sabato 29 settembre 2018

Serial Killer, la nuova spietata rubrica sulle serie TV - Settembre 2018





C'è una nuova rubrica in città. No, non guardate per le strade del posto in cui abitate. Era solo un modo di dire. Era solo un modo per dire che c'è una nuova rubrica qui su Pensieri Cannibali. Non si era capito? Ok, allora come non detto.

Serial Killer è la nuova rubrica sulle serie TV che ogni mese proverà a fare un (più o meno) veloce punto della situazione su quanto passato sul piccolo schermo da queste parti. Seguendo la scia della rubrica musicale, quindi scopiazzandola un po', ci sarà spazio per i top e i flop mensili, più le serie così così del mese, più qualche rubrichetta per rendere le cose più interessanti. Il tutto tenendo a mente che la stagione televisiva è un po' come il campionato di calcio. Un mese una squadra... pardon, una serie può essere tra i top e un altro mese ritrovarsi tra i flop.

Vi state chiedendo perché la rubrica si chiama proprio Serial Killer?
Perché sarà più spietata possibile nei confronti dei poveri indifesi serial...
Almeno con alcuni. Con altri userò i guanti di velluto. Forse.


Serie Top del mese

The First

Come iniziare la rubrica, se non con una serie che si chiama The First?
Vi viene per caso in mente The First Man, ovvero il nuovo imminente film di Damien Chazelle con Ryan Gosling nei panni di Neil Armstrong, il primo uomo che ha messo piede sulla Luna?
Beh, qui in effetti la storia non è troppo diversa. Solo che questa volta la vicenda è di fiction e immagina un futuro imminente, quasi quanto l'uscita de Il primo uomo nei cinema italiani, in cui l'uomo sta per andare su Marte. A chi spetterà il compito? A Sean Penn, per lo meno se ce la farà.
La storie spaziali non vi gasano più di tanto?
Nemmeno a me, però questa è una serie poco fantascientifica e molto umana. Più incentrata e concentrata sui personaggi che non sulle cazzate sci-fi. Il protagonista interpretato da uno Sean Penn che a 58 anni esibisce un fisicaccio paura da fare invidia a quello di chiunque di qualunque età, o se non altro a un 36enne come me, c'è da dire che non è il massimo della simpatia, e in generale nessuno dei personaggi lo è. Compresa la figlia pittrice tossica in rehab di Sean Penn, interpretata da Anna Jacoby-Heron, giovane attrice lanciata dalla serie teen Finding Carter, nei cui confronti pronto un contrastante sentimento di attrazione-repulsione.


Eppure in qualche modo le loro vicende personali molto terrene, i loro tormenti esistenziali e i loro fantasmi del passato, appassionano più delle vicende spaziali. E la nuova serie di Beau Willimon, già creatore di House of Cards, pur con il suo stile algido fa venire voglia, se non di imbarcarsi per una missione su Marte, di intraprendere un bollente viaggio (almeno) fino alla fine della stagione.


Maniac


La mia reazione dopo i primi 3 episodi di Maniac


La mia reazione dopo il quarto episodio di Maniac


La mia reazione dopo aver visto Jonah Hill dimagrito in Maniac


La mia reazione ogni volta che Emma Stone compare in Maniac


La mia reazione alla fine di Maniac


Vanity Fair

Ci sono serie che uso per addormentarmi. Quelle che seguo senza una grande passione e guardicchio mentre cerco di abbioccarmi. È così – lo confesso – che avevo iniziato Vanity Fair, serie in costume tratta dall'omonima rivista dal romanzo La fiera della vanità, scritto da William Makepeace Thackeray e pubblicato nel 1848. Pensavo fosse una di quelle produzioni made in Britain di qualità ma mediamente noiose perfette per prendere sonno. Invece no. Vanity Fair è una serie brillante, divertente, moderna, o meglio post-moderna. Non siamo ai livelli di un Baz Luhrmann, ma c'è comunque qualche tocco in grado di trasformare una vicenda che sembrerebbe ancorata al passato in una visione decisamente attuale. Merito di una colonna sonora in stile Marie Antoinette non invadente che sa sorprendere al momento e al punto giusto, come quando partono le note di “Material Girl” di Madonna, merito di un tocco ironico ben presente, e merito degli sguardi in camera della folgorante protagonista, Olivia Cooke, vedi rubrichetta sotto.


