lunedì 27 novembre 2017

Il libro di Henry, un libro stupendo. Peccato sia un film





Il libro di Henry
Titolo originale: The Book of Henry
Regia: Colin Trevorrow
Cast: Jaeden Lieberher, Jacob Tremblay, Maddie Ziegler, Naomi Watts, Lee Pace, Dean Norris, Sarah Silverman


Sulla carta The Book of Henry è un grande film. Una pellicola che fa versare fiumi di lacrime. Uno sfoggio di piccoli talenti come non se ne vadevano dai tempi di... com'è che si chiamava quella trasmissione condotta da Mike Bongiorno?
Bravo, bravissimo. Sì, giusto. Non ho mai sopportato quel programma. C'è una differenza tra piccoli prodigi e fenomeni da baraccone e in quello show l'ago della bilancia pendeva più che altro dalla seconda parte. Peggio ancora Ti lascio una canzone con Antonella Clerici. Non a caso ha lanciato la carriera dei tre tenorini de Il Volo...



In The Book of Henry ci sono invece tre giovanissimi davvero di talento. Uno è Jaeden Lieberher, quello di It. Attore dal nome impronunciabile che qui ha la parte di un ragazzino 11enne che però parla come un adulto, un adulto vecchio e noioso meglio specificare, e che inoltre è un fottuto genio. Sa tutto. Come Alfonso Signorini, solo non con le stronzate di gossip, ma con la cultura in generale.



Nel ruolo del suo fratellino minore c'è Jacob Tremblay. Sì, quello di Room. Quel piccoletto che in Room sembrava un attorone da Oscar.



Il baby fenomeno numero 3 del film, anzi la baby fenomena è Maddie Ziegler.
Chiiiiiiiii?


Massì dai, che la conoscete. Probabile che l'abbiate già vista. È la bimbetta che balla come una psicopatica, una psicopatica di talento per carità, in alcuni celebri video della popstar Sia: Elastic Heart, Big Girls Cry, Cheap Thrills, The Greatest e il primo e più celebre, quello che l'ha lanciata, il videoclip di Chandelier. E chi l'avrebbe detto che un brano che si intitola “Lampadario” avrebbe avuto così tanto successo?




Sulla carta un film con tre piccoli fenomeni del genere sarebbe un piccolo capolavoro. Ancor di più se ci aggiungiamo un cast di adulti niente male che comprende la prezzemolina Naomi Watts, Lee Pace dalla serie Halt and Catch Fire, Dean Norris da Breaking Bad e la simpatica Sarah Silverman. Degli ottimi attori al servizio di una storia sulla carta di formazione pre-adolescenziale. Una di quelle vicende fanciullesche che, dal citato It alla serie animata Big Mouth, quest'anno stanno andando alla grandissima. Senza spoilerarvi ciò che capita, sulla carta abbiamo inoltre una svolta che definire drammatica è dir poco.



Sulla carta abbiamo dietro la macchina da presa uno dei registi più ricercati del momento: Colin Trevorrow, uno che ha attirato le attenzioni con l'esordio, il singolare indie sci-fi Safety Not Guaranteed, e poi è passato subito a una mega produzione hollywoodiana come Jurassic World, che ha incassato un fantastiliardo di dollari nel mondo. Uno che poi era stato chiamato a dirigere Star Wars: Episodio IX, cioè l'ultimo film della saga di maggior successo della galassia.



Sulla carta questo libro di Henry è il libro più bello del mondo. Sulla carta. Peccato che sia su pellicola. Peccato che sia un film. E certo non il film più bello del mondo.



La realtà cinematografica non sempre coincide con le premesse su carta. La realtà è che The Book of Henry è un'occasione sprecata. È una storia che si sforza troppo di essere emozionante e di arrivare alla lacrima facile, al punto che non riesce a ottenerla. È una storia che parla di cancro, ma lo fa dimenticando l'ironia con cui il delicato tema è stato affrontato di recente da pellicole come Quel fantastico peggior anno della mia vita o il tanto criticato Colpa delle stelle, così come pure dalla serie Braccialetti rossi, se non altro nella prima riuscita stagione. The Book of Henry affonda nel melò più puro e piagnone, quello in stile L'olio di Lorenzo e altri drammi anni '90. Questo per quanto riguarda la prima parte, che tutto sommato galleggia ancora.

Nella seconda metà, il film deraglia in territori thriller, con echi di Tredici – 13 Reasons Why, solo in una maniera molto più inverosimile. Qualcuno dirà che già quella serie era inverosimile, ma:

1) Quel qualcuno si deve sciacquare la bocca quando osa fare il nome di 13 Reasons Why invano.

2) Qui è tutto ancora più inverosimile, ve lo assicuro!

