Perché Sanremo è Sanremo?
Ma soprattutto, perché Elisabetta Canalis fa una pubblicità in cui dice “la mia Liguria”?
La showgirl e attrice (what?) sarda nella sua vita avrà passato sì e no una settimana in Liguria, quell’anno in cui ha condotto (again, what?) il Festival di Sanremo. Ama così tanto la Liguria che per starle il più possibile lontana è andata a vivere Los Angeles.
Il prossimo passo quale sarà?
Salvini che fa una pubblicità dicendo "la mia Africa"?
E dopo la mia Liguria della Canalis, ecco a voi il mio Sanremo.
La personale classifica di Pensieri Cannibali
delle canzoni del Festival di Sanremo 2022
#1 La Rappresentante di Lista “Ciao ciao”
La Rappresentante di Lista per me ha vinto tutto. Il duo palermitano composto da Veronica e Dario ha proposto la “Vamos a la playa” dei giorni nostri. Come quello dei Righeira, un pezzo in apparenza spensierato e ballabile, in realtà un oscuro brano apocalittico. Ma non ditelo troppo in giro che la gente si spaventano. O bella ciao ciao.
Paoletto Sorrentino ha dato la sua personale benedizione al pezzo, pubblicando sul suo Insta un finale alternativo da Oscar di È stata la mano di Dio.
#2 Dargen D'Amico “Dove si balla”
"Dove si balla" di Dargen L’Amico di Fedez è una genuina lettera d’amore nei confronti della dance, genere spesso bistrattato, se non del tutto ignorato, sul palco dell’Ariston, che grazie a quel cubista di Amadeus sta vivendo una rivincita.
#3 Elisa “O forse sei tu”
Elisa, sei tu, o forse sei tu, Cate Blanchett ne Il Signore degli Anelli?
Con Elisa ho un rapporto complicato. In genere mi piace quando canta in inglese, meno quando canta in italiano. A Sanremo 2022 le cose sono andate al contrario. Della sua cover di “What a Feeling” dal film di Flashdance m’è rimasta impressa solo la ballerina Elena D’Amario. Mi sta invece piacendo parecchio la sua canzone in gara, molto classica e sanremese però, complice un attacco vagamente radioheadiano, m’è arrivata.
#4 Mahmood e Blanco “Brividi”
“Brividi” fa l’effetto di certe canzoni di Adele. Se l’ascolti nel mood sbagliato, ti sembra solo una lagna infinita. Se l’ascolti nel mood giusto, ti vengono i brividi, brividi, brividi.
Quindi ci sono volte in cui la sento e mi sembra una gran bella canzone, e volte in cui penso che a questo Sanremo Mahmood e Blanco, per quanto bravissimi, hanno giocato a vincere facile. Pure nella scelta e nell’esecuzione della cover de “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli. Impeccabili, ma non sorprendenti. E specie da Blanco un po’ di follia in più me l’aspettavo, o almeno un Blanchito bebeee.
Alla fine hanno vinto loro, ci sta, ma si sapeva già.
#5 Achille Lauro “Domenica”
Per metà un autoplagio di “Rolls Royce”, che comunque resta uno dei pezzi più fighi mai portati in gara all’Ariston. Per metà invece un pezzo perfetto da sciallo domenicale. Per accompagnare la performance nella prima serata, Achille Lauro si è autobenedetto. Fortuna per lui che non ci sono più i bigotti di una volta e nessuno ha avuto niente da ridire…
Ah no. I bigotti ci sono sempre. Sono quelli che per sminuirlo hanno tirato in ballo Bowie, al cui confronto qualunque altro artista in Italia e nel mondo ne uscirebbe ridimensionato. E comunque, prima di nominare il nome di Dio David invano, sciacquetavi la bocca con l’acqua santa, per favore. Amen.
#6 Sangiovanni “Farfalle”
La canzone di sesto Sangiovanni non mi dispiace. Mi starò mica trasformando, non in una farfalla, bensì in un bimbominkia?
OMG! Mi sa di yes. 😜
#7 Ana Mena “Duecentomila ore”
Chissenefrega di vincere il premio della critica, quando puoi avere qualcosa di molto più prestigioso: il premio di regina delle giostre 2022?
