mercoledì 22 aprile 2009

In Belgio

Sveglia a un’improponibile 4.50 ante meridiem. L’alba, se sorge, sorge tra un bel pezzo. Le luci sono sfocate e le strade vuote. Sembra tutto così irreale quando si è riusciti a dormire meno dell’uomo senza sonno. La testa parte a volare ancora prima del check-in. Poi arriva il check-in, quello vero. Il metal-detector si mette a suonare. Perquisizione. E a farla non è nemmeno una sexy-poliziotta. Va bene la sicurezza, però ancora mi dà fastidio che per colpa di Bin Laden dobbiamo essere tutti trattati come terroristi. Chiusura del Bill Gate. Aereo in decollo da Orio al Serio. Cerco a fatica di non innamorarmi della hostess uguale a Serena Van der Woodsen di Gossip Girl. Certo a fatica di trovare info su Bruxelles all’interno della rivista Ryanair. Cerco a fatica di concentrarmi sulle parole di una canzone. When I run in the dark. L’aereo accelera. È ancora tutto così buio. To a place that’s vaaaast. Nemmeno so dove si trovi il Belgio, di preciso. Under a sheet of rain in my heart. Pioverà per tutta la vacanza. Lo so già. I dream of home. Chiudo gli occhi e sogno per circa due secondi. Poi mi sveglio. È pressochè impossibile dormire in aereo quando si viaggia con Alby. È totalmente terrorizzato dai voli e ogni volta riesce a contagiare anche me.
Arrivo in Belgio che nemmeno ho ancora capito bene dove si trovi. Fa un caldo fottuto, ma sarà solo un’illusione. In Belgio non può far caldo. È una parte molto bella del viaggio, muoversi senza meta in una grande città, anche se può risultare un pochino stancante. Siamo come profughi che fluttuano nello spazio infinito di strade sconosciute. Però poi arriva il momento di dover mettere ordine al caos. Il primo passo è facile: prendere lo space shuttle che porta dall’aeroporto di Charleroi fino alla city. Il secondo passo è ancora piuttosto semplice: prendere la metro dalla stazione Midi fino al centro. Il terzo passo è già più complicato: trovare un ostello (ovviamente senza aver prenotato) in una città in cui il significato di ostello è del tutto sconosciuto. Cominciamo anche a campanare che i belgi sono tutt’altro che un popolo amichevole e ben disposto a dare informazioni ai turisti. Come unico riferimento abbiamo allora degli indirizzi presi alla bastarda da Google Maps. Ne scegliamo uno a caso e sembra vicino al centro. Sleep Well, si chiama. C’è posto e non costa molto: preso! (anche perché l’unica alternativa sarebbe vagabondare insieme ai non pochi homeless che sbucano fuori da ogni angolo della città manco avessimo viaggiato indietro nel tempo fino alla New York City pre-Giuliani)
In camera c’è la tv, ma dentro tutti vi parlano uno strano idioma che mi dicono sia francese. Resisto alla tentazione di scaraventarla giù dal quinto piano. Una volta distruggere le camere degli hotel era considerata una cosa molto rocknroll, però adesso mi dicono che l’abbiano fatto persino i Blue e di conseguenza ci rinuncio. Faccio dei versi alle tipe che si stanno spogliando nella camera di fronte, poi collasso dal sonno. Quando riapro gli occhi il sole è già svanito. Lo sapevo che era solo un’illusione. Lo sapevo. Comincia a piovere e non la smetterà più. Dannata Bruxelles. La sera finiamo facilmente in un pub. Giocano Manchester e Arsenal. Sembra di essere in Inghilterra. Io mi aspettavo una città più modern jazz, con fumosi e oscuri locali tipici, ma la verità è che di tipico qui c’è ben poco.
Il Belgio è fondamentalmente un paese senza identità: sono bravi a fare il cioccolato, ma i migliori rimangono gli svizzeri; producono una buona birra, ma tutti conoscono quella tedesca oppure l’irlandese Guinness; sono antipatici ma senza quella stronza genialità dei francesi; sono strani ma non simpaticamente fuori di testa come gli olandesi. L’unica caratteristica che li contraddistingue (e non è nemmeno una cosa da poco) è che le ragazze hanno tutte le tette abnormi. Non importa quanto magre o anoressiche siano, possono anche essere degli stecchini ambulanti ma le tette le hanno proprio grosse. Dev’essere qualcosa nell’aria del Belgio, o magari un certo tipo d’alimentazione, o magari i chirurghi plastici qui riscuotono un particolare successo. Chi lo sa?
