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lunedì 26 febbraio 2018

The Disaster Artist – La grande bruttezza





The Disaster Artist
Regia: James Franco
Cast: James Franco, Dave Franco, Alison Brie, Ari Graynor, Seth Rogen, Josh Hutcherson, Zac Efron, Megan Mullally


Perché, Lisa, perché, perchééé?
Mi stai distruggendo Lisa!
Come puoi dire che The Disaster Artist è meglio di mio The Room?

Cioè, sì, capisco che film di James Franco può sembrare fatto meglio. Più professionale. Può permettersi di avere attoroni come Seth Rogen, Josh Hutcherson, Zac Efron, Jackie Weaver, Alison Brie, Megan Mullally, Judd Apatow e Sharon Stone in parti minori. Può permettersi le comparsate di gente come Melanie Griffith, Kate Upton, Zoey Deutch e Dylan Minnette che manco si riconoscono, e quindi che cavolo li avete messi a fare? Può permettersi i cameo nella parte di loro stessi di Bryan Cranston, Kristen Bell, Zach Braff, Lizzy Caplan, Adam Scott, Danny McBride e J.J. Abrams. Vuoi però mettere come intensità con mio lavoro?
E poi chi sono costoro, al cospetto di Tommy Wiseau?

giovedì 22 febbraio 2018

The Disaster Movies





Film disastrosi, oppure pellicole da Oscar?
Questa settimana nei cinema italiani sembra esserci pane per tutti i gusti. Sia per i palati più raffinati come quello del sottoscritto, sia per quelli più alla buona come quello del mio blogger nemico Mr. James Franco Ford.
Da che parte starà invece l'ospite settimanale?
Scopriamolo attraverso le sue parole. Direttamente dall'Inghilterra, ecco a voi l'immigrata clandestina extracomunitaria espatriata italiana Alessandra Muroni, autrice del simpatico ma pure competente blog cinematografico Director's Cult.


Intro di Alessandra Muroni: Patria mia, pe(rd)dono, mancai l’uscita del film di Muccino!!!
Tanto onore per essere stata scelta dalla odd couple fatta da Cannibal Kid e Ford come ospite per le uscite della settimana. Italiana. Perché in barba a Salvini, loro mi vogliono lo stesso anche se sono expat, essendo immigrata dalla Er Re(g)gina quasi 5 anni fa e mi fanno lavorare aggratis per i loro blog italianissimi. Salvini, prrr!
Tengo pur sempre un cuore italiano, e oltre a sentire la mancanza della lasagna di mamma, sento anche nostalgia del cinema nostrano, ma non mucciniano muhahuahua.
Ordunque, ecco le uscite italiche, che si differenziano assai da quelle inglesi.


The Disaster Artist
"Tranquillo, Tommy, tutti i siti che contano hanno adorato il tuo film."
"Variety? Movieplayer? Ciak?"
"No. Pensieri Cannibali, White Russian e pure Director's Cult."
"Oh, cazzo, ma allora è davvero un disastro!"

martedì 10 febbraio 2015

THE ICEMAN - L'UOMO DI GHIACCIO, UN FILM NON CON SERGIO MATTARELLA





The Iceman
(USA 2012)
Regia: Ariel Vromen
Sceneggiatura: Morgan Land, Ariel Vromen
Ispirato: al libro The Iceman: The True Story of a Cold-Blooded Killer di Anthony Bruno e al documentario The Iceman Tapes: Conversations with a Killer di Jim Thebaut
Cast: Michael Shannon, Winona Ryder, Ray Liotta, Chris Evans, David Schwimmer, Stephen Dorff, James Franco, Ryan O'Nan, McKaley Miller, Erin Cummings
Genere: criminale
Se ti piace guarda anche: Quei bravi ragazzi, Il fuoco della vendetta, Romanzo criminale, Scarface, Carlito's Way, Nemico pubblico, The Americans

Voi credete al colpo di fulmine?
Non intendo il programma televisivo con Alessia Marcuzzi che allietava (si fa per dire) i pomeriggi di noi teenager degli anni '90. Quello è esistito, purtroppo, ed è un dato di fatto oggettivo. Intendo il colpo di fulmine che può scattare per una ragazza, o per un ragazzo, o anche per un nuovo gingillo tecnologico, o per un'automobile o a volte pure per un film.
Io ci credo. A me è capitato di recente per una pellicola. Alla prima scena di The Iceman è scattato il colpo di fulmine. C'è questa splendida sequenza in cui Michael Shannon e Winona Ryder sono lì al loro primo appuntamento e pure tra loro scatta il colpo di fulmine. È una scena che mi ha ricordato molto vagamente l'appuntamento tra Vincent Vega e Mia Wallace in Pulp Fiction oppure quello, sempre per rimanere in tema John Travolta, in Blow Out di Brian De Palma. Uno di quegli appuntamenti non da romcom ma da film noir.

mercoledì 14 gennaio 2015

THE INTERVIEW, L'INTERVISTA IN ESCLUSIVA A JAMES FRANCO





Buonasera gentili spettatori, oggi qui su Pensieri Cannibali abbiamo con noi, con noi è un modo di dire visto che ci sono solo io, un ospite davvero davvero speciale. Mr. James F...
No, per una volta non sto parlando del mio blogger rivale. Oggi c'è qui un ospite molto più importante: Mr. James Franco. Sì, esatto, proprio lui, l'attore di Spider-Man, Spring Breakers, Il grande e potente Oz, Strafumati, Facciamola finita e facciamola finita con questo elenco che tanto so che lo conoscete già tutti.
Non sapete ancora di chi sto parlando?
Del protagonista del nuovo discussissimo The Interview.


