sabato 28 settembre 2024

Ma dici sul serie? Monsters, L'amica geniale, The Perfect Couple e le altre serie tv di Settembre 2024






Serie del mese

Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menendez
(miniserie)

Il franchise dei mostri prosegue, e non parlo né di quello degli Universal Classic Monsters composto da Frankenstein, Dracula, la Mummia e compagnia bella brutta, né di quello Pixar-Disney di Monsters & Co. I mostri delle serie di Ryan Murphy sono ben più reali e, dopo Dahmer, ora tocca ai meno noti, almeno dalle nostri parti, ma non meno inquietanti fratelli Menendez.


Su chi sono loro vi lascio il piacere dispiacere di scoprirlo attraverso la serie Monsters. Vi dico solo che siamo probabilmente di fronte al prodotto di Ryan Murphy più vicino al suo sommo capolavoro Nip/Tuck. Per l'ossessione della perfezione fisica, dell'American Dream, del capitalismo, di uno stile di vita basato sull'ostentazione e sugli scheletri nell'armadio, ma anche per il rapporto complementare tra i fratelli protagonisti che ricorda quello fraterno tra i due chirurghi di Nip/Tuck, con l'aggiunta di tanta violenza e un rapporto traumatico col sesso.


Ryan Murphy insomma con questa miniserie potente e sconvolgente, impreziosita dalle interpretazioni fantastiche di tutto il cast e da un episodio clamoroso (il quinto), è tornato al suo meglio. O dovremmo dire al suo diabolico peggio?
(voto 8+/10)


Le altre serie

L'amica geniale
(stagione 4, episodi 1-3)

Ma come, la quarta e conclusiva stagione de L'amica geniale non arriva soltanto a novembre?
Pensieri Cannibali è entrato in quella cricca di privilegiati che si possono guardare le serie in anteprima mondiale, alla faccia di noi poveri comuni spettatori mortali che dobbiamo aspettare i porci comodi dei canali televisivi?

Non esattamente. La quarta stagione de L'amica geniale in Italia arriva su Rai 1 a novembre, ma paradossalmente negli USA è già iniziata su HBO. Niente, non ce la facciamo proprio. Persino sulle serie italiane dobbiamo arrivare in ritardo rispetto agli americani. Cosa che comunque significa che sul web la versione HBO è già cominciata a circolare e quindi non ho resistito alla tentazione di dare una sbirciata. Così tolgo anche futuri ascolti a TeleMeloni, tiè!


A chi invece attende la trasmissione Rai non anticipo niente, se non che i nuovi episodi, almeno i primi andati in onda su HBO finora, sono di ottimo livello. L'amica geniale si conferma come forse la serie italiana più bella dai tempi de La meglio gioventù e come una serie che non ha nulla da invidiare al meglio della serialità a stelle e strisce. Per quanto mi riguarda siamo vicini ai livelli di un Succession, con l'aggiunta di un calore e di una passionalità tutta italiana (si vedano i confronti/scontri tra Lenù e sua madre) sconosciuti a gran parte degli show made in USA.

Per chi per caso si stesse chiedendo se quell'omm 'e mmerda di Nino Sarratore c'è ancora, confermo che sì, c'è e questa volta è interpretato da Fabrizio Gifuni ed è sempre più omm 'e mmerda. Anche se odiare Gifuni non è facile, il potere negativo di Sarratore prevale.


Oltre a lui, anche gran parte del resto del cast s'è rinnovato, perché gli anni passano per tutti, pure per i personaggi dei romanzi di Elena Ferrante, e nei panni delle protagoniste troviamo ora Alba Rohrwacher e Irene Maiorino, assolutamente all'altezza della situazione.


In attesa di scoprire come si concluderà questa avvincente epopea, con il series finale che negli USA arriva l'11 novembre, proprio mentre in Rai la stagione inizierà, per ora L'amica geniale continua a essere un gigantesco sì.
(voto 8/10)


Kaos
(stagione 1)

Tutto ciò che so sugli dei dell'Olimpo, lo so grazie al cartone animato C'era una volta... Pollon. Cosa che la dice lunga sul livello culturale mio e della mia generazione cresciuta a pane, Nutella e Bim Bum Bam.

Dopo Pollon, c'è un'altra serie, questa volta live-action, che rilegge la mitologia greca in maniera altrettanto riuscita. Forse persino superiore. Dite che Pollon non si batte?


Kaos è ambientata in un presente alternativo, distopico, dove però non ci sono gli smart phone e la tecnologia sembra ferma agli anni '90. La differenza principale con il nostro mondo è però che la gente qui crede a una religione assurda. Dite che succede anche nel nostro mondo?
In Kaos tutti credono all'esistenza degli dei dell'Olimpo e questi esistono per davvero!
A guidarli è Zeus, interpretato da un Jeff Goldblum in stato di forma recitativo... divino.


