venerdì 13 dicembre 2013

SUGAR MAN, IL PIU’ GRANDE MISTERO NELLA STORIA DELLA MUSICA




Sugar Man
(Svezia, UK 2012)
Titolo originale: Searching for Sugar Man
Regia: Malik Bendjelloul
Sceneggiatura: Malik Bendjelloul
Ispirato agli articoli: “Sugar and the Sugar Man” di Stephen “Sugar” Segerman e “Looking for Jesus” di Craig Bartholomew-Strydom
Genere: musicalesistenziale
Se ti piace guarda anche: Velvet Goldmine, Catfish

Chi è Rodriguez?
Se non abitate in Sud Africa o non avete visto il film documentario Sugar Man, molto probabilmente non ne avrete idea. Il consiglio che vi do subito, per primissima cosa, non è allora quello di trasferirvi in Sud Africa, a meno che non ci teniate, bensì è quello di andare a vedervi questa pellicola, questo straordinario documentario. Non importa se non amate i documentari, Sugar Man è comunque imperdibile. Io non sono un fan assoluto del genere documentaristico, preferisco i film recitati, “di finzione”, però ogni tanto capita di imbattersi in un docu-gioiellino e Sugar Man è uno di questi. Perché?

Quella di Rodriguez è forse la storia più incredibile che io abbia mai sentito. In assoluto. Di certo è la vicenda più pazzesca e inverosimile nella storia della musica in cui mi sia mai imbattuto. Pensavo di averne sentiti di tutti i tipi, di aneddoti curiosi e folli sulle rockstar, di racconti sulle incredibili vite dei più grandi artisti dello showbiz musicale, e invece non erano niente in confronto a quanto capitato a Rodriguez.
Su di lui cercherò di dirvi il meno possibile, perché la sua vicenda dovete sentirla raccontare attraverso la pellicola Sugar Man. Il mondo è pieno di belle storie, ma una bella storia da sola non fa un bel film. Invece Sugar Man è anche un gran bel film. Un documentario che però sembra un thriller, che riesce a creare una tensione palpabile e a mettere addosso una curiosità enorme intorno alla figura di questo mistero, il più grande mistero nella storia della musica pop-folk-rock, che si cela dietro al nome di Rodriguez.
Oltre a essere costruito in maniera narrativamente brillante, in grado di tenerti incollato allo schermo manco fossi di fronte a una nuova puntata inedita di Lost, Sugar Man è una pellicola molto ben girata, con una fotografia magnifica e scene di autentica poesia che molti film di fiction fanno fatica a regalare.
L’altra cosa splendida di questo documentario è il suo approccio alla musica. Sugar Man presenta le canzoni di Rodriguez al loro meglio. Le fa assaporare fino in fondo, non con uno stile da videoclip e nemmeno cercando di ricreare in maniera didascalica i testi delle sue songs. Semplicemente, le fa vivere. Una cosa semplice, no?

Proprio la semplicità è la caratteristica che balza subito all’orecchio ascoltando i pezzi di Rodriguez. È anche per questo che il mistero di come non abbia avuto successo è ancora più… misterioso, appunto.
Ci sono un sacco di cantanti e gruppi bravissimi là fuori, e molti non fanno il botto. Uno si chiede il motivo. Perché gli U2, i Coldplay o i Muse sono mostruosamente popolari in tutto il mondo e invece band che sembrano più o meno allo stello livello, o magari sono anche meglio, non se li fila nessuno o quasi? Il più delle volte, se uno va scavare a fondo, riesce a trovare una ragione. Gli U2 ad esempio hanno Bono che è un personaggio, un leader carismatico, uno che riesce a imporsi all’attenzione con la sua parlantina da politicante mista a un’attitudine da rockstar. I Coldplay invece non sono personaggi e spesso e volentieri sono delle autentiche lagne, eppure hanno delle canzoni come “Yellow” o “In My Place” o “Fix You” o “Viva la vida” che sanno arrivare al cuore delle persone. O ancora, i Muse dal canto loro sono tecnicamente mostruosi e vederli dal vivo è davvero un’esperienza.

