giovedì 29 febbraio 2024

Ma dici sul serie? Le serie tv di Febbraio 2024, da un Amore a Mare fuori e One Day





Tra delusioni, mezze delusioni, schifezzone e schifezzuole varie, il bilancio seriale di febbraio non è che sia proprio dei migliori. Qualcosa di buono comunque c'è stato. Non molto, ma c'è stato.


Serie del mese
un Amore
(miniserie)

Stefano Accorsi: "Raga, dopo le idee di fare delle serie ambientate nel 1992, 1993 e 1994 e chiamarle 1992, 1993 e 1994, m'è venuta una nuova idea pazzesca: facciamo una serie che racconta una storia d'amore e la chiamiano un Amore".

Agenti di Stefano Accorsi: "No, va beh: genio! Ma come ti vengono certe idee, te le sogni di notte? Stefano, se non ci fossi, bisognerebbe inventarti. Solo che chi sarebbe così geniale da inventarti, se non tu stesso?".

E così è nata un Amore, la nuova serie nata da una brillante idea di Stefano Accorsi. E scherzi a parte, così come le precedenti 1992, 1993 e 1994, seppure in modi diversi, pure questa funziona. È una storia d'amore ambientata tra Bologna e la Spagna, a cavallo tra presente e anni '90, ed è giocata principalmente sulle interpretazioni di Stefano Accorsi e Micaela Ramazzotti da una parte...


...e dai promettenti corrispettivi giovanili Luca Santoro e Beatrice Fiorentini dall'altra.


Il tutto tenuto insieme da una corrispondenza che fa tanto romanzo epistolare d'altri tempi. Seppure la vicenda non brilli per originalità, sa come farsi amare. E per una serie intitolata un Amore, è un pregio mica da poco.
(voto 7/10)


Le altre serie

Mare fuori
(stagione 4)

Mare fuori 4 sta a Mare fuori 3 come l'attuale Napoli sta al Napoli vincitore dello scudetto la passata stagione. La formazione non è cambiata poi molto, ma i risultati sul campo sono parecchio differenti. Si saranno montati tutti troppo la testa dopo il clamoroso successo dello scorso anno?

La quarta stagione di Mare fuori è realizzata con un'epicità dai toni che vorrebbero essere shakespeariani. Nelle intenzioni. A vederla sullo schermo risulta invece una soap opera ad alto tasso di cringe. Non pensavo l'avrei mai detto, ma l'assenza di o' Chiattillo, pur non essendo tra i personaggi più simpatici nella Storia della tv, si è fatta sentire. Con lui è mancato quel filtro capace di dare uno sguardo esterno alla realtà criminale giovanile napoletana. Funzione simile svolta ad esempio anche da Ryan Atwood in The O.C., o prima di tutti loro da Brandon e Brenda Walsh arrivati dal freddo e "sfigato" Minnesota al caldo e al glamour di Beverly Hills 90210.

"Carmine, non essere triste perché non te la do' più"
"Io veramente so' triste perché mi manca o' Chiattillo"

Di contro le new entry nel cast, guidate dall'ucraina Yeva Sai, non hanno certo brillato. Se non per un'improbabile evasione dall'IPM già diventata scult.


Non ha poi giovato l'eccessiva durata della stagione, con gli episodi saliti dai 12 inizialmente previsti a 14 e cresciuti pure nel minutaggio. Cosa che ha reso troppo diluite e noiose le storyline dei vari personaggi, già di loro non proprio fenomenali.

Emerge inoltre una ripetitività nelle situazioni e nei personaggi che denota una mancanza preoccupante di idee fresche. Come la parabola della nuova direttrice dell'IPM interpretata da Lucrezia Guidone che nel suo passaggio dall'odiare tutti a diventare l'amicona numero 1 dei detenuti segue per filo e per segno quanto fatto dalla precedente direttrice nei cui panni c'era Carolina Crescentini.

"Vi voglio bene come se foste figlie mie, ragazze"
"Ma la scorsa stagione non ci volevi spedire tutte sulla sedia elettrica?"

