Album del mese
Billie Eilish "Hit Me Hard and Soft"
Ha vinto 2 Oscar, tanti quanti Martin Scorsese e Stanley Kubrick nelle loro intere carriere sommati, più 9 Grammy, è già arrivata al terzo album e a volte ci si dimentica che ha appena 22 anni. Billie Eilish non è normale, e per me non essere normali è solo un grande pregio, al contrario di quanto pensa un certo Generale quando ci bombarda con le sue assurde assurdità.
Billie Eilish non è normale, è una fuoriclasse. Per dirla con le parole di Jules Winnfield in Pulp Fiction: "Non è lo stesso fottuto campo da gioco, non è lo stesso campionato, e non è nemmeno lo stesso sport". Lei gioca in una categoria a parte e con il suo terzo disco mette a segno un terzo goal in rovesciata. Ascoltando "Hit Me Hard and Soft" in certi momenti mi è venuta in mente Amy Winehouse, in altri i Radiohead. Non che a livello musicali li ricordi strettamente, è più che altro la sensazione di avere a che fare con qualcosa di altrettanto unico e che solo pochi altri artisti sanno trasmettermi. Se la bellezza di un album si misura dai brividi brividi brividiii sulla pelle provocati, questo ha pochi pari.
Ciliegina sulla torta: il singolo "Lunch" con il suo ritornello che fa "I could eat that girl for lunch", (trad. "Potrei mangiarmi quella ragazza per pranzo"), sembra scritto da Hannibal Lecter ed è già la canzone più cannibale dell'anno.
Billie Eilish non è normale, e menomale.
(voto 9/10)
Gli altri album
Beth Gibbons "Lives Outgrown"
Il primo album solista vero e proprio di Beth Gibbons, la storica voce dei Portishead, è bello ostico, ed è anche bello e ostico. C'è così tanta intensità e vissuto che non è proprio uno di quei dischi che si possono mettere come sottofondo, o rimanere ad ascoltarli distaccati. "Lives Outgrown" bisogna viverlo insieme a Beth, alla sua voce melodrammatica e a tutta la sua maturità.
Sì, si parla di un disco d'esordio, perché se Billie Eilish a 22 anni è già alla sua opera terza, Beth Gibbons a 59 anni è invece una splendida debuttante, nonostante abbia alle spalle tre album con i Portishead e uno in collaborazione con Rustin Man. Diciamo che non è proprio molto prolifica, considerando che dal primo epocale album dei Portishead "Dummy" del 1994 a oggi la sua voce l'ha fatta sentire con il contagocce. Quando ci concede il privilegio di farcela riascoltare, serve staccare tutto il resto e darle la massima attenzione. Roba non facile da fare nei tempi frenetici e ricchi di stimoli in cui viviamo, ma necessaria. Come quando c'è un'eclissi solare. Sono cose che non succedono tanto spesso, chissà quando ricapitano, quindi meglio godersele in pieno.
(voto 8,5/10)
Articolo 31 "Protomaranza"
A distanza di oltre 20 anni dal loro ultimo disco insieme, "Italiano medio" del 2003, J-Ax e DJ Jad hanno seppellito l'ascia di guerra e sono tornati ad essere sia amici che compagni di band. Era ora. Dopo l'antipasto offerto al Festival di Sanremo 2023, ecco che è arrivato un loro nuovo album completo, in cui si confermano maranza nel senso migliore del termine, anzi maranza di classe, o meglio ancora "Protomaranza".
Non tutti i 19 brani che compongono il disco funzionano al meglio, ma nel complesso gli Articolo di oggi sono in ottima forma, qualche pezzo bomba lo sanno ancora fare, le rime di J-Ax sono tornate ad essere ispirate e incazzose al punto giusto dopo le sue ultime non proprio memorabili prove soliste, alcune rime e alcuni giochi di parole presenti sono favolosi, DJ Jad dietro ai piatti sa ancora il fatto suo e il tutto suona fresco, senza buttarla sul nostalgico e sul "quanto erano belli i tempi andati". Anche perché forse non è che fossero così belli.