Ad attorniarlo c'è un gruppo di attori per lo più emergenti in cui spiccano Aurora Perrineau, Killian Scott e Misia Butler, coinvolti in un triangolo sentimentale degno di Temptation Island, o dell'affaire Sangiuliano/Boccia.


Non ci avrei scommesso una dracma, poteva essere la pagliacciata dell'anno, sempre dopo l'affaire Sangiuliano/Boccia, e invece Kaos funziona. La serie ideata da Charlie Covell, già mente di The End of the F***ing World, rielabora la mitologia greca in maniera originale e personale, creando a sua volta un'immaginario tutto suo, curato nei più piccoli dettagli. Ad esempio le fantasie a tema sugli abiti dei personaggi.


Per quanto a tratti possa sembrare pasticciata e, sì, caotica, Kaos è una serie appassionante e coinvolgente. Direi quasi da venerare.
(voto 7,5/10)


The Perfect Couple
(stagione 1)

Ancora la storia di una ragazza trovata morta in circostanze misteriose?
Ancora un solito omicidio tra ricchi?
Ancora un giallo in stile Agatha Christie aggiornata ai nostri tempi?

Sì, sì e sì. E sì, ammetto che all'inizio della visione di The Perfect Couple ero parecchio scettico. Episodio dopo episodio sbranato in binge-watching sono però rimasto rapito da questa storia, uguale a tante altre, eppure raccontata con la giusta dose d'ironia e di critica sociale, che la rende quasi una versione seriale di Knives Out 1 e 2. Anche qui con un cast stellare, guidato dalla coppia (apparentemente) perfetta composta da Nicole Kidman e Liev Schreiber.


E che comprende pure Dakota Fanning, che quest'anno con Ripley segna una doppietta di imperdibili serie thriller.


Una ritrovata Isabelle Adjani.


Meghann Fahy, che già si era fatta notare in una serie comedy-thriller dallo spirito affine come The White Lotus.


Jack Reynor, qui più scemo che mai.


Billy Howle (conosciuto soprattutto per il film Chesil Beach recitato al fianco di Saoirse Ronan).


E la novità Ishaan Khatter.


A rubare la scena a tutti è però Eve Hewson, la figlia di Bono che quel bel volpino di Paolo Sorrentino aveva già lanciato nel lontano 2011 in This Must Be the Place.


In un crescendo di colpi di scena, ma pure di humour nero, la serie diretta da Susanne Bier è un piacevole déjà vu. Ricorda tanti altri thriller simili e allo stesso tempo a tratti sembra esserne una parodia che si prende gioco degli stereotipi del genere, come lascia intuire la sua sorprendente sigla danzereccia, e soprattutto dei suoi personaggi belli belli in modo assurdo e ricchi ricchi da far schifo.
(voto 7/10)


Agatha All Along
(stagione 1, episodi 1-3)

Per chi scrive, WandaVision è la cosa migliore partorita dalla Marvel, escludendo almeno la parte dei fumetti che non conosco bene. C'era quindi una certa curiosità di scoprire come sarebbe stata la serie spin-off dedicata a un personaggio minore di WandaVision che aveva catturato l'attenzione del pubblico, anche grazie a una canzoncina, ovvero Agatha. E com'è, ordunque?

⚠ ATTENZIONE SPOILER ⚠

La sua serie solista inizia riutilizzando l'idea migliore di WandaVision, cambiando però genere. Se lo show con Elizabeth Olsen era ambientato all'interno di una sitcom fittizia, Agatha All Along inizia invece come serie crime intimista, un po' sullo stile di True Detective. Un'ottima idea, benché parzialmente riciclata, che però secondo me poteva essere sfruttata più a fondo e più a lungo.


Alla fine del primo episodio questo brillante espediente narrativo viene già accantonato e col secondo e il terzo si entra in territori più tipicamente stregoneschi. La buona notizia è che non si sa bene in quali sentieri si possa avventurare la serie nei prossimi episodi, mentre la brutta notizia è che potrebbe scegliere brutti sentieri, tipo il filone supereroistico tipico delle pagliacciate Marvel.


Per adesso tra luci (in particolare le interpretazioni di Joe Locke e Aubrey Plaza) e ombre (alcuni personaggi per il momento macchiettistici e/o fastidiosi) Agatha All Along promette se non altro nuove sorprese. Se saranno positive o negative, beh, questo è ancora tutto da vedere.
(voto 6/10)


The Penguin
(stagione 1, episodio 1)

I belli si prendono tutto, non c'è niente da fare. Persino per interpretare Il Pinguino, che non è certo il personaggio più sexy del mondo dei fumetti, hanno preso un figo da paura come Colin Farrell. Però che gli vuoi dire? La sua interpretazione, aiutata da protesi e dosi abbondanti di trucco che lo fanno sembrare un Robert De Niro sovrappeso, è ottima.

