martedì 26 febbraio 2019

Serial Killer: le serie di Febbraio 2019 commentate in modo spietato (ma nemmeno troppo)





Nuovo appuntamento di Serial Killer, la rubrica di Pensieri Cannibali che si diverte a fare a pezzettini le serie TV. Questo mese a dirla tutta nemmeno troppo, visto che sono più i telefilm (a volte mi piace chiamarli ancora così) promossi di quelli bocciati. Ma scopriamo subito i protagonisti di questa puntata, tra top, flop e mini rubriche varie.


Serie top del mese

Deadly Class

Ci sono le serie fighe, e poi c'è Deadly Class, che appartiene a un livello, anzi a una classe superiore. Se Quentin Tarantino realizzasse una serie TV adolescenziale, credo ne uscirebbe qualcosa di simile. Che poi è sì una serie con protagonisti soprattutto degli adolescenti, però non è rivolta a un pubblico esclusivamente teen. Di cosa parla?

Deadly Class racconta di una scuola per... assassini. È l'Hogwarts per aspiranti sicari e serial killer. Capite quindi che all'interno di una rubrica che si chiama Serial Killer ha gioco facile.


Siamo inoltre più dalle parti di Battle Royale che non di Hunger Games. Anche se il termine di paragone più appropriato mi sa che è quello con il film cult Classe 1984. Non a caso Deadly Class è ambientata negli anni '80, ha una colonna sonora fichissima, atmosfere dark alla Donnie Darko, un piacevole tocco pulp e personaggi tutti da scoprire.


Quando sono arrivato al quinto episodio, un folle e strafatto trip psichedelico degno di Terry Gilliam, ho capito che questa è la serie più assurda, estrema e sorprendente attualmente in circolazione. Non perdetevela solo perché negli Usa è trasmessa da un network non certo sinonimo di enorme qualità come Syfy, mentre da noi non è arrivata (non ancora, almeno) su Netflix. In compenso sembra sia in arrivo prossimamente su TIMvision.
In questa scuola non ci si annoia di certo e la sua promozione a pieni voti, almeno qui su Pensieri Cannibali, è assicurata.


The Umbrella Academy

Se con Deadly Class è stato amore al primo episodio, con The Umbrella ella, ella, eh, eh, eh Academy ci ho messo un po' più di tempo. Poco per volta in ogni caso mi sono affezionato sempre di più ai personaggi. Tra i miei idoli in particolare c'è Klaus, che all'inizio ricorda la cazzonaggine dell'altro tizio più celebre interpretato da Robert Sheehan, ovvero Nathan delle prime due leggendarie stagioni di Misfits, ma che poi si guadagna una personalità e pure un'inaspettata profondità tutta sua.


E poi c'è il nongiovane Numero 5, interpretato non da Paulo Dybala come si potrebbe erroneamente pensare, bensì dall'attore rivelazione Aidan Gallagher.



The Umbrella Academy è un telecomics, un telefumetto che prende ispirazione dalla graphic novel creata e scritta da Gerard Way. Se non sapete chi è Gerard Way mi sento offeso. Comunque, per chi non lo sapesse, è stato il cantante e leader dei My Chemical Romance, gruppo emo rock scioltosi nel 2013 ma che prima o poi tornerà, ne sono quasi sicuro.



Un post condiviso da Stereogum (@stereogum) in data:


Gerard Way figura anche tra gli executive producers della serie e il suo tocco si sente, oltre che nelle atmosfere dark e apocalittiche, pure nelle scelte musicali dell'ottima colonna sonora. Piena di pezzi in cui si può intravedere l'ispirazione per le canzoni dei My Chemical Romance.

The Umbrella Academy è un telefumetto che racconta di un gruppo di bambini strambi e dotati di poteri, degli X-Men adottati da un eccentrico miliardario, che una volta cresciuti saranno chiamati a salvare il mondo.


Ok, raccontata così sembra la solita vicenda supereroistica e che palle, e in effetti questa è la prima impressione che ho avuto. Con il passare delle puntate la serie, molto accattivante e ben scritta, grazie in particolare a un ottimo modo di trattare il tema del tempo e dei viaggi temporali sa comunque farsi volere bene e appare come qualcosa di distante dalle solite robe Marvel/DC. Sia lodato Gerard Way. Una volta salvato il mondo dall'Apocalisse, però, non è che potresti anche riformare i My Chemical Romance, please?


