domenica 10 febbraio 2019

Sanremo 2019: Mahmood vince, Salvini rosica e io godo






Che Festival di Sanremo sarebbe, senza le canzonette di musica leggera?
Un grande Festival, ecco cosa sarebbe!

E che Festival di Sanremo sarebbe, senza i commenti e i voti di Pensieri Cannibali?
Un Festival triste. Deprimente. Che infatti è ciò che è stato. Finora. A meno che non consideriate divertenti Pio e Amedeo e allora siete messi bene quanto questo individuo.



Dopo la serata finale, signore & signori, ecco a voi di ritorno i commenti cannibaleschi sanremesi!

Per prima cosa chiedo scusa a quei lettori che si attendevano delle opinioni quotidiane su tutte le varie puntate, però anche quest'anno per la seconda edizione consecutiva non ce l'ho fatta. Fisicamente e mentalmente non sono riuscito a seguire ogni serata. Ho guardato solo qualche sprazzo qua e là e poi mi sono sforzato di seguire buona parte della finale. Fino a che la palpebra è calata, se non altro.

Il motivo? Claudio Baglioni io non lo reggo. Sarà che l'innovatore è lui e quello della vecchia scuola sono io, però secondo me mettere un cantante di musica leggera italiana, follemente innamorato delle sue canzoni per altro, come conduttore del Festival per eccellenza della musica leggera italiana non è una ricetta da prescrivere. Tra una canzonetta e l'altra ci dev'essere spazio per rifiatare con qualcosa di differente. Con un po' d'intrattenimento. Se intemezzi le canzonette nuove con le canzonette vecchie del repertorio dell'egotomane Baglioni che duetta con chiunque, il rischio è di mandare il pubblico, o almeno me, in overdose da musica leggera italiana. Il troppo stroppia. Soprattutto se è qualcosa che già a piccole dosi si fatica a reggere.



In questo momento quindi sono ancora in hangover. Una notte a Sanremo può sul serio essere considerata una notte da leoni. Altroché Las Vegas!


Per arginare in qualche modo il dittatoriale baglionismo, quest'anno al suo fianco gli hanno piazzato due comici. Anche in questo caso: il troppo stroppia. Baglioni alla vigilia l'ha definito il “Festival dell'armonia” e invece l'armonia ironia della sorte è ciò che è mancata sul palco. Le passate edizioni quando partecipava come ospite tutti a dire: “Mettete Virginia Raffaele come conduttrice!” e purtroppo non si è rivelata 'sta mossa così azzeccata. Simpatica è sempre simpatica. Gnocca, pure. Solo che passando da ospite a conduttrice titolare si è inevitabilmente istituzionalizzata. Si è sanremizzata, detta in un altro modo. L'umorismo che poteva offrire in una decina di minuti si è per forza di cose diluito sulla distanza di 5 estenuanti serate e il suo momento top è stato quando è tornata a fare la cosa che gli riesce meglio, ovvero le imitazioni delle cantanti.



Con Claudio Bisio, come anticipato, è inoltre mancata l'armonia. Baglioni sembra odiarlo e non ha nemmeno nascosto la cosa. Lui e Virginia inoltre sono due “primedonne”, due “punte”. Al loro fianco hanno bisogno di una spalla che gli regali degli assist. Insieme si pestano i piedi a vicenda. Non a caso hanno funzionato meglio separati. E in generale sono risultati divertenti più in maniera involontaria, con le loro gaffe, che non con le loro battute e gag.



Un'idea per la conduzione del Festival di Sanremo 2020?
Io propongo di mettere Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Li abbiamo provati al Governo qualche mese, e questi sono stati i risultati.



Tra l'altro la cosa più inquietante è che secondo me la previsione di crescita dello 0.2% è persino ottimista, ma spero di sbagliarmi. A questo punto allora li proviamo anche all'Ariston e vedete che dopo il loro passaggio del Festival di Sanremo ci saremo liberati del tutto per sempre.

