(Italia 2016)
Regia: Gennaro Nunziante
Sceneggiatura: Gennaro Nunziante, Checco Zalone
Cast: Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Lino Banfi, Ludovica Modugno, Maurizio Micheli, Paolo Pierobon, Azzurra Martino, Antonino Bruschetta, Adam Nour Marino
Genere: zaloniano
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Mi sono commosso. A un certo punto guardando Quo vado? mi sono commosso.
Ci si può davvero commuovere guardando un film con Checco Zalone? È una cosa normale, o sono io quello strano?
È la stessa domanda che a un certo punto si pone il protagonista del film, quando si trova in Norvegia e si sente un alieno a vivere da italiano cafone in un paese tanto civile ed evoluto.
Non mi sono commosso per il finale, che qualcuno potrebbe considerare buonista e politically correct, quando invece è meglio definirlo “educato”. Perché ebbene sì, questo è un film “educato”, o con cui almeno Checco Zalone ha cercato di fare l'educato. Rispetto ai suoi precedenti lavori contiene molte meno parolacce e volgarità. Anche se a un certo punto non ce la fa più a trattenersi ed esplode in una serie di epiteti a caso come “bocching” e “MILFing”. Si vede che il ragazzo – ha 38 anni però è ancora un ragazzo, dai! – si impegna per non scadere nella facile trivialità della peggio commedia all'italiana, quella alla Massimo Boldi, per dire, e che non si offenda che lo sa benissimo pure lui. In un certo senso questo è il film della maturità di Checco Zalone, più del precedente meno riuscito Sole a catinelle.
"Film della maturità?" "Quel Cannibal non sa più che chezzo dice!" |
Questo non significa certo che sia una pellicola perfetta, tutt'altro. Si fa anzi fatica a considerare Quo vado? cinema vero e proprio. La regia di Gennaro Nunziante è davvero poca cosa. Siamo al di sotto persino del livello fiction, così come la recitazione non è che sia fenomenale. Checco Zalone è inespressivo, di quell'inespressività totale da action hero anni '80. Nel resto del cast si segnalano poi Sonia Bergamasco from La meglio gioventù che alle prese con la commedia sembra davvero poco a suo agio, mentre va un po' meglio con la rivelazione Eleonora Giovanardi – classe 1982 – che dallo stesso Zalone viene definita come un misto tra Cameron Diaz, Margherita Hack e Licia Colò. Ed è proprio così.
Un altro difetto non da poco è quello di essere un film troppo didascalico. La voce narrante di Checco Zalone è usata in maniera eccessiva e spiega per filo e per segno ogni passaggio della pellicola, come se si rivolgesse a dei bambini di 2 anni, o a un pubblico di telelobotomizzati...
Ehm, è proprio quello il pubblico a cui si rivolge?
L'avete detto voi, non io. Sia messo agli atti.
Di che cosa parla comunque questa nuova produzione del re Mida Pietro Valsecchi che è diventato il film italiano più visto al cinema di tutti i tempi?
Quo vado? parla del posto fisso. Soprattutto nella prima parte è proprio fissato con il posto fisso. Se c'è una cosa che io non ho mai voluto fare nella vita è il posto fisso. Fare sempre la stessa cosa per sempre?
No, grazie.
A parte questo aspetto, mi sono ritrovato parecchio nel personaggio di Checco Zalone e se questo fa di me il classico italiano, pazienza. Sfido chiunque a non immedesimarsi, almeno un pochino, in lui. Persino i più snob. Persino quelli che “Checco Zalone? Bleah, che schifo!”.
Quando sono in un paese straniero, il mio comportamento è pressapoco quello di Zalone in Quo vado?. All'inizio mi comporto “da italiano” e considero strane le usanze locali, e poi dopo un po' mi immergo totalmente nelle loro abitudini, a rischio di perdere la mia natura italica. Dopodiché arriva una terza fase, inevitabile, quella della malinconia per la patria. Una specie di saudade tricolore. Per quanto a volte odi l'Italia, gli italiani, il comportamento degli italiani, gli italiani che si incazzano perché non li fanno votare e poi quando possono votare non ci vanno, arriva un certo punto in cui mi mancano. Non sarà bello dirlo, però il bello del nostro paese sta anche nei suoi aspetti peggiori. Quelli di cui ci si lamenta sempre. Le irregolarità, le volgarità, l'attaccamento eccessivo alla famiglia e alla mamma, lo spirito polemico, la burinaggine. Sono caratteristiche che, se portate all'estremo, possono essere negative ma che, quando sono tenute a bada, possono invece rivelarsi delle armi in più. Possono trasformarsi in una passionalità che a molti altri paesi, più civili e più socialmente evoluti, è del tutto sconosciuta.