sabato 6 settembre 2014

FESTIVAL DI VENEZIA 2014: VINCITORI E RED PORCHET





Anche quest’anno non sono stato a Venezia. Il motivo?
Sto ancora aspettando che qualche prestigiosa testata mi chiami come suo inviato alla Mostra. Anzi, va bene pure se non è prestigiosa. Basta che mi paghi vitto e alloggio in Laguna e per me si può fare. In attesa che questo capiti, vi lascio con il mio breve commento sulla kermesse. Per quel che può valere e credo sia molto poco visto che non ero presente all’evento e non ho visto nessun film in concorso.
Da lontano, le impressioni generali che mi sono arrivate parlano di un livello cinematografico medio-buono, ma non del tutto esaltante. Il cinema italiano pare abbia fatto la sua buona figura e negli ultimi tempi è una cosa che capita sempre più spesso a dimostrazione di come, dietro le commedie commerciali con i comici dello Zelig, qualcosina dalle nostre parti si sta muovendo.
A mancare a quest’edizione del Festival di Venezia mi pare sia invece stato il glamour, i divi che fanno sognare (Belen non può essere davvero considerata una diva), i film-evento e pure le polemiche. Basti dire che il film-scandalo dell’edizione è stato Nymphomaniac di Lars von Trier, che ormai era già stato presentato ovunque, dal Festival di Berlino al MiSex di Milano.
Un’edizione un po’ sottotono, così pare almeno vista a chilometri di distanza, ma a cui sarebbe stato comunque bello partecipare. Un’edizione che attraverso la giuria presieduta dal compositore Alexandre Desplat questa sera ha prodotto i suoi verdetti finali, con cui vi lascio, insieme all’immancabile red porchet.
Quanto ai premi, non avendo visto i film non so se siano giusti, però sono contento per quello di miglior attore andato ad Adam Driver, mitico nella serie tv Girls. Molto meno per quello di miglior attrice finito all'odiosa Alba Rohrwacher, entrambi per lo stesso film, Hungry Hearts dell'italiano Saverio Costanzo.

Guarda là, Adam. Cannibal Kid sta per sparare uno dei suoi soliti attacchi contro di me."
"Scusa se te lo dico, Alba, però fa solo bene!"

Infine, complimenti allo svedese Roy Andersson per essersi portato a casa il premio più importante, il Leone d'Oro al miglior film, con il suo A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence.
Grande sconfitto invece Birdman di Alejandro González Iñárritu. Evidentemente il leone ha preferito papparsi il piccione svedese piuttosto che l'uomo-uccello messicano.


I PREMI DI VENEZIA 2014

Leone d'Oro al miglior film: A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson

Leone d'Argento per la regia: Andrei Konchalovski (The Postman's White Nights)

Gran Premio della Giuria: The Look of Silence

Premio Speciale della Giuria: Sivas

Coppa Volpi per il miglior attore: Adam Driver (Hungry Hearts)

Colpi Volpi per la miglior attrice: Alba Rohrwacher (Hungry Hearts)

Premio Osella per la miglior sceneggiatura: Tales (Ghesseha)

Premio Marcello Mastroianni: Romain Paul (Le dernier coup de marteau)


IL RED PORCHET DI VENEZIA 2014

Emma Stone
Bella e brava.
Manca solo una cosa: foto di lei nuda non ne sono ancora uscite?
(voto 8/10)

James Franco
Terrificante il suo nuovo look da pelatone con baffo.
James, anzi Franco, che hai fatto?
(voto 3/10)

Luca Zingaretti
Hey, ha copiato il look a James Franco…
Ah no, lui era già così anche prima.
(voto 3/10)

P.S. Ma chi diavolo sta salutando?

Milla Jovovich
Milla Jovovich futura mamma sul red carpet con il pancione.
Pancione?
E questo lo chiama un pancione?
(voto 6/10)

Al Pacino
Così così il look da tamarro americano in vacanza in Italia, ma lui è Al Pacino ed è figo comunque.
(voto 7+/10)

January Jones
Agli Emmy era più figa.
Però è pur sempre figa.
(voto 7/10)

Luisa Ranieri
La madrina di questo Festival. Scelta per il suo notevole fascino terrone mediterraneo.
(voto 6,5/10)

Isabella Ragonese
Niente male. Proprio niente male. E' anche così che si tiene in alto il nome del cinema italiano.
(voto 7+/10)

Isabella Ferrari
C’è poco da fare. Gli anni passano, ma lei resta sempre la MILF numero 1 del nostro cinema.
(voto 7/10)

Alba Rohrwacher
Per me è no. No. E ancora no.
(voto 1/10)

Alexandra Daddario + Ashley Greene
Sì, va beh, alla presentazione di Burying the Ex di Joe Dante con loro c’era anche quel fortunello di Anton Yelchin, ma lui non ha molta importanza.
Per Alexandra & Ashley novantadue minuti di applausi.
(voto 9/10)

Belen Rodriguez + Stefano De Martino
Perché erano presenti al Festival del Cinema di Venezia? Per caso per presentare un film?
Giammai!
Belen era lì per promuovere una nuova catena di di saloni di estetica…
Non ho capito quale sia il legame tra loro e il cinema, in ogni caso sul red carpet si sono scambiati baci parecchio infuocati. E prendetevi una stanza!
(voto 7/10 per il loro affiatamento, voto 0/10 per la loro connessione con il mondo del cinema)

Giorgio Napolitano
Pensavate non ci fosse nessuno a Venezia che con il cinema c’azzecca ancor meno di Belen e del maritino?
Sbagliato. Eccolo qui: Giorgio Napolitano.
(voto 0/10)

lunedì 18 agosto 2014

SCUSI, CHI HA FATTO PALO (ALTO)?