"Mi son sentita 13 cassette di Hannah Baker, mi son sentita la cassetta di mio figlio...
Adesso m'è quasi venuta voglia di ascoltare un disco dei Negramaro, che tanto più deprimente non può essere."


La realtà è che i tre piccoli talenti recitativi qui non è che siano così sbalorditivi: insomma, Jaeden Lieberher se la cava bene e, dopo It, conferma di essere uno dei giovani attori migliori in circolazione. Solo che il suo personaggio saputello è piuttosto fastidioso e anche un po' improbabile. Diciamo un po' tanto. Il problema del film è pure questo. Non metto in dubbio che nel mondo esistano degli 11enni che sono davvero così, però questo 11enne qua più che altro sembra il parto fittizio della mente (perversa) di un adulto, che sogna esista un bambino che parli e si comporti così. Chi sogna una roba del genere non si rende conto che è un incubo, più che un sogno?

Quanto a Jacob Tremblay, cosa combina qui?
Insomma... non è che sia da Razzie Award, però non riesce a ripetere l'exploit di Room e offre una prova così così. Che la sua carriera sia già in fase haleyjoelosment o, peggio ancora, sia entrata in fase macaulayculkin?
Tenetelo lontano dalle droghe, per favore!

Maddie Ziegler invece in questo film non è che abbia tutte queste enormi possibilità di mettere in mostra le sue doti recitative, sarà che il suo personaggio spiccica sì e no due parole in tutta la pellicola, però è probabile che l'abbiano ingaggiata più che altro perché è presente una scena di danza e quindi, chi meglio di lei per farla?



Quanto agli adulti del cast, che pure se la cavano, hanno tutti ampiamente fatto di meglio in passato in altri ruoli.



Passando al regista, Colin Trevorrow qui gira in maniera del tutto anonima, senza segnalarsi mai in alcun modo. Complici tutti questi fattori, il film si è rivelato un flop di pubblico e di critica così notevole, persino più di quanto si (de)meritasse, che la Lucasfilm e la Disney dopo questo tonfo hanno deciso di rimangiarsi l'incarico datogli per Star Wars: Episodio IX e per andare sul sicuro prendere al suo posto la garanzia J.J. Abrams, che già aveva diretto l'iper successo Star Wars: Il risveglio della Forza.
La realtà è che oggi i registi indie vengono "acquistati" e demoliti dal cinema commerciale in tempi troppo rapidi, senza manco che abbiano il tempo di rovinarsi prima con le loro stesse mani. Si veda anche Marc Webb, passato da (500) giorni insieme a The Amazing Spider-Man. O Jordan Vogt-Roberts, passato da The Kings of Summer a Kong: Skull Island. 

"Ciao ciao Colin, ci vediamo in una galassia lontana lontana."


La realtà è che ci sono dei film che sulla carta sono meravigliosi, ma quando si trasformano in realtà non funzionano. Anche se tutti gli ingredienti sembrano essere quelli giusti, musica ruffianissima composta da Michael Giacchino compresa, messi insieme non vanno. Non quanto sperato. Detto tutto questo The Book of Henry non è una porcheria totale e si lascia comunque guardare con un certo interesse dall'inizio alla fine. Fallisce però miseramente in quella che sembrava una missione ampiamente alla sua portata, quella che doveva essere LA sua missione: far piangere come vitelli.
(voto 5,5/10)

7 commenti:

  1. Visto in treno venerdì. Boh, strano, confuso.
    Il sei, forse, potrei darglielo. Bravissimi i due bambini.

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  2. Interessante per la presenza di tre piccole promesse (quello di IT in IT l'ho apprezzato, in effetti), ma se dici che svacca nella seconda metà... boh, si può stare dov'è.
    Come film lacrimarello meglio Troppo forte incredibilmente vicino, tra l'altro la foto del tizio di IT vestito da aviatore me l'ha ricordato...

    Moz-

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  3. Il film mi sarebbe interessato...probabilmente lo recupererò alla sua uscita in dvd o in un passaggio televisivo...
    Tra l'altro Jacob Tremblay, in Somnia (film non eccezionale, ma con alcuni buoni momenti), aveva già affrontato la tematica del cancro.

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  4. Temevo che tutte le buone premesse non sarebbero state mantenute, ci proverò lo stesso nei prossimi giorni, abbassando di un bel po' le aspettative.

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  5. Peccato perchè mi ispirava abbastanza.

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  6. Il classico film da bottigliate, dunque.
    Peccato per questi autori potenzialmente interessanti che partono bene e poi, puff, spariscono come un Coniglione qualsiasi. ;)

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  7. Spero che Maddie Ziegler diventi una brava attrice, che come ballerina è un fenomeno!

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