You

Altra sorpresa del mese. You è una serie che parte come la classica romcom boy meets girl, con l'incontro tra un topo di biblioteca e una topa bionda aspirante scrittrice finto radical-chic, e poi ben presto si trasforma in qualcos'altro. In un thrillerino-stalkerino di quelli che piacciono a me, con un Penn Badgley che fa dimenticare la parte del petulante Dan “sono il nuovo Salinger” Humphrey e si propone qui come un incrocio tra Patrick Bateman di American Psycho e A delle Pretty Little Liars.

Ci sono alcuni elementi parecchio trash e anche piuttosto inverosimili, come la protagonista che scopa e si masturba tranquillamente davanti alla finestra in una casa senza tende a beneficio del suo stalker, ma – hey – questo è pur sempre un thrillerino-stalkerino scemo e quindi certe cose possono – anzi devono – succedere. E così il guilty pleasure dell'autunno è bell'e che servito.


BoJack Horseman

BoJack Horseman è una delle poche certezze della mia vita. Detta così, può suonare come una cosa triste e forse un po' lo è. Così come lo è la vita dei protagonisti della serie. È per questo che mi/ci piace così tanto. BoJack è lo speccho animale in cui ci riflettiamo e che ci fa riflettere sulle nostre esistenze come poche altre produzioni in circolazione, animate o meno. La quinta stagione (che non ho ancora terminato) non delude le aspettative e anche a questo giro ci regala alcuni episodi fenomenali. Il capolavoro di quest'anno è il sesto episodio, una delle pagine più originali ed estreme nella storia della televisione e, se uno si aspetta che da lì in poi la qualità cali, la settima puntata tira subito fuori un'altra genialata e ci dà un'ulteriore conferma di come BoJack Horseman sia probabilmente la serie meglio scritta di sempre. Non solo tra quelle animate.



Serie Così Così del mese

Mayans M.C.

La domanda che in questi giorni si stanno facendo tutti, o almeno tutti i fan di Sons of Anarchy, è: Mayans sì, o Mayans no?
Dopo la puntata pilota, per quanto mi riguarda era un deciso sì, visto che suonava come una piacevole versione cover in chiave latino-americana di Sons of Anarchy e, pur riecheggiando fortemente la serie originale, riusciva a gettare le basi per una produzione del tutto indipendente, con un'atmosfera, sapori e musiche propri. Con i due episodi successivi però l'entusiasmo iniziale è rapidamente scemato, le storie sanno di già visto e già sentito, e soprattutto i personaggi faticano a carburare. Il protagonista EZ, interpretato dal valido J.D. Pardo, ha tutte le carte in regola per diventare la copia latina di Jax, Miguel Galindo (un ottimo Danny Pino) sembra un villain tormentato coi fiocchi e la bella di turno è Sarah Bolger, irlandese che con le atmosfere latine della serie non c'azzecca granché, ma è sempre un bel vedere. Gli ingredienti per una bella corsa ci sono insomma tutti, adesso bisogna solo schiacciare il pedale sull'acceleratore, cosa che al Sam Crow riusciva in maniera magistrale.


Kidding

Una serie diretta da Michel Gondry con protagonista Jim Carrey, che segna la loro reunion dopo lo splendido Se mi lasci ti cancello, e non si trova tra i top del mese? Are you kidding me?