Palo Alto
(USA 2013)
Regia: Gia Coppola
Sceneggiatura: Gia Coppola
Ispirato ai racconti di: In stato di ebbrezza di James Franco
Cast: Emma Roberts, Jack Kilmer, Nat Wolff, James Franco, Zoe Levin, Olivia Crocicchia, Claudia Levy, Bailey Coppola, Val Kilmer, Micah Nelson, Janet Jones, Christian Madsen, Margaret Qualley, Keegan Allen
Genere: indie teen
Se ti piace guarda anche: Skins, Kids, Bling Ring, Il giardino delle vergini suicide

Io ooodio i figli d’arte.
Odio di più i figli di puttana, ma odio anche i figli d’arte. Nella categoria figli d’arte ci faccio rientrare pure nipoti, pronipoti, fratelli, cugini e altri raccomandati di tipo vario.
Un’eccezione la faccio però per la famigghia Coppola, quella che dal patriarca Carmine Coppola, compositore e direttore d’orchestra, ha dato vita al padrino Francis Ford e a tutta una serie di altri talenti artistici. La mia adorata Sofia, innanzitutto. La Coppolina è riuscita a smarcarsi dal pesante cognome paterno per inventarsi uno stile indie-chic tutto suo e che ha influenzato parecchio il cinema hipster contemporaneo. Quindi Jason Schwartzman, simpatico attore che al solo guardarlo in faccia mi vien da ridere. Roman Coppola, regista del curioso per quanto non del tutto riuscito A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, ma anche co-sceneggiatore di gioiellini di Wes Anderson come Moonrise Kingdom e Il treno per il Darjeeling. Poi ancora Robert Carmine, attore comparso qua e là e soprattutto leader della indie-pop band Rooney.



E inoltre c’è Nicolas Cage…
Va beh, avrà anche vinto un Oscar come miglior attore, però lui è un po’ la pecora nera della famiglia. Quello che, se anche una volta aveva un briciolo di talento, ormai l’ha sputtanato tutto recitando una serie di parti ridicole in una serie di filmucoli ridicoli. Comunque gli si vuole bene pure a lui. A lui e al suo parrucchino Antonio Conte style.

Io insomma ooodio i figli d’arte, ma amo i Coppola. La curiosità di vedere come se la cavava l’ultima della dinastia a fare il suo ingresso nel mondo del cinema era dunque altissima. Palo Alto è il debutto in alta società di Gia Coppola, classe 1987, una ragazza che chiama nonno Francis Ford, cugini Nicolas Cage e Jason Schwartzman e zietta Sofia.

Zia Sofia con Gia Coppola

Quest’ultima è quella a cui è più vicina per stile cinematografico. Palo Alto è un film molto sofiacoppoliano, eppure la giovanissima Gia riesce a distinguersi con una sua personalità e con un suo stile registico. Siamo dalle parti di un cinema indie molto hipster, radical-chic e fighetto, parecchio curato nella fotografia e nella scelta della colonna sonora, che comprende nomi cool come i sudafricani Die Antwoord e il cantautore canadese Mac DeMarco, più splendide musiche originali, che a tratti paiono una rilettura odierna di quelle di Angelo Badalamenti per Twin Peaks, composte opposta da Devonté Hynes, anche noto, almeno in ambito indie, con gli pseudonimi di Lightspeed Champion e Blood Orange.

"Faccio finta di ascoltare la colonna sonora indie del film
e invece mi sto sparando Justin Bieber a tutto volume, yeah!"

"Che emozione! Chissà cosa dirà Pensieri Cannibali del nostro film..."
Oltre a fotografia e musiche, molto sofiacoppoliani sono pure i personaggi, dei teen che sembrano una versione ai nostri giorni dei protagonisti de Il giardino delle vergini suicide o di Marie Antoinette, o dei vicini di casa un pochino meno glamour di quelli del Bling Ring. La protagonista Emma Roberts vive poi un amore con un uomo più anziano che è lontano parente di quanto visto in Lost in Translation. Sono inoltre presenti il tema della solitudine, il sentire di non appartenere a nessun posto e la confusione adolescenziale tipiche dell’opera di Sofia Coppola. Qualcuno può anche dire che è una pellicola che non va da nessuna parte, che gira in tondo come Stephen Dorff in Somewhere. Forse è vero.



"Emma, lo sai che sei proprio una pretty woman?"
"James, sta frase da rimorchio funzionerà con quella battona
di mia zia Julia, certo non con me."
Allo stesso tempo, Gia Coppola cerca una strada sua con questo debutto che, per quanto acerbo e derivativo, possiede un fascino particolare. Se zia Sofia con Bling Ring pareva guardare i giovani protagonisti da lontano, prendere le distanze da loro, Gia dall’alto dei suoi 27 anni pare ancora molto vicina ai teen che popolano Palo Alto, cittadina californiana della San Francisco Bay Area. Prendendo ispirazione da alcuni racconti di James Franco, che ovviamente non manca di comparire nel film, l’ultima (per ora) dei Coppola disegna una pellicola che non scimmiotta gli altri Sundance movie contemporanei, ma va a caccia di una sua identità. Un’identità non ancora trovata del tutto, visto l’affiorare dei riferimenti ai lavori della zietta, di omaggi a Nel paese delle creature selvagge di Spike Jonze come notato dal blog Non lo so adesso, così come qua e là sembra di assistere a una versione più soft dei kids di Larry Clark e Harmony Korine, o a dei parenti americani di quelli della serie britannica Skins.

Non sarà niente di nuovo, non sarà niente di mai visto prima, non sarà del tutto a fuoco, però il primo film di Gia Coppola ha una qualità che a un buon esordio non deve mai mancare: la freschezza. Una dote che mi fa dimenticare come questo sia comunque il film di una figlia, o meglio di una nipote d’arte, in cui svettano figli e parenti d’arte pure nel cast: Emma Roberts, figlia di Eric e nipote di Julia, ma che ormai è una star capace di brillare di luce propria, e l’esordiente totale Jack Kilmer, figlio di Val, pure lui presente in un piccolissimo ruolo. In pratica, questa è l’apoteosi del cinema fatto dai figli di, eppure io l’ho adorato dal primo all’ultimo fotogramma.
Che mi sta succedendo?
Mi sa che i figli d’arte non li ooodio più.
(voto 7,5/10)

domenica 30 marzo 2014

LOVELACE, LA PROFONDA STORIA DI GOLA PROFONDA




Lovelace
(USA 2013)
Regia: Rob Epstein, Jeffrey Friedman
Sceneggiatura: Andy Bellin
Cast: Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Juno Temple, Robert Patrick, Sharon Stone, Adam Brody, Chris Noth, Bobby Cannavale, Hank Azaria, Chloë Sevigny, Debi Mazar, Wes Bentley, Eric Roberts, James Franco
Genere: soft-porno
Se ti piace guarda anche: Boogie Nights, Dietro i candelabri

Hanno fatto un film su Linda Marchiano.
Chiiiiiiii?
Codesto nome non vi dice nulla? Riproviamo con quello di battesimo: Linda Susan Boreman.
Ancora niente?
E va bene, diciamolo in un altro modo: hanno fatto un film su Linda Lovelace.