Adesso che questa premessa dai pretenziosi toni politici sta cominciando a diventare più fastidiosa di un duetto tra Baglioni e il suo ego, passiamo a vedere i top e i flop personali di questo Sanremo, ma prima i voti di Pensieri Cannibali alle canzoni in gara. Sono 24, perciò apprezzate lo sforzo che c'ho messo nell'averle ascoltate tutte almeno una volta. E alcune sinceramente spero di non sentirle mai più.

Le pagelle di Pensieri Cannibali delle canzoni di Sanremo 2019


Francesco Renga – Aspetto che torni (voto 2/10)

Sempre la solita mmmerda il solito Renga. Ha vinto il Festival di Sanremo nel 2005 con Angelo e da allora continua a riproporne una sua leggera variante, sperando gli vada bene di nuovo. Di sicuro a me non va bene, di nuovo.
Un velo pietoso poi sopra le sue esternazioni maschiliste (“Non è un caso che ci siano molti più cantanti maschili, è che la voce maschile ha una gradevolezza migliore”), che fanno ridere i polli, soprattutto tenendo conto della “gradevolezza” della sua insopportabile voce.





Arisa – Mi sento bene (voto 6+/10)

Arisa mi sta simpatica da sempre. La prima volta che l'ho sentita con il suo singolo d'esordio Sincerità a Sanremo Giovani, anzi a Sanremo Proposte, sono rimasto sinceramente colpito dalla sua freschezza. Il nuovo pezzo “Mi sento bene” mantiene fede al suo titolo, è un brano Disco anni '70/'80 di quelli “feel good”, che fanno prendere bene. Ha anche un testo non male. “Guardo una serie alla TV e mi sento bene” è il verso top di questo Festival.
Alla finale si è presentata sul palco con 39° di febbre, cosa che si è vista e si è sentita e che m'è l'ha fatta solo risultare ancora più simpatica. E tenera.







Ex-Otago – Solo una canzone (voto 7+/10)

Insieme a Motta e agli Zen Circus, gli altri esponenti della scena indie presenti al Festival. I genovesi Ex-Otago con il loro suono pop anni '80 si propongono come i nuovi Thegiornalisti e la vetrina sanremese spero possa far guadagnar loro la giusta visibilità che meritano.




Achille Lauro – Rolls Royce (voto 8+/10)

Ooh, finalmente qualcuno che non cerca di fare l'impegnato a tutti i costi. Rolls Royce è un pezzo rock'n'roll senza fronzoli, che cita tra gli altri Amy Winehouse e Paul Gascoigne, cantato e suonato con uno scazzo punk alla Sid Vicious. Quelli di Striscia la notizia hanno accusato Achille Lauro di aver scritto un inno all'ecstasy. Se così fosse, non ci sarebbe niente di male o di strano, visto che la storia del rock è piena di inni alle droghe. Quelli di Striscia poi che vedono la Rolls Royce come un sinonimo delle pasticche, certo che se ne intendono di stupefacenti. Non è che sono loro a fare un po' troppo uso di droga?
E comunque consegnare il tapiro d'oro a un cantante per aver scritto un pezzo sulle droghe è un po' come consegnarlo a un comico per aver fatto ridere. Cosa che a loro non riesce da un 20/30 anni.


Qualcun altro ha invece notato delle similitudini tra il pezzo di Achille Lauro e “1979” degli Smashing Pumpkins, e qualcuno pure con “Easy Easy” di King Krule. Personalmente in questa canzone qualcosa di familiare lo sento, ma non mi ricorda molto questi due pezzi, che adoro, quanto piuttosto “Disco 2000” dei Pulp e forse anche “Charmless Man” dei Blur. E comunque, anche se fosse, meglio avere a Sanremo qualcuno che si ispira a Smashing Pumpkins e King Krule, che gente che come riferimenti musicali pare avere giusto Laura Pausini, Andrea Bocelli o al massimo Ligabue.

