sabato 26 gennaio 2013

THE FOLLOWING, ANCHE I SERIAL KILLER HANNO LE GROUPIE

The Following
(stagione 1, episodio pilota)
Rete americana: Fox
Rete italiana: dal 4 febbraio su Premium Crime e Sky Uno
Creata da: Kevin Williamson
Cast: Kevin Bacon, James Purefoy, Natalie Zea, Shawn Ashmore, Nico Tortorella, Annie Parisse, Kyle Catlett, Maggie Grace
Genere: serial thrilla
Se ti piace guarda anche: Il silenzio degli innocenti, Seven, Criminal Minds

Non ci sono solo i film d’autore. Ci sono anche le serie d’autore e The Following è una di queste.
Perché? Chi è che la firma?
Kevin Williamson.
Kevin Williamson in ambito televisivo è noto soprattutto per le sue amate (anche da me, naturalmente) bimbominkiate teen Dawson’s Creek, The Vampire Diaries e The Secret Circle. Chi è cresciuto negli anni ’90 ricorda però bene di come il genere thriller horror non gli sia materia affatto estranea, poiché la firma sulle sceneggiature di So cosa hai fatto e dei primi 2 (e pure del recente quarto) Scream è la sua. La sua specialità è quella di prendere le regole tradizionali del genere e stravolgerle, ironizzandoci su. Con questa sua nuova creatura televisiva Kevin Williamson cerca di dare prova di maturità, abbandonando al loro destino gli amichetti teen che finora tanta fortuna gli avevano portando e facendosi molto serio. Se vogliamo trovare un difetto a questo altrimenti impeccabile pilot di The Following è proprio la mancanza di umorismo, che si intravede appena giusto in un paio di momenti. Un tratto distintivo dello stile di Williamson qui poco presente. Probabilmente una scelta voluta per rendere il tutto più teso possibile.

La trama di The Following, appena partita negli USA e in arrivo dal 4 febbraio pure in Italia, segue la più classica tradizione del thriller sui serial killer. Kevin Bacon, ben calato nella parte, più vicina a Mystic River che a Footloose, è un detective ormai non più operativo. Sarà però richiamato al suo dovere quando il pazzo serial killer che aveva catturato qualche anno prima è fuggito di prigione. Un classico, ve l’ho detto. Così come è da tradizione il serial killer cattivone, Joe Carroll (James Purefoy): un professore di letteratura affascinante, colto e… psicopatico, of course, e che inoltre ha una fissazione maniacale per le opere di Edgar Allan Poe. Un vero personaggio, che in prigione ha un seguito di groupie maggiore di quello che attende Fabrizio Corona.
Niente che non si sia mai visto prima, ma ciò che colpisce è la grande cura nella costruzione non solo nei personaggi principali (quelli secondari sono invece ancora tutti da verificare con i prossimi episodi), ma anche nelle atmosfere, molto da thriller anni ’90, e nei dettagli.

La serie si apre sulle note inquiete di Sweet Dreams versione Marilyn Manson. Non una scelta proprio originale, si tratta infatti di un pezzo già usato parecchio in passato, ma io voglio vederlo come un omaggio di Kevin Williamson a se stesso. In un episodio dalle tinte vagamente horror di Dawson’s Creek era la canzone che risuonava mentre Jen (Michelle Williams), in versione speaker radiofonica, veniva minacciata da uno stalker o qualcosa del genere. Inoltre, subito dopo viene utilizzato il vecchio pezzo dallo stesso titolo “Sweet Dreams” di Patsy Cline, pure questo un brano molto utilizzato, ad esempio in Buffy e Lost, giusto per nominare due serie poco conosciute. Dalla cura in cui sono collegati i pezzi della colonna sonora, si nota subito che il prodotto è ben studiato e niente sembra lasciato al caso.
"Avevo finito i fogli e mi sono scritta sul corpo. E allora?"
E questa è l’analisi soltanto del primo minuto della nuova serie. Forse è meglio se da adesso in poi faccio un’analisi meno specifica, altrimenti viene un post che ci vogliono 3 ore per leggerlo e parla di un pilot della durata di appena 40 minuti. Sto ancora perdendo tempo, il vostro prezioso tempo.
“Cannibal, ti dai una mossa, che c’abbiamo l’acqua sul fuoco e dobbiamo andare a magnà?”
Va bene.

Facciamola breve, o almeno proviamoci: The Following è una serie che i groupie e le groupie dei thriller e dei crime non si possono, non si devono perdere, ma anche i fan più occasionali del genere si possono godere un prodotto davvero ben fatto, perfettamente orchestrato. Se vogliamo proprio fare i pignoli, rispetto a Scream e al Williamson del passato come detto manca il senso dell’umorismo, mentre non manca il gusto di citare e giocare con i generi e con i suoi cliché.

"Oh, ma scrivere sulla carta non va davvero più di moda?"
ATTENZIONE SPOILER
Come in Scream, anche in The Following Kevin Williamson si diverte a prendere i cliché e a ribaltarli: ad esempio pure qui fa fuori la bella dolce fanciulla che pensavamo fosse destinata a essere la protagonista femminile della vicenda. Là era Drew Barrymore, durata appena una manciata di minuti, qua è Maggie Grace di Lost, cui dobbiamo fare ciao ciao prima della fine della puntata pilota.
FINE SPOILER

Se non ci troviamo di fronte quindi a un qualcosa di totalmente nuovo, Kevin Williamson sa però usare al meglio tutti gli elementi del crime e delle storie di serial killer tradizionali, per proporci una serie dagli sviluppi potenzialmente infiniti. Tutto funziona ottimamente, però voglio limitare l’entusiasmo iniziale in attesa di vedere i prossimi episodi. Non vorrei infatti che le ottime premesse fin qui mostrate si smontassero e il serial da visione killer si trasformasse nel solito crime con puntate autoconclusive come già troppi ne circolano in giro. Staremo a vedere.
Certo è che la parte finale dell’episodio pilota, che non sto a svelarvi, presenta un crescendo pauroso, di quelli che ti portano a voler vedere assolutamente cosa capita nella puntata successiva. Così si cattura lo spettatore. Così si fanno le serie. Così si costruisce un notevole seguito di groupie. Bravo Kevin Williamson, vecchio volpone.
(voto 7+/10)


4 commenti:

  1. Non vado pazzo per le serie tv, ma questa credo che la vedrò, anche perchè se lo accosti a Seven e a Il silenzio degli innocenti vuol dire che un minimo merita.

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  2. Continuo a leggerne parole entusiasmanti, aspetto che si accumulino un po' di puntate e mi ci butto!

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  3. Pilot appena visto. Si è guadagnato la mia attenzione anche per il secondo episodio.
    Unici due problemi: lo stile è troppo banale (zero fotografia, zero genialate di regia) e James Purefoy è un cattivo poco probabile. Avrei preferito qualcuno di più sublime e inquietante.
    Però continuerò a guardarla.

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  4. Come dice il commento qui sopra e come ho scritto anche io nella recensione del pilot, Purefoy non è ancora un cattivo molto convincente. Detto questo, sicuramente è una serie tv che ha saputo incuriosire e di questi periodi è già una gran cosa.

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