Happy End
Regia: Michael Haneke
Cast: Isabelle Huppert, Mathieu Kassovitz, Jean-Louis Trintignant, Fantine Harduin, Franz Rogowski, Toby Jones, Laura Verlinden, Aurélia Petit
Michael Haneke con le sue riprese fisse ha rotto il cazzo! Scusate il francese, ma ho deciso di usare la stessa lingua con cui il regista austriaco ha girato i suoi ultimi lavori. Tanto di cappello per avere un suo stile personale immediatamente riconoscibile, ma ormai sta diventando come Terrence Malick: la parodia di se stesso. E non è una parodia da ridere, bensì uno spettacolo mortalmente noioso cui assistere. Film come questo suo ultimo Happy End sono il motivo per cui la gente “normale” odia il cinema autoriale, e mica a tutti i torti.
"Beh, direi che questa recensione è cominciata bene." |
L'unica cosa inaspettata, rispetto al suo solito stile, è l'uso di qualche ripresa con lo smart phone e un video YouTube style, giusto per fare il ggiovane, più l'inserimento paraculo di un paio di scene coi migranti, giusto per cercare di dare un presunto spessore socio-politico d'attualità al suo film. Un tentativo miseramente fallito, visto che Happy End resta il solito ritratto stereotipato, vuoto e ben poco interessante di una famiglia alto-borghese e null'altro.
L'unica cosa che si salva è la “simpatica” ragazzina 13enne interpretata da Fantine Harduin, la vera protagonista del film, la cui vicenda avrebbe però meritato di essere raccontata con ben altra più appassionante cornice, rispetto al soporifero stile ormai tramutatosi in maniera del grande registone austriaco. O forse dovrei dire ex grande registone?
Michael Haneke, beccati un po' questa serie di riprese fisse e vediamo poi se ti piacciono ancora tanto!
Voto al film Happy End
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Devo dire che il tuo giudizio su questo film è molto chiaro, ancor prima di arrivare a Capitan Totti :D
RispondiEliminaLascio perdere stavolta, io che già lo conosco (e reggo) poco.
RispondiEliminaUh, quanta cattiveria! Sì, è il solito Haneke e in più gioca a fare il ggiovane, ma per me ci riesce e con i richiami ad Amour ha saputo avere la mia attenzione.
RispondiEliminaPurtroppo era una conclusione alla quale io ero arrivato già da tempo.
RispondiEliminaCome per Malick.
Sono troppo avanti, mi sa. ;)
Nel 2018 c’è ancora gente che si lamenta delle inquadrature fisse?!
RispondiEliminaConsiderando che le inquadrature fisse erano il tratto distintivo del cinema dei Lumière a fine Ottocento, ci sarebbe semmai da chiedersi: ci sono ancora registi che usano le inquadrature fisse come tratto distintivo? :)
EliminaComunque ben vengano le inquadrature fisse, quando hanno un senso e sono motivate da ciò che viene rappresentato, com'è il recente caso dello splendido Kreuzweg - Le stazioni della fede. Nel caso dell'ultimo Haneke mi sembra invece siano utilizzate soltanto per mascherare la mancanza di idee del regista. O forse la sua incapacità a girare in un altro modo, cosa alquanto preoccupante.
Il maestro Tsai Ming Liang ha basato il suo cinema sulle inquadrature fisse. Comunque grazie dell’esaustiva risposta.
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