venerdì 26 aprile 2024

Ma dici sul serie? Le serie tv di Aprile 2024, da Fallout e Ripley a Expats e Baby Reindeer







Serie del mese
Expats
(miniserie)

Ci sono momenti in cui perdi la Fede. La Fede nelle serie tv, ed è una cosa grave. Questo 2024 televisivamente parlando era iniziato un po' così così e faticavo a trovare entusiasmo nella varie proposte di network e streaming. Poi ecco che arriva Expats e all'improvviso la Fede torna.


E pensare che manco mi ispirava particolarmente. Sarà che l'hanno venduta come la nuova serie con Nicole Kidman. C'è stato un periodo, diciamo da Da morire del 1995 a Dogville del 2003 passando per cult come Eyes Wide Shut e Moulin Rouge!, in cui ho amato parecchio Nicole Kidman. Solo che, se una volta una serie con Nicole Kidman era un evento, adesso è la consuetudine. Diventa quasi difficile trovare una serie in cui NON ci sia Nicole Kidman. Un po' come trovare una fiction italiana in cui non ci siano Lino Guanciale e/o Nicolas Maupas. E in mezzo a tutte le serie che gira, non sempre tutte sono imperdibili.


Questa Expats invece lo è. Imperdibile, dico. Quanto a ciò di cui parla, vi accenno solo che è ambientata a Hong Kong e racconta le storie intrecciate di tre donne e di una famiglia che ha subito un misterioso trauma. Quale sia questo trauma non ve lo rivelo, visto che nella prima puntata nemmeno la serie lo svela. Quindi è un thriller?
No, non proprio. C'è un caso thriller, ma è una serie drammatica, molto drammatica, eppure non deprimente. Per certi versi mi ha ricordato Rectify. Con due co-protagoniste, Sarayu Blue e Ji-young Yoo, brave quanto e pure più della miglior Nicole Kidman degli ultimi tempi.


In mezzo al senso di disperazione che aleggia tra i personaggi, io paradossalmente ho ritrovato la Fede nelle serie. Provateci, potrebbe capitare anche a voi. E se non vi fidate di me, fidatevi di Mr. Ink del sito Diario di una dipendenza, che questa Expats l'ha "sponsorizzata" proprio per bene.
(voto 8+/10)


Le altre serie

Ripley
(miniserie)

La serie più bella dell'anno. Esteticamente. Con il suo bianco e nero raffinato e le sue location nell'Italia degli anni '60 ricostruite dagli americani meglio di quanto facciamo noi di solito, Ripley è un'autentico piacere per gli occhi. E come contenuti, invece?

"Questa serie ha una fotografia così bella, che mi viene voglia di scattarle una foto"

La trama non è delle più nuove. La serie è tratta dal romanzo del 1955 Il talento di Mr. Ripley, da cui erano già stati tratti i film Delitto in pieno sole nel 1960 e nel 1999 Il talento di Mr. Ripley con Jude Law, Matt Damon e Gwyneth Paltrow. Solo che io non ho mai letto il libro, il film del 1960 non l'ho mai visto e quello del 1999 avevo iniziato a vederlo, l'avevo tipo registrato dalla tv su VHS, ma non ricordo di averlo finito. Non so perché.


Storia non nuova per molti, quindi, mentre per me lo era, almeno parzialmente, visto che sapevo già come cominciava, ma non come proseguiva. E poi qui, oltre a un cast guidato da Andrew Scott (bravissimo con la sua recitazione misurata, mai sopra le righe), Johnny Flynn e Dakota Fanning, se non altro non compaiono Rosario e Beppe Fiorello, come invece nel film del 1999. A pensarci meglio, credo di aver interrotto la visione della VHS dopo averli visti comparire. Sì, dev'essere stato per colpa loro.