"Robert De Niro chi?!?"

Guidato da un Colin Farrell tanto irriconoscibile quanto convincente, la serie solista su Oswald "Oz" Cobb alias Pinguino riesce nell'impresa non certo proibitiva di far dimenticare il poco memorabile The Batman di Matt Reeves. Allontanandosi dalle tinte da dark thriller supereroistico del film con Robert Pattinson, la serie sequel e spin-off si ritaglia uno spazio all'interno del genere gangster-mafioso che in genere non mi appassiona molto, ma che qui viene affrontato con la giusta dose di personalità. Complice la partecipazione di una efficacissima Cristin Milioti nei panni della serial killer psicopatica, in grado di tenere testa a Bob De Niro Colin Farrell.


Considerate le mie basse aspettative della vigilia, The Penguin è una piacevole sorpresa. Finora. Il pericolo che con i prossimi episodi possa avvicinarsi a territori maggiormente da cinecomics non è però ancora del tutto scongiurato.
(voto 6,5/10)


Respira
(stagione 1)

Dall'autore di Élite, è arrivata Basta che respiri, la serie medical spagnola in cui i medici fornicano ancora più che in Grey's Anatomy, tra loro, con i pazienti e con in pratica chiunque gli capiti a tiro.
Come? Dite che il titolo in realtà è solo Respira? Sicuri?


Al di là di qualche scenona di sesso, che pur non manca, e di diverse ship da coltivare con amore, la serie spagnola riprende situazioni simili ai medical statunitensi, picchiando però più duro con tematiche forti, dalla chemioterapia allo stupro al suicidio, e aggiungendo pure una forte componente socio-politica, che rende la serie parecchio attuale e vicina anche ai problemi della sanità italiana. Il tutto proposto con un ritmo che non concede pause e che lascia senza... respiro.
(voto 7/10)


Recupero del mese
Slow Horses
(stagioni 1-3)

Qualche giorno fa mi sono sentito in vena di pazzie. Ho ascoltato un disco dei Led Zeppelin e ho iniziato a vedere l'acclamata serie Slow Horses. "E allora?", si chiederà giustamente qualche persona normale, "Queste sarebbero pazzie?".
Sì, per me lo sono, visto che non ho mai sopportato particolarmente i Led Zeppelin e per anni ho evitato Slow Horses immaginando che fosse una cosa spionistica alla James Bond o, peggio ancora, un soporifero spy-thriller in stile John Le Carré. Oh, c'è gente che impazzisce per roba tipo La talpa, io l'ho trovato uno dei film più noiosi mai visti in vita mia, e questa serie, complice la presenza di Gary Oldman, credevo fosse su quei livelli.


Mi sbagliavo. In parte sui Led Zeppelin, pur senza diventare un loro fan ascoltandoli meglio ho trovato qualche loro canzone in più che mi esalta (tipo “The Rover”), e soprattutto su Slow Horses, che non è per niente male come pensavo. Tutt'altro. È un po' tipo Mission: Impossible senza Tom Cruise che fa il figo a tutti i costi, ed è un po' una versione “sfigata” (sia detto in senso positivo) delle storie spy-thriller sull'MI5, visto che è incentrata sulla divisione con gli agenti della serie B dell'MI5, meglio nota come Casa del pantano. Per certi versi mi ha ricordato pure 24, l'unico spy-thriller che abbia mai davvero amato.


A rendere fruibile questa serie anche a chi come me di solito non è per niente devoto agli spy-thriller è il cattivissimo umorismo inserito in dosi massicce dall'autore della serie: Will Smith. No, non quel Will Smith, quello che schiaffeggia gente sul palco degli Oscar. Un altro Will Smith. Ebbene sì, nello show business esiste un altro Will Smith.


Si tratta di un comico e sceneggiatore britannico che aveva già dato il suo contributo a quel gioiellino che rispondeva al nome di Veep. Se come serie spionistica funziona alla grande, io personalmente sono stato catturato soprattutto dal lato comedy di Slow Horses. Con un Gary Oldman scoreggione che in un ipotetico adattamento italiano sarebbe interpretato da Cipollino.

"Sono un agente segreto impegnato a fare il suo lavoro, come e più di James Bond.
Non si capisce?"

È sempre bello sconfiggere i propri pregiudizi e riuscire a trovare qualcosa che non credevi facesse per te, e invece sì, e di cui poterti recuperare, anzi divorare in un colpo solo ben tre stagioni nel giro di pochi giorni. Adesso vi lascio, perché devo andare a mettermi in pari con gli episodi della quarta stagione attualmente in corso.
(voto alla prima stagione 8/10
voto alla seconda stagione 7+/10
voto alle terza stagione 8/10)


Cotta del mese
Eve Harlow (The Perfect Couple)

La figlia di Bono è proprio bona.
Scusate, ma qualcuno doveva dirlo.



