La dolce vita
(Italia, Francia 1960)
Regia: Federico Fellini
Regia: Federico Fellini
Cast: Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aimée, Yvonne Furneaux, Alain Cuny, Annibale Ninchi, Valeria Ciangottini, Adriano Celentano, Nico Otzak
Genere: viaggio in fondo alla notte
Se ti piace guarda anche: Mad Men, A single man, 8 1/2
“È la pace che mi fa paura. Temo la pace più di ogni altra cosa. Mi sembra che sia soltanto un’apparenza e che nasconda l’Inferno. Pensa a cosa vedranno i miei figli domani. Il mondo sarà meraviglioso, dicono. Ma da che punto di vista se basta uno squillo di telefono ad annunciare la fine di tutto? Bisognerebbe vivere fuori dalle passioni, oltre i sentimenti, nell’armonia che c’è nell’opera d’arte riuscita, in quell’ordine incantato. Dovremmo riuscire ad amarci tanto da vivere fuori dal tempo, distaccati. Distaccati.”
“Italia Italia, che bella che eri negli anni Sessanta,” cantano il Nongio e Biggio nello sketch di Garibaldi e Vittorio Emanuele del loro I soliti idioti. E, almeno a guardare La dolce vita, dannazione se c’hanno ragione.
Non che il film di Fellini mostri una realtà idilliaca o disneyana in cui tutto va bene e tutti sono felici. Anzi. Lo stilosissimo giornalista interpretato da Marcello Mastroianni con classe impareggiabile è un’anima in pena, che vaga per le notti romane divorato da una fame di vita, di dolce vita che non riesce a saziare. Passa da una donna e da una festa all’altra senza trovare appagazione, ma il bello è proprio il viaggio, la ricerca continua, il non fermarsi. Mai.
Un’Odissea che è cinema puro, non si attiene alle regole della narrazione tradizionale ma preferisce vagare insieme al suo protagonista, in un tipo di pellicola che da 2001 ad Apocalypse Now dà grandi soddisfazioni, perlomeno quando dietro si cela un regista dotato di una sua “visione”. Un tipo di cinema che dava soddisfazioni, visto che negli ultimi tempi si è forse un po’ persa la voglia di realizzare viaggi di questo tipo, anche nel cinema d’autore, con sceneggiatura che mostrano meccanismi narrativi perfetti, forse persino troppo (vedi i film di Nolan), ma a cui allo stesso tempo manca quel pizzico di imprevedibilità e di follia qui presenti.
Difficile spiegare la bellezza di un film come La dolce vita ha chi ha deciso di non salire in auto al fianco di Marcello. Difficile però non impossibile e alloro io ce provo ao’ a dare qualche motivazione valida.
Una delle armi forti del film, almeno dal mio punto di vista, sta nel dare grande importanza alla musica, da una colonna sonora di Nino Rota oltre il meravijoso alla presenza di varia musica live (c’è persino un cameo di Adriano Celentano!), sta nel costruire un’ambiente, uno stile di vita nostrano ben definito perché era questa l’Italia al suo mejo: il paese del piacere, della bellezza, dell’eleganza, della cultura. Cosa è successo poi? Non vorrei essere pedante e finire sempre lì, però c’è poco da fare: gli anni ’80 italiani, la Fininvestizzazione della nazione, l’impronta lasciata dallo strisciare la notizia del Biscione, dalle veeeline, dal Drive-In, da un nome che comincia con Silvio e finisce con oni. Lo so, che du cojoni!
Negli ultimi 30 anni sono state queste alcune delle mutazioni fondamentali del nostro Bel(?) Paese. Mutazioni in peggio. Sarò fazioso, ma la mia non è una chiave di lettura politica, bensì sociale. Berlusconi ha preso uno dei paesi con la più grande Storia alle sue spalle e l’ha fatto diventare… una merda. D’altra parte ad affermare che questo è diventato un paese di merda il primo è lui.
Non l’ha fatto da solo, certo, l’hanno lasciato fare. L’abbiamo lasciato fare. Colpa sua, sicuramente. Forse anche colpa nostra. Perché certe volte è proprio il caso di dire: “Massì, ha ragione lei. Stiamo sbagliando tutto. Stiamo sbagliando tutti.”
Adesso non intendo sostenere certo che Berlusconi abbia inventato la corruzione o lo sfruttamento prostituzione; il danno (uno dei tanti) che ha fatto è stato quello di aver portato la nazione oltre l’orlo della prostituzione intellettuale, mi si passi la definizione presa in prestito da Mourinho. Il grande Mou. We miss you.
Viene il magone, a veder La dolce vita. Dalla stilosa, goduriosa, scintillante Roma del film di Fellini da vivere notte dopo notte, l’Italia è passata alla Milano da bere, da sniffare, da consumare e gettare via già all’arrivo dell’ora dell’aperitivo. Arrivederci Roma, benvenuta Milano 2.