(voto 6,5/10)
The Lemon Twigs "A Dream Is All We Know"
Siete tra quelli che pensano: "Non la fanno più la musica di una volta", accompagnato da un lungo sospiro di nostalgia?
Male, perché c'è qualcuno pronto a smentire la vostra teoria.
Bene, perché c'è qualcuno pronto a smentire la vostra teoria, e quel qualcuno si chiama The Lemon Twigs. Un gruppo parecchio retrò formato dai fratelli D'Addario (da non confondere con i fratelli attori Alexandra e Matthew Daddario), capace di unire il meglio della musica 60s/70s tra Beach Boys e Beatles, con spruzzate di Kinks, Turtles, T-Rex, le canzoni della colonna sonora de Il giardino delle vergini suicide e quant'altro, ma con uno stile sempre più personale, che nel nuovo album "A Dream Is All We Know" tocca forse il suo vertice. Un sogno ad occhi aperti per tutti quelli, boomer e non solo ma sopratutto boomer, che sognano il ritorno della grande musica del passato.
(voto 7,5/10)
Camera Obscura "Look to the East, Look to the West"
Delizioso. Difficile trovare una parola che meglio descriva l'album che segna il ritorno sulle scene musicali indie pop degli scozzesi Camera Obscura a oltre un decennio dal loro ultimo lavoro. "Look to the East, Look to the West" è una delizia. Come e più di un Kinder Délice a metà mattinata.
(voto 7/10)
Dillom “Por cesárea”
Per chi ha la noia facile come Angelina Mango e come me, il disco di Dillom è un toccasana. Chi è Dillom?
È un rapper argentino cui la definizione di rapper sta stretta. Nel suo secondo album “Por cesárea” c'è infatti spazio per tante cose, dai pezzi di cantautorato indie alle atmosfere trip-hop, dai coretti pop alle tinte più dark, dal funk rock al punk, e molto altro ancora, il tutto per altro realizzato sempre con un gran gusto. “Por cesárea” è un quadro che può sembrare schizofrenico, ma che in realtà va a comporre un collage sonoro di notevole fascino, e che non annoia un solo istante. Grazie a Onda Rock per avermi fatto conoscere un artista davvero sorprendente.
(voto 8/10)
I Hate My Village "Nevermind the Tempo"
Avevo dimenticato che Alberto Ferrari, cantante e chitarrista dei Verdena, milita anche in un altro gruppo. Anzi, in un supergruppo: gli I Hate My Village, composto con Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion, Fabio Rondanini di Calibro 35 e Afterhours e Marco Fasolo dei Jennifer Gentle. Sono le volte in cui maledico di avere una pessima memoria. Finché mi scordo l'appuntamento con qualcuno, pazienza, ma queste sono cose importanti da ricordare.
Avevo dimenticato anche che gli I Hate My Village fanno musica fighissima, molto ritmata e imprevedibile, con un suono che pare il risultato di un cazzeggio tra amici musicisti e che in realtà potrebbe essere più studiato di quanto sembra. Per viaggiare senza auto e senza droghe, ma credo vada bene anche per un ascolto in auto o un ascolto sotto effetto di sostanze, basta che non si guidi sotto effetto di sostanze, il loro nuovo delirante coinvolgente intrippante album "Nevermind the Tempo" è perfetto.
(voto 6,5/10)
Erlend Øye, La Comitiva "La Comitiva"
Il suono dell'estate. Non il reggaeton da bailar sulla playa e nemmeno i pezzi con l'autotune che ascoltano i maranza in giro con le casse e costringono ad ascoltarli pure a te che passi di là incolpevole. Il vero suono dell'estate per me è quello del norvegese trapiantato in Sicilia Erlend Øye, già metà dei Kings of Convenience, insieme alla sua italianissima Comitiva. La loro è una musica da ascoltare in riva al mare come fosse una leggera brezza che ti rinfresca e allo stesso tempo ti inonda di un leggero senso di malinconia, regalandoti l'impressione che l'estate non è ancora iniziata, ma senti che sta già per finire. Il suono dell'estate, o più che altro della Summertime Sadness.