Al di là del caso giallo raccontato, tra Hitchcock, American Psycho e pure un pizzico di commedia degli equivoci, a colpire nel segno sono la cura nei dettagli, nell'inserire l'arte, la musica e la cultura italiana, nel creare le atmosfere, nel suggerire la tensione piuttosto che mostrarla brutalmente. Ripley è una serie molto bella. Esteticamente, e non solo.
(voto 8/10)

P.S. Johnny Flynn in questa serie somiglia tantissimo a Christopher Nolan. Se mai dovessero girare un biopic sul regista, o se lui stesso preso da un momento di megalomania dovesse girare un film su se stesso, ecco trovato l'interprete ideale.
Christopher Nolan in una scena di Ripley

P.P.S. Ci volevano gli americani per dare a Margherita Buy un ruolo non da nevrotica totale.
Solo parzialmente nevrotica.

P.P.P.S. Il vero idolo della serie è il gatto Lucio.


Fallout
(stagione 1)

Il mondo è così ossessionato dalla fine del mondo, che a forza di parlarne, e soprattutto di immaginarla per fiction, prima o poi succederà per davvero. Almeno arriviamo preparati.


In un contesto post apocalittico si muovono i personaggi di Fallout, nuova serie tratta da una popolare saga di videogame. Popolare, così dicono, anche se io ammetto che non la conoscevo. Sui social c'è già chi ne parla come di nuova The Last of Us, ma per fortuna Fallout è parecchio più divertente di quella lagna. Inoltre, laddove The Last of Us prende una direzione da survival horror poco horror in stile The Walking Dead, qui siamo invece più dalle parti del mystery alla Lost. Vi sembra per caso un caso l'apparizione di Michael Emerson, lo storico interprete di Benjamin Linus?


A 20 anni dall'atterraggio, o meglio dallo schianto, sul piccolo schermo, la serie creata dalle menti malate di J. J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber continua a fare scuola. Per le scelte narrative, come nei flashback usati soprattutto per il personaggio del cowboy cinematografico diventato Ghoul (qualunque cosa ciò significhi) Cooper Howard, ottimamente interpretato da Walton Goggins.

"Se ho mai pensato di rifarmi il naso?
Certo che sì, ma credete sia facile trovare un chirurgo plastico in uno scenario post apocalittico?"

E pure a livello di trama, con gli esperimenti scientifici della Vault-Tec che non sono poi così distanti da quelli del Progetto DHARMA di Lost.


Come in Lost, si vive la visione della serie, pur non priva d'ironia e di momenti leggeri, con una sensazione di costante tensione che qualcosa di brutto, alla faccia delle rassicuranti musichette retrò nella colonna sonora, stia sempre per succedere. E così infatti di solito è.


Più che essere il nuovo The Last of Us, Fallout può quindi puntare al titolo di nuovo Lost cui in passato hanno ambito in tanti altri, fallendo. Pur mancando della stessa originalità, pur con qualche personaggio anonimo per non dire scadente (tipo Maximus), pur tra alti e bassi, le avventure di Fallout guidate dall'irresistibile Lucy MacLean interpretata da Ella Purnell e dai suoi magnifici occhioni convincono pure chi, come me, sogna la fine delle storie sulla fine del mondo.
(voto 7+/10)


Baby Reindeer
(miniserie)

Questa è la storia di un aspirante comico e potreste quindi immaginare che ci sia parecchio da ridere.
AHAHAH 😂😂😂

Sbagliato.
Chi ride è fuori. Non perché il protagonista abbia intenzione di partecipare a LOL - Talent Show. È messo male, ma non così tanto. Non c'è niente da ridere, perché la sua è una storia parecchio triste e parecchio inquietante.

"Lo so, sono meno divertente di Enrico Brignano"

La cosa più sconvolgente di questa sconvolgente visione è che, seppure in forma romanzata, tutto quello che viene raccontato è successo per davvero al creatore e protagonista Richard Gadd, aspirante comico alle prese con una stalker che Alex Forrest di Attrazione fatale e Annie Wilkes di Misery non deve morire al confronto sono delle personcine a modo. E non è nemmeno l'unica cosa drammatica che gli capita. Rivivere tutto ciò per lui dev'essere stata un'esperienza catartica. O forse il suo ennesimo tentativo di autosabotaggio per impedire a se stesso di essere felice.


Se volete ridere insomma questa non è la scelta giusta, ma se volete trovare una serie che, come si suol dire, non vi potrà lasciare indifferenti, Baby Reindeer fa decisamente per voi. Attenzione però perché, come ironico effetto collaterale, potrebbe trasformarvi in stalker alla ricerca della vera identità della stalker rappresentata nella serie.