A questo punto, ai più esperti di cinema porno tra voi, ovvero il 90% dei lettori cannibali, saranno scattate le antenne, e pure qualcos’altro. Linda Lovelace è stata infatti la prima vera pornostar dell’industria delle pellicole per adulti. Questo per una sua grande abilità.
La recitatione?
No, l’arte nel fare i pompini, esibita generosamente, mooolto generosamente in Gola profonda, un pornazzo che nel 1972 si è trasformato in un vero e proprio fenomeno della pop culture e ha sdoganato il genere a luci rosse presso un pubblico vasto e anche intellettualoide. Ovvio, non è che le famiglie si siano messe a portare i bambini a vederlo al posto dei film Disney, però ha fatto registrare incassi paurosi, mai realizzati prima e credo nemmeno dopo da un porno. Il merito di tanto clamore stava in una cura quasi autoriale nella realizzazione da parte del regista e sceneggiatore (ebbene sì, il film aveva una sceneggiatura di 42 pagine!) Gerard Damiano, così come in una buona dose di ironia presente e poi soprattutto in lei, Linda Lovelace, lei e la sua bocca. Gola profonda è stato un cult movie che ha sdoganato i film erotici e pure l’arte del pompino presso il pubblico di massa, o quasi, talmente entrato nell’immaginario collettivo dell’epoca da essere persino usato come alias dall’informatore segreto dello scandalo Watergate.

Lovelace il film racconta di come una ragazza timorata di Dio, una brava ragazza con dei genitori vecchio stampo e solidi valori sulle spalle, sia diventata un fenomeno del porno. Racconta della lavorazione della tanto discussa, famosa e famigerata pellicola Gola profonda, con tanto di protagonista maschile interpretato da Adam “Seth Cohen di The O.C.” Brody. O almeno nella prima parte racconta questo, risultando un Boogie Nights meno d’autore, d’altra parte tali Robert Epstein e Jeffrey Friedman in 2 non fanno 1 Paul Thomas Anderson, ma comunque è una piacevole ricostruzione del mondo del porno degli Anni Settanta.

"Sono la bomba sexy di Basic Instinct, non si vede?"
Nella seconda parte il film prende invece tutta un’altra piega. Si trasforma nel dramma di Linda Lovelace, fanciulla sfruttata dal sistema pornografico e che vedrà a mala pena $1000 dei $600 milioni che il suo film di maggior successo frutterà nel mondo. Soprattutto, ci mostra una fanciulla sfruttata dal marito, interpretato da un perfido Peter Sarsgaard, a mio parere uno degli attori più in forma del moemnto, si veda anche la sua recente partecipazione all’ultima stagione di The Killing, ma purtroppo troppo sottovalutato. È lui il più convincente del cast, che vede anche il prezzemolino James Franco nei panni di Hugh Hefner di Playboy, una sempre spumeggiante Juno Temple e una Sharon Stone irriconoscibile, lontana anni luce dai tempi sexy di Basic Instinct e che qui ha la ben poco hot parte della madre della protagonista.


"Giro 50 film all'anno, volevate me ne perdessi uno sul mondo del porno?"

E la protagonista?
Mi sono sempre chiesto se Amanda Seyfried mi piacesse o meno. In Mean Girls era spassosissima, in Jennifer’s Body veniva offuscata alla grande da Megan Fox, in filmetti come Dear John e Letters to Juliet mi era sembrata parecchio insipida, in Les Misérables è una lagna come del resto tutta la pellicola, mentre in cose non eccezionali come Cappucetto rosso sangue, Gone e In Time non mi era dispiaciuta. Questo film però ha risolto il dubbio: Amanda Seyfried non mi piace. Nonostante abbia il ruolo di una pornostar, nonostante si intravedano le sue tettazze che non sono niente male, mi ha fatto meno sesso di quanto immaginassi e la sua performance anche a livello recitativo mi ha convinto ben poco.

"Mi stai sempre addosso, mi succhi via la vita.
E io che pensavo fossi brava a succhiare solo qualcos'altro..."
Il problema del film comunque non è la Seyfried che, sebbene meno Sexyfried del previsto, bene o male se la cava ancora. Il problema è lo svaccare della pellicola nella seconda parte, nel suo trasformarsi in un melodrammone in cui alla povera Linda Lovelace ne capitano di tutti i colori, manco fossimo dentro un film di Lars von Trier. A differenza delle pellicole del bastardissimo Von Trier, qui però le sue sofferenze ci vengono inflitte in maniera ruffiana, per impietosire lo spettatore, e ne emerge anche un discorso moraleggiante e accusatore nei confronti della pornografia. La denuncia nei confronti di un ambiente maschilista è del tutto giusta e condivisibile fin che si vuole, ma il modo in cui viene messa in scena non convince molto. Un peccato, perché l’inizio del film intriga con le sue atmosfere 70s e invece nel finale si sprofonda nel biopic televisivo. Televisivo? Magari, visto che il recente film tv Dietro i candelabri – Behind the Candelabra della HBO è parecchio più avvincente e riesce a evitare le trappole del facile pietismo in cui cade questo film per il cinema.