Invece è proprio così. Kidding è una serie stralunata di quelle in perfetto stile Gondry. Eppure qualcosa non funziona. Si potrebbe pensare che il formato di episodi da mezz'oretta l'uno non siano l'ideale per il regista francese, ma Michel Gondry ha dimostrato di essere a suo agio eccome anche con i formati brevi, si vedano i suoi numerosi videoclip e anche spot pubblicitari capolavoro. Cosa c'è allora che non va?

Il personaggio interpretato da Jim Carrey è davvero insopportabile. È il classico tipo troppo buono per essere vero, un incrocio tra Ned Flanders e il conduttore della Melevisione. Non a caso pure lui è la star di una trasmissione per bambini con pupazzi e gente in costume. Alla fine dell'episodio pilota sembra che ci possa essere una sua svolta “cattiva” e invece... niente, nella seconda puntata torna a essere fastidioso come pochi. Se persino il suo figlioletto lo bullizza, cosa dovremmo fare noi telespettatori?


Shameless
"Non hai visto l'ultima puntata di Shameless???"

"Sono in carcere. L'unica cosa che ci fanno vedere qui è Orange Is the New Black. E ogni tanto Prison Break e Oz."

Sempre bello Shameless, eh. È una delle serie cui sono più affezionato e dopo 9 stagioni continuo a seguirla e non sto ancora pensando di abbandonarla. Cosa che per me è un record assoluto. Non credo di aver mai seguito così tante stagioni di una serie sola. C'è però da dire che qualche segnale di cedimento lo sta dando. Eccome. Le vicende di V e Kev ormai sono sempre più inutili, Gay Jesus si sta trasformando in qualcosa di troppo assurdo, Carl in versione G.I. Joe avrebbe anche stufato, Frank ormai è la parodia di se stesso, le vicissitudini lavorative di Deb sono interessanti quanto una puntata di Forum, Lip con le sue vicende da tormentato (ex) alcolizzato resta forse l'unico ancora abbastanza appassionante, mentre persino Fiona/Emmy Rossum, che abbandonerà la serie al termine di questa stagione, comincia a stufare. Più che altro perché si mette ogni volta con un tipo più odioso del precedente. Il suo ultimo boyfriend Ford, interpretato da Richard Flood (nella vita reale marito dell'attrice italiana Gabriella Pession) non lo reggo proprio. È l'ultima stagione di Fiona, volete davvero far finire la sua storyline in compagnia di questo tizio saputello che la tratta come una povera minkiona? Che tristezza.




Serie Flop del mese

American Horror Story: Apocalypse

Con Ryan Murphy le mezze misure non valgono. O fa delle robe noiose che non riesco a reggere, come Feud e la recente sopravvalutata American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace, inspiegabilmente premiata agli Emmy Awards 2018, o fa delle robe che adoro con tutto me stesso, come Nip/Tuck, Scream Queens e la nuova Pose. Da che parte si piazza la nona stagione della sua più longeva creatura, American Horror Story?
Purtroppo nella prima. Anzi, non per essere apocalittici, ma rischia di essere nettamente la cosa peggiore che abbia mai fatto nella sua carriera. E sì che nel suo curriculum Murphy “vanta” pure la regia di Mangia prega ama. AHS: Apocalypse è una stronzata apocalittica. Non c'è altro modo di definirla. L'inizio sembra l'incrocio tra un film della saga di Sharknado, uno di quelli peggiori (cioè in pratica tutti tranne il primo), e una pellicola brutta di Roland Emmerich, una di quelle peggiori (cioè in pratica tutte tranne The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo). Dopodiché si prosegue con una storiella claustrofobica che mette un gruppo di personaggi tra i più ridicoli e idoti mai visti dentro una specie di Grande Fratello post-apocalittico. Va bene il trash, quando diverte, ma quando annoia come in questo caso si scade solo nel ridicolo. Sorry, Ryan Murphy, però questa volta hai toppato, o meglio floppato di brutto.

"Mi stai davvero chiedendo se sono il personaggio più ridicolo nella storia di AHS, e forse della TV tutta?
Ma certo che sì, che domande!"


