“No, un momento. Che cazzo vai dicendo, uh?”
“Sto dicendo che quella puttanella mi è morta tra le gambe mentre mi stava staccando un pompino. È questo che sto dicendo.”
“La cheerleader ti stava facendo una pompa? Ma grande!” esultò Krispin come fosse un’innocente matricola. Adesso che era al secondo anno di liceo era troppo grande per gesti infantili del genere.
“Sì, d’accordo. Yuppie! Sono grande, sono un grande. Lo so. Ma vedi,” Jeremy cercò di spiegargli con Santa Pazienza, “Il punto della questione qui non è che quel gran pezzo di figa mi stava succhiando via l’uccello. Il dannato punto della dannata questione è che quel gran pezzo di figa è morta. Stecchita. Andata. Kaput. Goodbye, England rose. Giusto lì,” indicò col dito un punto dello spazio nero davanti a sé. “Cosa facciamo adesso?”
“Cosa facciamo?” chiese stupito Krispin. “Amico, vorrai dire: cosa fai TU?”
“No, amico. Intendo cosa facciamo noi due. Ti ho messo a conoscenza del fatto, quindi tu sei mio complice. Se solo provi ad abbandonarmi, ti trascino nel merdoso fondo insieme a me.”
“Oh, andiamo uomo. Questo non è corretto.”
“È corretto, invece. Sono io a dettare le regole, adesso.” Jeremy si mise sul petto i gradi da generale.
“Ah sì, bello? E da quando?”
“Da quando sono così figo da farmi una cheerleader.” Pausa. “Cioè, mi facevo, visto che quella mi è trapassata davanti agli occhi giusto pochi istanti fa.”
“E va bene. Tu sei il capo e diciamo che io sono diventato tuo complice. Cosa facciamo, adesso?” domandò Krispin, con la sua tipica faccia da pesce lesso.
“Ecco bravo. Siamo in questa situazione insieme.” Pausa. “Direi che a questo punto ti porto a vedere la cheerleader morta.”
“Hey, amico. Andiamo… Lo sai che odio la gente morta.” Pausa di imbarazzo politically correct. “Volevo dire, odio vedere la gente morta. Sai che intendo? Non sono un razzista. Non ho niente contro la gente morta. È una scelta di vita, o di non vita, rispettabile come tante altre. Non ho niente contro i finocchi. Non ho niente contro i fottuti portoricani. E non ho certo niente contro i morti. Io amo la gente morta. Lo sai questo, vero?”
“Lo so, amico. Lo so. Però è necessario che tu veda con i tuoi occhi.”
Jeremy e Krispin. Due nerd al secondo anno di liceo davanti al corpo semi-nudo di una cheerleader morta.
“Gran pezzo di figa. Bella carrozzeria, anche se un po’ pallidina,” fu la prima cosa che disse Krispin, vedendola.
“Per forza, pezzo di coglione: è morta!” fu la prima cosa che gli disse Jeremy, guardandolo in quei due occhi da pesce lesso.
“Sto solo commentando quello che vedo. E quello che vedo è il corpo nudo di un gran bel pezzo di figa.”
“Questo te lo concedo. Però vogliamo concentrarci un momento sulla questione basilare. Vogliamo?”
“Veramente non vorrei…” Krispin, impegnato nel suo passatempo preferito: sprecare fiato.
Occhiata truce di Jeremy.
“E va bene. Vogliamo, vogliamo.” Quindi aggiunse, come una spoa davanti all’altare: “Lo voglio.”
Silenzio. Imbarazzante silenzio.
“Dunque… Quale sarebbe questa questione fondamentale? Anzi, basilare?” chiese poi Krispin.
“La questione è che la cheerleader è morta. Te lo sto spiegando da ormai più di dieci minuti. E non ha le braccia. Le si sono staccate le braccia dal corpo.”
“Rewind, amico,” Krispin chiese un time-out. “Lei ti stava facendo un succhia succhia senza fine, non un lavoretto di mano. Esatto?”
“Mmm…” grugnì Jeremy.
“Ok, non c’è bisogno che ti arrabbi. Sto cercando di analizzare i fatti in maniera obiettiva e per farlo devo raccogliere tutti gli indizi come farebbe coso…” Pausa riflessiva. “Grissom!”
“Quindi, qual è la sua conclusione, agente ehm… Grissom?”
“La situazione è parecchio complessa,” Krispin cominciò a strofinarsi gli occhiali da vista con il fazzoletto che teneva in tasca. Fazzoletto sporco, ovviamente e con fare riflessivo si mise a lisciarsi il pizzetto immaginario. “Questa cheerleader era impegnata con la bocca e le sono cadute le braccia. Dico solo che è strana, come cosa. Non credi? Però un’altra cosa non mi torna di tutta questa faccenda: perché diavolo la cheerleader stava succhiando l’uccello a te?”
“Che vuoi dire?” Jeremy, in versione permalosa.
“Andiamo amico. Non sei nella squadra di football. Né sei un… come dicono i francesi? Ah, sì. Non sei certo un tombeur de femme, ecco.”
“Ti ringrazio. Davvero. Grazie mille.”
“Oh, come on. Intendevo senza offesa, uomo. Cioè, voglio dire: quelli come me e te di solito se lo sognano di farsi una cheerleader. Io per esempio me lo sono sognato giusto ieri sera. Quindi, amico mio, se cerco di capire come hai fatto è solo perché voglio farlo anch’io.”