Attenti allora a come vi approcciate a questo Lovelace. Se vi aspettate un film su:
- Porno, yeah!
- Trombate, doppio yeah!!
- Pompini, triplo yeah!!!
Sarete soddisfatti solo in piccola parte. Uno pensa a una roba come Gola profonda e si immagina il sesso e il divertimento, quando dietro alla sua realizzazione e alla sua protagonista in realtà c’è tutta un’altra storia. Lovelace è un biopicone drammone non malvagio, solo deprimente come pochi altri film visti di recente. Ebbene sì. Lovelace è un film sul mondo del porno, ma lo fa ammosciare.
(voto 6-/10)

venerdì 21 marzo 2014

THIRTY SECONDS TO VERONICA MARS




Veronica Mars – Il film
(USA 2014)
Titolo originale: Veronica Mars
Regia: Rob Thomas
Sceneggiatura: Rob Thomas, Diane Ruggiero
Cast: Kristen Bell, Jason Dohring, Chris Lowell, Enrico Colantoni, Percy Daggs III, Tina Majorino, Francis Capra, Ryan Hansen, Ken Marino, Krysten Ritter, Martin Starr, Gaby Hoffman, Jerry O’Connell, Sam Huntington, Max Greenfield, Jamie Lee Curtis, Dax Shepard, James Franco
Genere: marziale
Se ti piace guarda anche: Veronica Mars (la serie)

A long time ago, we used to be friends. Tanto tempo fa, io e Veronica Mars eravamo amici, ma poi ci si è persi di vista, come spesso capita. Sono arrivate altre persone, altre frequentazioni, altre serie tv. Io e Veronica Mars eravamo molto legati nel 2006, ai tempi in cui Italia 1 trasmetteva le sue prime due stagioni. Era un'amicizia complicata. 8 anni fa, le serie bisognava seguirle ancora in tv, e con tutte le pubblicità in mezzo. Si doveva arrivare all’orario giusto davanti al televisore, altrimenti si rischiava di perdere qualche scena fondamentale e, se proprio non si poteva essere lì “in diretta”, bisognava usare il videoregistratore. Pazzesco. Era una vera fatica seguire le serie tv, una volta. Una volta? Fino a pochi anni fa. Eppure, in qualche misterioso modo si riusciva a frequentarsi comunque, io e Veronica Mars.

"Che tristezza Internet nel 2006. Pensieri Cannibali non esisteva ancora..."
La prima stagione è stata folgorante. Era il telefilm giusto al momento giusto: adolescenziale, ma non troppo. In grado di tirarmi fuori dalle paludi delle serie teen alla Dawson’s Creek, un passo alla volta. Per quanto ambientata in un liceo e pur avendo per protagonista una ragazzina, era una serie con i controcoglioni, con dentro una componente thriller e una robusta dose di umorismo. In più, Veronica non era certo la classica bionda svampita che desidera diventare cheerleader, bensì una giovane true detective che investigava sulla morte della sua migliore amica, la ragazza più popolare della high school. Da qui si sviluppava un intreccio a metà strada tra il crime e il teen drama, una vicenda che guardava come ovvio modello di riferimento a Twin Peaks e allo stesso tempo apriva le porte a un nuovo modo di intendere le serie adolescenziali. Qualcuno ha detto Pretty Little Liars? La seconda stagione riusciva a crescere ancora di più, concentrandosi su nuovi casi crime, ma soprattutto sviluppando maggiormente il personaggio di Veronica e la sua tormentata storia d’amore con Logan, il bullo bello della serie.
La mia amicizia con Veronica procedeva quindi alla grande, quand’ecco che l’idillio si ruppe. La terza stagione fu infatti una schifezza. Difficile spiegare cosa andò storto, fatto sta che le cose non funzionavano più. Il nuovo caso e i nuovi personaggi facevano pena e la serie al terzo anno sembrava già mostrare il fiato corto. Quando arrivò la notizia della cancellazione, non me la presi allora nemmeno più di tanto. Era una di quelle cose che, per quanto spiacevoli, sapevi prima o poi sarebbero arrivate. Io e Veronica Mars prendemmo così due strade differenti e per anni non ci vedemmo e non ci parlammo più. Certi rapporti non sono destinati a durare per sempre.

Quando credevo di aver chiuso il capitolo Veronica Mars una volta per tutte, ecco che lo scorso anno è giunto un annuncio a sorpresa. L’autore della serie Rob Thomas ha pronta la sceneggiatura per un film inteso come proseguimento naturale delle tre stagioni televisive, solo che nessuna compagnia cinematografica sembra intenzionata a produrla e così Thomas si affida alla rete. Chiede ai fan di contribuire al finanziamento della pellicola attraverso Kickstarter, un sito di “crowd funding” per progetti creativi di varia natura. A Rob Thomas e compagni servono 2 milioni di dollari per dare il via alle riprese. I fan di Veronica Mars non sono numerosissimi, dopo tutto la serie è stata cancellata dopo appena 3 stagioni proprio per gli ascolti non esaltanti, ma le sono affezionatissimi. Se qualcuno, come me, l’aveva dimenticata in favore di nuove compagnie, i suoi amici storici si sono invece fatti sentire e hanno raccolto in poche ore ben 5,7 milioni di dollari, molti di più della cifra minima per la realizzazione. E così, il film di Veronica Mars viene girato. Grazie alla rete, grazie ai fan, grazie agli amici. Questa è una rivoluzione che spalanca i portoni a un nuovo modo di produrre le pellicole. Adesso non è che le major cinematografiche spariranno nel nulla, però il caso di Veronica lascia aperta la possibilità per la realizzazione di progetti simili, con altre serie tv, e non solo. Si possono immaginare ad esempio i fan di un libro che uniscono le loro forze economiche per dare vita a un adattamento per il grande schermo. Per contrastare lo strapotere delle major di Hollywood, così come le decisioni dei grandi network televisivi che stabiliscono quali serie devono continuare e quali devono morire, la gente, il popolo ha una nuova risorsa. Non ci sono limiti a questo nuovo comunismo.
Rimanendo soltanto nell’ambito delle serie tv, quali vorreste far rivivere, anche solo per la durata di un film? Non parlo di quei telefilm che hanno avuto una loro fine perfetta, come Breaking Bad, o imperfetta ma comunque una conclusione ben precisa e già stabilita da tempo come Lost. Mi riferisco a quelle serie “sfigate”, nel senso di maltrattate dagli ascolti e dai canali televisivi americani, che sono finite prematuramente. Io vorrei rivedere Dark Angel con Jessica Alba, serie terminata in maniera troppo frettolosa che meriterebbe di essere ripresa per bene.