Russian Doll

Russian Doll parte dallo spunto, un tempo originale e ormai straabusato, della stessa giornata/situazione che si ripete in continuazione. Di un personaggio che vive incastrato dentro un loop temporale. Come succedeva a Bill Murray nell'innovativa commedia Ricomincio da capo, e come poi successo in vari altri film, da Io vengo ogni giorno a Auguri per la tua morte e Haunter, fino a Prima di domani, ma pure in serie TV come Tru Calling (vedi sotto) e ora in Russian Doll.

Russian Doll parte dallo spunto, un tempo originale e ormai straabusato, della stessa giornata/situazione che si ripete. È una serie creata da Natasha Lyonne, la rossa di American Pie e Orange Is the New Black, anche co-creatrice dello show insieme a Amy Poehler e Leslye Headland.


Russian Doll parte dallo spunto, un tempo originale e ormai straabusato, della stessa giornata/situazione che si ripete e per fortuna quello spunto riesce a trattarlo in una maniera che riserva ancora qualche sorpresa. Ogni volta che questa idea viene presa e ripresa come se ci trovassimo dentro a un loop temporale infinito, mi stupisco che si possa utilizzarlo in modo un minimo originale. Russian Doll all'inizio sembra ripetere lo schema già visto e rivisto e visto e rivisto e ancora visto e rivisto. Dalla fine della terza puntata le cose cominciano invece a evolversi in un'altra direzione e il modello Ricomincio da capo prende forma in una forma un pochino differente.

Russian Doll parte dallo spunto, un tempo originale e ormai straabusato, della stessa giornata/situazione che si ripete e, pur tra alti e bassi, tra qualche momento per forza di cose ripetitivo e qualche trovata interessante, alla fine ce la fa a dire qualcosa di suo, di personale. Questa volta è andata bene, però adesso basta con 'sti infernali loop temporali. Anche se già so che ci cascherò di nuovo con Ancora auguri per la tua morte, il seguito di Auguri per la tua morte, e poi di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo



Serie così così del mese

The Passage

The Passage propone una combinazione micidiale, in grado di infettare milioni di spettatori nel mondo. Da una parte racconta una vicenda apocalittica vicina a The Handmaid's Tale, a The Walking Dead e a un film catastrofico a caso di Roland Emmerich, con l'umanità vicina alla sua fine per colpa di un virus e come unica possibilità di salvezza una soluzione estrema. Dall'altra parte ci sono pure... i vampiri!


Ok che non siamo più nel periodo della Twilight mania – perché ebbene sì è esistito un periodo in cui la Twilight mania ha minacciato il mondo manco fosse un virus mortale – però i vampiri tirano sempre un casino.


Apocalisse + vampiri = successo assicurato, e in effetti la serie è molto accattivante e si lascia guardare senza troppi problemi, con in più l'aggiunta di un piacevole tocco lostiano. Un po' per i flashback, un po' per i misteri e un po' per la presenza di Henry Ian Cusick.


Paradossalmente, queste due tematiche abusate sono il punto debole di un prodotto che invece ha un punto di forza inaspettato. L'amicizia tenera, ma anche ricca d'ironia, tra un uomo adulto (Mark-Paul Gosselaar che a 30 anni di distanza da Bayside School sembra ancora un eterno young adult o quasi) e una ragazzina, l'attrice rivelazione Saniyya Sidney, molto più espressiva e recitativamente matura di molte sue più stagionate colleghe. Sono loro due la salvezza, se non per l'umanità, almeno per il destino di questa serie.




Serie flop del mese

La porta rossa

Attualmente su Rai 2 sta andando la seconda stagione di La porta rossa. Una Rai Fiction che parla di un commissario morto che è visto da una sola persona, una liceale. In più il protagonista è Lino Guanciale, già idolo de L'allieva al fianco di Alessandra Mastronardi. Com'è possibile che ancora non seguissi una roba del genere e che addirittura non fossi a conoscenza della sua esistenza?
Per rimediare a questa mia terribile lacuna, sono corso a recuperare il primo episodio della prima stagione e... non mi è piaciuto. Una Rai Fiction con uno spunto assurdo del genere che non mi piace?