“Tu sei senza speranza, amico.”
“Oh, ti ringrazio anch’io. Tu sì che sei una persona veramente con un gran tatto, complimenti.”
Krispin rimase lì a fare l’offeso per un po’. Fino a che Jeremy non gli lanciò un contentino: “Ti dico come ho fatto se tu mi prometti di non dirlo ad anima viva.”
“Beh, non vedo molte anime vive, qui intorno,” Krispin indicò il corpo della cheerleader morta stecchita.
“Ah ah. Molto divertente,” Jeremy e la sua finta risata. “Davvero, me lo devi promettere che la cosa non esce fuori di qui.”
“Promesso. Sono un tomba.” Mano sul petto. Quando prometteva una cosa, Krispin tornava sempre serio.
“Ho fatto un incantesimo,” confessò Jeremy.
“Cazzooo!” Krispin, in versione urlo di Munch.
“Sì, lo so. Sono patetico. Prendimi pure per il culo.”
“Amico, io non ti sto affatto giudicando. Voglio dire: tu sei un genio. Un fottuto genio, cazzo.”
“Non ti sembra una cosa da sfigati, fare un incantesimo per farsi la ragazza più figa della scuola?”
“Sì beh, cioè. Forse un pochino.” Pausa di riflessione. “Ma no… ma che dico? Tu sei un genio e basta! Insomma, i giocatori di football la possono conquistare con i muscoli, una ragazza così. Tu l’hai fatto con l’intelletto, o meglio ancora: con un incantesimo. Sei un cazzo di genio. Amico, sono fiero di essere tuo amico! Voglio dire, spiegami come hai fatto che lo faccio pure io. Immediatamente, Santissimo il Signore. Facciamo l’incantesimo, così posso finalmente perdere anch’io la mia fottutissima verginità.”
“Ti vorrei solo far notare che nell’immediato abbiamo un’altra questione più urgente da affrontare della tua verginità,” interruppe bruscamente i suoi piani Jeremy. “Una cheerleader morta, senza braccia, probabilmente come tragica conseguenza del mio sciagurato incantesimo. Ricordi?”
“Già. Beh, quelli sono problemi suoi. Contrattempi del mestiere. Se è questo il prezzo che dobbiamo pagare per farci la più gran figa di tutti i tempi, o per lo meno la più gran figa della squallida cittadina in mezzo al nulla in cui viviamo, beh amico: io sono pronto a pagarlo.”
“Sei pazzo!” lo guardò di striscio Jeremy, come a mostrare il suo profilo da duro a una telecamera immaginaria. Pensava che se da tutta quella stramba vicenda avessero tratto un film, la sua parte avrebbe dovuta farla Jason Schwartzman. Nella parte di Krispin sarebbe invece andato benissimo uno sfigato qualsiasi, pensava anche.
“Tu dici: pazzo. Io dico: realista. Tu dici: cheerleader morta. Io dico: scopiamo. Voglio dire, questo è il nostro secondo anno al liceo e questo è l’unico modo che abbiamo per farci qualche cheerleader superdotata. Certo, a meno che tu non voglia farti un bell’abbonamento in palestra e cominciare a giocare a football.”
“Mettiamo tu abbia ragione…” Jeremy distolse il pensiero dalla versione cinematografica della sua vita e cominciò a riflettere sulle parole di Krispin.
“Amico, io ho ragione. Devi solo cominciare a vedere le cose con chiarezza.”
“E quindi? Cosa suggerisci di fare?”
“Ce la spassiamo, amico. Questo è ciò che suggerisco di fare. È la notte di Halloween. Buttiamo il corpo di questa troietta giù nel fiume, ci liberiamo del sangue e di tutte le maledette tracce e se anche restiamo un po’ sporchi, chissenefrega? Penseranno tutti solamente che abbiamo un trasvestimento molto realistico e molto fico. Adesso andiamo a fare un altro di questi bei incantesimi che mi tenevi nascosti. A moi, il tuo migliore amico. Dovresti vergognarti per non avermene parlato prima.”
“E se un’altra ragazza dovesse morire?” Jeremy in versione riflessiva, mano sul mento. Lisciarsi il pizzetto immaginario va molto di moda, tra i ragazzi del secondo anno.
“Hey, è il liceo. È duro. Solo i più forti sopravvivono e si evolvono. Sono le regole, non sei stato attento durante la lezione su Darwin?”
Più tardi, nel garage di Jeremy.
“È tutto pronto?” Krispin, impaziente come un liceale che sta per perdere la verginità.
“Dannazione. Ancora non riesco a credere che mi hai convinto a farlo!” Jeremy, in versione stregone, stava mescolando uno strano intruglio.
“Amico, in fondo al cuore sai che questa è la cosa giusta. Devi solo cercare dentro te e guardare nel profondo. Ti meraviglierai di ciò che puoi trovare. E poi, non dimentichiamo che tutta questa storia degli incantesimi per farsi spompinare è partita da te, Mister Moralità. Io nemmeno sapevo che esistesse una cosa simile… A proposito, su che sito hai trovato l’incantesimo?”
“Uff,” Jeremy nella sua solita versione sbuffante.
“E va bene. Ogni mago ha i suoi trucchetti. Errore mio, facciamo che non te l’ho mai chiesto. Hey, si tratterà mica di quel sito di porcelline coreane che ti ho consigliato io?”
