lunedì 11 marzo 2019

Se la strada potrebbe parlare, la recensione di GG DMaio






È un onore per me essere ospite qui su Pensieri Cannibali. In genere noi del Movimento gli inviti ad apparire in TV li evitiamo come la peste. Questo però è un invito arrivato da un blog e noi del Movimento, proprio come Jenny from the block, non ci dimentichiamo mica delle nostre umili origini da comuni immortali. Le nostre umili origini sul web. Quando ancora non eravamo delle star, anzi delle 5 stars, e quando ancora non ci divertivamo a cambiare l'Italia a suon di riforme geniali e ad abolire la povertà come se sarebbe facile.


"La povertà non esiste più!"
"E siamo pure in pieno boom economico, evvai!"

Se non si sarebbe capito, sono il capo del Movimento 5 Stelle, non me ne volesse Beppe. E sono anche il Vicepremier più figo d'Italia, non me ne volesse Matteo. Non ho chiesto perché sono stato invitato da Pensieri Cannibali a commentare il film Se la strada potrebbe parlare, ma immagino che fosse perché, da quando ho nominato Lino Banfi ambasciatore italiano dell'Unesco, tutto il mondo si è reso conto di quanto io ne capischi di Cinema e di Cultura in generale.



Ultimamente mi sono prodigato (ma che termine ho tirato fuori?) anche come intenditore di musica. Non sono ancora ai livelli di Matteo, specifico. Insomma, lui che gli piacessero Ultimo e Il Volo, sì che se ne intendesse di musica di qualità, e inoltre fa bene ad attaccare quell'immigrato di Mammut, quel tossico di Achille Sauro e la satanica Raffaella Virginia.


Anche io però ho detto la mia. Secondo me al prossimo Sanremo dovesse contare solo il televoto. Anzi, vi dirò di più. Dovesse contare solo il voto degli adepti del Movimento che possono scegliere il vincitore del Festival 2020 attraverso la piattaforma Rousseau.

"Ma cos'è la piattaforma Rousseau?"
"Non lo so, però mi fa paura."

Se la strada potrebbe parlare (titolo originale If Beale Street Would Talk), dunque. E di cosa potesse parlare, questo film?
Per fare i professionisti del settore come si dovesse, partiamo dal regista. Barry Jenkins è quello di Moonlight, film premiato agli Oscar 2017, quando c'è stato il ribaltone a sorpresa e ha soffiato la statuetta a La La Land. Confesso che c'ho goduto. È come quando il Movimento ha battuto tutti i partiti della vecchia politica. È stato uno shock. Positivo, almeno per me, se non si sarebbe capito.

And the winner secondo la piattaforma Rousseau is...

Jenkins qui abbandona i toni sperimentali, vagamente alternativi e radical-chic del suo lavoro precedente, per abbandonarsi con questo film ad atmosfere classicheggianti, raffinate, avvolgenti e perfettamente anni '70, che poi è il decennio in cui è ambientata la storia. Ma quanto sono professionale? Lino Banfi fosse fiero di me.

La storia è una di quelle impegnate, un po' buoniste da PD, a dirla tutta. Si parla infatti della relazione tra Fonny, un ragazzo 22enne di colore che è stato accusato, paresse ingiustamente, di aver stuprato una donna bianca. E manco eravamo in epoca #MeToo. La sua ragazza Tish, 19enne e incinta ma non è un reality di MTV, cerca in tutti i modi di farlo scagionare. In tutti i modi?
Beh, non proprio. Bastava che chiamerebbe la Bongiorno, e tempo due minuti il suo Fonny fosse fuori di galera. Invece no.

"Difendere persone povere accusate ingiustamente?
Ma non ci penso neanche."

La loro drammatica storia è narrata in maniera non lineare e ci propone vari flashback in cui vediamo com'è nato l'amore tra i due ragazzi. Pure i loro tentativi di cercare un lavoro. Impresa non semplice. Credo. Io non lo so, perché personalmente non ho mai lavorato. Sì, è vero, ho fatto lo steward allo stadio, ma quello era solo per vedermi le partite aggratis. Ci tenessi a precisare che il mio primo lavoro vero e proprio è quello come... Ministro del Lavoro. Quando si dicesse: esordire col botto! Roba mica da tutti. Voi ci foste riusciti?
Non penso proprio. Quando però si è dei fenomeni come me, everything were possible. Tutto fosse possibile, traduco per quegli ignoranti che non conoscessero l'inglese.

Come un vero fuoriclasse, sono passato dall'aver mai lavorato, ad avere quattro lavori in un colpo solo: Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, ma anche Ministro dello sviluppo economico, Vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle. A dirla tutta ho pure un quinto lavoro. Nel tempo libero faccio il dogsitter, che so' soldi!

