lunedì 29 marzo 2010

I mitici dell'Occidente

Vi avevo parlato del singolo “Gli spietati” e avevo delirato a proposito del relativo video. Potevo dunque mancare all’appuntamento con l’album numero 5 dei Baustelle? Ma certo che no. E allora eccolo QUI, “I mistici dell’Occidente”. (password: m45)
Un’aria di solennità si respira tra le note del loro nuovo lavoro. Un misticismo occidentale presente per tutto il percorso, a partire dalla marcia iniziale “L’indaco”, quindi in “San Francesco”, dove riaffiorano timide le chitarre elettriche su un tema religioso affrontato con la giusta dose di ironia.
La title track fa molto De André + Morricone. Il testo è una critica sociale western attualissima: “Ci salveremo disprezzando la realtà e questo mucchio di coglioni sparirà.”

“Le rane”. Ah yeah. Pezzo pop che fa piacevolmente saltellare come rane e riflette sulla tematica -vita in città versus vita in campagna-.

Gli spietati” ha questi archi splendidi, cresce ad ogni ascolto e il testo mi sembra meraviglioso, forse perché mi sento allo stesso tempo e a seconda delle occasioni uno spietato che sale sul treno e non ritorna mai più, ma anche un fallito antico eroe che saluta sul binario.
“Follonica” scivola lenta come una ballata degli Air o dei Divine Comedy, solo sulla spiaggia della cittadina toscana.
“La canzone della rivoluzione” è rock’n’roll, voce effettata, suono tirato, futuro nuovo classico ai concerti. Sembra il corrispettivo sonore delle parole di Mario Monicelli a “Rai per una notte”. Vamos a matar.

“Groupies” nonostante il titolo rallenta il ritmo e si allontana dal r’n’r per tornare verso più le consuete atmosfere solenni baustelliane.
“L’estate enigmistica” è di nuovo rock’n’roll. Fresca come una Fanta uscita dal freezer ed esaltante in maniera yeah-yeah 60s.

La voce e la figura di Francesco Bianconi dominano in questo nuovo lavoro. Alla voce di Rachele sono affidate solo “La bambolina”, in cui la Baustelle girl riflette sulla figura della donna nella società attuale. Si è emancipata veramente, o è solo un’illusione veliniana?
Quindi il finale de “L’ultima notte felice del mondo”. Una canzone, leggera, sognante, incantevole.

Il disco della maturità? Lasciati da parte ma non abbandonati del tutto i sussidiari illustrati dell’adolescenza, le tonnellate di porno scaricati, le amiche stronze suicide di 16anni, i Baustelle sono cresciuti. È normale, era lecito attenderselo, soprattutto dopo un disco come “Amen” di cui questo sembra il naturale sequel, nonostante in qualche passaggio ci sia anche qualche richiamo al passato remoto della band.
Giudizio definitivo congelato, per ora. In qualche passaggio affiora un filo di maniera e un’eccessiva aura sacra rende l’insieme leggermente pesante. D’altra parte sarebbe ingiusto bollarli come un gruppo alla frutta solo perché ora sembrano diventati quasi popolari.
La verità non sta sempre nel mezzo. Chi lo dice mente oppure è un moderato. E si deve diffidare dei moderati. In questo caso però forse è così. Un disco nella terra di mezzo. I Baus sono trentenni in giusta crisi d’identità, sospesi tra la bestemmia e la capatina in Chiesa, tra il rock e il pop, tra il sesso promiscuo e la voglia di stabilità, fare marmocchi & metter su famiglia.
Un disco maturo, quindi? Certo.
Il disco della maturità?
Non ancora. Per fortuna.

8 commenti:

  1. sono curioso,non vedo l'ora di ascoltarlo, speriamo bene.

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  2. ma sai che a me non è che piacciano molto? li trovo un pò troppo stimati.. è vero, ottimo paroliere lui è melodie molto belle ed easy però io li ho visti dal vivo, e se non ci fosse stato qualche elemento in più (back) a sostenere il groove sarebbe stato un disastro.. però ascolterò con calma!! bella lì!

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  3. a me son sempre sembrati scarsetti su tutti i fronti...ma va beh, una seconda possibilità non si nega a nessuno (poi basta però)

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  4. A me la MALAVITA e AMEN sono piaciuti molto.
    Per ora ho ascoltato bene solo le prime CINQUE. Mi pare che la formula cominci ad essere un po' consunta. A livello musicale le migliori intuizioni le ho trovate in chiusura: la coda col sax in MISTICI DELL'OCCIDENTE meritava qualche minuto, come pure il flauto in INDACO.

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  5. anch'io come Lucien ho amato molto la Malavita e Amen e quel poco che ho sentito di quest'ultima fatica (anche da quello che hai scritto) baustelliana mi pare che sia un sequel un po' trito dei due album sopra citati...ma adesso vado ad ascoltarmelo per bene...per ora grazie!

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  6. io ho amato molto - e amo tutt'ora AMEN- l'album della mia vita.
    il nuovo album l'ho solo assaporato...è decisamente un album più maturo,più complesso (sia negli arrangiamenti sia nei testi), e a primo impatto non ti entra subito,nel senso che le canzoni devi riascoltarle per fartele entrare nella testa, rispetto ad amen, che invece mi è bastato ascoltarlo una volta e me ne sono subito innamorata.
    però continuo a stimarli...
    dell'album dò un bel 10 all'ultima canzone,davvero bella e profonda.

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  7. Sostanzialmente sono d'accordo con la tua completa recensione. E' chiaro che il passare del tempo rende qualsiasi artista più maturo, e questo non è sempre un male (come d'altronde non è sempre un bene). Basta che non si fossilizzino qui, e non ripetano sempre le stesse note. Ho già dato qualche ascolto ai Mistici, e mi piace. Ci sono alcune canzoni che mi toccano profondamente.

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  8. Cresce ad ogni ascolto, non mi pare ai livelli di Amen e non credo di arriverà mai ma ci sono buone canzoni, avrei voluto Rachele un po' più presente...

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