The Innocents

Prendete Twilight, trasferitelo nella campagna britannica, togliete i vampiri e mettete al loro posto i mutaforme (ma che davero?) e avrete ottenuto The Innocents, una nuova serie teen fantasy che, se solo non si prendesse così dannatamente sul serio, potrebbe anche essere un gustoso guilty pleasure. Invece no. Invece la seriosità del tutto fa affogare la produzione made in Britain nella noia noi poveri innocenti telespettatori che speravamo di vedere una puttanatina fantasy-adolescenziale gradevole.


The Purge

La notte del giudizio era un film che partiva da uno spunto geniale: per una notte all'anno, la gente può uccidere e commettere qualunque crimine voglia restando impunito. Una notte appena all'anno, una specie di versione hardcore di Halloween. Uno degli spunti più geniali che il genere thriller-horror abbia regalato negli ultimi tempi, ammettiamolo. Come tutte le buone idee, anche questa è stata sfruttata e replicata il più possibile, il tutto in un tempo incredibilmente rapido. Dall'uscita del primo The Purge cinematografico nel 2013 a oggi sono arrivati nei cinema due sequel e un prequel e ora in TV una serie.
Ok, idea iniziale geniale, però ora ha rotto il cazzo. Soprattutto quando i protagonisti sono un gruppo di personaggi dal carisma pari a quello del premier Conte, interpretati da un cast di attori di serie C, dove la star di turno è William Baldwin, anche noto come il Baldwin scarso, e sì che già pure gli altri Baldwin a me non è che facciano impazzire. Ci sarebbe proprio bisogno di una notte del giudizio. Anche per fare fuori serie come questa.


Disincanto

Riguardo a Disincanto, la nuova poco incantevole creatura animata del paparino dei Simpsons Matt Groening, non ho bisogno di dire niente. Questo commento pescato su Twitter riflette alla perfezione ciò che penso.




Performer of the Month
Olivia Cooke (Vanity Fair)

Finalmente! In Vanity Fair, a Olivia Cooke finalmente non hanno affidato la parte della malaticcia/sfigata di turno, come in Bates Motel, Quel fantastico peggior anno della mia vita e Ready Player One. Nei panni della scaltra Miss Sharp, Material Girl ante litteram che cerca di farsi strada nell'élite britannica, l'attrice 24enne è un'autentica folgorazione. Well done, girl.


Cotta del mese
Elizabeth Lail (You)

Nella serie You (vedi sopra) chi è la “vittima” delle attenzioni di Penn Badgley?
La bella stalkerata di turno è Elizabeth Lail, già interprete di Anna di Frozen nella serie TV Once Upon a Time. Se fossi uno stalker, penso che pure io sceglierei lei. Già che ci sono, quasi quasi comincio a stalkerarla seguirla su Insta...



Un post condiviso da Elizabeth Dean Lail (@elizaboon) in data:


Episodio Top del mese
BoJack Horseman "Churro gratis (Free Churro)" - stagione 5, episodio 6

Devo anche stare a spiegare perché?


Spazio vintage
My So-Called Life

Oltre alle novità del mese, nella rubrica Serial Killer c'è spazio pure per gettare uno sguardo al passato, con una serie “vecchia” che Pensieri Cannibali vi consiglia di recuperare. E da cosa partire se non da un telefilm adolescenziale, specialità di casa di questo blog?
My So-Called Life per altro non è un telefilm adolescenziale qualunque. È un po' il capostipite delle serie teen moderne. Meno superficiale e glamour rispetto a Beverly Hills 90210, The O.C. e Gossip Girl, e meno naïve rispetto a Dawson's Creek, questo sottovalutato gioiellino sopravvissuto appena una stagione e che nel cast vanta Claire Danes e Jared Leto, nella sua depressione adolescenziale molto grunge e tipicamente anni '90 è stato una splendida anticipazione del #mainagioia esistenziale di serie teen come Tredici - 13 Reasons Why ed Everything Sucks, ma se vogliamo anche dei vari Dr. House, Mad Men e BoJack Horseman. Non lo conoscete, non l'avete mai visto?
Recuperate, gente, recuperate.