A questo giro non ha funzionato nemmeno la storiona d'amore alla Romeo & Giulietta tra Carmine & Rosa. Ecco, Rosa Ricci. Un personaggio fantastico nella terza stagione che, nonostante la sempre notevole interpretazione della nostra Jenna Ortega ovvero Maria Esposito, qui oscilla in maniera schizofrenica tra lo schifare Carmine in maniera assoluta e poi all'improvviso amarlo in maniera incondizionata e poi cambiare di nuovo idea.
E decidetevi!
Non lo dico a Carmine & Rosa, bensì agli sceneggiatori.

"Tim Burton, cosa aspetti a girare un film a Napoli e prendermi come protagonista?"

Discorso che vale anche per i cambiamenti repentini e improvvisi di altri personaggi, come Micciarella, che in un istante passa dall'essere il peggiore degli omofobi a baciare in bocca il fratello gay, o Edoardo, che in un istante passa dal volere una famiglia in stile Camden di Settimo cielo insieme all'amante Teresa a tornare con la moglie Carmela per mettere su un impero criminale. Con 14 episodi a disposizione, non era il caso di realizzare tali passaggi in maniera più progressiva e sensata?

Gli eccessi e le esagerazioni che finora avevano fatto la fortuna della serie, ora sono diventate così eccessive da scadere nell'involontariamente ridicolo. O forse è solo l'illusione collettiva di cui eravamo caduti vittime lo scorso anno, complice la sigla-tormentone, che ora sta cominciando a perdere d'efficacia e ci fa vedere la serie con tutti i suoi limiti & difetti.
(voto 5,5/10)


True Detective: Night Country
(stagione 4)

La prossima volta che vi lamentate di come avete trascorso il Capodanno, pensate a Jodie Foster e Kali Reis che nel season finale di True Detective: Night Country sono in Alaska in mezzo al ghiaccio proprio la notte del 31 dicembre, e poi vediamo se avete ancora il coraggio di lagnarvi.

"Sempre meglio stare qua, che fare il trenino di Capodanno"

C'è invece di che lagnarsi per quanto riguarda la serie? Avranno ragione i fan che difendono quanto fatto dalla nuova showrunner Issa López, o gli haters criticoni aizzati dal creatore della serie Nic Pizzolatto?

La verità, come spesso succede, sta nel mezzo. Considerando l'ottima partenza, inquietante e visionaria al punto giusto, le aspettative erano molto alte e poi non sono state del tutto rispettate. True Detective: Night Country può vantare un'ambientazione super affascinante e ricca di mistero, due ottime protagoniste e il coraggio di aver creato qualcosa di parecchio differente rispetto alle precedenti tre stagioni, pur mantenendo qualche punto di contatto con la prima. A mancare è stata però una trama thriller davvero coinvolgente e ben sviluppata, la capacità di dare concretezza alle suggestioni iniziali, la dispersione di personaggi secondari rimasti troppo sullo sfondo e non sfruttati a dovere, una generale sensazione di incompiutezza. Sullo stesso genere e con una location simile, A Murder at the End of the World, la mia serie top del 2023, mi è sembrata parecchio più riuscita.


Nonostante sia ambientata in un'unica lunga notte dell'inverno senza fine in Alaska, True Detective: Night Country ha mostrato ombre, ma anche luci. Lasciando pure questa volta con l'impressione che i livelli della prima stagione non saranno mai più raggiunti e quindi, a 'sto punto, perché non rinunciare del tutto al franchise True Detective? Se si fosse chiamata solo Night Country e avesse evitato gli scomodi paragoni col passato, non sarebbe stato tutto più semplice?
(voto 7-/10)


One Day
(miniserie)

Come già successo nel libro Un giorno di David Nicholls e nel film One Day con Anne Hathaway e Jim Sturgess, l'idea di base (che stranamente non è venuta a Stefano Accorsi) è quella di raccontare una storia in bilico tra amicizia e amore attraverso un unico giorno, il 15 luglio, di anni differenti, dal 1988 fino a una ventina d'anni dopo. Grande idea, perfetta per essere sviluppata in una serie con un episodio che copre ogni differente anno, solo che paradossalmente è anche il suo limite, visto che il gioco alla lunga diventa ripetitivo.


