In occasione dei 40 anni dalla scomparsa del cantautore americano Tim Buckley, avvenuta il 29 giugno del 1975, Pensieri Cannibali parla di un film a lui dedicato. Anche se, purtroppo, il film non si è rivelato proprio il massimo dell'omaggio nei suoi confronti.
Greetings from Tim Buckley
(USA 2012)
Regia: Daniel Algrant
Sceneggiatura: Daniel Algrant, David Brendel, Emma Sheanshang
Cast: Penn Badgley, Ben Rosenfield, Imogen Poots, William Sadler, Norbert Leo Butz, Isabelle McNally, Kate Nash, Jessica Stone, Ilana Levine
Genere: musicale
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C'è fondamentalmente un problema in Greetings from Tim Buckley, il film dedicato ai cantautori padre & figlio Tim & Jeff Buckley. Quel problema si chiama Penn Badgley. Un nome che a chi non ha mai seguito Gossip Girl, ovvero qualunque persona sana di mente, non dirà nulla, ma per chi come me si è sorbito le 6 stagioni all'inizio gradevoli e divertenti e poi via via sempre più scandalose della serie teen, Penn Badgley è e sarà sempre Dan Humphrey. Di certo non Jeff Buckley.
"Spero non se ne accorga nessuno che non so manco accordare una chitarra..." |
Non è mia intenzione sostenere che un attore diventato popolare per un ruolo, non possa poi più smarcarsene. Leonardo DiCaprio ad esempio è riuscito, all'inizio con fatica, poi in maniera sempre più convincente, a far dimenticare di essere “quello di Titanic”. Pure George Clooney ce l'ha fatta: è passato dall'essere “quello di E.R.” a essere “quello forse gay”. C'è poi invece chi non è mai riuscito a scostarsi dal suo ruolo più identificativo, come Mark Hamill (chiiiiiii?), ovvero Luke Skywalker di Guerre Stellari, o Henry Winkler, alias Fonzie di Happy Days.
Nel caso di Penn Badgley non si parte da un ruolo così celebre, visto che Gossip Girl è sì una serie piuttosto conosciuta, ma più malfamata che conosciuta. La differenza la fa la personalità dell'attore e a volte anche la scelta del film giusto al momento giusto da interpretare. Penn Badgley ha avuto coraggio, parecchio coraggio, nel volersi cimentare con il ruolo di un'icona leggendaria quanto misteriosa della musica anni '90, come Jeff Buckley, peccato ne sia uscito con le ossa rotte. Basta prendere, come termine di paragone poco impegnativo, la performance di Eddie Redmayne in La teoria del tutto. Non c'è stato un solo attimo della pellicola in cui io sullo schermo ho visto l'attore Eddie Redmayne e non Stephen Hawking. Lui sì che è riuscito ad annientarsi, a cancellarsi completamente per dare vita al personaggio. Penn Badgley ci prova anche a diventare Jeff Buckley dall'inizio alla fine del film, ma tutto quello che ho visto io è sempre stato Penn Badgley o, peggio ancora, Dan Humphrey di Gossip Girl.
Il problema numero 1 è lui, il protagonista. Detto questo, Greetings from Tim Buckley è carente pure sotto altri aspetti. L'idea di raccontare le vite dei due artisti padre e figlio in parallelo, alternando le scene ambientate negli anni '60 di Tim con quelle di inizio anni '90 di Jeff, sulla carta era buona. Il pretesto per la narrazione viene dato da un concerto tributo organizzato nel 1992 in memoria di Tim Buckley, cui viene invitato anche suo figlio, il giovane e allora sconosciuto Jeff, un paio d'anni prima della pubblicazione del suo esordio “Grace”. Tra l'organizzazione del concerto 90s e i flashback 60s, il film racconta del rapporto di amoreodio di un figlio nei confronti di un padre che non ha mai incontrato di persona, se non per un paio di brevissime occasioni, e che conosce solo per la musica che ha lasciato. Una relazione conflittuale e sofferta che però viene affrontata in maniera scontata, priva di un vero approfondimento, cui si aggiunge una storiellina d'amore con Imogen Poots campata lì in mezzo così, a casaccio.
"Penn, quand'è che arriva l'attore che ha la parte di Jeff?" "Ehm, veramente sono io." "Ahahah, buona questa!" |
Il film è allora una delusione pazzesca, ma se non è da buttare del tutto non è certo per meriti cinematografici. È per via della musica. Grazie al cazzo. Le belle canzoni di Tim Buckley, tra cui svetta l'evocativa “Song to the Siren”, riletta poi negli anni '80 da una fenomenale versione dei This Mortal Coil, accompagnano l'intera pellicola, sia in versione originale che nelle cover cantate dai membri del cast, tra cui spicca la cantante britannica Kate Nash.
