mercoledì 27 gennaio 2016

Il labirinto del silenzio - Nazi vostri






Il labirinto del silenzio
(Germania 2014)
Titolo originale: Im Labyrinth des Schweigens
Regia: Giulio Ricciarelli
Sceneggiatura: Elisabeth Bartel, Giulio Ricciarelli
Cast: Alexander Fehling, Friederike Becht, André Szymanski, Johannes Krisch, Robert Hunger-Bühler, Hansi Jochmann
Genere: olocaustico
Se ti piace guarda anche: Il segreto del suo volto, La chiave di Sara, Storia di una ladra di libri

Oggi è il Giorno della Memoria e io quasi quasi me ne stavo per dimenticare. Colpa della mia, di memoria, che definire difettosa è dire poco. Presente la protagonista di Still Alice?
Ecco, sono quasi a quei livelli. Cosa stavo dicendo?

Ah sì, il Giorno della Memoria. Quello in cui tutti i giornali, telegiornali e pure i blog come questo si lavano la coscienza affrontando il tema dell'Olocausto per un giorno, per poi tornare a dimenticarsene quello seguente. È la stampa, bellezza! Non possiamo mica occuparci sempre delle stesse cose, se no chi ci segue più? Sul fatto poi che Pensieri Cannibali possa far parte della stampa o meno ci sarebbe da aprire un capitolo a parte, ma lasciamo perdere.

Per non sfuggire da quello che è il discorso principale di questo post, di questo giorno, che già stavo per dimenticarmene, sembra che sull'Olocausto sia stato già detto di tutto. Sono stati fatti film, fiction, serie, credo persino videogame, e scritti diari, libri, fumetti, canzoni. Come si può trovare qualcosa che non sia già stato detto?

Andando ad avventurarsi all'interno del labirinto di pellicole a tematica Olocausto, c'è qualcosa che forse era fino ad ora passato sotto silenzio. Si è parlato spesso di cos'è successo prima e durante, ma più di rado si è affrontato il poi. Il film Il labirinto del silenzio mette fine a quest'omertà e ci trascina nella Germania post Seconda Guerra Mondiale. Cos'è successo dopo che Hitler è morto?
Tutti i nazisti sono spariti nel nulla e tutti i tedeschi sono diventati buoni?

"Hey tipa, tu sei nazista?"
"Che te sembro 'na nazi? So' de Tor Vergata, io!"

Questo è quello che la Germania pseudo denazificata ha cercato per un po' di far credere al mondo, ma soprattutto a se stessa. Per andare avanti, ha cercato di dimenticare. Come se non fosse mai successo nulla. Nel 1958, un giovane procuratore/avvocato, quindi uno studiato, uno imparato, non sapeva cosa fosse capitato ad Auschwitz. Nessuno gliene aveva mai parlato. Nei libri di Storia, quel capitolo non era mica stato scritto. Non ancora. C'era bisogno che qualcuno lo rendesse noto. Qualcuno con le palle.

"Prima di quest'esterna con te stavo facendo una cosa importantissima, però non ricordo più cosa...
Ah, già: devo dare la caccia ai nazisti!"

Peccato che a livello cinematografico Il labirinto del silenzio, per quanto diretto in maniera ordinata e diligente dall'italo-crucco Giulio Ricciarelli, non dimostri lo stesso coraggio del suo protagonista, interpretato dal promettente Alexander Fehling, visto di recente nell'ultima stagione di Homeland (è il tipo che si fa Carrie). Nonostante un paio di momenti onirici, la pellicola procede in maniera molto standard e patinata, quasi come una fiction Rai. Se a livello registico non c'è molto da segnalare, in compenso tutta l'attenzione si concentra su una vicenda potente e capace di offrire qualche spunto di riflessione piuttosto originale e non del tutto scontato sul nazismo e sull'Olocausto e sulla Seconda Guerra Mondiale e più in generale sul concetto di Giustizia e sul sottile confine tra Bene e Male e di cosa stavo parlando?

"Ma non potevano archiviare tutto su computer, 'sti pezzi di nazi?"

Ah, è vero, del Giorno della Memoria e di come, pur non essendo un capolavoro cinematografico degno di nomination agli Oscar che infatti alla fine gli è sfuggita, un film come questo Il labirinto del silenzio sia importante per non dimenticare quanto sia facile dimenticare, fare finta di niente, chiudere gli occhi e starsene in silenzio. Quando invece certe cose vanno gridate ad alta voce e tirate fuori: RAUS!!!
(voto 6,5/10)


8 commenti:

  1. film un po' noiosetto; ha il merito di mostrare la verità, cioè che nell'era di Adenauer la Germania era piena di nazisti per nulla pentiti ("obbedivamo agli ordini, Kakkien!!!")
    se però vuoi vedere qualcosa che ti sferra una serie di pugni allo stomaco ti consiglio IL FIGLIO DI SAUL

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  2. Mi sa di finto autoriale noioso.
    Per quanto importante sia il tema, per il momento passo.

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  3. Nonostante sia una tematica vista e rivista, ascoltata e riascoltata, letta e riletta in tutte le salse possibili, ammetto che un po' mi ispira.

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  4. Siamo al terzo film di fila di cui parli, che devo ancora vedere e che sta sulla lista dei prossimamente.
    Visto il voto non certo esaltante, la precedenza va a Steve Jobs, e nonostante la bocciatura, mi sa che pure Michael e Marion gli passano davanti...

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  5. Ma su Marion e Michael mica devi ascoltarlo, Lisa. :-P
    Il film, comunque, non mi ispira. Odio 'ste cose a tema, soprattutto in libreria, dove i libri sulla shoah scritti a tavolino, in questo periodo, pullulano. Capisco il ricordare, meno il lucrare gratuitamente. ;)

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  6. Questa è la terza recensione che ho letto in giornata... A sto punto sono curioso di vedere che cosa si tratta. Che i film sulla memoria sono sempre un capitolo a parte.

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  7. La Germania secondo me è piena di nazisti un ca**o pentiti pure adesso.E mica solo la Germania!
    Il film mi pare la solita palla sui poveri ebrei,me lo risparmio supervolentieri!

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