Il fatto che Matteo Salvini abbia definito la canzone “penosa e pietosa come musica, testo, immagine, tutto. Ci sarà qualcuno a cui può piacere, io preferisco Ultimo, Il Volo” gli fa guadagnare ulteriori 1000 punti.
Piaccia o meno, è Achille Lauro l'unica cosa capitata a Sanremo 2019 in grado di tenere sveglia l'attenzione, e non solo quella.




Patty Pravo e Briga – Un po’ come la vita (voto 4/10)

Sono sbarcati, sono sbarcati. Non a Roswell. Gli alieni sono sbarcati a Sanremo. E Salvini in questo caso non fa niente?




Negrita – I ragazzi stanno bene (voto 5/10)

Nonostante l'arrangiamento vagamente in stile “Tonight, Tonight” degli Smashing Pumpkins (che quest'anno a Sanremo vanno di brutto), per i Negrita una canzone molto anonima. In particolare per il testo, questi ex ragazzi che non stanno troppo bene potevano sbattersi un po' di più. “Voglio un sogno da sognare” sembra una frase uscita dal protagonista di Scary Movie 3, quello che diceva: “Io ho un sogno: avere un sogno”.
Possono consolarsi con un piatto cucinato apposta per loro da Joe Bastianich, il loro fan numero 1.



Daniele Silvestri – Argentovivo (voto 6/10)

Un pezzo non malvagio che da una parte è apprezzabile. Dall'altra però che palle il voler per forza andare a Sanremo con un testo impegnato. Inoltre a livello musicale siamo dalle parti della copia spenta di Eminem.
Negli scorsi giorni, per lanciare il suo nuovo album Daniele Silvestri aveva tirato fuori un altro singolo, “Complimenti ignoranti”, un pezzo più leggero, ironico e autoironico. Avrei preferito avesse proposto quello al Festival, anziché fare il pesantone, ma va beh, alla fine ha avuto ragione lui, visto che si è portato a casa il premio della critica.




Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood (voto 4/10)
Marco Maccarini Enrico Nigiotti

Io non sono uno di quelli che chiedono: “E questo chi cazzo è?” in continuazione. Anche perché se uno non arriva un minimo preparato, allora Sanremo che lo guarda a fare? Questo Enrico Nigiotti però seriamente: chi cazzo è?


Federica Carta e Shade – Senza farlo apposta (voto 6,5/10)

Alla festa delle medie questa canzone spacca un casino.
Federica Carta e Shade hanno tirato fuori la bimbominkiata del Sanremo 2019. Con me hanno quindi vita facile. Onore inoltre per aver portato Cristina D'Avena con loro alla serata dei duetti.





Boomdabash – Per un milione (voto 6/10)

Pezzo buono più per la primavera/estate. Adesso non esalta in maniera particolare ma, a differenza di altri brani, non fa addormentare. È già qualcosa. Il ritornello però è un po' troppo bambinesco. Roba che al confronto Federica Carta & Shade sembrano pronti per dare l'esame per il patentino del motorino.



Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce (voto 0.2/10)

Ma che davvero c'è gente che ascolta 'sta roba?
Gli regalo uno zero virgola due come voto, giusto perché lo zero assoluto lo riservo per altri...


Mahmood – Soldi (voto 7+/10)

Non male le sonorità R&B in stile The Weeknd/Kanye West, grazie alla produzione stellare di Charlie Charles, collaboratore abituale di Ghali e Sfera Ebbasta. Voce particolare, un incrocio tra Marco Mengoni e Sam Smith. Testo che parla di come i soldi possano cambiare le cose all'interno di una famiglia. Il ritornello inoltre ha il potenziale del tormentone. Cosa che potrebbe fargli fare tanti $oldi $oldi. Va un casino in radio, quest'anno, Mahmood. E a quanto pare pure nella classifica sanremese finale...