Perché mi stessi dando così tanto da fare? Innanzitutto per far girare l'economia e poi perché puntassi a diventare il pensionato più giovane d'Italia. Chi riuscirebbe in questa impresa, non solo ottenesse quota 100 prima del tempo, ma ricevesse anche la sua pensione in gettoni d'oro. O almeno è una norma che stessimo valutando d'introdurre in un nuovo disegno di legge. Sempre che qualche “manina” non metterebbe di nuovo lo zampino. Si dicesse che una manina mette lo zampino, o è un controsenso?
Macheccefrega? Siamo del Movimento 5 Stelle. Quando mai ci fossimo preoccupati della coerenza?


La vicenda di questi due giovani protagonisti del film Se la strada potrebbe parlare è molto drammatica, ma nell'Italia di oggi non fosse possibile. Per prima cosa perché Matteo ha ormai fermato gli sbarchi e quindi questi due ragazzi chiaramente clandestini nel nostro paese non ci fossero proprio arrivati. Se invece sarebbero residenti qua già da più di 10 anni con regolare permesso di soggiorno, si beccassero il Reddito di Cittadinanza e quindi non fossero poveri, perché noi del Movimento la povertah l'abbiamo abolitah e perciò in questa brutta situazione non furono mai capitati. In Italia, paese in cui vige una democrazia millenaria quasi quanto quelle di paesi come la Corea del Nord e il Venezuela, questo film quindi fosse fantascienza pura.

"Grazie per aver abolito la povertà, Dio Maio."

Considerando che invece siamo negli Usa degli anni '70, tutte queste brutte cose fossero realtà e ciò che ne è uscita è una pellicola che ha momenti di grande romanticismo ed emozione. Persino uno scemo che starebbe al Governo insieme a un razzista e a un burattino lo capisse che questo film è poesia allo stato puro. Almeno a tratti. Non tutto funzionasse alla perfezione, però si sentirebbe che il regista ha sinceramente a cuore la storia, tratta dall'omonimo romanzo scritto da James Baldwin, dei suoi due giovani protagonisti. Ha pure vinto un Oscar per la miglior attrice non protagonista, Regina King. Se avrebbero votato con la piattaforma Rousseau, probabilmente non avesse vinto lei ma Edwige Fenech, comunque è un film premiato con l'Oscar. Non siamo ai livelli del Telegatto, però sempre meglio di niente.


Sarebbe come sarebbe, se ancora non si sia capito, questo film mi fosse piaciuto. Sì, abbastanza. Facendo un'analisi costi-benefici con il prezioso aiuto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, io dicessi che è una pellicola abbastanza buona. La consiglio in particolare agli elettori del PD. Se ancora ne fosse rimasto qualcuno, AHAHAH LOL! T'è piaciuta questa, Lino? Scommettessi che manco tu fossi capace di fare di meglio, e chechezzo.


A Matteuccio Salvini caro invece consigliassi di guardare qualcos'altro. Se sarei in lui, mi tenessi alla larga sia da questo film, che da Black Panther e ancor di più da BlacKkKlansman. Meglio che guardasse La prova del cuoco...
Ah no, c'è la sua ex amora Elisa Isoardi... che sbadato, me n'ero dimenticato, AHAHAH LOL di nuovo! Ma quanto fossi divertente, oggi?


In chiusura, volessi ringraziare Pensieri Cannibali per avermi dato la possibilità di esprimere il mio modesto talento come recensore cinematografico. Stai comunque sereno, Cannibal, non ti volessi rubare il lavoro. Per quasi altri quattro anni dovessi essere già a posto. Dopo, se non ho già raggiunto quota 100, magari ne riparlassimo.
GG DMaio

Se la strada potrebbe parlare
Titolo italiano vero: Se la strada potesse parlare
Titolo originale vero: If Beale Street Could Talk
Regia: Barry Jenkins
Cast: KiKi Layne, Stephan James, Regina King, Brian Tyree Henry, Teyonah Parris, Emily Rios, Colman Domingo, Ed Skrein, Diego Luna, Pedro Pascal, Dave Franco, Finn Wittock
(voto 7/10)
"Se sapessi l'italiano, penso che lo parlerei meglio di DMaio."
"Non penso che ci andasse molto... oh cazzo, m'ha contagiato!"

3 commenti:

  1. Come sai, non mi è piaciuto granché. Un passo indietro da Moonlight, verso un melodramma che qui e lì ha troppa melassa. Però posso dirmi felice di non essere d'accordo col tuo ospite "illustre", vedi? :-D

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  2. Non so se questo post mi ha creato più mal di testa o più fastidio.
    Ospite direi parecchio sgradito, film che anche se mette troppo zucchero, sa salvarsi.

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  3. L'idea dell'ospitata è interessante, il film decisamente. Non sarà ai livelli di Moonlight, ma Jenkins dimostra classe e stile da vendere.
    Per me, negli anni sarà considerato molto di più.

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