Questo per semplificare in maniera estrema. Ci sono poi altri fattori che entrano in gioco. A volte basta una canzone che comincia ad andare su un programma di una radio e poi viene suonata pure dalle altre stazioni e poi la senti ovunque, a volte basta un riff di chitarra per farti passare da cult alternative band a gruppo sulla bocca di tutti, come capitato nel 1991 ai Nirvana. A volte, oggi, conta un video che si diffonde in maniera virale sul web. Spesso è fondamentale anche il marketing, dai Sex Pistols che sarebbe difficile immaginare senza il loro manager e “creatore” Malcolm McLaren, alle Spice Girls ideate genialmente a tavolino mettendo insieme 5 tipi classici (più o meno) di donna: la sportiva, l’elegantona che se la tira, la pazza pericolosa, la lolita e la zoccola.


Quello che è mancato a Rodriguez è allora forse quest’ultimo fattore, una strategia di marketing valida all’epoca, nei primissimi anni ’70 quando ha pubblicato i suoi due primi (e unici) album “Cold Fact”, fenomenale album d’esordio, e il secondo anch'esso notevole “Coming From Reality”, che hanno tutti e due venduto pochissimo e quasi nessuno si è filato. È mancato il marketing ed è mancata anche la classica botta di culo che pure quella, in ogni storia di un successo che si rispetti, non può mai essere assente. Giusto questo, è mancato a Rodriguez. Il resto c’era tutto. C’erano le canzoni e c’era il personaggio.

Molti gruppi di nicchia, amati magari dalla critica e da un piccolo zoccolo duro di fan, non riescono ad avere un grande successo perché fondamentalmente gli mancano le hit. Gli mancano quei pezzi in grado di sfondare, di poter essere suonati in radio e di conquistare subito le orecchie e il cuore degli ascoltatori. Non è il caso di Rodriguez. I suoi brani sono semplicissimi, sono diretti, basta un solo ascolto per cominciare ad amarli e sentirli propri, come se fossero sempre esistiti, come se già li conoscessi e facessero parte della tua vita da sempre. La sensazione raccontata nei film romantici, con lui che incontra lei ed “È come se ti conoscessi da sempre!”. È quella sensazione lì che fanno le canzoni di Rodriguez.
I Wonder” ad esempio è un brano pop di presa immediata, con una melodia di quelle che avrebbero potuto scrivere i Beatles e un giro di basso che si incolla in testa istantaneamente.



Altri brani ricordano più Bob Dylan, anche per la notevole qualità dei testi, ma, come dice uno dei produttori di Rodriguez: “Bob Dylan non era al suo livello”. E non è che sia una sparata tanto per. Certe canzoni di Rodriguez, molte canzoni di Rodriguez, Bob Dylan se le può sognare in cartolina, e diciamolo. Con questo non voglio sminuire Bob Dylan o dire che sia sopravvalutato, perché il suo posto di rilievo nella storia della musica se l’è guadagnato tutto. Non voglio sminuire nessuno, voglio solo dire che il nome di Rodriguez non dovrebbe essere seguito da un “Chiiiiiiiiii?”. Il nome di Rodriguez dovrebbe stare lì accanto a quello dei grandi riconosciuti della musica, con Dylan e Jimi Hendrix e i Rolling Stones e i Beatles e tutti gli altri. Quello è il suo posto.

Oltre all’irresistibile “I Wonder”, di canzoni incredibili Rodriguez ne ha tirate fuori un sacco. Cito giusto “Sugar Man”, il title theme della pellicola che suonerebbe alla grande pure in qualunque film di Quentin Tarantino, o “Cause” e “Crucify Your Mind” che sono brani di drammatica bellezza, poesia urbane che ti strappano fuori il cuore dal petto e te lo riducono in pezzettini, o ancora “Street Boy”, un altro pezzo di presa immediata , o una magia come “I’ll Slip Away”, sulle cui note è difficile non farsi venire i brividi.
E poi c’è “I Think of You”, uno di quei pezzi che suoni a una ragazza e lei ascoltandola te la smolla subito. Questo almeno in un mondo ideale, un mondo in cui Rodriguez è una celebrità e le sue canzoni le conoscono tutti a memoria.