Tornando alla mia amica, alla mia ex amica Veronica Mars, pur guardando con grande favore a questa operazione di finanziamento così alternativa al sistema tradizionale, avevo qualche dubbio sul risultato finale. Le cose del passato, spesso e volentieri è meglio che rimangano nel passato. Veronica Mars, per quanto una serie di manco una decina d’anni fa, era figlia dello scorso decennio e pensavo ormai avesse fatto il suo tempo. Oppure mi sbagliavo?

"Un unico riferimento alle mie tette in tutto il post?
Non è più il Cannibale che conoscevo una volta..."
Veronica Mars – Il film è una piacevole sorpresa. Non che sia qualcosa di rivoluzionario, come è invece stata la raccolta fondi per girarlo. Il suo bello è proprio quello di riuscire a essere fedele al "vecchio" spirito della serie. Trattandosi del prosieguo di un serial parecchio recente, non c’è quel forte alone di malinconia che aleggia spesso in operazioni analoghe. Questa pellicola è come se continuasse in maniera spontanea il discorso che aveva interrotto qualche anno or sono, quando il network The CW aveva deciso di chiusere i battenti delle sue trasmissioni. Dimenticando la pessima terza stagione, l’autore Rob Thomas ha ripescato intatta la Veronica dei primi tempi. Nonostante sia io che lei detestiamo le reunion, in questo caso ritrovarci non è stato affatto spiacevole. È stato come rivedere una vecchia amica che appare un pochino cambiata, ora ha le tette più grosse, eppure è sempre la stessa adorabile canaglia di un tempo. Se proprio vogliamo trovarle un difetto, a questo giro appare meno incazzata. Ha mantenuto intatta la sua ironia e il suo atteggiamento strafottente, soprattutto nei confronti delle autorità e delle tipe popolari del liceo, ma allo stesso tempo sembra aver trovato un maggiore equilibrio personale. È più matura, come ovvio che sia, solo che è anche meno arrabbiata e questa è una cosa di lei che mi manca. Per il resto, Veronica Mars non ha perso un briciolo del suo fascino e della sua forza e questo film è come se fosse un doppio episodio della serie in cui tutti gli elementi funzionano alla perfezione. C’è la parte thriller che, per quanto non troppo imprevedibile, è ben orchestrata, regge per tutta la durata della super puntata e riesce a richiamare lo stile delle vecchie indagini della giovane detective Mars; c’è poi anche una buona dose di umorismo che fa mantenere il sorriso sulle labbra dall’inizio alla fine, e non mancano naturalmente pure un pizzico di sentimenti.

"Tina, sei finita a Grey's Anatomy? Beh, poteva andarti peggio.
Potevi girare True Blood..."
"Ehm, veramente ho fatto pure quello."
Da ex appassionato della serie non ne sono certo, ma credo che la pellicola possa funzionare bene anche per una visione da “babbani”. Nella intro viene riassunto in maniera breve ed efficace un po’ tutto quello che c’è da sapere su Veronica e quindi anche chi non la frequentava ai tempi del liceo può conoscerla per la prima volta ora che è una quasi laureata in legge, e godersi questa nuova storia in maniera indipendente dal telefilm.
Come è ovvio, va detto che a godere in pieno della visione saranno soprattutto gli amici di vecchia data della Mars. Nel corso del film, viene concessa un’apparizione a praticamente tutti gli storici personaggi di una volta: Wallace (Percy Daggs III), Weevil (Francis Capra), Mac (Tina Majorino, poi passata per qualche tempo dalle parti di True Blood e dell’ospedale di Grey’s Anatomy), il padre di Veronica Keith Mars (Enrico Colantoni), Piz (Chris Lowell), Gia (quella topolona di Krysten Ritter), Leo (Max Greenfield ormai noto come Schmidt di New Girl) e Dick (Ryan Hansen), che entra in scena con un rutto e resta il più spassoso di tutti. Si può dire che a molti personaggi non venga offerto un enorme spazio, ma questo è pur sempre un film e non una stagione completa, era difficile concedere di più a tutti. Quello che ha maggior spazio è naturalmente Logan (Jason Dohring), il grande amore di Veronica (Kristen Bell). Tra loro si riaccenderà la fiamma?
Tra le varie chicche, menziono inoltre un musicista ambulante che strimpella la sigla della serie “We Used to Be Friends” dei Dandy Warhols, una divertente micro apparizione di Dax Shepard, nella vita reale marito dell’attrice Kristen Bell, e un cameo autoironico dell’onnipresente James Franco.

Contro ogni previsione, è stato allora un vero piacere rivederla. In situazioni di questo tipo, è facile provare alla fine un certo senso di delusione. Con Veronica Mars – Il film non è successo. Io odio le rimpatriate, ma questa è stata organizzata davvero bene. Per gli amici di Veronica di una volta, è un party riuscito alla perfezione che difficilmente lascerà qualcuno con l’amaro in bocca e, allo stesso tempo, per tutti gli altri è un buon modo per fare amicizia con lei per la prima volta.
Adesso che la reunion è finita, la promessa è la solita che si fa in queste occasioni: “Non perdiamoci più di vista, mi raccomando!”
Ci vediamo ancora Veronica. Certo, come no?
(voto 7/10)

