lunedì 5 settembre 2022

Top Gun: Maverick, il tomcruismo non ha mai volato tanto in alto





Top Gun: Maverick

Top Gun: Maverick è più di un singolo film. A parte che è un sequel e quindi non può essere considerato separato dalla pellicola originale, il cult del 1986 Top Gun diretto da Tony Scott, richiamato in più occasioni. Mancano solo Kelly McGillis, in pratica sostituita da Jennifer Connelly, e “Take My Breath Away” dei Berlin, del tutto esclusa dalla colonna sonora non ho capito bene perché, e poi tutti gli altri elementi fondamentali dell'originale in qualche modo sono presenti. Questo è anche, diciamolo subito, il suo limite. Per quanto bello, per quanto ben fatto, per quanto emozionante divertente esaltante, è pur sempre un sequel ed è pur sempre derivativo.

"Derivativo lo dici al tuo sito, scopiazzato spurdoratamente da Pensieri Cannibaleschi...
Come? Non esiste niente del genere?"

Detto questo, Top Gun: Maverick è una dichiarazione d'amore verso il Cinema. Verso un modo d'intendere il Cinema. Quello più spettacolare, più blockbusteroso, più hollywoodiano. Quello più tomcruisiano.

Top Gun: Maverick è il manifesto esistenziale, oltre che cinematografico, di Tom Cruise. Il suo modo d'intendere la vita, così come la Settima Arte, non ha mai volato tanto in alto. È chiaro che per chi odia Tom Cruise questo lavoro rappresenterà un volo dritto all'Inferno.


Per chi ama Tom Cruise, e io non dico che lo amo ma di sicuro gli voglio tanto tanto bene, questo film invece rappresenta il top dei top, il top dei Top Gun. Forse anche meglio del primo. Il sequel diretto da Joseph Kosinski è un omaggio a Tony Scott così clamoroso e sentito da superare per molti versi l'originale, che pure resta mitico e, pur con i suoi difetti e le sue ingenuità tipicamente anni '80, resta un classicone evergreen e un simbolo di quella decade.


L'operazione è simile a quella fatta da Stranger Things. Prendere il meglio dagli 80s e farlo sembrare come se fosse un lavoro nuovo realizzato direttamente in quel decennio, più che ora. Top Gun: Maverick è stato girato nel 2019, sarebbe dovuto uscire nel 2020 e poi, come sappiamo, a causa della pandemia è stato più e più volte rimandato. Una volta decollato nei cinema nel 2022 ci si poteva aspettare che, dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni tra Covid e guerre, sarebbe già risultato obsoleto e invece no. Il motivo?


Top Gun: Maverick è un classico istantaneo, che vola fuori dal tempo. È ambientato nel presente, ma non è legato strettamente al presente. Si fa riferimento a un misterioso nemico, senza specificare quale. Non si vedono smart phone. Non c'è spazio per molte nuove tecnologie, a parte quelle degli aerei, che però non hanno una così grossa importanza perché, come si dice nel film: “Non è l'aereo, signore, è il pilota”.

Un po' come quando alla Ferrari i tecnici dopo una cazzata dicono: "Non è l'auto, è il pilota"

In questa pellicola non c'è spazio nemmeno per la computer grafica. È tutto girato alla vecchia maniera, con Tom Cruise che come al solito non si è tirato indietro nel girare gli stunt più pericolosi in prima persona.

Top Gun: Maverick è un sequel old school, nel senso buono del termine. Nostalgico, ma non passatista. Riesce a far convivere pacificamente il rock tamarro di “Danger Zone” di Kenny Loggins con il pop tamarro di “Hold My Hand” di Lady Gaga. Riprende come detto molto del Top Gun originale, ma riesce a passare il testimone a nuovi giovani personaggi. Su tutti, più che il Rooster interpretato dal solito inespressivo Miles Teller, mi è piaciuto l'Hangman di Glen Powell, già idolo nella serie Scream Queens, con il suo casco fichissimo.


Allo stesso tempo non lo passa del tutto, e Tom Cruise, a 60 anni ancora una volta nei panni di Pete “Maverick” Mitchell, quel testimone se lo tiene stretto, così come quella cloche dell'aereo. Dopotutto i 60 sono i nuovi 40, i 40 sono i nuovi 20 e allora, se la matematica non è un'opinione, i 20 sono i nuovi 0?

"Giuro che sei la prima che porta sulla mia moto!"
"Tom... guarda che l'ho visto il primo Top Gun."

Top Gun: Maverick è Tom Cruise che dice al mondo: “Questo sono io, questo è il mio tipo di Cinema action, se vi piace è così, altrimenti tornatevene a vedere i cinecomics Marvel”. E a quanto pare al pubblico è piaciuto così, visto che il film è il maggiore incasso dell'anno, con al momento oltre 1,4 miliardi di dollari incassati nel mondo, senza manco essere uscito in Cina e Russia.

Un appunto da fare a Tom Cruise comunque ce l'ho. A quasi 40 anni di distanza, sfoggia ancora la stessa giacca.


Stilosissima, per carità, ma spero che ogni tanto in tutto questo tempo l'abbia lavata. Altrimenti per la puzza comincia a volare più in alto di un F-14.
(voto 7,5/10)




2 commenti:

  1. Gli smartphone ci sono eccome. ICE e Maverick si messaggino su quello. Precisazione a parte, concordo che è persino meglio del primo.

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  2. Un successo che ancora non mi spiego.
    Quello anni '80, dico, questo giocare bene con la nostalgia e con l'amore per il cinema un po' di più.
    Anche se no, non credo lo vedrò mai perché finirei per odiare tutto di questa tomcruisata all'ennesima potenza. Lascio spazio a chi sta riscoprendo il cinema: nella sala in cui collaboro, per il secondo weekend di fila, ha fatto 70 presenze. Numeri che l'anno scorso nemmeno in un mese... Meglio dei Marvel? Per me, a scatola chiusa, sì.

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