(voto 6+/10)
Ultimo "Altrove"
C'è chi per provare paura si guarda un film horror, chi si fa un giro sulle montagne russe, io invece ascolto Ultimo. Terrore allo stato puro. E Freddy Krueger muto.
(voto 😱😱😱😱😱😱😱😱😱😱/10)
Canzoni Top
#3 Romy Mars "Stuck Up"
Romy Mars è la figlia 17enne di Thomas Mars, il cantante dei francesi Phoenix, e della regista Sofia Coppola, una delle coppie VIP che shippo di più al mondo. Di lei si era parlato lo scorso anno per alcuni video pubblicati su TikTok, nonostante i celebri genitori le avessero vietato l'uso dei social, e negli scorsi giorni per il suo debutto sul red carpet di Cannes a fianco di nonno Francis Ford Coppola. Ora è arrivato il momento di parlarne per il suo debutto come cantante. Romy Mars ha pubblicato un paio di pezzi che suonano come un incrocio tra Olivia Rodrigo e i Phoenix e fanno ben sperare per il futuro. Nepo baby sì, ma di talento.
#2 Travis "Raze the Bar"
Dopo il successo tra la fine degli anni 90 e i primi anni zero di canzoni come "Why Does It Always Rain on Me?" e "Sing", i Travis sono spariti. Almeno per il grande pubblico. In realtà il gruppo scozzese capitanato da Fran Healy ha continuato a fare musica, seppure più in sordina e non sempre molto memorabile, e ora si prepara a pubblicare il 10° album in carriera "L.A. Times", in arrivo il 12 luglio, con cui potrebbe tornare non dico alla ribalta, ma se non altro ad avere un minimo di visibilità. Un pezzo come "Raze the Bar", che vede la partecipazione amichevole ai cori di Chris Martin dei Coldplay e Brandon Flowers dei Killers, in radio non sfigurerebbe di certo.
#1 The Marías "No One Noticed"
Se non è dream pop, e più in generale musica da sogno questa canzone della band indie The Marías, non so cosa possa esserlo. Che incanto.
Cotta del mese
Ana Mena
Questo mese doppia razione di gnagna... volevo dire di Ana Mena.
In un video ha portato un'amica, nell'altro ha portato D'Amico.
Guilty Pleasure del mese
Dua Lipa "Radical Optimism"
È sempre tutta una questione di aspettative. Diciamo che Dua Lipa il suo nuovo album non l'ha venduto bene, o se non altro non l'ha venduto in maniera realistica. Nelle interviste alla vigilia della pubblicazione aveva parlato di un album influenzato dal Britpop e dalla rave culture anni 90, così come da band come Massive Attack e Primal Scream. Poi l'album esce e di queste influenze non si sente traccia, se non con un enorme impiego di immaginazione. Che poi invece come disco pop mainstream "Radical Optimism" funziona. Ci sono alcune canzoni irresistibili, come "These Walls", "Falling Forever" e "French Exit", superiori ai singoli scelti per promuovere il disco. Nel complesso però Dua Lipa non riesce a uscire del tutto dalla comfort zone del dancepop in cui è stata finora incasellata e da cui è riuscita a liberarsi solo nelle intenzioni preannunciate nelle interviste, meno nel suono.
Ad accontentarsi "Radical Optimism" è un buon disco pop. Peccato non riesca a essere anche qualcosina in più. Io comunque voglio essere ottimista proprio come Dua, e sogno che a breve arrivi una versione deluxe che contenga qualcuna delle canzoni scartate dalla tracklist (la cantante aveva dichiarato di aver lavorato a 97 canzoni per il disco) in cui le tanto sbandierate influenze 90s si sentano per davvero.
(voto 6,5/10)
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