giovedì 12 dicembre 2013

MAN OF THE YEAR 2013 – N. 6 JAMES FRANCO



James Franco
(USA 1978)
Genere: tuttofare
Il suo 2013: ha fatto di tutto e di più, dal filmone commerciale disneyano (e a sorpresa nemmeno malaccio) Il grande e potente Oz nei panni del Mago di Oz al cult indie Spring Breakers, in cui è il rapper zarro Alien, dalla soap trash Hollywood Heights alla simpatica sitcom The Mindy Project, dove è comparso come guest-star, passando per la commedia Facciamola finita in cui interpreta se stesso, facendo tappa nel mediocre About Cherry, per arrivare a Lovelace dove ha un piccolo ruolo, ma che ruolo, quello di Hugh Hefner. Avendo ancora del tempo libero, ha girato, sceneggiato e interpretato pure As I Lay Dying, in concorso all'ultimo Festival di Venezia ma che non ho ancora visto. Ah, inoltre dipinge, ha parodiato Justin Bieber e Kanye West, si è fatto Ashley Benson delle Pretty Little Liars, è il testimonial di Gucci e sicuramente ho dimenticato qualcosa.
Se ti piace lui, ti potrebbero piacere anche: Dave Franco, James Dean, Jeff Buckley, Ethan Hawke, Joseph Gordon-Levitt
È in classifica: perché lavora talmente tanto che un riconoscimento se lo merita. E poi quasi tutto quello che fa, lo fa bene. Anche se come pittore... bah, insomma.
Il suo discorso di ringraziamento: "Non ho tempo di ringraziare. Scappo subito, devo andare a lavorare!"

Dicono di lui su
cinguettator
Nicolas Cage @nicolaparrucchinatogabbia
@jamesfranco Finalmente ho trovato qualcuno che lavora più di me!


Seth Rogen @7rogen
Hey @jamesfranco, visto che ormai fai qualunque tipo di lavoro, le piastrelle a casa mia le vieni a mettere tu? #OfferteDiLavoro

Frengo @jamesfrengo
Certo che in #FacciamolaFinita vi siete proprio fumati l'impossibile!



sabato 7 dicembre 2013

MAN OF THE YEAR 2013 N. 13 – SETH ROGEN



Seth Rogen
(Canada 1982)
Genere: cazzaro
Il suo 2013: ha esordito alla regia insieme a Evan Goldberg con l'originale Facciamola finita, di cui è stato anche uno dei protagonisti, e ha fatto la piacevole (nonostante la presenza di Barbra Streisand) commedia on the road Parto con mamma, in più è stato guest-star nelle serie The Mindy Project e Arrested Development, ha girato lo spassoso video parodia di "Bound2" di Kanye West nei panni di Kim Kardashian e ha avuto un ruolo drammatico o quasi nel bellissimo Take This Waltz.
Se ti piace lui, ti potrebbero piacere anche: Jonah Hill, Danny Masterson, Jack Black
È in classifica: perché è il talento a tutto tondo della commedia americana di oggi.
Il suo discorso di ringraziamento: "Per festeggiare posso farmi una canna?"

Dicono di lui su
cinguettator
James Franco @jamesfranko78
Faccio coming out: I ♥ #SethRogen


Ecco il video parodia di "Bound2" con Kanye West e Kim Kardashian realizzato da James Franco e Seth Rogen.


domenica 13 ottobre 2013

FACCIAMOLA FINITA, IL FILM APORCALITTICO




Facciamola finita
(USA 2013)
Titolo originale: This Is the End
Regia: Evan Goldberg, Seth Rogen
Sceneggiatura: Seth Rogen, Evan Goldberg
Cast: Seth Rogen, Jay Baruchel, James Franco, Jonah Hill, Craig Robinson, Danny McBride, Michael Cera, Emma Watson, Christopher Mintz-Plasse, David Krumholtz, Aziz Ansari, Mindy Kaling, Paul Rudd, Rihanna, Channing Tatum, Martin Starr, Kevin Hart, Backstreet Boys
Genere: aporcalittico
Se ti piace guarda anche: La fine del mondo, Rapture-Palooza, Fatti, strafatti e strafighe

Negli ultimi giorni ho visto La fine del mondo, After Earth – Dopo la fine del mondo e Facciamola finita (titolo originale This Is the End). Cosa volete che vi dica? È un periodo in cui mi sento particolarmente ottimista e fiducioso per quanto riguarda il futuro dell’umanità.
La cosa più preoccupante è che, al confronto di queste pellicole, una volta che guardo il TG e sento le notizie sul governo (quale governo?) italiano o su Lampedusa, la realtà mi sembra parecchio più preoccupante. E allora torno a guardarmi i miei film apocalittici e mi sento meglio. A parte con After Earth, che quello è proprio 'nammerda.

"Lo so che volete il mio corpo. Lo so."
Facciamola finita è uno dei film di cui ho avuto più difficoltà a parlare. Non perché si tratti di una pellicola così impegnativa. Ma va là. E non è nemmeno una visione fuori dalle mie corde. Tutt’altro. È una di quelle cazzatone che io prediligo e che in condizioni normali poteva offrirmi un sacco di spunti. Il problema è che l’ho visto prima di andare all’Oktoberfest, non ne ho scritto subito e poi, litri e litri e litri di birra dopo, i ricordi si sono fatti un po’ sfumati, ja. E con ricordi un po’ sfumati intendo: “Chi sono io? Qual è il mio nome? Da che pianeta provengo?” L’unica cosa che ricordavo dopo l’Oktoberfest era il nome del Presidente della Repubblica italiana. Quello non cambia da secoli.
Poi però mi sono detto “Facciamola finita e scriviamo un po’ ‘sto post su Faccimola finita!”. Lo so che le cose non vanno forzate e che prima o poi l’ispirazione viene da sola. Solo che, ancora un po’ che aspettavo, le possibilità di avere delle memorie decenti del film svanivano sempre più. Per riuscire a scriverne mi sono così armato di caffè, beveroni schifosi da post-hangover, un po’ di pazienza e ho provato a ripercorrere mentalmente la pellicola, stile Una notte da leoni.
Hey, un momento. Non cominciamo a fare confusione, che poi cerco di ricordarmi com’era Una notte da leoni, prima dei due orribili sequel realizzati e non la finiamo più.
Io invece voglio farla finita. Non con la mia vita. Non allarmatevi, o in alternativa non gioite. Voglio farla finita con questo film.
Partiamo allora dalle cose semplici: la trama. Di cosa parla, Facciamola finita?