12 commenti:

  1. Maniac, a malincuore, non mi fa urlare al miracolo. Meno innovativa del prevista, troppo seriosa, è praticamente la versione d'autore di The Genere di Maccio Capatonda: mi mancano due episodi, spero che il gran finale mi conquisti. The Fist, tra Penn e la fantascienza, non tropo fa per me. Bellina You, anche se sono fermo al pilot; segno Vanity Fair, di cui avevo visto anni fa il film di Mira Nair con la Whiterspoon.
    Un nì per Shameless, che purtroppo ha stancato, e il canonico Kidding; nella categoria, metto anche AHS, partito malissimo, ma risollevatosi a sorpresa nel massacro del terzo episodio. Delle altre, invece, come sai ho apprezzato The Innocents: introspettivo, delicato, lontano dalle cagatone fantasy The CW. Su Bojack: piaciuto molto, ma comunque meno del solito. Stagione più dispersiva, più corale, con episodi scritti forse anche meglio del solito, ma che mi hanno toccato meno, non so perché...

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  2. Vanity Fair la guarderò sicuramente, l'avevo considerata per l'ambientazione che amo e per la brevità ma non ho ancora avuto tempo.
    Maniac non so perché mi repelle.

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  3. Bocciatura sonora per Maniac: un esercizio di stile più forma che sostanza. Irritante mano mano che avanza.

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  4. Ma che davèro AHS va avanti? :o
    Comunque Maniac me lo hanno consigliato in molti... dimmi (a me, personalmente): sì o no.

    Moz-

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  5. Maniac é una merda e sinceramente metto in dubbio la sanitá mentale di chi ritiene la stone una brava attrice

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  6. Se AHS è anche peggio di ACS, con me Ryan Murphy potrebbe avere le ore contate...comunque m'intriga sopratutto Maniac ;)

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  7. Ti consiglierei di non fermarti con AHS, é un crossover tra la prima e la terza stagione e giá al terzo episodio succede una roba bellissima... a me potrebbe piacere un casino.

    Bojack sono solo al terzo episodio e giá il secondo mi ha messo una tristezza estrema

    The Purge é una delle robe più mosce di questo Settembre

    Disincanto non mi é dispiaciuta invece

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  8. Ma... questa rubrica non c'era già solo che senza un vero e proprio nome?

    In ogni caso, condivido l'amore per Maniac e BoJack, che accomuno per una certa malinconia/depressione che hanno nel raccontare l'amore, l'amicizia, se stessi e il superare ansie/paure.
    Segno Vanity Fair (che escludevo per troppa classicità, sbagliando) e The First (che poco ispirava come trama, nonostante Sean).
    Aspetto si accumulino un po' di episodi di Kidding (che vedrò senza se e senza ma) e You -guilty pleasure della stagione?.
    Resto dubbiosa sui Mayans. Si? No? Riusciranno a farmi dimenticare Jax? Dubito, starò buona fino a un confermato rinnovo, che di Sutter poco mi fido.

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    1. Il rinnovo di Mayans per la seconda stagione è appena arrivato.
      Per quanto mi riguarda però la serie non è ancora decollata...

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    2. E sì, lo spazio per le serie tv consigliate e non consigliate c'era già, ma ora cercherò di dargli una cadenza mensile. E in più ora ci sono pure alcune (si spera) simpatiche mini-rubrichette all'interno della rubrica. :)

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  9. Per BoJack nutro grandi aspettative, così come per i Mayans, che però non ho ancora visto.
    Su Shameless la pensiamo allo stesso modo, mentre a Maniac non mi avvicino neanche per sbaglio.

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