Guilty Pleasure del mese
Emily in Paris
(stagione 4)

Ci hanno rotto per settimane con la storia che la quarta stagione di Emily in Paris sarebbe stata ambientata a Roma e poi passano 8 episodi e della Capitale ancora manco l'ombra. Tra il nono e il decimo episodio la scena si sposta (finalmente) in Italia e (ovviamente) la serie non ce la fa a risparmiare qualche cliché sul nostro Belpaese. Devo però riconoscere che mi aspettavo persino di peggio e c'è chi ha fatto ben di peggio, tipo Woody Allen nel suo To Rome With Love. Emily se non altro ci risparmia "Nel blu dipinto di blu" e poi tutto sommato gli italiani ne escono alla grande da questo ritratto un pochino, okay un po' tanto, stereotipato. Soprattutto vincono nettamente il confronto con i francesi, dipinti spesso dalla serie nei loro aspetti più negativi. A uscirne alla grande è in particolare Eugenio Franceschini, che nei panni di Marcello Muratori si prenota un posto da nuovo sex symbol globale.


Se gli episodi italiani mi sono sembrati più decenti di quanto era lecito aspettarsi, a funzionare poco in questa quarta stagione è invece quello che succede prima. La solita tiritera che riguarda Emily e Gabriel, che sarà anche un bell'uomo e un grande chef ma, diciamolo, è uno dei personaggi più mosci nella storia recente delle serie tv.

"Il mio personaggio fa così schifo che persino io sono #TeamMarcello"

A provare a dare un po' di pepe al tutto ci pensa la nuova americana in città, una specie di Emily 2.0 incattivita: Genevieve interpretata dalla figlia di Luc Besson, Thalia Besson. Un personaggio che nel suo essere così volutamente detestabile ho trovato a suo modo riuscito, visto che va a spezzare il buonismo sempre più dominante anche in personaggi all'inizio più perfidi come Sylvie. E se la odiate vuol dire che sì, sta funzionando.

"Datemi subito una serie spin-off tutta mia intitolata Genevieve in Paris diretta da mio papà, e nessuno si farà male"

Tutto cambia in questa serie, insomma, ma alla fine la serie non cambia per nulla. A meno che la prossima stagione non si trasformi, questa volta per davvero, da Emily in Paris a Emily in Rome. Che i francesi si tengano pure la Gioconda e ci diano Lily Collins, a me va bene così.
(voto 5+/10)

"Per fortuna che almeno una cosa in questa serie non delude mai: i miei outfit"




3 commenti:

  1. Per me molto bruttina The Perfect Couple.
    Di Monsters ho visto tre episodi: mi disturba un po' lo sguardo ammiccante del regista, ma serie di livello.
    Sempre geniale, invece, la nostra amica ❤️

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  2. Netflix croce e delizia dello streaming, qualcosa funziona pur rimanendo fedeli all'algoritmo, qualcosa svacca inevitabilmente, molto mi ha stancato.

    Anche quest'anno mi ritrovo a dire che dovrei iniziarla, quest'Amica Geniale, che il ricordo dei libri si è ufficialmente sbiadito. Potrei farcela in tempo con la trasmissione Rai.

    In attesa di capire come proseguono Agatha e il Pinguino, se varranno il mio tempo viste le premesse non troppo felici, sono felicissima di saperti parte del fan-club di Slow Horses!
    Meno seriosa e polveroso di quel che sembra, semplicemente più odorosa per colpa di Lamb. Stagioni esplosive che mi godo tutte d'un fiato, scalpito per il finale in corso.

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  3. Mi sono fischiate le orecchie, non so perché. Ad ogni modo concordo, il quinto episodio di Monsters è davvero un qualcosa di mostruoso. Uno potrebbe guardare anche solo quell’episodio. La bellezza di quell’episodio (ho già detto la parola episodio?) fa anche stridere alcune parti secondo me eccessive, cose che io da sceneggiatore quale non sono avrei tagliato. Una fra tutte la parte in cui si immagina una realtà alternativa, troppo grottesco. Per quanto riguarda Kaos non mi ha preso subito, pensavo vertesse sul cazzaro e invece piano piano il tutto trova una sua identità. Il primo episodio di The Penguin mi è piaciuto, anche se Colin Farrell mi sembrava un Tom Hardy travestito da Pinguino. Per evitare querele evito di commentare la questione dei Led Zeppelin, ad ogni modo il Jackson Lamb di Gary Oldman di Slow Horses è diventato un mio maestro di vita.

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