(Un mio racconto di Halloween in due parti. Domani la seconda)
Titolo originale: The Fuckin' Cheerleader Is Fuckin' Dead
“Ho ammazzato la cheerleader!”
“No, un momento. Che cazzo vai dicendo, uh?”
“Sto dicendo che quella puttanella mi è morta tra le gambe mentre mi stava staccando un pompino. È questo che sto dicendo.”
“La cheerleader ti stava facendo una pompa? Ma grande!” esultò Krispin come fosse un’innocente matricola. Adesso che era al secondo anno di liceo era troppo grande per gesti infantili del genere.
“Sì, d’accordo. Yuppie! Sono grande, sono un grande. Lo so. Ma vedi,” Jeremy cercò di spiegargli con Santa Pazienza, “Il punto della questione qui non è che quel gran pezzo di figa mi stava succhiando via l’uccello. Il dannato punto della dannata questione è che quel gran pezzo di figa è morta. Stecchita. Andata. Kaput. Goodbye, England rose. Giusto lì,” indicò col dito un punto dello spazio nero davanti a sé. “Cosa facciamo adesso?”
“Cosa facciamo?” chiese stupito Krispin. “Amico, vorrai dire: cosa fai TU?”
“No, amico. Intendo cosa facciamo noi due. Ti ho messo a conoscenza del fatto, quindi tu sei mio complice. Se solo provi ad abbandonarmi, ti trascino nel merdoso fondo insieme a me.”
“Oh, andiamo uomo. Questo non è corretto.”
“È corretto, invece. Sono io a dettare le regole, adesso.” Jeremy si mise sul petto i gradi da generale.
“Ah sì, bello? E da quando?”
“Da quando sono così figo da farmi una cheerleader.” Pausa. “Cioè, mi facevo, visto che quella mi è trapassata davanti agli occhi giusto pochi istanti fa.”
“E va bene. Tu sei il capo e diciamo che io sono diventato tuo complice. Cosa facciamo, adesso?” domandò Krispin, con la sua tipica faccia da pesce lesso.
“Ecco bravo. Siamo in questa situazione insieme.” Pausa. “Direi che a questo punto ti porto a vedere la cheerleader morta.”
“Hey, amico. Andiamo… Lo sai che odio la gente morta.” Pausa di imbarazzo politically correct. “Volevo dire, odio vedere la gente morta. Sai che intendo? Non sono un razzista. Non ho niente contro la gente morta. È una scelta di vita, o di non vita, rispettabile come tante altre. Non ho niente contro i finocchi. Non ho niente contro i fottuti portoricani. E non ho certo niente contro i morti. Io amo la gente morta. Lo sai questo, vero?”
“Lo so, amico. Lo so. Però è necessario che tu veda con i tuoi occhi.”
Jeremy e Krispin. Due nerd al secondo anno di liceo davanti al corpo semi-nudo di una cheerleader morta.
“Gran pezzo di figa. Bella carrozzeria, anche se un po’ pallidina,” fu la prima cosa che disse Krispin, vedendola.
“Per forza, pezzo di coglione: è morta!” fu la prima cosa che gli disse Jeremy, guardandolo in quei due occhi da pesce lesso.
“Sto solo commentando quello che vedo. E quello che vedo è il corpo nudo di un gran bel pezzo di figa.”
“Questo te lo concedo. Però vogliamo concentrarci un momento sulla questione basilare. Vogliamo?”
“Veramente non vorrei…” Krispin, impegnato nel suo passatempo preferito: sprecare fiato.
Occhiata truce di Jeremy.
“E va bene. Vogliamo, vogliamo.” Quindi aggiunse, come una spoa davanti all’altare: “Lo voglio.”
Silenzio. Imbarazzante silenzio.
“Dunque… Quale sarebbe questa questione fondamentale? Anzi, basilare?” chiese poi Krispin.
“La questione è che la cheerleader è morta. Te lo sto spiegando da ormai più di dieci minuti. E non ha le braccia. Le si sono staccate le braccia dal corpo.”
“Rewind, amico,” Krispin chiese un time-out. “Lei ti stava facendo un succhia succhia senza fine, non un lavoretto di mano. Esatto?”
“Mmm…” grugnì Jeremy.
“Ok, non c’è bisogno che ti arrabbi. Sto cercando di analizzare i fatti in maniera obiettiva e per farlo devo raccogliere tutti gli indizi come farebbe coso…” Pausa riflessiva. “Grissom!”
“Quindi, qual è la sua conclusione, agente ehm… Grissom?”
“La situazione è parecchio complessa,” Krispin cominciò a strofinarsi gli occhiali da vista con il fazzoletto che teneva in tasca. Fazzoletto sporco, ovviamente e con fare riflessivo si mise a lisciarsi il pizzetto immaginario. “Questa cheerleader era impegnata con la bocca e le sono cadute le braccia. Dico solo che è strana, come cosa. Non credi? Però un’altra cosa non mi torna di tutta questa faccenda: perché diavolo la cheerleader stava succhiando l’uccello a te?”
“Che vuoi dire?” Jeremy, in versione permalosa.
“Andiamo amico. Non sei nella squadra di football. Né sei un… come dicono i francesi? Ah, sì. Non sei certo un tombeur de femme, ecco.”