Paola Turci – L’ultimo ostacolo (voto 6/10)

Non male, la scollatura di Paola Turci, e pure il suo cortissimo "jumpsuit" (qualunque cosa esso sia).
La canzone?
La classica paolaturcisata, il che non è nemmeno troppo male.



Simone Cristicchi – Abbi cura di me (voto 4/10)

Eccone un altro che spesso viene preso dalla sindrome da canzone con dentro il messaggio. Il suo è un inno alla vita apprezzabile e tutto, ma a me, sarò cattivo io, suona solo tanto buonista. Un campionario assortito del buonismo. L'equivalente musicale di un film con gli animali diretto da Steven Spielberg, prodotto dalla Disney e doppiato da Fabio Fazio. In particolare ritengo il verso “Tutto è un miracolo, tutto quello che vedi” una cacchiata totale. Se tutto è un miracolo, niente è un miracolo. Così come a Sanremo se tutti meritano una standing ovation, nessuno merita una standing ovation.
Vorrei che Cristicchi cantasse ancora simpatiche canzoncine senza troppe pretese come Vorrei cantare come Biagio.




Zen Circus – L’amore è una dittatura (voto 7/10)

Una delle canzoni migliori di Sanremo 2019. Tutto ok, or dunque?
Non esattamente. Non per fare per forza quello indie che se la tira dicendo: “Io gli Zen Circus li ascolto da 25 anni”. Io semmai dico: “Io gli Zen Circus li ascolto da 10 anni” e devo inoltre aggiungere che L'amore è una dittatura, per quanto molto valida, non è uno dei loro pezzi che preferisco in assoluto. Da loro mi aspettavo qualcosa di più, qualcosa di maggiore impatto, di più provocatorio ancora. Bene, ma non benissimo.




Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte (voto 5/10)

La muchacha ideale. Se solo non avesse 'sta storia tira e molla con Gigi D'Alessio e se solo non cantasse 'ste canzonette che fanno andare giù le mutande. Un peccato, perché la voce c'è tutta. E non solo quella.


Loredana Bertè – Cosa ti aspetti da me (voto 6,5/10)

Pezzo un po' troppo da stadio e da Stadio (non a caso tra gli autori c'è anche Gaetano Curreri) per i miei gusti, ma la Bertè spacca!




Irama – La ragazza col cuore di latta (voto 5/10)

Fare l'amore è così facile credo.
Scrivere una bella canzone meno.

Irma è bello ma (musicalmente) rovinato.


Ultimo – I tuoi particolari (voto 3/10)

La banalità e il fastidio di questa canzone ricca di retorica, che sembra scritta apposta per vincere Sanremo, e invece non c'è riuscita, tiè!
Se solamente Dio inventasse delle nuove parole, ascoltando questo brano credo inventerebbe dei bestemmioni niente male.






Nek – Mi farò trovare pronto (voto 6/10)

Pronto? Chi è? Nek?
No, grazie, non sono interessato. Sei sempre in formissima, eh, ma hai stufato più della TIM. Ma comunque molto meno di Baglioni.


Motta – Dov’è l’Italia (voto 8/10)

Se Achille Lauro lo conoscevo già, ma da lui non mi aspettavo un pezzo bomba del genere ed è quindi stata la mia rivelazione del Festival, Motta è invece stato la mia personale conferma. Ho adorato i suoi primi due album e questa nuova canzone Dov'è l'Italia non m'ha deluso affatto. Ho apprezzato il fatto che ha proposto un pezzo più immediato e comunicativo rispetto al resto del suo repertorio. Non significa per forza svendersi o sputtanarsi. Io lo chiamo adattamento. È una cosa che succede un po' in tutti i lavori. Un attore ad esempio deve saper recitare in maniera differente se sta girando un film d'autore, un cinecomics, uno spot, una soap opera o se è impegnato in un'opera teatrale. Vale pure per i giornalisti/blogger, a seconda che si scriva per il proprio blog personale o per un sito/una testata altrui, e che si scriva di spettacolo, di sport o di politica. Non vedo quindi perché non dovrebbe valere per i cantanti. Se vai a Sanremo, è bene che fai la tua cosa, però con un pizzico di sanremizzazione. Secondo me Motta in questo c'è riuscito, mentre ad esempio gli Zen Circus sono rimasti persino troppo loro stessi e si sono adattati poco allo spirito del Festival.
Purtroppo al pubblico generalista Motta non è arrivato comunque, ma almeno si è portato a casa il premio nella serata dei duetti in coppia con Nada, altra eterna sottovalutata della scena italiana.