“Uff uff,” ancora Jeremy, ancora sbuffante.
“Ok, ok. Ti sto deconcentrando, lo so. Ora mi tappo la bocca e ti lascio concludere il tuo magico incantesimo. A proposito… ci vorrà ancora molto?”
Jeremy pucciò un dito nell’intruglio fumante. “Sì, mi sembra pronto.”
“E ora? E ora?” Krispin l’impaziente.
“Ora verso qualche goccia della pozione sulla foto dell’annuario di Lizzy Grable.”
“Lizzy Grable? Ommioddio… È la mia cheerleader preferita!”
“Lo so benissimo, pezzo di coglione. È per questo che ho scelto proprio la sua foto.”
Boom. Una grossa esplosione. In mezzo al fumo che si dirada per il garage sgangherato di Jeremy, si materializza Lizzy Grable, in carne e ossa.
“Ommioddio… ci sei riuscito.” Krispin rimase per la prima volta in tutta la serata, e forse in tutta la sua vita, senza parole.
Cinque minuti di sguardo da pesce lesso dopo, Lizzy Grable lo prende per mano e lo porta su dalle scale.
“Credo… credo che andremo in camera tua a… a… a fare del sesso, amico,” balbettò Krispin. Lo faceva solo quando era davvero, davvero emozionato.
Jeremy si ritrovò lì in garage, da solo. Si mise a sfogliare l’annuario della scuola, così per passare il tempo. Quando capitò sulla pagina dei giocatori di football. Alla vista di quella serie di facce dagli zigomi perfetti e dai capelli perfettamente pettinati all’indietro, lo gettò a terra.
“Dannati loro. Hanno tutto quello che vogliono, senza bisogno di incantesimi, e nemmeno se ne rendono conto.” Per il nervoso, Jeremy diede un calcio alla pozione, che si riversò sulle pagine aperte dell’annuario scolastico. “Ooooops.”
Subito dopo aver serrato il garage, corse sopra a bussare alla porta di camera sua. Era chiusa a chiave. “Krispin, aprimi. Presto! Abbiamo un problema.”
“Uff,” stavolta era Krispin a sbuffare, mentre apriva la porta semi-vestito. “Tu e i tuoi problemi. Beh, che c’è?”
“Dobbiamo andarcene di qui. Subito. Le foto dell’annuario si sono animate!”
“Fantastico, amico! Ciò significa un sacco di cheerleader vogliose tutte per noi,” sorrise Krispin, in versione Mitch Buchannon il piacione di Baywatch.
“Vedi, non sei a conoscenza di un piccolissimo dettaglio: l’annuario in quel momento era aperto sulla pagina dei giocatori di football. E non mi sembrano affatto amichevoli quanto le cheerleader.”
Rumori. La porta del garage era stata sfondata. I giocatori di football stavano salendo su per le scale rumorosamente.
“Presto,” fece Jeremy, spingendo Krispin e la sua cheerleader zombie avvolta nelle lenzuola verso la finestra. “Usciamo di qui!”
Lo strano trio corse fuori nell’oscurità. In giro non c’era più nessuno. Halloween aveva lasciato giusto qualche strascico. Rotoli di carta igienica avvolti intorno ai rami degli alberi nei giardini e uova marce rotte contro le finestre dei vecchietti avari che avevano scelto “scherzetto” anziché “dolcetto”.
Un irreale silenzio li circondava. Finalmente un po’ di tranquillità. L’esercito di giocatori di football sembrava esser stato seminato. Poteva quindi scattare il momento confessioni.
“Allora, amico. Com’è andata con la cheerleader dei tuoi sogni? Spero di non avervi interrotto mentre…”
Krispin fece: “No, no. Avevamo già finito.”
“Già finito?”, Jeremy, lo stupito. “Oooh, non è una cosa positiva” realizzò poi. “Coraggio, amico. Sono cose che capitano anche ai migliori.”
“Beh, grazie,” Krispin, in versione imbarazzo portami via lontano da qui.
“Perlomeno la tua cheerleader non ha perso le braccia,” constatò Jeremy, girandosi verso di lei.
“Ehm,” lo interruppe. “Ho dimenticato di mostrarti una cosa.”
Krispin levò il lenzuolo dal corpo di Lizzy Grable. Oltre a essere totalmente nuda, non aveva più le braccia.
“Però è viva. Strano…” riflettè Jeremy.
“C’è anche una cosa che non ti ho detto,” fece con un filo di voce Krispin. “Forse so perché è ancora viva.”
“Racconta, che stai aspettando?” Jeremy, impaziente come una pensionata alla fine di una puntata di Beautiful.
“Ehm, è un po’ imbarazzante.”
“Ti ho chiamato nel mezzo della notte per dirti che una cheerleader mi è morta in mezzo alle gambe mentre mi stava spompinando. Credi che a questo punto mi faccia ancora problemi riguardo a qualche cosa?”
“Ok. Ti dico quello che è successo: Lizzy si è spogliata ed, ehm… eravamo sul punto di farlo. Io ero mooolto eccitato ed ehm… non so se mi spiego. Sono venuto. Allora lei, molto paziente, mi ha pulito e poi ha cominciato a succhiermi beh, lì sotto. È stato in quel momento che le sono cascate le braccia.”
“È capitato anche a me. So di cosa stai parlando. Ma poi? Che è successo poi?”