Il simbolo di Bruxelles è il Mannequin Pis. Alby mi racconta la leggenda di un bambino condannato a orinare per sempre dal sortilegio di una perfida strega. Secondo me lì dentro ci tengono semplicemente un bambino imbalsamato. Qualunque sia la verità, mi aspettavo qualcosa di più impressionante di una fontanella di 50cm raffigurante un bambino vestito come un perfetto pirla. Ma questo è il Belgio, un popolo piccolo e assurdo, in cui la gente è capace di mettersi ordinata in fila fuori dai negozi aspettando rispettosamente il proprio turno anche se dentro non c’è nessuno. E che due palle di popolo!
La sera Bruxelles si anima. Fumo il narghilè insieme al brucaliffo e finisco nella tana del bianconiglio. Nemmeno la regina di cuori può leggere la mia poker face po-po-po-poker face. Il Cafè Central si chiama come un bar a Casale ma qui è un locale alternative che suona la mia musica preferita e serve birra del Delirium. L’elefante rosa sulla bottiglia si mette a danzare insieme a me sussurrando “drink me” e io bevo. Non l’avessi mai fatto. Le mie gambe si allungano e così anche le braccia. Il mio corpo comincia a crescere improvvisamente e divento talmente grosso che finisco col distruggere tutto il locale. Poi mi suona il cellulare. “Ti-ti-ti, ti-ti-ti, ti-ti-ti.” È la sveglia. Apro gli occhi e sono nel mio letto in hotel. Ultima mattina a Bruxelles. È ora di lasciare la camera.
Treno. Campagna. Distese di verde. Cavalli. Mucche. Una vera figata se siete il tipo di persona a cui piacciono questo genere di cose. Arriviamo In Bruges. In giro sorprendentemente non ci sono Colin Farrell, nani o killer, eppure è una città molto particolare e affascinante, piena di canali, chiese e cazzate di questo tipo. Finiamo nella periferia in un attimo, chè Bruges è grande come uno sputo. Entriamo in un bar pieno di metallari e brutti ceffi. Uno di loro ci saluta: “Hello, my friends.” Io guardo Alby e gli dico: “This is the end, my friend.” In un attimo siamo già scappati fuori a gambe levate. Magari il simpatico Jean-Claude Van Damme locale voleva solo offrirci una birra, però meglio continuare a VIVERE nel dubbio.
Torniamo a Bruxelles e vaghiamo nella notte fino alle 4.30, l’orario di partenza della navetta shuttle che ci dovrebbe riportare all’aeroporto. A guidare la navetta è un astronauta arabo che sembra più sbronzo di noi. Alè. Sono talmente stanco che non me ne preoccupo più di tanto. I miei occhi si chiudono accompagnati ancora una volta dalla voce di Bat for lashes. When I run in the dark. Corro nell’oscurità per sfuggire ai senzatetto assassini. To a place that’s vaaast. Le strade sembrano senza fine. La sagoma minacciosa dell’Atomium compare sullo sfondo. Under a sheet of rain in my heart. Il mio cuore batte tachicardiaco sotto la pioggia. I dream of home. Sogno di essere a casa. E invece apro gli occhi e mi ritrovo sull’aereo. Vengo poeticamente svegliato dal primo timido raggio di sole mattutino che sta squarciando le nubi. Poi c’è un vuoto d’aria. Precipitiamo per un millesimo di secondo circa. Alby si mette a urlare isterico, scatenando il panico ad alta quota. Subito dopo il volo si stabilizza e tutti si tranquillizzano. Tutti, tranne me a Alby, che sta cercando di superare il suo ennesimo finto infarto. Il pilota ragazzino della Ryanair decide di fare il solito atterraggio rocambolesco e sono ancora brividi, ma finalmente siamo tornati sulla Terra. Il Belgio è ormai lontano. Un ricordo sbiadito alle spalle. Un’anestesia locale. Un sogno confuso di quelli che si fanno da ubriachi. Che poi dove cazzo si trovi il Belgio io ancora non l’ho mica capito.
(photo by cannibal kid)