Nel Marcello Mastroianni di questo film si riflette tutta l’italianità positiva, dalla sua ricerca del piacere e del bello, fino alle piccole cose come quel suo divertente inglese maccheronico. Molto rappresentativa anche la scena della donna che dà da mangiare un uovo e una banana a Marcello come here mentre sta guidando: eccola lì la nostra cultura del mangiare.
E cosa c’è poi di più italiano di un miracolo religioso? Nel film di Fellini non manca neppure quello.
Ci sta dentro pure un po’ di sana volgarità all’italiana, con l’esilarante scena in cui compare Nico, proprio la splendida Nico di The Velvet Underground & Nico, e c’è un tizio che la chiama: “Ah, mignottona!”. Da quanto non ridevo così per un film italiano? Ah, già… da Checco Zalone. E una bella giornata non è proprio la stessa cosa di una dolce vita. C’è una “leggerissima” differenza.
Ah, che bello poi vedere tutti quegli uomini vestiti eleganti e pettinati precisi come Don Draper di Mad Men, e tutte quelle donne con il trucco sugli occhi pesante all’insù come Amy Winehouse.
E quanto è magnifico poi il finale sulla spiaggia? Qualcuno, pure questo al solito nell'Italia di ieri quanto di oggi, c’ha voluto leggere un messaggio religioso, con la ragazzina bionda che rappresenterebbe la Grazia. Sarà anche così, ma per quanto mi riguarda invece io ho visto un Marcello che piuttosto decide di graziare la biondina e non rubarle l’innocenza portandola dentro la sua dolce vita. Anche se un attimo di indecisione gli viene…
Fare un tuffo in questa Fontana di Trevi del Cinema e della Bellezza e poi accendere la tv su Canale 5 o Raiuno è come essere catapultati improvvisamente dentro un film dell’orrore. Sì, sono passati 50 anni, però questo è davvero lo stesso Paese? Non è possibile.
Italia Italia, che bella che eri negli anni Sessanta.
E adesso perché non lo sei più?
(voto 9+)
Capolavoro!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaPiù che una recensione mi sembra una lettera d'amore all'Italia e quale film poteva accompagnare questa lettera se non La Dolce Vita?
RispondiEliminaComplimenti Marco, hai fatto uno spaccato di cos'era e su cos'è diventato il nostro paese. E i danni che ha fatto lo stronzo di arcore ce li porteremo dietro per chissà quanto. Solo macerie vedono i miei occhi.
RispondiElimina:*
RispondiEliminache film!
rimasto commmosso...troppo
RispondiEliminaBellissimo. E' uno di quei film che mi fanno rimpiangere anni che non ho mai vissuto.
RispondiEliminaGrandissimo pezzo, Cannibale.
RispondiEliminaUno dei migliori degli ultimi mesi.
E, ma non c'era bisogno di dirlo, grandissimo film.
grandissimo film, si sottolinea la trasformazione di un paese, da grande a coatto, certo c'è stato un abisso tra gli anni sessanta e Berlusconi, che definirei colossale, ma io preferisco l'italia degli anni sessanta, era migliore di quella di oggi in tutti i sensi.
RispondiEliminathanx a tutti!
RispondiElimina*alma
per un "classico" (termine che fa molto fordiano :) come questo credo sia già stato detto di tutto e di più. quindi ho voluto dare semplicemente il mio punto di vista, anziché fare una rece. cosa che poi cerco di fare un po' sempre...
*mr. ford
se i complimenti arrivano dal tuo miglior nemico, allora vuol dire che o hai fatto un buon lavoro oppure hai sbagliato tutto :D
*arwen
non sei la sola a preferirla così... ;)
vien il magone più che altro pensare che ora come ora siam nelle "tenebre" e ne passerà di tempo prima di ributtarsi gioiosamente nella Fontana di Trevi!
RispondiEliminaIl film resta comunque un capolavoro assoluto, in tutti i sensi!!!
RispondiEliminaHai tristemente ragione, Marco.
RispondiEliminaCerti film fanno riflettere in lungo ed in largo.
Come questo film. Capolavoro assoluto!
Wow! Cannibal che parla di film vecchi! questa è una svolta epocale!
RispondiEliminaMi piace il commento di JULIET, lo condivido in pieno!
Adesso mi prenderò una caterva di bottigliate ma... non l'ho mai visto! Devo rimediare al più presto...
RispondiEliminaMa come??? Non mi dire che sei passato alla cinefilia...Recupererò questa recensione per il nuovo blog che ho aperto e per quando rivedrò La dolce vita.
RispondiEliminaGegio
Film straordinario! <3 E sono d'accordo con te sul finale! uno dei più belli di sempre...di rara bellezza. L'espressione del volto di Marcello mentre è inginocchiato sulla spiaggia dice tutto... Sarebbe stato difficile trovare un epilogo migliore di questo, anche se il finale di 8 1/2 non si batte!
RispondiEliminaAltra scena che mi è rimasta nel cuore è quella della discussione in auto, in quella strada solitaria in mezzo alla notte...una delle tante perle di questo grandissimo film fuori tempo.