lunedì 4 maggio 2009

Design Week

Esco alla fermata di Porta Genova e vengo immediatamente risucchiato nel mare della settimana del design, un mare pieno di pesci strani. Ci sono gli squali-designer, quelli che li vedi subito che questo evento lo stanno aspettando da tutto un anno. Hanno il programma di tutte le cose da vedere stampato in testa e navigano sicuri tra le ondate di turisti come fossero guidati da un sistema GPS. Ci sono le pescioline fashion-victim, quelle cui di design fondamentalmente non frega una mazza ma sono lì perché fa figo essere lì. Ci sta l’aperitivo giusto, ci va la gente giusta, suona la musica giusta e poi lo sanno tutti che la design week ormai è diventata più trendy persino della fashion week! Ci sono anche moltissimi pesci stranieri migrati dalle fredde acque internazionali che si guardano intorno affascinati e ogni cosa per loro è una scoperta nuova ed entusiasmante. E poi ci sono io.
All’inizio mi sento un pesciolino fuor d’acqua. Un piccolo Nemo abbandonato a se stesso. Mi infilo i Ray-Ban e indosso la mia espressione da finto-intellettuale. Non so quanto possa funzionare, considerate le mie capacità attoriali prossime più a quelle di una Alessia Marcuzzi che non a quelle di un Al Pacino. Finalmente incontro i primi volti familiari e comincio il guado di una Via Tortona mai così affollata, anche se mi dicono che questo non è niente rispetto al giorno prima.
Il day one ahimè me lo sono perso per colpa di un appuntamento dal dentista che si è prolungato molto più del previsto. Flashback del giorno precedente: sono disteso sul lettino da ormai quasi tre ore, agonizzante, con la luce puntata dritta negli occhi, invece di passeggiare amabilmente tra le installazioni di design. Guardo l’orologio e maledico il dentista! Meno male che mi aveva detto sarebbe stata una cosa breve… Ritorno al presente. Day two. Stavolta ci sono. Attraversata Via Tortona, finalmente giungo alle porte del Super Studio. Ma ancora un ostacolo mi si para davanti: ho bisogno di un pass per accedere. In coda c’è una tonnara di persone, tra cui il calciatore Zebina. Mentre mi aspetto di vedere sbucare fuori da un momento all’altro anche Materazzi & Gattuso, vengo a sapere che Zebina possiede una galleria d’arte e non è un vip capitato lì per caso a caccia di attenzioni da parte dei media. Dunque è Zebina l’intellettuale della Juve, quello che negli spogliatoi parla di Damien Hirst e David Salle tra gli sbadigli generali. Chi l’avrebbe detto? Una volta agguantato il prezioso pass, mi addentro nelle profondità avvolgenti del Super Studio, il vero responsabile dell’emersione di una miriade di altri studi e luoghi deputati ad arte e design in zona Tortona. Vengo immerso in un caleiodoscopio di suoni, visioni, luci e installazioni che travolgono la mia attenzione. Non so più dove guardare. Non so più cosa guardare. Tiro fuori il telefonino e scatto compulsivamente fotografie a tutto quello che mi capita davanti all’obiettivo.Via via che nuoto tra le opere e per i variegati e affascinanti stand che compongono la rassegna Hidden Heroes, comincio a prendere temperatura e mi ambiento. Benchè quello del design non sia un settore che conosco approfonditamente, comincio a capire lo spirito che anima questa rassegna e ne vengo totalmente rapito. Noto in particolare una gran voglia di cercare qualcosa di nuovo, di originale. Che poi è quello che amo fare pure io, anche se nel mio caso si tratta più che altro di scoprire un gruppo musicale che nessuno ha mai sentito nominare, un film di nicchia o una nuova serie tv cult. Riscontro inoltre con piacere una grande multiculturalità e un incessante scambio di idee artistiche tra persone di paesi diversi. Comincio ad amare questo posto.
Due ragazzi inglesi assegnano a noi “creativi” del Master un compito: realizzare delle lampade utilizzando esclusivamente un pannello di cartone. Vengono da Brighton, una delle mie città preferite nel mondo.
Flashback di Brighton: sono in vacanza studio, ho 18 anni, passeggio per il Palace Pier sorseggiando la mia prima pinta di Guinness e ammiro il paesaggio composto perlopiù da avvenenti ragazze svedesi, quando la mia attenzione viene catturata da due giovani tizi che stanno costruendo… lampade con il cartone.