14 commenti:

  1. Più che altro come vi è venuto in mente?
    Io la conosco bene (pardon conoscevo bene) Bruxelles perché avevo un amico il cui padre lavorava per la C.E. e lui ha vissuto là fino al liceo. Fui suo ospite per un paio di settimane. Niente di che, a parte la birra e la facilità delle ragazze (sbronze) nei weekend. Il racconto però è uno spasso: "Sono antipatici ma senza quella stronza genialità dei francesi" la trovo fantastica e oltre che calzante.

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  2. ahahahahah
    bel viaggio! ricco di tutto, come i tuoi!
    ma Alby che viaggia con te è quello del blog l'angolo dell'amicizia? credo di no? no?
    è un caso di omonimia...
    ciaooooooooooooooo

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  3. nsomma è stato un belo viaggio eh??xD come staiii???

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  4. @lucien
    eheh, la motivazione principale è stata il prezzo del biglietto
    città come amsterdam e dublino nel periodo pasquale erano veramente troppo care.. bruxelles invece era in offerta e adesso capisco perchè!
    dai, comunque è stata un'esperienza divertente

    @pupottina
    no, il mio amico alby non ha un blog
    (mmm a meno che non me l'abbia mai detto..)

    @gattina
    tutto bene e tu?
    il viaggio è stato bello, però il mio consiglio è di visitarti prima il resto d'europa e poi se ti avanza un pò di tempo puoi al limite fare un salto anche in belgio :)

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  5. No,vabbè, giuro! I paragoni con le altre nazioni mi han fatta ridere!!! ma sei un geniaccio! :) un abbraccio grande e buona giornata! ^__^

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  6. l'unica cosa che conosco del belgio...sn dei "vicini"(ma non tanto)di caso...ed essendo abbastanza...antipatici...l'impressione che il belgio mi ispira non è il max...ma poco centra...:-P

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  7. a berlino sono sbocciati i fiori...qui in sicilia fa freddo ancora...li a maniche corte, qui cappotto!

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  8. Hey, ma sciau!!
    Come va?
    Carino il racconto del Belgio! Ovviamente, come tutto il resto, bastapartire, il Belgio m'incuriosisce molto, ma più Bruges di Bruxelles.
    Boh, saranno i fiamminghi.
    E poi adoro la lingua francese.
    A presto, baci

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  9. E soprattutto bel video..
    Bat For Lashes : notevoli!

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  10. Sì Sì,inoltre ho dato un'occhiata ai tuoi gusti musicali
    applausi per 1 e 2 ,10 e 11,17,21,25,27 (posti numerati in cui ci sono anche i miei gruppi preferiti).
    E tu potresti dire : "perchè non li hai direttamente citati ,ma hai messo i numeri?"
    ed io ti rispondo : "Perchè sì,sto cercando di entrare nell'ottica della prossima verifica di matematica"

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  11. Grazie Grazie :)

    In realtà dovrei cominciare a preoccuparmi sin da ora,io e la matematica apparteniamo a due galassie differenti.

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  12. Una volta distruggere le camere degli hotel era considerata una cosa molto rocknroll, però adesso mi dicono che l’abbiano fatto persino i Blue e di conseguenza ci rinuncio.

    questa mi ha fatto pisciare addosso dal ridere!

    per il resto mi è piaciutra molto la citazione ad alice... e ci stava benissimo come l'hai scritta! bravo...

    peccato non ci sia stato collin farrell..eheheh

    per quanto riguarda le tette... la mia prima misura è invidiosa e quindi secondo lei è chirurgia plastica...ahahah

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