domenica 12 maggio 2024

Eurovision 2024: alla ricerca di (un senso alla vittoria di) Nemo





Nemo primo?
Angelina Mango solo settima?
Ma chi ha votato?

Ebbene sì, all'Eurovision 2024 ha vinto Nemo. Non il pesciolino Nemo. Il cantante svizzero Nemo.
Lo so, era meglio se vinceva il pesciolino.


Sinceramente non ho capito tutta questa esaltazione nei confronti del rappresentante della Svizzera, votato come preferito assoluto dalle giurie di quasi tutti i paesi dell'Europa, Italia compresa. Alle mie orecchie la sua canzone con il suo mix senza senso tra lirica e rap suona irritante e fastidiosa, ma sarà un limite mio e lui in realtà è un genio della musica.


Seguo l'Eurovision relativamente da poco, dall'edizione 2021 che aveva visto la vittoria tricolore dei Måneskin, e sarà che l'effetto sorpresa degli scorsi anni ormai si è dissolto, ma l'edizione di quest'anno mi è sembrata davvero scadente, persino per i livelli dell'Eurovision. A livello musicale salvo giusto la nostra sottovalutatissima Angelina Mango, che si è dovuta accontentare di un ingiusto settimo posto, la streghetta irlandese Bambie Thug e poco altro.


Quanto a spettacolo, c'è stata qualche esibizione simpatica e trash, che poi è il motivo principale per seguire l'Eurovision, però insomma, neanche più di tanto. A provare a rianimare la situazione ci hanno pensato allora le questioni extra-musicali, come la squalifica dei Paesi Bassi, la gaffe di una Rai sempre più allo sbando che alla fine della seconda semifinale ha condiviso per errore dei dati parziali del televoto, e i fischi ricevuti da Eden Golan. Una cantante israeliana con cittadinanza russa: chissà perché è stata fischiata?!?


Mi sembra ci sia un appiattimento generale, un po' come successo anche all'ultimo Sanremo, dove canzoni e performance tendono ad assomigliarsi quasi tutte e in vari casi cercano di replicare quanto ha funzionato gli anni precedenti, manco fossero generate dall'algoritmo e forse è davvero così, e così di cose interessanti se ne sentono e se ne vedono sempre meno. Nonostante la qualità generale medio-bassa, il trionfo di Nemo comunque non me lo so spiegare io.

A questo punto avrei preferito una vittoria della Crozia con Baby Lasagna, un impensabile incrocio tra i Rammstein e Crazy Frog, che ha presentato una canzone che potrebbe essere suonata indifferentemente tanto in un asilo quanto in una setta satanica.


Per completare questo post che ha preso una piega più triste e polemica di quanto avrei immaginato, chiudiamo con qualche nota positiva: ecco i miei personalissimi top dell'Eurovision 2024.

I miei top dell'Eurovision 2024

5. Regno Unito - Olly Alexander "Dizzy"

L'unico in gara quest'anno all'Eurovision che conoscevo già prima della competizione, oltre ad Angelina Mango, of course. Olly Alexander è il leader del valido gruppo pop Years & Years, è un attore di talento visto nella toccante serie It's a Sin e nel delizioso film indie God Help the Girl, oltre che un'icona LGBTQIA+. Quanto al suo pezzo all'Eurovision, risente di una certa influenza dei Pet Shop Boys e non è niente male. Quanti voti avrà mai preso al televoto?
Zero. Cosa che la dice lunga sul televoto, una delle peggiori piaghe sociali dei nostri tempi, in Italia e non solo.



4. Repubblica Ceca - Aiko "Pedestal"

Uno dei pezzi più fighi di questo Eurovision. Electropop dal tiro punk-rock, che rimanda ai tempi d'oro dell'electroclash. Anche quest'anno la Repubblica Ceca non ha deluso, peccato non se ne sia accorto nessuno, visto che il brano è stato eliminato in semifinale dal solito penoso televoto.



3. Armenia - Ladaniva "Jako"

Non sono un grande appassionato di musica etnica, figuriamoci di musica etnica armena che fino alla scorsa settimana manco sapevo esistesse, però questo canzone a sorpresa mi ritrovo ad adorarla. Ha anche un certo non so che di pugliese, più che di armeno. Super coinvolgente.



2. Irlanda - Bambie Thug "Doomsday Blue"

Una delle poche in grado di lasciare a bocca aperta in questo spento Eurovision. Bambie Thug fa “ouija pop” ed è una definizione perfetta per descrivere il suo pezzo stregonesco, che unisce urla death metal, ritmiche dubstep e momenti più dolci e melodici, il tutto accompagnato da una performance decisamente d'impatto. Che stregoneria è mai questa?
Un'incantevole stregoneria!



1. Italia - Angelina Mango "La noia"

La più brava. La più bella. La più talentuosa. Quella con la canzone migliore, e pure con la migliore coreografia e scenografia. A quanto pare però è tutto troppo raffinato e di classe per il contesto kitsch dell'Eurovision. Peggio per l'Eurovision.





3 commenti:

  1. Nemo non ha detto nulla neanche a me, io ero una bimba di Baby Lasagna e la vittoria assegnata solo (nulla me lo toglie dalla testa, con tutto il rispetto per la bellezza della canzone, che effettivamente sembrava il pezzo di un musical, in più lui ha una bellissima voce) per questioni di gender, inclusività, ecc. mi ha resa ancora più triste. Ormai hai ragione tu, l'Eurofestival ha perso quel guizzo trash genuino per fossilizzarsi su una serie di esibizioni sicure tutte uguali, con qualche sprazzo di "stranezza" che sembra costruito a tavolino. E mi spiace, ma la Mango, che pur ha una canzone che mi piace molto, non avrebbe di sicuro potuto spiccare: davanti a un pubblico che non conosce l'italiano e deve giudicare solo dall'esibizione, qual è la differenza tra lei e le altre 10 concorrenti belle, sensuali, dalla voce gradevole, impegnate in un pezzo accattivante, con una coreografia elaborata, che hanno popolato questa edizione? A 'sto punto, meglio la Zorra. E meglio Bambie.

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  2. Un'edizione più politica e più piatta, con poche canzoni ad aver fatto breccia anche per me. Alla fine, mi ha divertito di più la conduzione svedese con i pezzi musical e la finta reunion degli Abba.
    Tifavo spudoratamente Spagna, ma nessuno l'ha votata, la Svizzera non mi è dispiaciuta ma dovendo scegliere meglio il satanasso irlandese :)

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  3. Per una volta, sono patriottico. Angelina splendida, un animale da palcoscenico come pochi. Senza dimenticare la voce (la parte a cappella mi impressiona sempre).

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