“Beh, io sono venuto un’altra volta. Sulla sua faccia. Mentre lei stava perdendo le braccia. Lo so, è una cosa malata, ma non sono riuscito a trattenere l’eccitazione.”
“Vuoi dirmi che credi sia stato il tuo sperma a tenerla in vita?”
“No, amico. Dopo è successo qualcos’altro.”
“Sono tutto orecchi.” Jeremy e la sua più completa attenzione.
Krispin proseguì il racconto: “Dopo che le sono cadute le braccia stava diventando debole, sempre più debole. La vedevo morire davanti a me e non c’era niente che io potessi fare per farla stare meglio ed è stato a quel punto che le ho detto…”
“Cosa? Che cosa le hai detto?”
“Le ho detto: “Ti amo, Lizzy Grable. Ti amavo quando eravamo in prima elementare e tu non mi rivolgevi nemmeno la parola. Ti amavo alle medie quando ti ho tirato le trecce bionde e tu con un destro mi hai steso e ho dovuto passare il resto dell’anno scolastico in ospedale. Ti amavo quando fino a ieri mi toccavo guardandoti chiuso in un armadietto buio degli spogliatoi mentre tu avevi finito uno dei tuoi allenamenti. Ti ho sempre amato e ti amerò per sempre, Lizzy Grable.”
Ecco, dopo averle detto tutte queste cose lei si è rianimata ed è tornata ad essere una cheerleader zombie in piena forma. Quindi, sei arrivato tu, hai bussato alla porta e hai spezzato il nostro momento di intimità.”
“Beh, scusa.”
“Non fa niente, Jeremy. In fondo è camera tua. O dovrei dire: era, camera tua. Dopo il passaggio di tutti quei giocatori di football inferociti non so cosa ne sia rimasto.”
“Grazie per avermici fatto pensare, amico.”
“Fortuna che i tuoi sono andati via, questo weekend. Hey!” gridò Krispin.
“Che c’è?” chiese Jeremy, preoccupato.
“Pensi che stiano facendo sesso, in questo momento. Tuo padre e tua madre, intendo. Iiih, che schifo…”
“Krispin!” Jeremy in versione urlo di Munch.
“Forse ho esagerato. Scusa, amico. Non avrei dovuto dire quelle cose sui tuoi geni…”
“Krispin, abbassati!”
Grazie al suggerimento dell’amico, Krispin evitò per un pelo un grosso giocatore di football zombie che gli stava volando addosso. Quindi spuntarono fuori anche tutti gli altri. Ormai erano circondati.
“Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare per fermarli,” pensò a voce alta Krispin. “In fondo, noi due siamo dei quasi geni. Pensa solo all’incantesimo che siamo riusciti a fare. Loro invece, loro sono solo un ammasso di muscoli che di cervello ne avevano poco già da normali. Figuriamoci in versione zombie.”
“A me non viene in mente nessuna soluzione, amico. Sicuro che siamo dei geni?”
“No. Ho usato il termine quasi geni proprio perché non ne sono sicuro.”
“Più che quasi geni, mi sa che siamo quasi spacciati.” Jeremy guardò tutti quei giocatori di football sempre più vicini e poi il suo sguardo si posò su Lizzy Grable, la cheerleader senza braccia ma ancora in vita. E realizzò. “Lizzy Grable!” si mise a gridare.
“Sì, è una gran figa, anche se è una storpia senza braccia,” fece Krispin. “Mi dispiace che la tua cheerleader sia deceduta in circostanze poche fortunate, ma non ho intenzione di dividere Lizzy con te. Senza offesa, amico: lei è mia.”
“Non è questo che intendevo,” fece Jeremy mentre scansava a fatica un grosso energumeno rabbioso. “Ripensavo a ciò che hai fatto. Le hai detto che la ami. Esattamente ciò che ogni ragazza, anche una ragazza zombie, vuole sentirsi dire. Sono state le tue parole a salvarle la vita e allora saranno delle altre parole a mettere fine alla patetica esistenza di questi stronzi.”
“Hai ragione. Ma cos’è che un giocatore di football non vorrebbe mai sentirsi dire?”
“I tuoi muscoli sono flaccidi!” gridò Jeremy. Uno zombie cominciò ad arrancare.
“Hai un inizio di calvizie!” urlò Krispin. Un altro zombie giù per terra. “Hey, amico: funziona!”
“Avete perso una partita, anzi, avete perso l’intero campionato,” Jeremy con tutto il fiato in gola. Un gruppetto di giocatori morti sul colpo.
“Tutti in biblioteca” gridò poi Krispin. E di giocatori di football non ne rimase in piedi nemmeno uno.
“Amico, hai fatto strike,” Jeremy andò ad abbracciarlo.
“Ok ok,” Krispin si liberò dalla stretta. “Poniamo subito fine a questo momento gay. Ho una ragazza, adesso,” disse facendo l’occhiolino alla sua pollastrella senza braccia.
Il volto di Jeremy si corrucciò.
“Andiamo, uomo…” lo consolò Krispin.
“Dove?”
“A farti una ragazza cheerleader zombie, naturalmente.”
“Credi davvero che dovremmo continuare con gli incantesimi, dopo tutto quello che è successo questa notte?” chiese Jeremy in versione Jeremy il ragazzo dai mille scrupoli morali.
“Certo che sì, amico. Certo che sì,” fece Krispin in versione uomo che non deve chiedere mai. “Don’t stop, ‘til you get enough.”
