venerdì 20 agosto 2010

L'ultima estate di Joan, Episodio 2

2. La vacanza

Tutto in un istante il pullman frena bruscamente. La suora-capo ha avuto un attacco di diarrea fulminante e si deve fermare: “Immediatamente!”. I bagagli si muovono in avanti e Franklin, che ancora se ne sta facendo lo scimpanzè idiota, va a sbattere il testone contro il sedile anteriore: “Ouch!” si lamenta.
“Tra 5 minuti tutti di nuovo qui,” fa la suora-capo nella piazzola della stazione di servizio. Poi si tiene la pancia: “Facciamo tra 15 minuti. Forse è meglio…” e scappa di corsa verso la toilet. All’autogrill tutti ne approfittano per prendere qualcosa. Mitchell si infila una copia dell’ultimo Playboy sotto la polo Ralph Lauren. Franklin immedesimatosi totalmente nella parte dello scimpanzè compra delle banane. Kristin & Holly si comprano una qualche rivista qualsiasi per giovani adolescenti arrapate. Joan vuole comprare il libro di un altro autore russo, ma non trovando Michajlovic finisce su Nabokov con il suo classico eterno, Lolita. E Michael? Michael, prevedibilmente, fa scorta di cioccolato bianco di cui è sempre stato un ghiottone.
Il pullman suona il clacson frenetico. L’attacco di diarrea della suora-capo è terminato ed è ora di tornare su: “Tutti su. Adesso!”
Mitch mostra a Franklin una bionda desnuda mozzafiato fare bella mostra di sé sul paginone centrale, le ragazze davanti sincronizzano le cuffie stavolta sui Jonas Brothers e Joan torna a tuffarsi tra le pagine scritte dai suoi autori russi preferiti. Il cioccolato bianco si scioglie sulla lingua di Michael e a lui sembra tutto così magnifico: se ne sta lì seduto a fianco della ragazza più bella del mondo e, d’accordo, le cose tra di loro non stanno procedendo al meglio, ma tutte le grandi storie iniziano con delle difficoltà. Altrimenti il divertimento dove sarebbe? E ci sono le risate di Mitchell, i versi di Franklin, e c’è la musica che arriva dalle cuffie delle ragazze davanti, il vento caldo da sud Europa tra i capelli, le luci delle città affogate nella notte appena al di là del finestrino e quel sapore di libertà sulla punta della lingua. Tutto è come aveva sempre sognato che fosse.
Michael porge l’ultima barretta di cioccolato bianco a Joan e lei accetta senza farselo dire due volte. Sono ore che non mangia e ha speso tutto il tempo e il denaro della sosta a gironzolare per il reparto libri come una nerd anziché prendere qualcosa da mettere sotto i denti perfetti di chi ha appena tolto l’apparecchio.
“Non è stata una sfortuna così grande,” dice a bassa voce. Con l’aria di chi, sconfitto, deve ammettere qualcosa con fatica.
Michael la guarda con aria interrogativa, senza dire niente.
“Che ti sei seduto qui, intendo,” Joan gli sorride. Un sorriso che manda a pezzi il suo mondo fatto di certezze, genitori rompiscatole e barrette di cioccolato bianco. Un sorriso che gli fa sembrare tutto ancora più bello e irrealisticamente perfetto. Si dà un pizzicotto per capire di non essere in uno dei suoi sogni. Si dà un altro pizzicotto per avere la conferma: è tutto reale. Quello è il momento della sua vita.

