazzo mondo!


Gli adulti hanno rovinato il mondo
e adesso sta a me rimetterlo a posto
mi chiedete di non combattere, ma voi non la smettete mai
mi dite che uccidere è sbagliato, ma non la smettete mai di ammazzarvi
per colpa vostra il mondo è diventato un posto schifoso, perciò non capisco che avete da lamentarvi
tutto quello che so, l’ho imparato da voi
(voto 7-/10)


mercoledì 27 ottobre 2010

Caso umano 39

Case 39
(USA, Canada 2009)
Regia: Christian Alvart
Cast: Renee Zellweger, Jodelle Ferland, Bradley Cooper, Ian McShane, Callum Keith Rennie, Cynthia Stevenson
Links: IMDb, mymovies
Genere: bambini inquietanti
Se ti piace guarda anche: Orphan, The Ring, The Orphanage

Se per caso dovessi occuparmi del casting di un film, Renee Zellweger non sarebbe certo la mia prima scelta come protagonista di una pellicola. Probabilmente non sarebbe nemmeno tra le mie prime mille scelte, ma tant’è che quelli del casting di questo Case 39 hanno scelto proprio lei. E il film si lascia pure guardare.

La nostra Bridget Jones stavolta è un’assistente sociale iper-impegnata già in 38 casi. Quando il suo boss le mette sulla scrivania il 39esimo caso, quello di una bambina che al solo vederla in foto c’è da cacarsi addosso dalla paura, lei invece di spaventarsi non fa una piega, accetta di buon grado il caso e inconsapevole dà il titolo al film: Case 39.
La bambina, contrariamente a quanto inquietante possa sembrare, si rivela un agnellino vittima di genitori pazzi che vogliono farla fuori. Allora la Zellweger, armata del suo solito esercito di faccette sceme, arriva in suo soccorso e la salva dalla terribile situazione. Peccato che a volte le prime impressioni non siano proprio sbagliate e quella che in foto sembrava una bimba spaventosa si rivelerà esattamente… una bimba spaventosa. Anzi, una specia di figlia di Satana o di adorabile compagna di giochi della Samara di The Ring. Una cocca di mamma, in pratica.

Nel cast oltre alla bella Renee (bella poi neanche tanto, l'ho detto più che altro per fare il verso al bel René) si segnala anche il protagonista della serie Deadwood e Bradley Cooper, l’attore di Una notte da leoni che fa coppia con Bridget Jones anche fuori dallo schermo. Se fossi un attore di Hollywood e potessi scegliermi qualunque mia collega fighetta, la Zellweger non rientrebbe tra le mie prime mille scelte, però contento lui…

Se la prima parte del film ha un’inaspettata vena da dramma sociale, la seconda si va a infilare sui soliti prevedibili binari del genere thriller-horror con bambini inquietanti. Niente di nuovo sotto il sole, ma la tensione è garantita da una scena con delle vespe spaventose che ha un impatto piuttosto brutale, oltre al fatto che la bimba Jodelle Ferland (già vista in Eclipse, Tideland, Silent Hill e in un episodio di Smallville quando ancora, non so perché, guardavo Smallville) è davvero inquietante.
(voto 6-)

(il film è uscito in Italia direttamente in DVD)

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