“Ho ammazzato la cheerleader!”
“No, un momento. Che cazzo vai dicendo, uh?”
“Sto dicendo che quella puttanella mi è morta tra le gambe mentre mi stava staccando un pompino. È questo che sto dicendo.”
“La cheerleader ti stava facendo una pompa? Ma grande!” esultò Krispin come fosse un’innocente matricola. Adesso che era al secondo anno di liceo era troppo grande per gesti infantili del genere.
“Sì, d’accordo. Yuppie! Sono grande, sono un grande. Lo so. Ma vedi,” Jeremy cercò di spiegargli con Santa Pazienza, “Il punto della questione qui non è che quel gran pezzo di figa mi stava succhiando via l’uccello. Il dannato punto della dannata questione è che quel gran pezzo di figa è morta. Stecchita. Andata. Kaput. Goodbye, England rose. Giusto lì,” indicò col dito un punto dello spazio nero davanti a sé. “Cosa facciamo adesso?”
“Cosa facciamo?” chiese stupito Krispin. “Amico, vorrai dire: cosa fai TU?”
“No, amico. Intendo cosa facciamo noi due. Ti ho messo a conoscenza del fatto, quindi tu sei mio complice. Se solo provi ad abbandonarmi, ti trascino nel merdoso fondo insieme a me.”
“Oh, andiamo uomo. Questo non è corretto.”
“È corretto, invece. Sono io a dettare le regole, adesso.” Jeremy si mise sul petto i gradi da generale.
“Ah sì, bello? E da quando?”
“Da quando sono così figo da farmi una cheerleader.” Pausa. “Cioè, mi facevo, visto che quella mi è trapassata davanti agli occhi giusto pochi istanti fa.”
“E va bene. Tu sei il capo e diciamo che io sono diventato tuo complice. Cosa facciamo, adesso?” domandò Krispin, con la sua tipica faccia da pesce lesso.
“Ecco bravo. Siamo in questa situazione insieme.” Pausa. “Direi che a questo punto ti porto a vedere la cheerleader morta.”
“Hey, amico. Andiamo… Lo sai che odio la gente morta.” Pausa di imbarazzo politically correct. “Volevo dire, odio vedere la gente morta. Sai che intendo? Non sono un razzista. Non ho niente contro la gente morta. È una scelta di vita, o di non vita, rispettabile come tante altre. Non ho niente contro i finocchi. Non ho niente contro i fottuti portoricani. E non ho certo niente contro i morti. Io amo la gente morta. Lo sai questo, vero?”
“Lo so, amico. Lo so. Però è necessario che tu veda con i tuoi occhi.”
Jeremy e Krispin. Due nerd al secondo anno di liceo davanti al corpo semi-nudo di una cheerleader morta.
“Gran pezzo di figa. Bella carrozzeria, anche se un po’ pallidina,” fu la prima cosa che disse Krispin, vedendola.
“Per forza, pezzo di coglione: è morta!” fu la prima cosa che gli disse Jeremy, guardandolo in quei due occhi da pesce lesso.
“Sto solo commentando quello che vedo. E quello che vedo è il corpo nudo di un gran bel pezzo di figa.”
“Questo te lo concedo. Però vogliamo concentrarci un momento sulla questione basilare. Vogliamo?”
“Veramente non vorrei…” Krispin, impegnato nel suo passatempo preferito: sprecare fiato.
Occhiata truce di Jeremy.
“E va bene. Vogliamo, vogliamo.” Quindi aggiunse, come una spoa davanti all’altare: “Lo voglio.”
Silenzio. Imbarazzante silenzio.
“Dunque… Quale sarebbe questa questione fondamentale? Anzi, basilare?” chiese poi Krispin.
“La questione è che la cheerleader è morta. Te lo sto spiegando da ormai più di dieci minuti. E non ha le braccia. Le si sono staccate le braccia dal corpo.”
“Rewind, amico,” Krispin chiese un time-out. “Lei ti stava facendo un succhia succhia senza fine, non un lavoretto di mano. Esatto?”
“Mmm…” grugnì Jeremy.
“Ok, non c’è bisogno che ti arrabbi. Sto cercando di analizzare i fatti in maniera obiettiva e per farlo devo raccogliere tutti gli indizi come farebbe coso…” Pausa riflessiva. “Grissom!”
“Quindi, qual è la sua conclusione, agente ehm… Grissom?”
“La situazione è parecchio complessa,” Krispin cominciò a strofinarsi gli occhiali da vista con il fazzoletto che teneva in tasca. Fazzoletto sporco, ovviamente e con fare riflessivo si mise a lisciarsi il pizzetto immaginario. “Questa cheerleader era impegnata con la bocca e le sono cadute le braccia. Dico solo che è strana, come cosa. Non credi? Però un’altra cosa non mi torna di tutta questa faccenda: perché diavolo la cheerleader stava succhiando l’uccello a te?”
“Che vuoi dire?” Jeremy, in versione permalosa.
“Andiamo amico. Non sei nella squadra di football. Né sei un… come dicono i francesi? Ah, sì. Non sei certo un tombeur de femme, ecco.”
“Ti ringrazio. Davvero. Grazie mille.”
“Oh, come on. Intendevo senza offesa, uomo. Cioè, voglio dire: quelli come me e te di solito se lo sognano di farsi una cheerleader. Io per esempio me lo sono sognato giusto ieri sera. Quindi, amico mio, se cerco di capire come hai fatto è solo perché voglio farlo anch’io.”