"Mamma, qui fa freddissimo. Più che a Casale Monferrato!" |
Il brutto degli italiani è anche il loro bello. È nel riuscire a fotografare tutto questo che sta la forza di Quo vado?. Un film esteticamente e cinematograficamente brutto, eppure bello. È un lavoro semplice, scontato, ricco di stereotipi che però sono divertenti, realizzato con un montaggio amatoriale e con una scelta delle canzoni tanto prevedibile quanto efficace, che a essere suonati ci siano Al Bano e Romina o Céline Dion, nomi per altro di recente sdoganati anche dal cinema d'autore, i primi nell'austriaco Lourdes e la seconda nello splendido Mommy di Xavier Dolan.
Qualcuno dirà che un film come Quo vado? qualunque imbecille l'avrebbe potuto realizzare. Intanto a farlo è stato Checco Zalone e c'ha fatto su 65 milioni di euro. E noi niente. Chi è adesso l'imbecille?
Zalone, per carità, non possiede la genialità di un Paolo Villaggio dei tempi migliori. In Quo vado? ad esempio non sono presenti trovate come quella della nuvoletta. Eppure le sue pellicole sono in qualche modo una specie di versione moderna di quelle di Fantozzi. Riflettono gli italiani, e riflettono sugli italiani, in una maniera nazional-popolare. Nel loro sguardo privo di velleità autoriali possiedono una dignità superiore a molti lavori pretenziosi che vogliono dire chissà cosa sulla vita e sul mondo e alla fine non riescono a comunicare nulla. Checco Zalone invece, piaccia o meno, arriva alla gente. Sa parlare alla gente. Sa far ridere la gente. Non sono qualità da poco. E inoltre sa parlare della gente, degli italiani, che è poi questo il vero tema della pellicola, ancora più del posto fisso.
Dicevo a inizio post che a un certo punto questo film mi ha commosso. È capitato nella scena in cui il protagonista si stufa della notte perenne norvegese e ha malinconia dell'Italia. È stato qualcosa che forse ha fatto riemergere in me sentimenti simili di quando mi sono trovato all'estero. O forse mi sono commosso perché mi sono reso conto di essere legato, mio malgrado, in maniera indissolubile a questa nazione, che sa essere un paese di merda e allo stesso tempo un paese stupendo.
E allora lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare, perché ne sono fiero, sono un italiano. Un italiano medio.
(voto 6+/10)
Mi è piaciuta la scena dei bambini di religione diversa seduti alla stessa tavola e poco altro.
RispondiEliminaPerò ho ridacchiato. Si lascia guardare abbastanza. ;)
Il problema di Zalone è uno solo... Dovrebbe mirare a qualcosa di più. Iniziare a cercare un'evoluzione artistica.
RispondiEliminaChe non si può dire che sia un film brutto, ma nemmeno tutto questo capolavoro.
risate di cuore
RispondiEliminanon chiedevo altro o di più
Ho visto solo un film di Zalone, ammetto di aver sorriso in più di una scena, ma non so se è abbastanza per continuare con la sua filmografia. :)
RispondiEliminaConcordo: è meglio di SOLE ACCATINELLE
RispondiEliminaho anch'io riso della preghiera multireligiosa prima di mangiare:
"e tu?"
"io sono ateo"
"ringraziamo Dio"
e ho apprezzato che il protagonista, suonando il clacson in Norvegia e sentendosi replicare con CHE CAZZO TE SONI? provi un moto di nostalgia...
a me non fa ridere. Non lo odio come tanti, ma non mi fa ridere, e quindi...
RispondiEliminaCHecco Zalone continua a farmi ridere, ma questo film ancora non ho trovato la voglia di vederlo. Lo farò comunque, entro l'anno!
RispondiEliminaAvendo detestato gli altri, non ho alcuna intenzione di sciropparmi questo.
RispondiEliminaCerto che paragonare Zalone a Fantozzi fa impallidire tutte le critiche ai miei attori action! ;)
Io cerco sempre di non farmi bloccare dai pregiudizi, prima o poi qualcosa di Zalone lo vorrei vedere,con le aspettative a -3000.
RispondiEliminaCome ha scritto giustamente Patalice,a volte uno ha anche voglia di farsi 4 risate senza pretese ;)