Aragoste a Manhattan
(titolo originale: La cocina)
C'è chi trova che cucinare sia un'attività rilassante. Pazzi!
Avete mai visto The Bear? O un qualsiasi talent show culinario? O il film Boiling Point - Il disastro è servito, diretto da Philip Barantini, quello fissato con i piano sequenza che ha girato anche l'acclamata miniserie Adolescence?
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| "No, non l'ho ancora visto. Sono stato impegnato in cucina, e allora? Non mi rompete il ca**o che sto un attimo nervoso!" |
O avete per caso visto il nuovo film Aragoste a Manhattan?
Ecco. Guardatelo e poi vediamo se considerate ancora rilassante cucinare.
Aragoste a Manhattan è una di quelle pellicole dal ritmo jazz, quelle che vanno per la maggiore negli ultimi tempi e che spesso, molto spesso, regalano grandi soddisfazioni. Ne parlavamo riguardo a Una battaglia dopo l'altra e quindi non sto qui a ripetermi. Il film diretto dal messicano Alonso Ruizpalacios sa accelerare in maniera impressionante e poi, quando ti sta per far restare senza ossigeno, manco si trattasse di un thriller adrenalinico, ecco che rallenta e ti permette di riprendere fiato.
Le parti dal ritmo più alto di questo film ambientato durante una "tranquilla" giornata qualsiasi in un fittizio ristorante di Manhattan chiamato The Grill sono, non a caso, quelle ambientate in cucina. Un posto tutto fuorché rilassante. Quando invece la macchina da presa si sposta altrove, ecco che il film stupisce con degli inaspettati momenti romantici, racconta delle storie d'immigrati napoletani che sembrano scollegate dal resto e invece nient'affatto, propone delle scene che sono poesia pura. Come quella delle aragoste. Salvo poi ricominciare a pigiare sull'acceleratore, far risalire di nuovo il ritmo, fino a una parte finale letteralmente pazzesca.
C'è chi impazzisce mentre cucina. Io invece impazzisco quando vedo certi titoli italiani dei film. Questa pellicola in originale è intitolata "La cocina", che non è complesso da tradurre. Non ci va una laurea in lingue straniere. Significa "La cucina", è facile da capire, però, dai, i titolisti italiani hanno pensato che così era troppo semplice e a loro le cose semplici non piacciono.
Hanno così magari pensato di chiamarlo "Cucine da incubo", però poi si sono ricordati che c'è già un programma che si chiama così, e allora hanno ripiegato sul fantasioso "Aragoste a Manhattan" che, come detto sopra, ha anche un suo senso, visto che le aragoste giocano un ruolo all'interno della storia e il film è ambientato a Manhattan. Solo che è un titolo davvero respingente.
Al solo leggerlo, mi era sparita del tutto la voglia di vederlo. Fortuna che recensioni come quelle di In Central Perk e Rolling Stone mi hanno convinto a dargli una possibilità.
Una cosa che colpisce, più ancora delle aragoste e del (brutto) titolo italiano, è la scelta del regista Alonso Ruizpalacios di girare in bianco e nero. Non si tratta solo di una mossa stilistica per fare il figo. Ha anche un suo senso, visto che il film è ispirato all'opera teatrale The Kitchen del 1957, a sua volta già trasposto al cinema nel 1961 in una pellicola omonima. Solo che è ambientato in una New York City multietnica che sembra quella attuale, dove però in giro non si vedono smart phone e c'è una scena in cui Rooney Mara usa una cabina telefonica. L'effetto ottenuto è così quello di un film fuori dal tempo, dal ritmo contemporaneo e contemporaneamente dallo stile classico. In tal senso quindi il bianco e nero risulta perfetto.
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| "Sono confuso: ma non era un film in bianco e nero?" "Non fidarti troppo di quello che scrive Pensieri Cannibali" |
Nel cast di questo film dallo spirito molto corale spiccano in particolare Rooney Mara, antidiva per eccellenza che sceglie di recitare poco ma (quasi) sempre lo fa in opere affascinanti e originali, e l'emergente messicano Raúl Briones, nei panni di un cuoco che non riesce sempre ad avere i nervi saldi.
Perché?
Perché la cucina è un'attività sfiancante, altroché rilassante. La prossima volta che siete al ristorante e state per lamentarvi visto che il piatto che avete ordinato non vi è ancora arrivato, pensate ad Aragoste a Manhattan. Pensate che dietro le quinte di un ristorante, spesso nascosti all'occhio dei clienti, ci sono delle persone con una loro vita, con i loro problemi, con i loro scleri. Quindi vedete di non farli sclerare ancora di più.
(voto 7,5/10)










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