“Tu sei senza speranza, amico.”
“Oh, ti ringrazio anch’io. Tu sì che sei una persona veramente con un gran tatto, complimenti.”
Krispin rimase lì a fare l’offeso per un po’. Fino a che Jeremy non gli lanciò un contentino: “Ti dico come ho fatto se tu mi prometti di non dirlo ad anima viva.”
“Beh, non vedo molte anime vive, qui intorno,” Krispin indicò il corpo della cheerleader morta stecchita.
“Ah ah. Molto divertente,” Jeremy e la sua finta risata. “Davvero, me lo devi promettere che la cosa non esce fuori di qui.”
“Promesso. Sono un tomba.” Mano sul petto. Quando prometteva una cosa, Krispin tornava sempre serio.
“Ho fatto un incantesimo,” confessò Jeremy.
“Cazzooo!” Krispin, in versione urlo di Munch.
“Sì, lo so. Sono patetico. Prendimi pure per il culo.”
“Amico, io non ti sto affatto giudicando. Voglio dire: tu sei un genio. Un fottuto genio, cazzo.”
“Non ti sembra una cosa da sfigati, fare un incantesimo per farsi la ragazza più figa della scuola?”
“Sì beh, cioè. Forse un pochino.” Pausa di riflessione. “Ma no… ma che dico? Tu sei un genio e basta! Insomma, i giocatori di football la possono conquistare con i muscoli, una ragazza così. Tu l’hai fatto con l’intelletto, o meglio ancora: con un incantesimo. Sei un cazzo di genio. Amico, sono fiero di essere tuo amico! Voglio dire, spiegami come hai fatto che lo faccio pure io. Immediatamente, Santissimo il Signore. Facciamo l’incantesimo, così posso finalmente perdere anch’io la mia fottutissima verginità.”
“Ti vorrei solo far notare che nell’immediato abbiamo un’altra questione più urgente da affrontare della tua verginità,” interruppe bruscamente i suoi piani Jeremy. “Una cheerleader morta, senza braccia, probabilmente come tragica conseguenza del mio sciagurato incantesimo. Ricordi?”
“Già. Beh, quelli sono problemi suoi. Contrattempi del mestiere. Se è questo il prezzo che dobbiamo pagare per farci la più gran figa di tutti i tempi, o per lo meno la più gran figa della squallida cittadina in mezzo al nulla in cui viviamo, beh amico: io sono pronto a pagarlo.”
“Sei pazzo!” lo guardò di striscio Jeremy, come a mostrare il suo profilo da duro a una telecamera immaginaria. Pensava che se da tutta quella stramba vicenda avessero tratto un film, la sua parte avrebbe dovuta farla Jason Schwartzman. Nella parte di Krispin sarebbe invece andato benissimo uno sfigato qualsiasi, pensava anche.
“Tu dici: pazzo. Io dico: realista. Tu dici: cheerleader morta. Io dico: scopiamo. Voglio dire, questo è il nostro secondo anno al liceo e questo è l’unico modo che abbiamo per farci qualche cheerleader superdotata. Certo, a meno che tu non voglia farti un bell’abbonamento in palestra e cominciare a giocare a football.”
“Mettiamo tu abbia ragione…” Jeremy distolse il pensiero dalla versione cinematografica della sua vita e cominciò a riflettere sulle parole di Krispin.
“Amico, io ho ragione. Devi solo cominciare a vedere le cose con chiarezza.”
“E quindi? Cosa suggerisci di fare?”
“Ce la spassiamo, amico. Questo è ciò che suggerisco di fare. È la notte di Halloween. Buttiamo il corpo di questa troietta giù nel fiume, ci liberiamo del sangue e di tutte le maledette tracce e se anche restiamo un po’ sporchi, chissenefrega? Penseranno tutti solamente che abbiamo un trasvestimento molto realistico e molto fico. Adesso andiamo a fare un altro di questi bei incantesimi che mi tenevi nascosti. A moi, il tuo migliore amico. Dovresti vergognarti per non avermene parlato prima.”
“E se un’altra ragazza dovesse morire?” Jeremy in versione riflessiva, mano sul mento. Lisciarsi il pizzetto immaginario va molto di moda, tra i ragazzi del secondo anno.
“Hey, è il liceo. È duro. Solo i più forti sopravvivono e si evolvono. Sono le regole, non sei stato attento durante la lezione su Darwin?”
Più tardi, nel garage di Jeremy.
“È tutto pronto?” Krispin, impaziente come un liceale che sta per perdere la verginità.
“Dannazione. Ancora non riesco a credere che mi hai convinto a farlo!” Jeremy, in versione stregone, stava mescolando uno strano intruglio.
“Amico, in fondo al cuore sai che questa è la cosa giusta. Devi solo cercare dentro te e guardare nel profondo. Ti meraviglierai di ciò che puoi trovare. E poi, non dimentichiamo che tutta questa storia degli incantesimi per farsi spompinare è partita da te, Mister Moralità. Io nemmeno sapevo che esistesse una cosa simile… A proposito, su che sito hai trovato l’incantesimo?”
“Uff,” Jeremy nella sua solita versione sbuffante.
“E va bene. Ogni mago ha i suoi trucchetti. Errore mio, facciamo che non te l’ho mai chiesto. Hey, si tratterà mica di quel sito di porcelline coreane che ti ho consigliato io?”