Parla di Seth Rogen che va a prendere all’aeroporto il suo amico Jay Baruchel, di ritorno a Los Angeles con l’intenzione di passarsi qualche giorno in tranquillità a giocare ai videogame e a stonarsi di maria.
Maria?
No, per il momento no, grazie. Sono ancora in botta da birra.
Solo che poi Seth Rogen viene invitato a un party esclusivo a casa di James Franco e convince l’amico, che da bravo snob asociale non c’ha voglia di partecipare a una festa, ad andarci. E così i due si ritrovano nella villa di James Franco insieme a Rihanna, Emma Watson, Jonah Hill, Michael Cera, Mindy Kaling, Christopher Mintz-Plasse, Paul Rudd e altra gente. Fino a che, a un certo punto, arriva il finimondo. Non un semplice terremoto, che a L.A. sarebbe all’ordine del giorno. Capita proprio una fine del mondo. Così, di punto in bianco.

"Calma Emma, non lo diciamo più che Harry Potter è una cagata pazzesca."
Lo spunto è geniale, non vi sembra?
No?
In effetti una fine del mondo oggi come oggi non è una cosa così strana, in un film. Però mi sono dimenticato di menzionarvi una cosa. Nella mia sbadataggine da hangover, non vi ho detto che non ho usato i nomi degli attori invece di quelli dei personaggi così, per rendervi più semplice l’identificazione. In questo film, gli attori sono proprio i personaggi. Seth Rogen è Seth Rogen. Jay Baruchel è Jay Baruchel. Emma Watson è Emma Watson, e Dio la benedica. Ognuno interpreta se stesso in quella che però è una versione un po’ finta e un po’ no di se stesso. Difficile capire quanto ci sia di vero e quanto meno. Michael Cera ad esempio pare che nella realtà sia un tipo tranquillissimo che non beve neanche e certo non è nemmeno un party boy, mentre qui fa il cocainomane sessuomane scatenato. I veri Seth Rogen e Jay Baruchel invece non è molto difficile immaginarli realmente dei cazzari fattoni quali appaiono nella pellicola. Craig Robinson, recentemente fermato alle Bahamas per possesso di marijuana, non parliamone. Insomma è un gran casino. Un gran miscuglio tra reality e fiction di cui parlavamo anche a proposito di Bling Ring e che ormai è diventata una consuetudine nel mondo di oggi. Con i vari social network, il confine tra VIP e "umani", tra persone e personaggi s'è fatto sempre più sottile.
È questa l’arma vincente, lo spunto fenomenale del film. La prima mezz’ora funziona così alla grande e appare tra le cose più originali viste di recente in ambito comedy. Se tutto fosse a questo livello, staremmo qui a parlare di un capolavoro e forse me lo ricorderei perfettamente nonostante tutta la birra bevuta nei giorni successivi. Peccato che il resto della pellicola, per quanto presenti qualche altro spunto e ideuzza non male, non sia tutto allo stesso livello. Dalle quasi 2 ore di durata, qualche scenetta non fenomenale sarebbe potuta essere lasciata fuori e in alcuni momenti sembra che a divertirsi siano più gli attori mentre recitano ognuno nei propri panni, più che noi spettatori a vederli.

"Mmm, la tipa nell'header di Pensieri Cannibali mi ricorda qualcuno..."
La follia anarchica che anima questo film, benché a tratti persino troppo stupidotta nella sua goliardica comicità, benché non sempre esilarante, benché non sempre messa a fuoco, rappresenta comunque una boccata d’aria fresca all’interno di un panorama americano composto da commediole prodotte in serie, una uguale all’altra. Facciamola finita è come una pellicola amatoriale, solo girata con mezzi professionali da dei professionisti del settore. Questo è il suo pregio principale, perché si percepisce il divertimento nel realizzarla, così come anche il suo più grande limite, visto che l’originalità della prima parte si esaurisce in una sceneggiatura che si sviluppa in maniera piuttosto prevedibile e per allungare il minutaggio sono stati inseriti un po’ troppi momenti in stile videoclip (da “Gangnam Style” a “Everybody” dei Backstreet Boys), o parodie cinematografiche non proprio di prima mano (“L’esorcismo di Jonah Hill”) che fanno tanto filmino cazzaro realizzato tra amici. Che poi è quello che la pellicola in fondo è.
Quentin Tarantino ha addirittura inserito questo film tra i suoi preferiti finora del 2013. Ecco la sua top 10 completa in ordine alfabetico:
"Ho davvero messo Kick-Ass 2 e The Lone Ranger?"

  • Afternoon Delight (Jill Soloway)
  • Before Midnight (Richard Linklater)
  • Blue Jasmine (Woody Allen)
  • Drinking Buddies (Joe Swanberg)
  • L’Evocazione - The Conjuring (James Wan)
  • Facciamola finita (Seth Rogen, Evan Goldberg)
  • Frances Ha (Noah Baumbach)
  • Gravity (Alfonso Cuarón)
  • Kick-Ass 2 (Jeff Wadlow)
  • The Lone Ranger (Gore Verbinski)


Tarantino magari è il solito esagerato e questo film con tutti i suoi difetti e le sue lungaggini non rientra probabilmente tra i migliori o tra i più memorabili dell’anno. O forse è stata solo la birra, tanta birra, a rendermelo meno memorabile. Nonostante il ricordo sbiadito, resta comunque un esperimento interessante, un esordio alla regia valido e vitale di Seth Rogen, in co-abitazione con il compare Evan Goldberg, che in futuro potrà regalarci cose ancora più fiche.
E adesso?
Adesso basta.
Facciamola davvero finita con ‘sto film e con ‘sto post.
(voto 7-/10)

"Oh, cosa guardate male? Pure a Hollywood c'è crisi e han tagliato gli stipendi..."



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