Il Volo – Musica che resta (voto 0/10)

Per questi tre tenoretti spocchiosetti (“Siamo musica vera che resta” cantano con modestia) il mio voto non può che zero proprio. Manco 0.2. Sono più spietato della Commissione UE, io.




Einar – Parole nuove (voto 4/10)

Non l'avevo già commentato, Irama?
Ah no, scusate. Questo è Einar. Uno dei due vincitori, l'altro è Mahmood, di Sanremo Giovani. Cosa che ha permesso loro l'onore di essere in gara al Sanremo vero e proprio. Un premio, o piuttosto una punizione?
Fatto sta che, se Ultimo prega Dio di inventare delle parole nuove, Einar meno umilmente annuncia: “Riscriverò l’amore con parole nuove”. Com'è invece che la sua canzone di nuovo non ha niente ed è sempre la solita vecchia lagna?


Ghemon – Rose viola (voto 6,5/10)

Discutibili giacche a parte, è passato piuttosto inosservato. Peccato, perché il pezzo di Ghemon non è niente affatto malvagio. Con la sua base trip-hop alla Massive Attack, un tempo avrebbe fatto un figurone suonato in heavy-rotation da Alessio Bertallot (che tra l'altro dov'è finito? Qualcuno ha sue notizie?).







La classifica finale del Festival di Sanremo 2019


1) Mahmood
2) Ultimo
3) Il Volo

4) Loredana Bertè
5) Simone Cristicchi
6) Daniele Silvestri
7) Irama
8) Arisa
9) Achille Lauro
10) Enrico Nigiotti
11) Boomdabash
12) Ghemon
13) Ex Otago
14) Motta
15) Francesco Renga
16) Paola Turci
17) The Zen Circus
18) Federica Carta e Shade
19) Nek
20) Negrita
21) Patty Pravo e Briga
22) Anna Tatangelo
23) Einar
24) Nino D’Angelo e Livio Cori



I Top cannibali di Sanremo 2019

#5 Anna Tatangelo con il mute

Meno male che Anna c'è.



#4 Ex-Otago

La loro Solo una canzone è solo una canzone, appunto, senza la pretesa di cambiare il mondo. E va bene così.


#3 Mahmood

La musica pop italiana nel 2019. Alla faccia di tutti i Salvini.


#2 Motta

Non è riuscito a imporsi nell'immaginario collettivo nazionale come avrei sperato, ma forse è meglio così. Per adesso continua a restare un artista di nicchia e io in quella nicchia mi trovo bene.


#1 Achille Lauro

Il personaggione di Sanremo 2019. Di nuovo, alla faccia di tutti i Salvini.



I Flop cannibali di Sanremo 2019

#5 Le standing ovation a cani e porci

È proprio il caso di celebrare qualunque fondo di magazzino della musica italiana come fosse un genio assoluto, tributandogli una standing ovation come manco ai piloti che portano a termine senza incidenti un volo della Ryanair?




#4 I superospiti

Non per fare confronti impietosi, però un po' sì, ma come siamo passati dall'avere al Festival ospiti come Blur, Oasis, Smiths, Placebo, Duran Duran, David Bowie, Depeche Mode, Queen, etc. ad avere come superospite Alessandra “Annabelle” Amoroso?




#3 Il Volo

Il peggio in assoluto: Il Volo, what else?