Non è il mondo in cui viviamo. In quello in cui viviamo Rodriguez continua a essere un emerito sconosciuto, almeno ai più. E pensare che, oltre alle canzoni, c’era anche il personaggio. Insomma, Rodriguez era un tipo schivo, timido, riservato, uno che cantava con le spalle voltate al pubblico, tutto l’opposto di una rockstar tradizionale in pratica, però in compenso poteva vantare un incredibile alone di mistero intorno alla sua figura, con tanto di leggende riguardo al suo lavoro, alla sua vita, al suo suicidio. Una immagine così enigmatica che è incredibile non sia diventato famoso. Forse perché erano altri tempi. Negli ultimi anni, band come Daft Punk e Gorillaz hanno costruito una parte della loro fortuna proprio giocando sul non apparire, sul nascondersi. Rodriguez questo lo faceva già nei primi anni Settanta, sebbene in maniera inconsapevole.
La cosa più incredibile è che anche adesso niente sembra muoversi più di tanto. I Velvet Underground di Lou Reed ad esempio pure loro se li erano filati in pochi, ai tempi dell’esordio e nonostante avessero uno stratega del marketing come Andy Warhol dietro, eppure con il tempo è stata giustamente riconosciuta la loro importanza, anche perché pezzi come “Sunday Morning” non potevano restare ignorati a lungo. Nonostante l’Oscar vinto dal film Sugar Man, la colonna sonora della pellicola ha però fatto a malapena capolino nella classifica americana, per non parlare dell’Italia dove il film è uscito in 4 sale in croce e in piena estate. Qualcuno in più che lo conosce dopo questa pellicola allora c’è, ma fondamentalmente Rodriguez continua a essere uno nome sconosciuto al grande pubblico e ciò continua a essere un mistero, oltre che un’ingiustizia clamorosa.

Chi è Rodriguez?
Guardate Sugar Man, un film splendido da punto di vista cinematografico, musicale, sociologico e umano, e lo scoprirete. Forse vi suonerò esagerato, ma questo è uno di quei film che vi cambiano la vita. Il Dottore Cannibale vi consiglia quindi di recuperarlo, non domani, non tra una settimana, non tra un mese. Subito. Guardatelo ora. Questo è un film che fa bene alla salute, un film che ti sfama l’anima, ti riempie il cuore, ti fa piangere come un bambino. Non piangere per la tristezza. Ti fa piangere di gioia, per aver visto e sentito qualcosa di splendido, di sincero, di autentico e aver finalmente conosciuto Rodriguez, uno dei più grandi misteri nella storia della musica, uno dei più grandi artisti nella storia della musica.
Guardate Sugar Man, vi cambierà la vita. Non vi farà diventare improvvisamente belli, ricchi e famosi, anche perché sono sicuro lo siate già. Vi cambierà la vita nel senso che, dopo averlo visto, vi chiederete come diavolo avete fatto a vivere finora senza conoscere Rodriguez. È un po’ come vivere senza aver mai sentito i Beatles, i Radiohead o i Nirvana. Le canzoni di Rodriguez vi cambieranno la vita, così come l’hanno cambiata a tutti quelli che l’hanno ascoltato. A tutti, tranne forse a se stesso.
(voto 9/10)



5 commenti:

  1. Splendido. Una delle cose migliori viste quest'anno.

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  2. Ok, mi hai convinto, lo voglio vedere (mi ispira un sacco)

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  3. "Mi ispirava, ma dopo la tua recensione positiva mi ispira molto meno uahahah :D"
    Questo è quello che commentasti quando ne parlai io, a giugno.
    Sono felice di scoprire che Rodriguez ha fatto in modo che perfino tu ne comprendessi la grandezza.
    Sua e del film.

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  4. Grazie Cannibal Kid per avermelo fatto scoprire! Bellissimo.

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