Balla, mia cara Barbie Neomelodica, fottitene e balla.
#8 Giovanni Truppi “Tuo padre, mia madre, Lucia”
La prima volta che ho sentito questa canzone, ammetto di essermi chiesto: “Che succede?” come Morgan all'Ariston un paio d'anni fa. Con gli ascolti però cresce. Oh, se cresce. Tempo che parte Sanremo 2023, potrebbe persino salire fino al secondo posto delle mie preferenze. La Rappresentante di Lista resta invece come la canzone di Rkomi, insuperabile.
#9 Emma “Ogni volta è così”
Emma in questo Sanremo ha spaccato. Non solo i timpani, come in passato.
#10 Ditonellapiaga e Rettore “Chimica”
Un Ditonellapiaga è sempre meglio di un Ditodaunaltraparte. Poi, se vi piace anche quello, buon per voi, mica giudico. Di lei credo sentiremo ancora parlare, intanto con la Rettore c’ha conficcato non una lametta nelle vene, ma un tormentone nella testa. La versione italiana di "Physical" di Olivia Newton-John, in pratica.
#11 Highsnob e Hu “Abbi cura di te”
I Coma_Quasi. A vederli, da loro ti aspetteresti un pezzo electropunk in stile Crystal Castles, invece hanno portato una delle canzoni più dolci. Forse persino troppo.
#12 Noemi “Ti amo non lo so dire”
L’estate scorsa Noemi aveva finalmente azzeccato un pezzo piacevole, “Makumba” con Carl Brave. Speravo avrebbe portato quel mood anche all’Ariston, invece ha portato un’altra ballatona, giusto con una produzione più moderna dietro. Non male, ma sa di ennesima occasione sprecata.
#13 Gianni Morandi “Apri tutte le porte”
Gianni Morandi è un po’ come il vecchino di Squid Game. Anche se fa delle cagate, gli vuoi bene. La collaborazione con Jovanotti secondo me non è un granché azzeccata, viaggiano proprio su due ritmi diversi. “Apri tutte le porte” comunque è una canzoncina simpatica, che mette di buon umore, sembra la sigla di Jeeg Robot, quindi ancora una volta Gianni sa come farsi voler bene. La musica bella però resta un’altra cosa e il terzo posto nella classifica finale mi sembra un tantino esagerato.
#14 Rkomi “Insuperabile”
Rkomi ha una qualità innegabile: provoca un’antipatia immediata. Sia per la sua voce che per la sua attitudine. A livello musicale però è meno malvagio di altri e sembra avere un buon potenziale. Conoscendolo poi magari è pure simpatico, anche se non ci metterei la mano sul fuoco.
#15 Aka 7even “Perfetta così”
Il rapper Aka 7even a Sanremo ha portato un pezzo rock. Il più è esserne convinti.
#16 Irama “Ovunque sarai”
Da quando in qua apprezzare Irama è diventato socialmente accettabile?
Il pezzo che aveva cantato in DAD l’anno scorso, “La genesi del tuo colore”, a sorpresa mi era piaciuto parecchio, ma me ne vergognavo anche parecchio. La lamentosa lagna di quest’anno, “Ovunque sarai”, invece non mi piace per niente, e quasi quasi me ne devo vergognare, visto che ormai è diventato cool parlare bene di Irama. Quindi con lui non c'è niente da fare, finisce che mi vergogno sempre.
#17 Giusy Ferreri “Miele”
A livello musicale non sarebbe nemmeno una canzone tremenda. Solo che la Ferreri si impegna proprio per renderla più fastidiosa possibile, persino con il megafono in versione arrotino. Perché Giusy ci vuoi così male, perché?
#18 Matteo Romano “Virale”
Ma da quando la vittoria dello Zecchino d’Oro regala l’accesso diretto al Festival di Sanremo?
#19 Yuman “Ora e qui”
"Vivo il mio Sanremo un quarto di miglio alla volta." |
Vorrebbe essere il John Legend italiano. Se si rade i capelli, può andare a fare Vin Diesel al Tale e Quale Show. Un futuro comunque ce l’ha.