E invece no. Sorpresa, sorpresa! Quest'anno i tre tenorini si devono accontentare del terzo posto. Sia nella classifica finale del Festival, che nella lista dei Flop dei Pensieri Cannibali.

Qualcuno parlando della loro canzone “Musica che resta” si è concentrato in particolare sulla parola "resta".





Io invece sono restato fermo alla parola “musica”. Tre pirla che urlano nel microfono credendosi la reincarnazione giovane e sexy di Carreras, Domingo e Pavarotti sarebbero musica?


#2 Ultimo

Da uno che si chiama Ultimo ci si aspetterebbe un po' di umiltà. Non una reazione isterica contro i giornalisti da diva cui è stata soffiata la fascia di Miss Italia da sotto il naso. Deve ancora essere grato di essere arrivato secondo. Io avrei tenuto fede al suo nome e l'avrei fatto finire ultimo.







#1 Matteo Salvini

Io non la vorrei buttare in politica, però se è lui a farlo...
Matteo Salvini il rosicone, e a quanto pare pure il critico musicale, non ha tardato a dire la sua sul verdetto sanremese. E non è tardata ad arrivare nemmeno l'opinione della sua ex Elisa Isoardi, che per una volta si è trasformata nella mia idola. Che goduria, questa sorprendente finale del Festival di Sanremo 2019, e chi se lo aspettava?





14 commenti:

  1. Felicissimo per la vittoria a sorpresa, una bomba di canzone (ehm, no, non per le origini medio-orientali di lui), e concordo parecchio con te. Molti dei più sconosciuti sono stati una rivelazione (grande lacuna, non conoscevo gli Ex-otago ma me ne sono innamorato), anche se dissento con te su Silvestri (gran testo) e Cristicchi (non lo ascolterei, ma grande interpretazione). Un po' spenta la Raffaele, ma ci riaccende la Tatangelo per fortuna.

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  2. C'è anche un 10 con lode e bacio blogghista.
    Come fa una persona normale a vedersi questi ti e farci anche una recensione?

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  3. Spero di non vedere più Baglioni l'anno prossimo, anche perché per la settantesima edizione tutto deve essere di qualità ;)

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  4. Due cose, anzi tre.
    Uno: aspettavo questo post con trepidazione.
    Due: i maledetti tenorini sono riusciti a farmi essere d'accordo con Sgarbi e non so se rivalutarli o odiarli di più.
    Terzo: la coerenza di Elisa Isoardi li batte tutti.

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  5. Anche quest'anno mi sono mancati i tuoi riassuntoni, ché di vedere Sanremo non ho mai avuto tempo/voglia. Ho recuperato qualche video stamattina, rivalutando il vincitore (per radio mi aveva infastidito con la prima strofa) e apprezzando non poco Silvestri. Tanti i nomi che non conosco -inizio a essere troppo vecchia- tanti quelli che non sapevo essere in gara -Nek? Renga? Nino d'Angelo?-. A scatola chiusa, condivido i tuoi voti, che Ultimo è una lagna, Il Volo un'eresia, Motta una conferma.

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  6. Siamo sostanzialmente molto d'accordo, Silvestri a parte che ho trovato buono, quantomeno quando non cantava Rancore.
    Incredibile. Sarà il potere di Salvini e dei tre scoppiati del Volo ad unirci. ;)

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  7. Silvestri pari ad altri? Appena sufficiente? no dai. NON scherziamo. Il resto concordo

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  8. D'accordo su tutto ma più di ogni altra cosa sulle standing ovation. Che poi erano palesemente chiamate e allora che minchia di standing ovation sono?

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  9. Salve
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  10. Già oggi rosica molto meno, visti i grandi risultati politici.
    Comunque, polemiche a parte, la canzone NON è bella, per quel che ho sentito...

    Moz-

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  11. Il brano di Achille Lauro a me ha invece ricordato qualcosa dei Placebo. Salvini invece vorrei dimenticarmelo. E spero un giorno accada.

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