“Uff uff,” ancora Jeremy, ancora sbuffante.
“Ok, ok. Ti sto deconcentrando, lo so. Ora mi tappo la bocca e ti lascio concludere il tuo magico incantesimo. A proposito… ci vorrà ancora molto?”
Jeremy pucciò un dito nell’intruglio fumante. “Sì, mi sembra pronto.”
“E ora? E ora?” Krispin l’impaziente.
“Ora verso qualche goccia della pozione sulla foto dell’annuario di Lizzy Grable.”
“Lizzy Grable? Ommioddio… È la mia cheerleader preferita!”
“Lo so benissimo, pezzo di coglione. È per questo che ho scelto proprio la sua foto.”
Boom. Una grossa esplosione. In mezzo al fumo che si dirada per il garage sgangherato di Jeremy, si materializza Lizzy Grable, in carne e ossa.
“Ommioddio… ci sei riuscito.” Krispin rimase per la prima volta in tutta la serata, e forse in tutta la sua vita, senza parole.
Cinque minuti di sguardo da pesce lesso dopo, Lizzy Grable lo prende per mano e lo porta su dalle scale.
“Credo… credo che andremo in camera tua a… a… a fare del sesso, amico,” balbettò Krispin. Lo faceva solo quando era davvero, davvero emozionato.
Jeremy si ritrovò lì in garage, da solo. Si mise a sfogliare l’annuario della scuola, così per passare il tempo. Quando capitò sulla pagina dei giocatori di football. Alla vista di quella serie di facce dagli zigomi perfetti e dai capelli perfettamente pettinati all’indietro, lo gettò a terra.
“Dannati loro. Hanno tutto quello che vogliono, senza bisogno di incantesimi, e nemmeno se ne rendono conto.” Per il nervoso, Jeremy diede un calcio alla pozione, che si riversò sulle pagine aperte dell’annuario scolastico. “Ooooops.”
Subito dopo aver serrato il garage, corse sopra a bussare alla porta di camera sua. Era chiusa a chiave. “Krispin, aprimi. Presto! Abbiamo un problema.”
“Uff,” stavolta era Krispin a sbuffare, mentre apriva la porta semi-vestito. “Tu e i tuoi problemi. Beh, che c’è?”
“Dobbiamo andarcene di qui. Subito. Le foto dell’annuario si sono animate!”
“Fantastico, amico! Ciò significa un sacco di cheerleader vogliose tutte per noi,” sorrise Krispin, in versione Mitch Buchannon il piacione di Baywatch.
“Vedi, non sei a conoscenza di un piccolissimo dettaglio: l’annuario in quel momento era aperto sulla pagina dei giocatori di football. E non mi sembrano affatto amichevoli quanto le cheerleader.”
Rumori. La porta del garage era stata sfondata. I giocatori di football stavano salendo su per le scale rumorosamente.
“Presto,” fece Jeremy, spingendo Krispin e la sua cheerleader zombie avvolta nelle lenzuola verso la finestra. “Usciamo di qui!”
Lo strano trio corse fuori nell’oscurità. In giro non c’era più nessuno. Halloween aveva lasciato giusto qualche strascico. Rotoli di carta igienica avvolti intorno ai rami degli alberi nei giardini e uova marce rotte contro le finestre dei vecchietti avari che avevano scelto “scherzetto” anziché “dolcetto”.
Un irreale silenzio li circondava. Finalmente un po’ di tranquillità. L’esercito di giocatori di football sembrava esser stato seminato. Poteva quindi scattare il momento confessioni.
“Allora, amico. Com’è andata con la cheerleader dei tuoi sogni? Spero di non avervi interrotto mentre…”
Krispin fece: “No, no. Avevamo già finito.”
“Già finito?”, Jeremy, lo stupito. “Oooh, non è una cosa positiva” realizzò poi. “Coraggio, amico. Sono cose che capitano anche ai migliori.”
“Beh, grazie,” Krispin, in versione imbarazzo portami via lontano da qui.
“Perlomeno la tua cheerleader non ha perso le braccia,” constatò Jeremy, girandosi verso di lei.
“Ehm,” lo interruppe. “Ho dimenticato di mostrarti una cosa.”
Krispin levò il lenzuolo dal corpo di Lizzy Grable. Oltre a essere totalmente nuda, non aveva più le braccia.
“Però è viva. Strano…” riflettè Jeremy.
“C’è anche una cosa che non ti ho detto,” fece con un filo di voce Krispin. “Forse so perché è ancora viva.”
“Racconta, che stai aspettando?” Jeremy, impaziente come una pensionata alla fine di una puntata di Beautiful.
“Ehm, è un po’ imbarazzante.”
“Ti ho chiamato nel mezzo della notte per dirti che una cheerleader mi è morta in mezzo alle gambe mentre mi stava spompinando. Credi che a questo punto mi faccia ancora problemi riguardo a qualche cosa?”
“Ok. Ti dico quello che è successo: Lizzy si è spogliata ed, ehm… eravamo sul punto di farlo. Io ero mooolto eccitato ed ehm… non so se mi spiego. Sono venuto. Allora lei, molto paziente, mi ha pulito e poi ha cominciato a succhiermi beh, lì sotto. È stato in quel momento che le sono cascate le braccia.”
“È capitato anche a me. So di cosa stai parlando. Ma poi? Che è successo poi?”