Mi aspettavo di trovare un guilty pleasure divertente e invece, nonostante al personaggio di Lino Guanciale una punta d'ironia non manchi, la serie si prende eccessivamente sul serio, l'aspetto fantasy ricorda un Ghost arrivato con 30 anni di ritardo, e nel complesso ha toni troppo crime per i miei gusti. Non a caso è co-ideata da Carlo Lucarelli.


Per il momento per me è no ma, dovessi continuarla, potrei anche cambiare idea. Mai sottovalutare il potere diabolico delle Rai Fiction.



Cotta del mese
Brianne Howey (The Passage)

Nei panni dell'inquietante, ma più che altro affascinante, vampira bionda di The Passage c'è Brianne Howey. Un'attrice per cui non posso parlare di colpo di fulmine, bensì di ritorno di fiamma. 🔥 L'avevo infatti già notata nella prima stagione di The Exorcist, ed è con piacere che l'ho ritrovata in questa nuova serie.
Buffy l'ammazzavampiri, per favore lei risparmiala.

Performer of the Month
Stephen Dorff (True Detective)

Se nelle prime puntate di True Detective 3 a segnalarsi è soprattutto il premio Oscar Mahershala Ali, zitto zitto in quelli successivi riesce a ritagliarsi un ruolo via via più centrale pure Stephen Dorff. Attore da me sempre adorato che questa volta – chissà? – potrebbe aver azzeccato il ruolo in grado di imporlo anche alla critica e al grande pubblico. Qui su Pensieri Cannibali intanto si becca il titolo di migliore attore TV del mese, per quanto come riconoscimento valga all'incirca quanto una Coppa del Nonno o un Trofeo Birra Moretti.


Episodio da non perdere del mese
You're the Worst, s05e01, The Intransigence of Love

Era forse dai tempi di Friends che non seguivo una serie comedy così a lungo. You're the Worst è giunta quest'anno alla sua quinta e conclusiva stagione e il fatto che, nonostante vari alti e bassi, la stia ancora guardando significa che le sono particolarmente affezionato. La stagione 5 c'è da dire che non è che sia parecchio entusiasmante, però il primo episodio di stagione è stato davvero una bomba, se non altro per tutti i nostalgici degli anni '90 come il sottoscritto. Si è trattato di un tuffo in quel decennio fantastico e decisamente indipendente dal resto della trama. Vorrei un'intera stagione così...


Spazio vintage
Tru Calling

Russian Doll prende spunto da Ricomincio da capo, ok, questo lo sappiamo e l'abbiamo già detto. Un sacco di film prendono spunto da Ricomincio da capo, forse il film più scopiazzato nella storia del cinema, sappiamo e abbiamo già detto anche questo. C'era però già stata anche un'altra serie TV per proponeva i loop temporali prima di Russian Doll. Si chiamava Tru Calling, l'ho già detto sopra, e come protagonista vantava la splendida Eliza Dushku, nota per il ruolo di Faith in Buffy l'ammazzavampiri e in seguito protagonista della sottovalutata Dollhouse. Tru Calling era una serie non fenomenale ma carina, che nel cast proponeva anche l'ex Brandon di Beverly Hills 90210 Jason Priestley e la futura star di Una notte da leoni Zach Galifianakis.


Eliza Dushku aveva qui la parte di Tru, una giovane donna che lavora in un obitorio e che ha il potere di rivivere la giornata in cui i cadaveri in attesa di autopsia sono morti. Un Six Feet Under meets Ricomincio da capo che in qualche modo ha anticipato Ghost Whisperer - Presenze, in pratica. Se vi siete presi bene con Russian Doll e i loop temporali non vi bastano mai non vi bastano mai non vi bastano mai non vi bastano mai non vi bastano mai, potete andare a cercarvela.


Anche questo mese, come ormai di consueto, spazio al prezioso contributo telefilmico dell'amico e collega Federico Vascotto.