#20 Michele Bravi “Inverno dei fiori”
“Se fossimo stagioni / Verrebbe l'inverno / L'inverno dei fiori”
Mi dicono che i fiori di Sanremo sono contenti, caro Michele mani di forbice.
#21 Tananai “Sesso occasionale”
Questo non va bene manco per un ascolto occasionale, figuriamoci per del sesso occasionale.
#22 Le Vibrazioni “Tantissimo”
Quanto mi fanno schifo Le Vibrazioni?
Tantissimo.
#23 Fabrizio Moro “Sei tu”
Una cosa buona la canzone di Fabrizio Moro ce l’ha: è talmente inutile che appena hai finito di ascoltarla l’hai già dimenticata. In un’intervista ho sentito che ha anche in arrivo il suo primo film come regista. Non vedo l’ora di massacrarlo pure cinematograficamente.
#24 Massimo Ranieri “Lettera di là dal mare”
Perdereee Sanremo, quando si fa sera. E in alcune puntate, anche quando si fa notte fonda.
#25 Iva Zanicchi “Voglio amarti”
Ok, il pezzo è sbagliato. A ciò aggiungiamo che Iva è gradevole quanto quella sui prezzi e che la sua voce mi fa male, male da morire. Risultato?
Il peggio del peggio.
Conduttori e super ospiti
ma super de che, che Fazio c’ha er Papa?
Amadeus
Amadeus, Amadeus. Diamo ad Amadeus quel che è di Amadeus. In tre anni ha trasformato Sanremo dall’anticamera della morte musicale nella carriera di un artista, a trampolino di lancio per le nuove leve e di rilancio per quelle meno nuove. Ve li immaginate i Måneskin a un Festival condotto da Baglioni?
Quest’anno ha limato i punti deboli delle sue due precedenti edizioni e ha tirato fuori una macchina da intrattenimento nazional-popolare vicina alla perfezione. Non è un genio, né un fuoriclasse e proprio per questo è perfetto per fare da collante e lasciare spazio alle varie anime presenti in un carozzone come quello di Sanremo.
(voto 7/10)
Ornella Muti
Ah perché, a Sanremo c’era Ornella Muti?
A parte lo scatto nel dietro le quinte insieme alla figlia con le foglie di Maria (non De Filippi), è passata inosservata e sul palco è stata inutile. Come le vallette di una volta di cui non si sentiva la mancanza.
(voto 4/10)
I monologhi a Sanremo in genere sono un dito nella piaga, non la cantante. Il suo invece mi è piaciuto, sentito e sincero.
(voto 7/10)
Drusilla Foer
Queen assoluta. Si è presa la scena con invidiabile sicurezza e non l’ha più lasciata. Mi spiace essermi perso il suo monologo in diretta, arrivato tipo all’1 e mezza, ma a quell’ora ero già tra le braccia di Morfeo da un po’ e lei credo mi possa perdonare per questo.
(voto 7,5/10)
Maria Chiara Giannetta
Insieme al collega Maurizio Lastrico ha scritto, o meglio assemblato, un fantasmagorico dialogo tra innamorati composto da frasi celebri della musica italiana (ma c’era pure qualche citazione internazionale). Una delle cose migliori che abbia mai visto sul palco dell’Ariston. Potere delle parole, delle idee, e delle interpretazioni grandi grandi grandi.
(voto 8/10)
Sabrina Ferilli
La serata finale l'ho vista solo a sprazzi, quindi su di lei non so che dire. Sulla fiducia comunque la promuoverei, visto che mi sta sempre simpatica.
(s.v.)
Fiorello
Quest’anno grande Fiorello. Grande, perché ci ha fatto il favore di limitarsi ad apparire soltanto nella prima serata. In quelle successive, senza di lui, finalmente c’è qualcuno che è riuscito a far ridere.
(voto 4/10)
Checco Zalone
Anche i grandi sbagliano. Checco Zalone ha cannato il suo primo sketch sanremese, proponendo una scenetta che nelle sue lodevoli intenzioni sarebbe dovuta essere la sua difesa della comunità LGBTQ. Solo che nessuno gliel’aveva chiesta ed è proprio stata la comunità LBGTQ a rivoltarsi contro di lui. Giustamente. La sua gag, oltre che ricca di stereotipi, era pasticciata e ben poco divertente.