“Ti ringrazio. Davvero. Grazie mille.”
“Oh, come on. Intendevo senza offesa, uomo. Cioè, voglio dire: quelli come me e te di solito se lo sognano di farsi una cheerleader. Io per esempio me lo sono sognato giusto ieri sera. Quindi, amico mio, se cerco di capire come hai fatto è solo perché voglio farlo anch’io.”
“Tu sei senza speranza, amico.”
“Oh, ti ringrazio anch’io. Tu sì che sei una persona veramente con un gran tatto, complimenti.”
Krispin rimase lì a fare l’offeso per un po’. Fino a che Jeremy non gli lanciò un contentino: “Ti dico come ho fatto se tu mi prometti di non dirlo ad anima viva.”
“Beh, non vedo molte anime vive, qui intorno,” Krispin indicò il corpo della cheerleader morta stecchita.
“Ah ah. Molto divertente,” Jeremy e la sua finta risata. “Davvero, me lo devi promettere che la cosa non esce fuori di qui.”
“Promesso. Sono un tomba.” Mano sul petto. Quando prometteva una cosa, Krispin tornava sempre serio.
“Ho fatto un incantesimo,” confessò Jeremy.
“Cazzooo!” Krispin, in versione urlo di Munch.
“Sì, lo so. Sono patetico. Prendimi pure per il culo.”
“Amico, io non ti sto affatto giudicando. Voglio dire: tu sei un genio. Un fottuto genio, cazzo.”
“Non ti sembra una cosa da sfigati, fare un incantesimo per farsi la ragazza più figa della scuola?”
“Sì beh, cioè. Forse un pochino.” Pausa di riflessione. “Ma no… ma che dico? Tu sei un genio e basta! Insomma, i giocatori di football la possono conquistare con i muscoli, una ragazza così. Tu l’hai fatto con l’intelletto, o meglio ancora: con un incantesimo. Sei un cazzo di genio. Amico, sono fiero di essere tuo amico! Voglio dire, spiegami come hai fatto che lo faccio pure io. Immediatamente, Santissimo il Signore. Facciamo l’incantesimo, così posso finalmente perdere anch’io la mia fottutissima verginità.”
“Ti vorrei solo far notare che nell’immediato abbiamo un’altra questione più urgente da affrontare della tua verginità,” interruppe bruscamente i suoi piani Jeremy. “Una cheerleader morta, senza braccia, probabilmente come tragica conseguenza del mio sciagurato incantesimo. Ricordi?”
“Già. Beh, quelli sono problemi suoi. Contrattempi del mestiere. Se è questo il prezzo che dobbiamo pagare per farci la più gran figa di tutti i tempi, o per lo meno la più gran figa della squallida cittadina in mezzo al nulla in cui viviamo, beh amico: io sono pronto a pagarlo.”
“Sei pazzo!” lo guardò di striscio Jeremy, come a mostrare il suo profilo da duro a una telecamera immaginaria. Pensava che se da tutta quella stramba vicenda avessero tratto un film, la sua parte avrebbe dovuta farla Jason Schwartzman. Nella parte di Krispin sarebbe invece andato benissimo uno sfigato qualsiasi, pensava anche.
“Tu dici: pazzo. Io dico: realista. Tu dici: cheerleader morta. Io dico: scopiamo. Voglio dire, questo è il nostro secondo anno al liceo e questo è l’unico modo che abbiamo per farci qualche cheerleader superdotata. Certo, a meno che tu non voglia farti un bell’abbonamento in palestra e cominciare a giocare a football.”
“Mettiamo tu abbia ragione…” Jeremy distolse il pensiero dalla versione cinematografica della sua vita e cominciò a riflettere sulle parole di Krispin.
“Amico, io ho ragione. Devi solo cominciare a vedere le cose con chiarezza.”
“E quindi? Cosa suggerisci di fare?”
“Ce la spassiamo, amico. Questo è ciò che suggerisco di fare. È la notte di Halloween. Buttiamo il corpo di questa troietta giù nel fiume, ci liberiamo del sangue e di tutte le maledette tracce e se anche restiamo un po’ sporchi, chissenefrega? Penseranno tutti solamente che abbiamo un trasvestimento molto realistico e molto fico. Adesso andiamo a fare un altro di questi bei incantesimi che mi tenevi nascosti. A moi, il tuo migliore amico. Dovresti vergognarti per non avermene parlato prima.”
“E se un’altra ragazza dovesse morire?” Jeremy in versione riflessiva, mano sul mento. Lisciarsi il pizzetto immaginario va molto di moda, tra i ragazzi del secondo anno.
“Hey, è il liceo. È duro. Solo i più forti sopravvivono e si evolvono. Sono le regole, non sei stato attento durante la lezione su Darwin?”
(fine prima parte)
Anche qui, per quello che mi é dato capire, un pezzo d'America non proprio marginale ...
RispondiEliminaMa non l'hai facchin' già pubblicato..?
RispondiElimina*sciuscia
RispondiEliminasì, però per halloween mi sembra l'occasione giusta per riproporre (ovvero riciclare) qualche mia storiella a tema! :)