Messaggio mandato dal mio iPhon
(voto 8/10)


Sugar
(stagione 1, episodi 1-4)

Se hai dei problemi con i fantasmi, who ya gonna call?
I Ghostbusters, naturalmente. Anche se negli ultimi tempi hanno un po' stufato.

"Stufato noi?"
"Ma parla per te, stupido Pensieri Cannibali"

Se hai bisogno di ritrovare una persona scomparsa, invece, a chi ti rivolgi?
Qui in Italia a Chi l'ha visto?, mentre se sei a Los Angeles e sei pieno di soldi, il nome migliore che puoi chiamare è quello di John Sugar, detective privato specializzato appunto nel ritrovare persone sparite misteriosamente nel nulla.

"A dirla tutta, anche io mi faccio dare una mano dallo staff di Chi l'ha visto?"

E se sei alla ricerca di uno di quei generi televisivi che sembrano andati perduti, ovvero una buona serie d'investigazione che non sia la solita roba crime alla CSI e compagnia assortita, a chi ti rivolgi?


A Sugar, una serie noir d'altri tempi, girata nella Los Angeles di oggi da Fernando Meirelles (quello di City of God), con protagonista un Colin Farrell che lavoro dopo lavoro si conferma come uno degli attori più bravi e anche più imprevedibili in circolazione. Il titolo giusto con cui le detective story ritrovano la strada di casa.
(voto 6,5/10)


Mary e George
(stagione 1, episodio 1)

Simpatica cazzatella in costume ambientata nel mondo dei nobili, con echi di La favorita e ancor più di The Great. Simpatica, con una buona dose d'ironia, ma non memorabile e poi, soprattutto, not my cup of tea. Thank you, next.
(voto 5,5/10)


Il giovane Berlusconi
(docuserie)

Il titolo è decisamente ingannevole. Come un po' tutto ciò che ha a che fare con il suo protagonista. In questa docuserie Netflix non è che si parli dell'infanzia o dell'adolescenza di Silvio Berlusconi. Nemmeno dei suoi primi passi nel mondo dell'imprenditoria, che continuano a restare avvolti nella nebbia di Milano. Il "giovane" Berlusconi qui raccontato è quello degli anni '80 che va già verso la cinquantina.

"L'Italia è il paese che amo, ed è quel paese dove a 50 anni sei ancora considerato un giovane di belle speranze"

Manco questa serie riesce allora a risolvere il più grande mistero riguardante il Cavaliere. Quell'interrogativo che aleggiava ne Il caimano di Nanni Moretti: da dove sono arrivati tutti quei soldi che gli hanno permesso di iniziare la sua attività di imprenditore? Sì, certo, bella, se vogliamo geniale l'idea di creare Milano 2, ma con quali soldi è riuscito a metterla in pratica? Tipo se io adesso volessi realizzare Milano 3, chi è che mi finanzia?

"Non so dove li ho presi i soldi. Magari chiedetelo a lui"

In attesa che qualcuno finalmente realizzi una vera Origin Story dei superpoteri di Berlusconi (i soldi), bisogna accontentarsi di questa docuserie interessante più che altro da un punto di vista comunicativo e televisivo, sugli inizi di Mediaset e del duopolio Rai-Mediaset. Curioso arrivi proprio in un periodo in cui tale duopolio, dopo decenni, è messo in discussione dall'ascesa del canale Nove, che sottraendo i pezzi grossi alla Rai sembra ripercorrere la strada tracciata proprio dal Berluska tanti anni fa quando si aggiudicò Mike Bongiorno.