Hey, un momento. Forse si trattava proprio degli stessi ragazzi, o forse è stata la Guinness a farmelo immaginare. Qualunque sia la realtà, adesso hanno incaricato me e Luca di costruire una lampada. Ci concentriamo e il risultato è sorprendentemente superiore alle nostre aspettative, a dimostrazione di come con un buon metodo di lavoro sia possibile far ottenere dei risultati accettabili anche a chi non possiede una gran manualità per questo genere di cose. Certo, la nostra lampada risulta un tantino scarna se messa a confronto con quelle più elaborate ed esteticamente gradevoli delle nostre compagne di Master, ma il nostro intento dichiarato era quello di creare un oggetto il più possibile minimal-chic.
Il giorno seguente ormai mi sento a mio agio tra le acque inquiete del Fuori Salone. In Super Studio due ragazzi tedeschi molto giovani, altri due Hidden Heroes, ci spiegano il loro metodo di lavoro per la realizzazione di complessi oggetti. Fino a poco tempo fa non sarebbe stato fisicamente possibile crearli senza l’ausilio di software e tecnologie oggi facilmente disponibili in maniera rapida ed economica.
Fabiana, la ragazza brasiliana che ha affittato uno degli spazi “temporary” del Super Studio in cui ci troviamo, ci racconta di come la sua passione per il design l’abbia portata lontana dal suo percorso accademico in Scienze Politiche. Ci racconta il suo metodo di lavoro, decisamente casalingo ma molto ben strutturato, fatto di continui contatti con i vari designer e con i possibili finanziatori. Ci racconta di come un lavoro possa essere organizzato più per passione che con lo scopo di fare molti soldi. È un metodo di lavoro che non posso fare a meno di apprezzare.
Più tardi avviene l’incontro con una signora impegnata soprattutto in missioni umanitarie in Burkina Faso, uno dei paesi più poveri al mondo. Mi incuriosisce la sua attività all’interno della Fitil Onlus, un’associazione benefica volta a migliorare le condizioni di vita in questo paese attraverso la ricerca di nuovi metodi che permettano lo sviluppo anche della creatività all’interno di queste comunità. Perché è soprattutto grazie a progetti che prevedano la formazione professionale e l’istruzione che si consente a questi popoli di sviluppare delle attività di sostentamento a lungo termine. E mi incuriosisce ancor di più come un discorso del genere venga fatto su un letto che ruota, un oggetto che fa parte della dimensione del “futile”, se vogliamo. Ma questo è un segno di come in questo ambiente possano convivere tendenze anche apparentemente opposte.
Ero un piccolo Nemo, all’inizio di questo viaggio, e arrivo alla fine con diverse conoscenze in più e una curiosità che si è allargata notevolmente verso un campo che in precedenza conoscevo solo superficialmente e che invece in profondità nasconde mille tesori nascosti, mille Hidden Heroes. Non so dove sarò tra un anno. Che cosa farò. Se sarò diventato uno squalo-designer o se sarò un pesciolino intrappolato dentro a un acquario. Di certo però un altro tuffo nelle acque profonde della settimana del design lo farò molto volentieri.

(photos by cannibal kid)

5 commenti:

  1. Magari sarai diventato Al Pacino ;-)
    Ciao Kid!!!

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  2. rispondo: ho registrato la puntata di ieri. appena posso la vedo e vediamo un po' cosa succede.... ciao

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  3. piccolo e timoroso Nemo, sei un grande ed un creativo, non lo dimenticare mai.... per fortuna il tuo dentista è un tipo equilibrato... eheheheeheheh e non quello del film.... interessante il tuo punto di vista della settimana del design.... come anche le foto che hai scelto di farci vedere...

    ^________________^

    buon martedì

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  4. BELLE LE FOTO, E INTERESSANTE IL POST, COME AL SOLITO! UN ABBRACCIO! ps_ti aspetto sul mio, vorrei tua opinione per rgomento serio e delicato.

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  5. io parlo il balenese,se puo' servire
    ;)
    e sta settimana del design fashion non fashion non sapevo manco ci fosse...quasi quasi l'anno prossimo faccio un tuffo anche io
    [sperando di aver imparato a nuotare,nel frattempo!]

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