Io sono l’amore
(Italia 2010)
Regia: Luca Guadagnino
Cast: Tilda Swinton, Flavio Parenti, Edoardo Gabbriellini, Alba Rohrwacher, Diane Fleri, Pippo Delbono, Mattia Zaccaro
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Inizia come un film nordico, ambientato in una Milano imbiancata dalla neve ma soprattutto tra le gelide mura di una casa di imprenditori alto-borghesi bauscia (i Recchi). Una scelta decisamente fredda per una pellicola intitolata calorosamente Io sono l’amore.
Va subito detto che ci troviamo di fronte a un film vertiginosamente affascinante, a una regia maestosa di un Luca Guadagnino il cui precedente è un certo imbarazzante Melissa P.
Ma un passo falso (o un film di merda) può capitare a tutti e Guadagnino stavolta si fa perdonare alla grande attraverso uno sguardo originale, ricco di bellezza, con un gusto retrò notevole ed elegante, potremmo dire classico (ad esempio nella scelta dei caratteri dei titoli di testa o nella raffinatezza della fotografia).
Sa anche sorprendere, Guadagnino, con lampi improvvisi di sogni & visioni dei personaggi e continui cambi di registro: se nella prima parte la pellicola sembra avviarsi ad essere un tipico melò, la seconda ambientata a Sanremo stravolge tutto, con una scena d’inseguimento alla Brian De Palma e una deriva sentimental/sessuale tra due personaggi. E alla terza parte cambia ancora: c’è una breve tappa a Londra e poi esplode in tutta la sua componente melodrammatica preannunciata all’inizio e poi accantonata. Per dovere di cronaca, accanto ai complimenti fin qui fatti va anche notato come la seconda e la terza parte risultino un po’ meno riuscite e il finale vada nella direzione di una epicità eccessivamente esasperata.
Il film mette così in evidenza tutti i pregi ma anche i limiti del nostro nuovo cinema Paradiso: ci sono in giro registi validi, dotati di un gusto visivo davvero notevole, ma ciò non corrisponde sempre a sceneggiature dello stesso livello. In quella di Io sono l’amore, curata tra gli altri dallo stesso Guadagnino, ci sono buchi e cali di tensione evidenti, soprattutto verso la fine.
Il reparto attori è poi piuttosto preoccupante. Gli interpreti italiani davvero bravi si contano sulle dita di una mano: Toni Servillo, Filippo Timi e Alba Rohrwacher lavorano già tanto, tantissimo, non possono comparire in tutti i film. Meglio ovviare a questa penuria chiedendo aiuto all’estero come ha fatto Guadagnino, affidandosi al volto gelido dell’inglese Tilda Swinton, oppure sarebbe il caso di alzare il livello qualitativo delle nostre fiction televisive, che dite? Se negli Usa o in Inghilterra le serie tv rappresentano infatti per gli attori una ottima palestra (anzi, a volte ormai sono molto meglio del cinema stesso), da noi la situazione è radicalmente diversa. Non è un caso allora che altri due ottimi attori di questo cast (il virziniano Edoardo Gabbriellini e la stupenda Diane Fleri) arrivino da I liceali, una delle rarissime eccezioni di qualità in un panorama televisivo italico mai come ora in coma.
Il mio pollice sta quindi su su su per Luca Guadagnino e il suo Io sono l’amore, tra i pochi film italiani recenti applauditi da pubblico e critica anche negli Usa, però rimane l’impressione che con una sceneggiatura più solida e qualche svolta mucciniana in meno nella parte conclusiva ci saremmo trovati di fronte a un capolavoro. O giù di lì.
(voto 7,5)
Ottima recensione
RispondiEliminaun saluto
Recensione preziosa: titolo appuntato.
RispondiEliminaMi segno pure questo!
RispondiEliminaVisto ieri sera. Sono abbastanza d'accordo con te sui pregi della regia e i difetti di sceneggiatura. Ma per me la sceneggiatura è peggio di quanto dici. Francamente mi aspettavo qualcosa di più della solita storia di tradimento e tragedia familiare sullo sfondo di un'Italia bene.
RispondiEliminaNon ci sono guizzi, se non giusto forse la scena a Sanremo di cui parli.
Insomma personalmente se alla regia do 8, alla sceneggiatura do 4, per una media che fa raggiungere al film giusto la sufficienza.