Nonostante questo e nonostante un certo senso di déjà vu, la serie si fa binge-watchare con discreto piacere. Merito anche di un'ottima colonna sonora 80s/90s, composta da canzoni non scontate: dei Radiohead ad esempio viene usata "Thinking About You", dei Blur ci sono "Popscene" e "To the End", dei The Verve "Sonnet", anziché altri loro brani più noti e usati. Funzionano poi i due protagonisti. Leo Woodall, già visto in The White Lotus 2, bello bello in modo assurdo, e Ambika Mod, brava brava in modo assurdo, che già mi aveva fatto piangere un fiume nella devastante This Is Going to Hurt.


One Day. Un giorno arriveranno nuove idee, ma nel frattempo godiamoci questa riciclata più o meno bene.
(voto 6/10)


Mr. & Mrs. Smith
(stagione 1, episodi 1-7)

Per la serie: serie con idee riciclate, ecco la poco necessaria versione a puntate di Mr. & Mrs. Smith, film del 2005 sul cui set era scoppiata la passione tra Angelina Jolie e Brad Pitt, ai tempi sposato con Jennifer Aniston.

Il progetto inizialmente vedeva il coinvolgimento di Phoebe Waller-Bridge, che però ha abbandonato a causa di divergenze creative con Donald Glover. Non sapremo mai come sarà la sua versione, probabilmente più ricca d'ironia che invece qui latita. Al suo posto come protagonista femminile è subentrata Maya Erskine, favolosa in PEN15, ma se la serie non funziona non è colpa sua. C'è proprio un senso d'inutilità generale che si aggira lungo tutta la visione di questa serie action-comedy poco action e poco comedy, che non viene salvata nemmeno dalla presenza di qualche sporadica brillante idea di sceneggiatura e di guest star prestigiose come Alexander Skarsgård, Eiza González, John Turturro, Parker Posey e Paul Dano.

Per la serie: i Brangelina non mancano a nessuno, e nemmeno i loro film, troppo recenti e troppo poco cult per meritarsi un reboot.
(voto 5/10)


La lunga notte - La caduta del Duce
(miniserie)

Ci sono serie in cui tutto funziona alla perfezione. Ecco, La lunga notte non è una di quelle. Qui non funziona praticamente niente, né da un punto di vista registico e di messa in scena, né a livello recitativo (si salvano giusto Alessio Boni e Lucrezia Guidone), né tantomeno sotto un piano storico, con tante inesattezze e invenzioni. Che va beh, essendo una fiction ci possono anche stare se almeno fossero a beneficio dell'intrattenimento, invece questa miniserie risulta pure noiosa.

"Lucrezia, mi spoileri cosa succede nella prossima stagione di Mare fuori?"
"No Duce, dovrai aspettare come tutti gli altri"

Qualche (involontaria?) gioia comunque la regala, come le scene di Martina Stella nei panni della vanziniana (o berlusconiana?) amante del Duce, che recita in ogni momento come se stesse facendo del gran cinema d'autore e non una fiction di quart'ordine.

"Ben, non avere paura di quel cattivone di Hitler, lo spavento io con la mia recitazione"

Peccato, perché da L'amica geniale a La Storia di prodotti tricolori di qualità negli ultimi tempi ce ne stanno eccome. Basta solo non fare di tutta l'erba un fascio, giusto per restare in tema, e prendere questa miniserie come ottimo esempio da NON imitare.
(voto 3/10)


Mameli
(stagione 1, episodi 1-2)

Per accompagnare l'inizio delle partite di calcio della Nazionale Italiana c'è bisogno di qualcuno che scriva un inno, chi chiamiamo?
Davide Petrella è già impegnato a scrivere TUTTE le canzoni del prossimo Sanremo, Mogol ormai è un po' sorpassato, quindi ci sarebbe questo giovane semisconosciuto di belle speranze: un certo Goffredo Mameli.