"Un ciaone alla Rai"

Al di là della ricostruzione di una parte importante della storia della tv italiana tra gli anni '80 e i primi '90, questa docuserie non riesce a staccarsi da una narrazione troppo celebrativa di Berlusconi imprenditore, con poche voci contrarie che si fanno sentire solo nel terzo e ultimo episodio e una sovrabbondanza di testimonianze dei suoi amichetti del cuore, da Galliani a Dell'Utri (oggi diventato il sosia ufficiale di Robert De Niro). Tanto che ci si domanda se sia davvero un prodotto Netflix e non Mediaset.
(voto 5/10)


Briganti
(stagione 1, episodio 1)

Che ciofeca!
I veri briganti non sono tanti i protagonisti, quanto coloro che hanno realizzato una serie pseudo storico-avventurosa-western del genere. Una pruduzione italiana che, almeno nelle intenzioni, vorrebbe avere un respiro internazionale e invece ha solo il fiato corto. È però altresì vero che nel mondo sta funzionando una "nostra" robaccia come Fabbricante di lacrime, quindi chissà che il colpaccio non riesca pure a questi briganti dello streaming.
(voto 4/10)


Cotta del mese
Emanuela Fanelli (Call My Agent - Italia)

Nonostante la seconda stagione di Call My Agent - Italia sia piena di guest star di tutto rispetto, da Elodie a Sabrina Impacciatore, a rubare la scena a tutto, tutti e tutte per quanto mi riguarda è la presenza fissa del cast Emanuela Fanelli. Favolosa. La amo.


Guilty Pleasure del mese #1
Belve

"Lei che belva si sente?"

Personalmente mi sento un gattino: tenero in apparenza, ma se tira fuori le unghie sono cavoli amari per tutti. Confesso inoltre di non essere una belva della prima ora. Ho iniziato a seguire il programma di interviste soltanto quest'anno, con colpevole ritardo, e finalmente sono anch'io diventato un "bimbo di Francesca Fagnani", autentica fuoriclasse nel riuscire a rendere interessanti, o quasi, persino personaggi come Salvini. Impresa non da tutti, considerando come uno degli altri intervistatori più celebri della tv italiana, ovvero Fabio Fazio, è invece riuscito nell'impresa di farmi annoiare persino quando ha intervistato dei miei miti personali come Quentin Tarantino e David Lynch.

"Fabio, le tue interviste sono più inquietanti delle mie opere, te ne rendi conto?"

Senza dimenticare, anche se vorrei farlo, la pessima intervista a Chiara Ferragni e quella parecchio mediocre a Zendaya, in cui Fabio Fazio è riuscito a spoilerare TUTTO il suo nuovo film Challengers una decina di giorni prima della sua uscita nei cinema. Sono arrivato a tapparmi le orecchie per non sentire.

"Ma questo ormai ha raccontato tutto!"

Mi inchino quindi alla bravura dell'irresistibile Fagnani e del suo libretto rosso che contiene domande e citazioni che vanno a comporre le "sceneggiature" delle puntate. Quella a Fedez in particolare è stata un manuale su come si realizza un'intervista e su come si possa condurre l'intervistato esattamente dove si vuole, senza farlo sentire una belva in trappola.

"Se penso che negli studi avrei potuto incontrare Salvini, mi viene da piangere"


Guilty Pleasure del mese #2
GialappaShow

I Gialappi sono tornati con il Mago Forest, nuove co-conduttrici (a partire da un'Alessia Marcuzzi in gran spolvero) e un parco comici rinnovato ulteriormente rispetto alle ultime due fortunate stagioni. A questo giro, oltre ai confermati vari idoli come Brenda Lodigiani e Toni Bonji, c'è anche il ritorno del mio preferito Maccio Capatonda, che offre il suo contributo con i suoi ormai caratteristici trailer fake. Per quanto mi riguarda, il suo biopic "La guardarobiera" merita l'Oscar più del biopic su Oppenheimer firmato da Christopher Nolan.






3 commenti:

  1. Ci sono delle serie tv che ho in lista e presto saranno viste, altre che vedrò prossimamente e devo decidere quando ^_^

    RispondiElimina
  2. Felicissimo di averti ispirato il recupero di Expats!

    RispondiElimina
  3. Oltre le serie, anche i programmi TV :)?

    No mi aspettavo tutte queste promozioni per serie che rischiavano di finire sotto l'etichetta "lente/noiose" con te, né per Ripley né per Fallout né er Expats, sei pieno di sorprese.
    A Mary & George darò comunque una visione, orfana di The Great di leggerezza storica ho bisogno.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com