“Beh, io sono venuto un’altra volta. Sulla sua faccia. Mentre lei stava perdendo le braccia. Lo so, è una cosa malata, ma non sono riuscito a trattenere l’eccitazione.”
“Vuoi dirmi che credi sia stato il tuo sperma a tenerla in vita?”
“No, amico. Dopo è successo qualcos’altro.”
“Sono tutto orecchi.” Jeremy e la sua più completa attenzione.
Krispin proseguì il racconto: “Dopo che le sono cadute le braccia stava diventando debole, sempre più debole. La vedevo morire davanti a me e non c’era niente che io potessi fare per farla stare meglio ed è stato a quel punto che le ho detto…”
“Cosa? Che cosa le hai detto?”
“Le ho detto: “Ti amo, Lizzy Grable. Ti amavo quando eravamo in prima elementare e tu non mi rivolgevi nemmeno la parola. Ti amavo alle medie quando ti ho tirato le trecce bionde e tu con un destro mi hai steso e ho dovuto passare il resto dell’anno scolastico in ospedale. Ti amavo quando fino a ieri mi toccavo guardandoti chiuso in un armadietto buio degli spogliatoi mentre tu avevi finito uno dei tuoi allenamenti. Ti ho sempre amato e ti amerò per sempre, Lizzy Grable.”
Ecco, dopo averle detto tutte queste cose lei si è rianimata ed è tornata ad essere una cheerleader zombie in piena forma. Quindi, sei arrivato tu, hai bussato alla porta e hai spezzato il nostro momento di intimità.”
“Beh, scusa.”
“Non fa niente, Jeremy. In fondo è camera tua. O dovrei dire: era, camera tua. Dopo il passaggio di tutti quei giocatori di football inferociti non so cosa ne sia rimasto.”
“Grazie per avermici fatto pensare, amico.”
“Fortuna che i tuoi sono andati via, questo weekend. Hey!” gridò Krispin.
“Che c’è?” chiese Jeremy, preoccupato.
“Pensi che stiano facendo sesso, in questo momento. Tuo padre e tua madre, intendo. Iiih, che schifo…”
“Krispin!” Jeremy in versione urlo di Munch.
“Forse ho esagerato. Scusa, amico. Non avrei dovuto dire quelle cose sui tuoi geni…”
“Krispin, abbassati!”
Grazie al suggerimento dell’amico, Krispin evitò per un pelo un grosso giocatore di football zombie che gli stava volando addosso. Quindi spuntarono fuori anche tutti gli altri. Ormai erano circondati.
“Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare per fermarli,” pensò a voce alta Krispin. “In fondo, noi due siamo dei quasi geni. Pensa solo all’incantesimo che siamo riusciti a fare. Loro invece, loro sono solo un ammasso di muscoli che di cervello ne avevano poco già da normali. Figuriamoci in versione zombie.”
“A me non viene in mente nessuna soluzione, amico. Sicuro che siamo dei geni?”
“No. Ho usato il termine quasi geni proprio perché non ne sono sicuro.”
“Più che quasi geni, mi sa che siamo quasi spacciati.” Jeremy guardò tutti quei giocatori di football sempre più vicini e poi il suo sguardo si posò su Lizzy Grable, la cheerleader senza braccia ma ancora in vita. E realizzò. “Lizzy Grable!” si mise a gridare.
“Sì, è una gran figa, anche se è una storpia senza braccia,” fece Krispin. “Mi dispiace che la tua cheerleader sia deceduta in circostanze poche fortunate, ma non ho intenzione di dividere Lizzy con te. Senza offesa, amico: lei è mia.”
“Non è questo che intendevo,” fece Jeremy mentre scansava a fatica un grosso energumeno rabbioso. “Ripensavo a ciò che hai fatto. Le hai detto che la ami. Esattamente ciò che ogni ragazza, anche una ragazza zombie, vuole sentirsi dire. Sono state le tue parole a salvarle la vita e allora saranno delle altre parole a mettere fine alla patetica esistenza di questi stronzi.”
“Hai ragione. Ma cos’è che un giocatore di football non vorrebbe mai sentirsi dire?”
“I tuoi muscoli sono flaccidi!” gridò Jeremy. Uno zombie cominciò ad arrancare.
“Hai un inizio di calvizie!” urlò Krispin. Un altro zombie giù per terra. “Hey, amico: funziona!”
“Avete perso una partita, anzi, avete perso l’intero campionato,” Jeremy con tutto il fiato in gola. Un gruppetto di giocatori morti sul colpo.
“Tutti in biblioteca” gridò poi Krispin. E di giocatori di football non ne rimase in piedi nemmeno uno.
“Amico, hai fatto strike,” Jeremy andò ad abbracciarlo.
“Ok ok,” Krispin si liberò dalla stretta. “Poniamo subito fine a questo momento gay. Ho una ragazza, adesso,” disse facendo l’occhiolino alla sua pollastrella senza braccia.
Il volto di Jeremy si corrucciò.
“Andiamo, uomo…” lo consolò Krispin.
“Dove?”
“A farti una ragazza cheerleader zombie, naturalmente.”
“Credi davvero che dovremmo continuare con gli incantesimi, dopo tutto quello che è successo questa notte?” chiese Jeremy in versione Jeremy il ragazzo dai mille scrupoli morali.
“Certo che sì, amico. Certo che sì,” fece Krispin in versione uomo che non deve chiedere mai. “Don’t stop, ‘til you get enough.”
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