"Pensa che un giorno le parole del tuo canto diventeranno il nome di un partito politico"
"Se lo sapevo, non le scrivevo"

Ok, la vera Storia forse non è andata proprio così, ma mi sembra che anche questa fiction storica, molto fiction e poco storica, non sia del tutto fedele alla realtà, visto che l'inno di Mameli forse non è manco stato scritto dallo stesso Mameli. Se poi il tentativo era quello di rendere la vicenda più moderna e attuale, non si può dire certo riuscito, visto che finisce per essere comunque la classica fiction vecchio stampo di cui oggi non si sentiva proprio il bisogno.
(voto 4/10)


The Vince Staples Show

Tra lampi di genio, echi tarantiniani, un surrealismo comico che mi ha rimandato a certe cose anni '90 tipo The Jenny McCarthy Show, il rapper Vince Staples nei panni di sé stesso ci porta dentro una versione fiction della sua vita. Ci sono carcere, rapine, sparatorie, ma anche reunion di famiglia e gite al parco giochi, a comporre una delle serie più curiose e originali degli ultimi tempi. E per apprezzare la visione non è necessario essere già fan di Vince, né conoscere la sua musica (tra l'altro parecchio figa).

Un difetto?
Cinque brevi episodi sono troppo pochi e in alcuni casi troppo abbozzati, ma la voglia di una stagione 2, possibilmente più ricca e approfondita, è alta.
(voto 7/10)


Cotta del mese
Beatrice Fiorentini e Micaela Ramazzotti (un Amore)

Ingaggiare Beatrice Fiorentini come versione più giovane di Micaela Ramazzotti si è rivelata un'ottima idea, che sia venuta all'inventore Stefano Accorsi o meno. Guardando la serie un Amore è difficile non innamorarsi di entrambe.



Guilty pleasure del mese
I fantastici 5

Questo mese le Rai Fiction sono andate così male, che al confronto persino una Mediaset Fiction m'è sembrata quasi decente. Ho detto quasi. Andando oltre il fatto che Raoul Bova sarà anche un bell'uomo e tutto, ma a recitare per quanto si sforzi non è proprio capace, questa serie in cui ha la parte dell'allenatore di un gruppo di atleti paralimpici ha il merito di non cedere troppo al buonismo. Racconta anzi la disabilità attraverso personaggi non particolarmente simpatici e regala la giusta dose d'intrattenimento trash senza esagerare. Superando con uno scatto Mamma Rai.
(voto 5,5/10)


Valium Award
The New Look
(stagione 1, episodio 1)
e
Cristóbal Balenciaga
(stagione 1, episodio 1)

The New Look e Cristóbal Balenciaga sono due serie diverse, ma difficili da distinguere, visto che hanno parecchi tratti in comune: raccontano entrambe le vite di due celebri stilisti (la prima Christian Dior e la seconda - invovinate un po'? - Cristóbal Balenciaga), vissuti nello stesso periodo storico (quello del secondo dopoguerra), che si conoscevano e si frequentavano pure in quel di Parigi, le hanno fatte uscire tutt'e due a inizio 2024 e, soprattutto, sono entrambe terribilmente noiose.
(voto 4,5/10 ciascuna, per non fare torti)




3 commenti:

  1. Mamma li turchi

    Mese dei cestoni

    L unico che odora di trash e' Un Amore perche con Accorsi non si scherza
    Il resto e' mancia

    RispondiElimina
  2. Poco cu cui puntare a questo mese, di certo non le fiction che chissà come riesci a guardarle :)
    One Day mi riprometto di leggerlo dai tempi del film, quindi visto un cast non troppo entusiasmante, gli lascio la precedenza.
    Stuzzica un filino solo l'idea di Stefano Accorsi, ma senza strapparmi i capelli per trovargli posto.

    RispondiElimina
  3. Aspetto con ansia quella con Esposito/Fring

    RispondiElimina

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