venerdì 10 febbraio 2012

Il caffè degli artisti non è quello che sembra

Angela Leucci “Café des artistes”
(raccolta di racconti)
Genere: noir
Pagine: 248
Casa editrice: Lupo Editore

Quando si deve parlare di un’opera realizzata da un collega blogger ci può essere qualche difficoltà.
Se ne parli troppo bene, puoi essere considerato di parte. Un markettaro ruffiano, insomma.
Se ne parli troppo male, sei davvero uno stronzo. Dai, non si fa. Che razza di persone sareste?
Ho avuto questo “problema” (ma se tutti i problemi fossero così nella vita, non ci potremmo lamentare troppo) nell’approcciarmi a Café des artistes, raccolta di racconti della “journalist, writer, blogger, snake charmer, go-go dancer, gay icon”, come lei stessa si definisce, Angela Leucci de Il blog della gazzella.
Problemone risolto dopo appena una manciata di pagine, visto che a me questo libro m’è piaciuto. Detto così in forma grammaticamente scorreggiona.
M’è piaciuto perché ha uno stile di scrittura citazionista e ironico poi non molto lontano dal mio. E a chi fosse eventualmente terrorizzato da tale definizione, dico però subito che sono presenti un numero molto inferiore di stronzate rispetto a quelle che scrivo io di solito. Anzi, di stronzate non ce ne sono proprio, ma al loro posto ci sono invece un pugno di ottimi racconti. 20 racconti, per fare il recensore preciso che vi fornisce le coordinate esatte.

Il primo, quello che potremmo definire il racconto portante, è anche la title track dell’intero “album”: Café des artistes (cliccate su Café des artistes se vi interessa acquistare il libro).
Di cosa parla? Di uno strafighissimo e mega radical-chic locale frequentato da parigini? Ehm, non proprio…
Il Café des artistes è un baretto aperto in una minuscola cittadina della Puglia da un certo Gianni Gallo insieme alla moglie Margherita Margarita.
Nota a margine: i nomi presenti in questi racconti sono fantastici, cito ad esempio Luca Harlem, Michele Lamorte, Rosa Misteriosa, Rosa Vanitosa e Alessandro Manzoni( (!), tanto per dirne alcuni.
Se nelle intenzioni del nuovo proprietario il suo nouvelle Café dovrebbe diventare un punto di ritrovo per artistoni o aspiranti tali, nella desolatezza del panorama di un paesino di provincia pugliese le cose si metteranno in maniera differente e il locale trendy (nelle intenzioni) si rivelerà un postaccio al centro di un misterioso crimine. Attorno a questo Café si snodano una molteplicità di personaggi, per un noir dal profumo di Twin Peaks ma in salsa tutta nostrana. Come un La ragazza del lago però ambientato non nel freddo Friuli bensì nel più caldo ed emotivo Salento. Con un'indagine che non viene affrontata attraverso un punto di vista scientifico alla CSI, meno male, ma più umano e ironico, proprio come nella creatura televisiva di David Lynch. E naturalmente non mancherà anche qualche sogno rivelatore…
Volendo proprio trovare un limite, e visto che questa non è una rece-marketta ruffianotta è mio dovere farlo, è un peccato che una storia così piena di sfaccettature, di personaggi, di vita (e di morte) si risolva in un racconto, per quanto lungo, quando sarebbe potuta essere sviluppata in un romanzo vero e proprio. Si arriva a fine racconto con insomma la voglia di scoprirne di più, su questi personaggi dai nomi assurdi, e di leggerne ancora.
Ma forse è meglio così. Meglio lasciare il lettore con ancora l’acquolina in bocca piuttosto che sfamarlo completamente. Questa è una regola che i bravi chef conoscono bene.

A compensare la nostra bramosa voglia di leggere di più ci pensano comunque gli altri racconti brevi presenti in questa raccolta. Frammenti, piccole storie, abbozzi di idee che compongono un quadro sfaccettato eppure con uno stile narrativo già parecchio personale e definito. Non male per l'autrice, appena alla sua opera seconda dopo il romanzo "Nani, ballerine e altre suggestioni".
I protagonisti dei racconti sono i più vari: ci sono insegnanti precarie, Alici nei paesi delle meraviglie, soldati, sorelle cannibali (come posso non apprezzare?), prostitute (ripeto: come posso non apprezzare? ahahah), ragazze cieche e c’è pure Paul McCartney. Oh yes, proprio lui.
Chicca personale: il racconto Le parole sono importanti, una sorta di variazione sul tema Misery non deve morire molto affascinante.

A completare il quadro, pieno di tinte e colori ben stesi, ci pensano due racconti scritti a quattro mani con Paolo Merenda, tra cui una curiosa vicenda a metà strada tra un’indagine alla Codice Da Vinci e un episodio di Ai confini della realtà.
L’unico problema è sempre quello che alcuni di questi racconti sembrano spunti per qualcosa che sarebbe potuto essere sviluppato ulteriormente. Ma forse è solo un problema mio che sono troppo legato alla forma del romanzo lungo, dannazione a me. E dannazione al romanzo.
Per il resto queste storie, questi racconti, sanno conquistare attraverso uno sguardo sempre obliquo. Anche quando partono in maniera più o meno normale, si trasformano sempre in qualcosa di anormale, particolare, strambo, proprio per questo pieno di fascino. E sanno evolversi anche in maniera inaspettata.
Un po’ come un posto che si chiama Café des artistes, dove immagineresti di trovarti in mezzo a un branco di intellettualoidi francesì con la puzzà sotto il nasò, in mezzo a gente tipo una Carla Bruni, tanto per non fare nomi, e invece ti ritrovi, per citare il già citato Manzoni, in tutt’altre faccende affaccendato.
(voto 7,5/10)

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