Nel cuore della notte il pullman arriva alla sua destinazione. “La Spagna di notte sembra uguale alla Germania,” pensa Michael. “Speriamo che domani mattina le cose cambino.”
I ragazzi vengono spediti a dormire tutti insieme in un camerone unico, mentre le ragazze vengono mandate nelle piccola dependance appena sul fianco dell’ostello.
Le luci vengono spente, con i ragazzi che continuano a bisbigliare sottovoce e tutte le loro parole appena percepibili sono concentrate a quella dependance, luogo misterioso in cui le ragazze staranno certamente:
“Ballando nude,” secondo la versione di Mitchell. “Sulle note di qualche stupida canzone dei Tokio Hotel.”
“Facendo lotta con i cuscini,” questo il parere di Franklin.
“Truccando e pettinando Joan per farla apparire ancora più bella,” ovviamente il punto di vista del nostro Michael.
Quello che i ragazzi non riescono neanche lontanamente a immaginare, è che mentre stanno sprecando fiato e fantasia a vuoto, le ragazze sono già tutte a passeggiare tra i campi assieme a Orfeo.
Il mattino seguente la suora-capo dà la sveglia presto. Molto presto. I ragazzi sono tutti distrutti. Borsoni da viaggio sotto gli occhi. Franklin non ha più nemmeno voglia di fare lo scimpanzè. Mitchell si trascina come uno zombie, lamentando: “Non ho mai dormito così poco in vita mia.” Le ragazze invece sono tutte riposate e bellissime, soprattutto Joan.
“Come diavolo faranno?” si domandano i ragazzi in coro.
Michael la vede scendere giù dalle scale per andare a fare colazione e sente il suo profumo di fragola avvicinarsi e i suoi capelli sembrano così morbidi e i suoi occhi per un attimo lo guardano e Michael a quel punto rovescia il suo latte per terra e tutti si mettono a ridere forte: “Ah ah ah” ma a lui niente importa. È ancora lì perso in quegli occhi che quasi non si accorge che i suoi compagni stanno uscendo. Uscendo per andare al mare! Finalmente avrebbe visto il mare e nemmeno era la cosa che gli interessava di più in quel momento. Chi l’avrebbe detto appena poche insonni ore prima?
Il sole picchia. Fa un caldo a lui sconosciuto. I raggi di sole gli penetrano la pelle candida da fantasmino Casper, arrossandola.
“Vuoi che ti metta un po’ di crema sulla schiena?” gli chiede Franklin.
“Sì, grazie. Sei molto gentile,” gli risponde Michael con un sorriso.
“Hey,” fa Franklin ridendo a crepapelle. “Ti stavo pigliando per il culo. Fattela mettera da Joan la crema, brutto finocchio!”
Joan. Crema solare. Dolci mani di ragazza sul suo corpo secco. Sente una strana eccitazione addosso. I suoi boxer si gonfiano improvvisamente. Che sta succedendo? Si sente tutto bagnato, senza nemmeno aver ancora fatto il bagno. Non gli è mai capitato nulla del genere prima. Le ragazze lo guardano terrorizzate: “Oddio, che schifo!” scappano. “Michael è venuto nel costume.”
Risate e urla. Panico tra le suore. Mitch lo prende da parte e gli suggerisce: “Non preoccuparti, amico. Sono cose che capitano,” gli dà una leggera gomitata sul fianco. “Vai a buttarti subito in acqua, prima che ti veda la suora-capo.”
Michael non se lo fa ripetere due volte. Mitchell avrà anche un cervello da idiota, ma sulle cose di sesso c’ha sempre ragione.
È il suo primo bagno. Un bagno di imbarazzo, però che figata l’acqua rinfrescante sui capelli. Il sapore salato sulle labbra. La sabbia che si incolla ai piedi. Questa è una vacanza.
I giorni passavano rapidi in Costa Brava. Di giorno Michael imparava a surfare sulle note di Can’t go back dei Primal Scream, si faceva prendere in giro da Mitch e Frank sapendo che in fondo in fondo gli volevano bene, si perdeva negli occhi di Joan mentre la voce di Elliott Smith gli sussurrava nelle orecchie dell’iPod. La sera guardava il cielo limpido tutto pieno di stelle mentre Jason, il ragazzo con la chitarra, strimpellava un pezzo dei Red Hot Chili Peppers. Poi, ricordando le sue origini italiane, si metteva a suonare una canzone che sorprendentemente tutti si univano a cantare in un coro maccheronico: “Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi… le tue calzette rosse.”
Dopodichè solitamente scattava il coprifuoco. Tutti a nanna sotto le coperte, con la sola eccezione di Joan che non appena le luci si spegnevano sgattaiolava fuori dalla parte superiore del letto a castello che divideva con quella rompicazzo di Emily e, vestita di tutto punto da strafica, andava a vivere la lunga noche spagnola. Quando tornava, il sole cominciava già ad aprire gli occhi, e con lui Michael.
Quello che ricorda maggiormente dell’ultima estate di Joan è il suono delle stelline che ballavano sulla porta d’ingresso del loro ostello. Era il suono che gli diceva: “Svegliati. Joan è tornata.” Lui stropicciava gli occhi, ancora assonnatissimo. Joan veniva da lui, visibilmente ubriaca e con odori strani addosso, diversi ogni notte. Gentile, gli sussurrava: “Hey, Michael. Sei sveglio?” E lui bofonchiava: “Sì, sì. Io non dormo mai,” e si sforzava di tenere gli occhi aperti mentre lei gli raccontava delle sue serate. Gli diceva: “Stasera me ne sto più in alto delle stelle,” e gli diceva: “Ci sono più cose in cielo e in terra di quante possa comprenderne la mia fottuta filosofia,” e gli diceva: “Ho conosciuto questo tizio, fichissimo. Ho conosciuto quest’altro. Fichissimo pure lui. È pieno di soldi. Ha uno yacht. Dice che mi porta a fare un giro, uno di questi giorni. Dice che sono la ragazza più bella del mondo.” Ma questo Michael già lo sapeva.

(fine 2a puntata di 4)

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