sabato 5 marzo 2022

Kanye West Side Story





West Side Story

A chi non piacciono i musical in America?
Questo film è stato un flop in America
forse i musical non tirano più in America
ma a me piacciono ancora i musical fatti in America

Con i musical ho un rapporto di amoreodio. Ci sono quelli come La La Land e Moulin Rouge! che mi fanno venire voglia di scendere in strada e mettermi a cantare così, a caso, in mezzo alla gente, e chissene se tutti pensano che sono pazzo.

"Sul serio c'è gente che si mette a ballare per strada?"
"Mah, io non ho mai visto nessuno farlo."

E poi ci sono quelli come Les Misérables e Mary Poppins che mi fanno venire voglia di andare in giro con i tappi per le orecchie pronti. Sai mai che qualcuno dopo averli visti si mette in testa di scendere in strada e mettersi a cantare così, a caso, in mezzo alla gente, come se fossero pazzi.

"Io me ne volo via da questo blog di merda."

Temevo molto il remake di West Side Story. Un po’ perché l’originale rientrava nelle seconda categoria, quella dei musical che trovo insopportabili. Un po’ perché a dirigerlo c’era Steven Spielberg, uno che per me non azzecca un film da La guerra dei mondi del 2005. Com’è andata?


A sorpresa promuovo la versione spielberghiana di West Side Story. Non a pieni voti, ma la promuovo. Tra le cose che non mi hanno convinto molto ci sono le canzoni, che sono rimaste del tutto fedeli a quelle originali, mentre io speravo in riletture più urban, più hip hop, più contemporanee. Mi immaginavo più un Kanye West Side Story, però era solo un mio viaggio mentale.

"E io adesso che c'entro?"

Ho trovato poi un po’ moscetti e poco affiatati tra di loro i due protagonisti, un Ansel Elgort che mi era sembrato più danzereccio e musicale in Baby Driver - Il genio della fuga, benché quello non fosse un musical, e l’esordiente Rachel Zegler, caruccia e tutto, però quando si mette a cantare non si può sentire.

"Ti amo."
"Ma mi conosci da appena 5 minuti."
"Eh lo so, però qui nella casa del Grande Fratello i sentimenti sono amplificati."
"Ma non siamo nella casa del Grande Fratello."

A rubar loro la scena ci pensano i comprimari. Una fantastica Ariana DeBose, giustamente nominata agli Oscar.


E un ottimo Mike Faist, ingiustamente non nominato agli Oscar.


La storia, un incrocio tra Romeo + Giulietta e I guerrieri della notte, non è proprio il massimo dell’originalità, ma tutto sommato fa il suo dovere. A rendere il tutto più trascinante ci pensa lui, sì proprio lui. Sto parlando di Steven Spielberg con cui, così come con il musical, ho sempre avuto un rapporto conflittuale.


Dopo una lunga serie di film soporiferi, da War Horse e Lincoln a Il ponte delle spie e Il GGG - Il grande gigante gentile, finalmente il vecchio Spielby torna a girare con il ritmo e l’eccitazione di un giovinetto al primo film. Quasi fosse un giovane Dawson Leery.

"Jen, secondo te dove devo appenderlo il poster di West Side Story?"
"Io ero venuta qua per scopare, Dawson, ma se preferisci continuiamo a parlare dei film di Spielberg."

A questo giro Steven Spielberg m’ha fatto venire voglia di scendere in strada a cantare.

I feel pretty
oh so pretty
manco fossi
pretty woman
(voto 7+/10)




3 commenti:

  1. Riusciremo mai a parlare di Spielberg senza citare Dawson?
    Non credo.
    Stupita che ti sia piaciuto più del previsto questo musical e stupita ancor più che il pregio maggiore sta proprio nella regia sfavillante di Steven.

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  3. Non mi aspettavo la tua promozione: ne sono sollevato. Visto al cinema, per me, è stato una delle gioie più grandi del 2021.

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