Checco si è però rifatto con i suoi due interventi successivi. “Poco ricco” è la hit trap di cui non sapevamo di avere bisogno. Il colpo di genio è arrivato poi con il cugino virologo di Al Bano, personaggio che si meriterebbe un intero film tutto suo.
(voto 7,5/10)
Måneskin
Fossi in loro, vivrei come Tommy Lee nella serie Pam & Tommy. I Måneskin invece sono dei bravi ragazzi, nonostante gli ultimi assurdi 11 mesi che hanno vissuto non si sono montati la testa e Damiano s’è pure commosso dopo aver cantato “Coraline”. Che teneri. Troppo, per essere delle rockstar?
(voto 7/10)
Laura Pausini
Canta “Scatola” e annuncia il suo film e pure la conduzione di Eurovision 2022. É ovunque. Che due scatole.
(voto 4/10)
Cesare Cremonini
Avrei preferito avesse fatto unicamente canzoni dei Lùnapop, ma mi accontento di "50 Special".
(voto 6/10)
Serata cover
Il personale podio di Pensieri Cannibali
#1 Emma - Francesca Michielin “...Baby One More Time” (Britney Spears - 1998)
#2 La Rappresentante di Lista - Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra “Be My Baby” (The Ronettes - 1963)
#3 Rkomi - Calibro 35 “Medley Vasco '80”
Il pubblico “normale” considera buona una cover quanto più è simile all’originale. Io la considero buona quanto più è diversa dall’originale. Ho quindi apprezzato parecchio la rilettura “drammatica” di “…Baby One More Time” di Britney Spears ad opera di Emma & Francesca Michielin, uno dei miei momenti preferiti ever nell’intera Storia di tutti i Sanremi. Fantastico pure lo stravolgimento del capolavoro “Be My Baby” delle Ronettes ideato da Cosmo e messo in scena da La Rappresentante di Lista con l’aiuto di Margherita Vicario e Ginevra. A sorpresa ho apprezzato pure il medley del Vasco anni ’80 interpretato dall’ignudo Rkomi, anche se più che altro per merito del cazzutissimo contributo sonoro offerto dai Calibro 35.
A vincere sono invece stati Gianni Morandi e Jovanotti che hanno fatto dei pezzi loro, quindi manco possono essere considerati delle cover. Nel dizionario Treccani, la definizione di cover è infatti questa: “Riedizione di una canzone di successo eseguita non dall’interprete originale ma da un altro”.
Quindi, se li hai votati, fatti mandare dalla mamma a prendertelo in quel posto!
Cotta sanremese
Ana Mena
Ana Mena starei al bar ad aspettarla duecentomila ore. Bevendomi duecentomila cuba libre, se necessario.
Trainspotting Award
Gianluca Grignani
Per la serata delle cover e dei duetti, Irama ha avuto la brillante idea di chiamare con sé Gianluca Grignani. Che è un po’ come scegliere di andare in gara con Morgan. Tutto sommato è ancora andata bene. Se non altro non c’è scappato il morto e hanno addirittura lasciato il palco insieme.
In ogni caso, "La mia storia tra le dita" è una canzone stupenda e per Gianluca solo tanto love, sempre e comunque. 💓
P.S. Il FantaSanremo è partito come una cosa simpatica, ma alla fine ha rotto il cazzo!
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È passata quasi una settimana ma la febbre da Sanremo non mi scende. Quest'anno ho deciso di godermela di più, con tanto di Fantasanremo con gli amici (sì, si è un po' esagerato a una certa) e serata finale tutti assieme.
RispondiEliminaA sorpresa, la squadra composta alla cieca mi ha convinto in pieno, molto più di una Elisa bravissima ma fredda e di un Achille ripetitivo.
Che poi, la Sindrome di Sanremo porta a cantare a squarciagola pure un Irama, com'è possibile?!
LRDL splendidi, ma ammetto che mi è partita la cotta per Tananai, basta che non canti dal vivo ;)
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