Rapiniamo il duce
I ladri hanno fatto anche cose buone. Tipo Robin Hood, che ruba ai ricchi per dare ai poveri.
"Anche io sono tratto da una storia quasi vera" |
O tipo quelli de La casa di carta, che rubano ai ricchi per dare a loro stessi. Altrimenti come potrebbero permettersi quelle fighissime maschere di Dalì?
"Oh, so' maschere costose!" |
O ancora, come i protagonisti di Rapiniamo il duce. Personaggi inventati di una vicenda tratta da una storia vera. Mussolini aveva infatti raccolto i beni di lusso offerti in pegno dagli italiani per la guerra e da buon patriota quale era progettava di portarli via con sé una volta superato il confine a suo beneficio personale. Alla faccia degli italiani patrioti. Dobbiamo forse condannare questi "ladri" che cercavano di portargli via il "suo" tesoro?
"Hey, mi sta venendo qualche problema di coscienza a rapinare il duce? Ah no, ho solo mangiato pesante!" |
Rapiniamo il duce è un film che a sua volta ruba qua e là idee, spunti e atmosfere da altri lavori. Nel genere heist, attingendo da pellicole come Ocean's 11 e serie come La casa di carta, e anche in quello storico. In particolare il punto di riferimento sembra essere Bastardi senza gloria. Bisogna però tenere conto che, con tutto il rispetto, Renato De Maria non è Quentin Tarantino e Pietro Castellitto non è Brad Pitt.
Nonostante questo Renato De Maria, già regista di Paz! e Lo spietato, non se la cava niente male dietro la macchina da presa e Pietro Castellitto non sarà Brad Pitt ma è comunque riuscito a conquistare Matilda De Angelis, sia nel film che nella vita privata. Scus se è poco.
Al di là di una certa derivatività nei confronti di Bastardi senza gloria, Rapiniamo il duce paga il fatto di essere troppo timido a livello storico e politico. Quentin Tarantino - ATTENZIONE SPOILER - non si faceva troppi problemi a bruciare vivo Hitler, mentre qui la figura di Mussolini viene affrontata con un certo timore e si tende a parlarne il meno possibile. Non si capisce bene se sia per non attirare accuse di faziosità e polemiche politiche, o se sia per concentrare la pellicola più su altri aspetti.
"Ma dove sono finito? A casa di La Russa?" |
Rapiniamo il duce sembra voler percorrere la via italiana al genere action/avventuroso dal sapore internazionale già tracciata di recente da un altro titolo con Pietro Castellitto, il ben più riuscito Freaks Out di Gabriele Mainetti. Paradossalmente però a funzionare meno pure in questo caso è proprio la parte più spettacolare, che anche a causa del budget ridotto rispetto alle produzioni hollywoodiane è per forza di cose meno efficace.
Pur con i suoi limiti, Rapiniamo il duce riesce almeno in parte ad essere un intrattenimento di discreto livello. Soprattutto grazie a un buon cast. Se i personaggi di Filippo Timi e Isabella Ferrari sono stereotipati, Matilda De Angelis nei panni della femme fatale, per quanto anch'essa piuttosto stereotipata, se la cava bene, specie a cantare.
Coco Rebecca Edogamhe invece lascia i lidi teen della serie Summertime e cerca di ritagliarsi un posto da eroina action.
E soprattutto c'è Maccio Capatonda che trasforma ogni scena in cui compare in un proprio show personale, rendendo la visione clamorosamente più divertente di quanto non sarebbe stata senza di lui. Il classico attore che si mangia il resto del film.
Rapiniamo il duce insomma ha fatto anche cose buone. Soprattutto, ci ha donato un grande Maccio Capatonda.
(voto 5/10)
Gli hai dato 5? Troppo buono.
RispondiEliminaParagonarlo a Inglorious Basterds è veramente blasfemo.
Quanto a Pietro Castellitto mi chiedo cosa avrebbe ottenuto senza quel cognome
Quando si parla del Duce è sempre come maneggiare la classica patata bollente, specie di questi tempi.
RispondiEliminaPurtroppo, già dimenticato e fuso nella mia memoria con Freaks Out.
RispondiEliminaLe buone idee e il buon cast c'erano, ma finisce affossato dagli intenti internazionali di Netflix senza approfondire davvero.
Peccato, ora però vorrei un film Macciocentrico.