Sentire Penn Badgley che canta le canzoni di Tim Buckley imitando Jeff Buckley non è però lo spettacolo migliore del mondo. Non che la sua voce sia terribile, solo che non è neanche lontanamente paragonabile all'originale. L'unico momento del film che emoziona, non a caso, arriva alla fine quando si sente la voce di Jeff Buckley, quello vero, che canta “Lilac Wine”. Lì capisci che occasione sprecata è stata una pellicola del genere che, con un grande attore a disposizione, avrebbe potuto regalare parecchi brividi e far rivivere su grande schermo una delle figure più enigmatiche, curiose e talentuose della musica recente. Un personaggio che qui ne esce come un ragazzino piuttosto fastidioso e sclerato che ogni tanto si mette a cantare in mezzo alla strada come un pazzo.
Jeff Buckley avrebbe meritato di più, molto di più di questo, così come Tim Buckley, interpretato da un pure lui non troppo convincente Ben Rosenfield (chiiiiiiiii?).
Possiamo in ogni caso parzialmente consolarci pensando che poteva andare persino peggio. L'altro nome che si vociferava potesse interpretare Jeff Buckley era infatti... Robert Pattinson.
Jeff, non ti sei risparmiato di essere stato ritratto da un Gossip Boy, però se non altro da un anonimo vampirello sì. Ti è quindi consentito di rivoltarti nella tomba, ma con moderazione.
(voto 5/10)
Il film non l'ho visto, ma mi è capitata qualche clip sott'occhio.
RispondiEliminaE il tipo male non canta, secondo me: manco un po'. Opinabile la scelta di non andare di playback - come, non so, in La Vie En Rose - però in parte apprezzabile. Devo comunque recuperarlo. E, in quanto a Buckley, si parlava anche del Reeve Carney che fa Dorian Gray in Penny Dreadful: la somiglianza c'è, notevolissima, e il ragazzo pure canta.
Preferisco tenermi il ricordo che ho di Tim e Jeff Buckley senza dovermi sorbire questo film.
RispondiEliminaPasso senza patemi.
Se non avevo mai sentito parlare di questo film un motivo ci sarà. Continuo a tenermene alla larga, meglio mettersi in cuffia le canzoni originali!
RispondiEliminaFilm agiografici che hanno come unico merito quello di far conoscere ai giovani storie decisive, che altrimenti finirebbero nell'oblio. Su Jeff consiglio a tutti Grace Around The World, boxset in cui si trova il documentario Amazing Grace Jeff Buckley, un ottimo documento storico. Su Tim...bè, prendetevi Blue Afternoon e consumatelo.
RispondiEliminaNon ho visto il film, non l'ho neanche mai sentito a dire il vero. Happy Sad.
RispondiEliminanon oso leggere la tua recensione a questo film, ho paura...da fanatica dei Buckley padre e figlio, spero non si stiano rivoltando nella tomba
RispondiEliminaQuando si dice una scelta "demmerda" per quanto riguarda l'attore protagonista.
RispondiEliminaIo VOGLIO un biopic su Jeff Buckley, possibilmente con un attore che offra una prova recitativa memorabile come quella di Joaquin Phoenix in Walk The Line.
Non credo di chiedere troppo. ;)
il film non l'avevo sentito nominare...
RispondiEliminaperò, essendo io un di quelle che si è sorbita con entusiasmo, e di recentissimo TUTTO gossipgirl, appena ho visto la foto, ho declamato a gran voce RAGAZZO SOLITARIO!
Reeve Carney secondo me ci sarebbe stato magnificamente.
RispondiEliminaRiguardo a Jeff Buckley,Grace è uno dei miei dischi "della vita",tipo uno dei 10 che porterei sull'isola deserta XD
Avevo lo stesso tiop di timori accostandomi a questo film, ma devo dire dopo averlo visto che mi sono ricreduto in toto, e sono in pieno disaccordo con la rece.
RispondiEliminaPunto primo: Penn Badgley non è Jeff Buckley. E grazie al **** come si direbbe, trovatemi un altro Jeff Buckley se ci riuscite. Eppure Badgley canta bene (molto bene direi) e fa un ottimo lavoro, stando assolutamente nei suoi limiti, e lavorando invece sulle emozioni. Si poteva usare il playback certo, ma sarebbe stata una scelta penosa secondo me, ed assolutamente limitante.
Punto secondo: non è un film su Jeff Buckley. il film è su suo padre, Jeff è solo la pietra di misura usata per descrivere (molto poco verbalmente e molto più musicalmente) il personaggio di Tim. Badgley usa un registro minimale, non strafa, non pretende di essere l'impersonificazione iconica di Jeff (cosa che ho molto apprezzato del film), è semlicemente il riflesso, spesso in negativo, di suo padre.
Musicalmente il film è ineccepibile, le interpretazioni sono decisamente notevoli da parte di tutti i musicisti, in più la resa del live è ottima, sembrano effettivamente le riprese di un concerto vero più che i ciack di un film. La regia non sempre regge, ma se la cava egregiamente, la pseudo storia d'amore (molto pseudo) è ai margini del film e fortunatamente lì resta, senza dare fastidio.
Ah, giusto per la precisione: stando ai credit anche Lilac wine è cantata da Penn Badgley, forse c'è un pelino di pregiudizio nella rece (forse).
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