Il doppio consiglio di Federico Vascotto

Il consiglio drama – A Million Little Things

Se vi piacciono i drama ABC, un mix riuscito di dramma, commedia, sentimenti e mistero, questa è la nuova serie che fa per voi. Recuperata durante le vacanze di Natale per arrivare pronto al ritorno di midseason, è stata davvero una piacevole scoperta e una piacevole attesa settimanale (alla faccia del binge watching). Il suicidio dell'uomo “collante” di un gruppo affiatato di amici getta scompiglio nell'equilibrio già precario delle loro vite. C'è chi deve affrontare un cancro, chi la depressione, chi vecchi problemi di alcolismo, chi di recente tradimento. Un clima familiare, come se dopo pochi episodi conoscessimo Delilah, Gary, Rome, Regina e gli altri già da una vita. Fil rouge della serie non solo il mistero sul perché chi aveva apparentemente la vita migliore se la sia tolta o sui vari segreti dei protagonisti, ma l'amicizia solida nonostante le disavventure del gruppo e il tema della morte visto sotto molteplici aspetti: despressione, malattie terminali, suicidio e molti altri. Potrei elencarvi un milione di piccole ragioni per vederla, perché non si tratta di un solo motivo, ma vi basti sapere che i personaggi diventeranno subito i vostri amici più cari.

"Lo sai che i Pearl Jam non approverebbero questo balletto, vero?"
"Facciamo che non glielo diciamo?"

Il consiglio medical – The Resident
"Cosa ci sta scritto, lì sopra?"
"Che Federico ne capisce di serie più di Cannibal."
"Ok, ma qualcosa che già non sapevamo?"

Non è esattamente una novità, ma dato che con la seconda stagione ha dimostrato di avere i contro**** mi sento di citarla come altro consiglio seriale del mese. Non solo un buon cast capitanato da due attori molto amati – Matt dal cognome impronunciabile e Emily VanCamp – ma soprattutto uno sguardo davvero inedito sul sistema sanitario americano, ovvero il marcio che c'è dietro, fra dottori strapagati, accordi torbidi e poco chiari, medici che non vogliono lasciare il bisturi nonostante non dovrebbero più operare, compagnie farmaceutiche dalle azioni poco limpide, la depressione degli specializzandi in medicina, e molto altro ancora. Una serie che ha soprattutto il merito di essere cambiata in corso d'opera – dal pilot agli episodi successivi fino al consolidamento della prima stagione – in meglio e non in peggio, costruendosi un'identità ben distinta dagli altri medical che hanno ripopolato il poccolo schermo nell'ultimo anno. Ha continuato su questa strada nel secondo ciclo, tanto da ottenere buoni ascolti e la stagione completa, con noi spettatori pronti a scoprire quale sarà il prossimo marcio da svelare, senza voltarsi dall'altra parte ma piuttosto affrontandolo di petto.


9 commenti:

  1. Mi hai venduto la serie sugli assassini teen :)
    Anche Umbrella Academy sarebbe da guardare, in effetti...

    Moz-

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  2. Purtroppo questo mese non ho visto assolutamente niente, a parte il pilot di Russian Doll che però non mi è piaciuto molto: riproverò!

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  3. Aspettavo giusto l'assist per buttarmi su Umbrella Academy, adesso non ne posso proprio più: 9/10 dei siti che seguo ne parlano e Netflix me la sbatte in faccia non appena apro il feed quindi adesso sono convinto a vederla.

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  4. Questa volta le tue promosse non sono molto nei miei gusti. Bene Russian Doll, ma piuttosto dimenticabile, male con Umbrella Academy che sembra tutt'altro che originale e dopo essermi addormentata in continuazione anche con il terzo episodio, ho deciso di mollarla. Per questo temo Deadly Class che sembra della stessa pasta.
    Sempre piacevolissimo You're the worst, che con quel primo episodio bomba e con quelli a seguire sembra essersi ripreso dalla stanchezza della scorsa stagione in vista del gran finale.
    Quanto a Stephen Dorff, lui e Ali faranno scorta di premi, e che ripresa pure per True Detective, amatissima!

    Infine, per i consigli di Federico, non so se fidarmi di A million little things. Lo avevo segnato dalla tua top 20, ma mi pare un This is us versione allungata che potrebbe disperdersi presto. Che faccio? Provo lo stesso?

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    1. A Million Little Things ormai è meglio di This Is Us. ;)

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  5. Però non puoi ogni volta prenderti una cotta? Non hai una certa età? :D
    Comunque interessanti le prime tre, le altre devo pensarci su, anche se sull'ultima chiudo già la porta ;)

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  6. Julez è impazzita con Umbrella Academy, che però ho svicolato.
    Per il resto, non mi pare ci sia in giro, True Detective a parte, troppa roba fordiana, purtroppo.

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