lunedì 24 novembre 2025

After the Hunt: la lezione di filosofia di cui non sapevi di aver bisogno, perché non ne avevi bisogno





After the Hunt - Dopo la caccia

Buongiorno ragazzi, pronti per un'altra entusiasmante lezione di filosofia?
No, eh?
Beh, vi capisco. Io quando ero lì al vostro posto, seduto tra quei banchi, che a vedere il loro stato di degrado direi che sono rimasti ancora gli stessi, c'avevo una prof. di filosofia che definirla allucinata è ancora farle un complimento. Che poi mi sa che è così chi si occupa di filosofia in generale. Anche io sono un po' allucinato. I professori sono quasi tutti fuori dal tempo, e quelli di filosofia sono quasi tutti anche fuori dal mondo.

C'è però da riconoscere che di recente i prof. di filosofia sono diventati cool. C'è ad esempio l'amicone degli studenti interpretato da Alessandro Gassmann nella serie Un Professore, che lo so che la guardate tutti, anche se volete fare i fighi e non lo ammettete.


Oltre al Gassmann, adesso a fare la professorona di filo si ci si mette pure Julia Roberts. Presente quando poco fa mi parlavo della mia insegnante del liceo?
Ecco, con Julia Roberts non c'entra niente. Proprio niente. Pensate all'esatto opposto e ci sarete andati vicino. Nel nuovo film del prolifico (pure troppo?) Luca Guadagnino, After the Hunt - Dopo la caccia, a salire in cattedra c'è la Roberts, in un ruolo distante dai più celebri per cui tutti la conosciamo e amiamo. Anche, e soprattutto, quando fa la zoccola, la si ama.

"Adesso non si dice più zoccola, si dice escort"

In After the Hunt invece è una zoccola, nel senso più dispregiativo. Più che altro può essere definita come una fredda str0nza distaccata e insensibile. Il genere di personaggio che di solito affidano a Nicole Kidman o a Cate Blanchett e che qui invece si è aggiudicato lei. Un'inedita Roberts nella parte della classica tipa a cui vorresti dire: "E toglitelo quel palo dal cul0, ogni tanto", solo che è meglio se non glielo dici, soprattutto se ce l'hai come prof. e non vuoi essere bocciato a vita in filosofia.

"Cannibal Kid, sei ufficialmente bocciato"

Che poi, a cosa serve nella vita, studiare filosofia? A rimorchiare? A fare gli splendidi in qualche cena tra amici? A sembrare dei boriosi intellettuali radical chic che in fin dei conti stanno sulle balle a tutti, persino ai boriosi intellettuali radical chic come loro? O forse a fare dei noiosi discorsi filosofeggianti come questo che sto facendo io ora?

"Mettitelo in testa, la filosofia non serve a una beneamata mazza!"

Di discorsi di questo tenore il film After the Hunt è pieno. A me in genere piacciono, i film pieni di dialoghi, però quando sono scritti bene. In questo caso invece il rischio è più che altro quello di provocare qualche sbadiglio. Nonostante i numerosi dialoghi, non sempre esattamente interessanti, e nonostante la durata di 2 ore e 20 minuti che sarebbe anche potuta essere sforbiciata un pochino, non mi sono annoiato troppo. Il vero problema è un altro. Il problema è che questa pellicola mi ha dato la stessa impressione del personaggio di Julia Roberts: è fredda. Questo è un film senza cuore, senza anima, che parla solo al cervello.

"Perché? Cannibal Kid ha un cervello?!?"

I personaggi, più che prendere vita, sembrano degli stereotipi viventi che si animano solo quando si mettono a urlare manco fossero dentro un film di Gabriele Muccino. Se provare empatia nei confronti del personaggio della Roberts non è facile, non va molto meglio nemmeno con gli altri. Suo marito, interpretato da Michael Stuhlbarg, con la sua musica classica sparata a tutto volume è a dir poco fastidioso e, ogni volta che compare in scena, ti domandi: "Ma sul serio c'è qualcuno che lo ritiene credibile come marito di Julia Roberts?".


Ayo Edebiri, pur bravissima, non riesce a dare quel tocco di calore umano che le riesce invece così facile fornire nella serie The Bear.


Il personaggio per cui si rischia di provare maggiore simpatia è allora paradossalmente il presunto "villain" della storia, grazie a un Andrew Garfield piacione, pure troppo, che nei panni del cattivo non risulta molto convincente.


Questi apatici personaggi rendono apatico anche lo spettatore e non riescono a far appassionare veramente alla vicenda, che riguarda le accuse di molestie sessuali in un'università prestigiosa come quella di Yale. Un case study perfetto per aprire un dibattito, una discussione, un talk show, un podcast. In questo, va dato atto all'opera di essere piuttosto riuscita. Non punta a dare risposte, ma a sollevare domande, dubbi.


Anche a livello cinematografico, niente da dire. Guadagnino dirige sempre in maniera raffinata, anche se nei suoi ultimi due deludenti lavori anziché avere una visione sua sembra più che altro cercare di imitare il lavoro di altri: David Cronenberg e David Lynch nei momenti più visionari di Queer, Woody Allen nei titoli di testa e in certi toni intellettualoidi di questo After the Hunt. Senza però possedere la folle fantasia di Cronenberg e Lynch, né l'ironia di Allen. L'unica ironia presente in questo film, che si prende persino troppo sul serio, è che si parla di accuse di molestie vicine proprio a quelle che per anni hanno riguardato Woody Allen.

"Woody, ti è piaciuto il mio omaggio nei titoli di testa?"
"Omaggio? Pensavo fosse un plagio"

Valore aggiunto: le musiche originali di Trent Reznor e Atticus Ross, ormai abituali collaboratori del regista italiano, capaci di fornire quel tocco in più che solo loro e pochi altri sanno dare, aggiungendo tensione e mistero a una visione che per il resto latita parecchio in quanto a ritmo e coinvolgimento.

Ecco, una cosa che manca, ed è grave, è il coinvolgimento emotivo. Tutto resta sempre a un livello accademico, teorico. Più che grande cinema, After the Hunt sembra una lezioncina da seguire con attenzione, non perché ti interessi veramente, ma perché alla fine dovrai rispondere alle domande del professore. E cosa c'è di peggio di dover rispondere alle domande di un professore, soprattutto quando non si ha la più pallida idea di cosa dire?


Non è una domanda retorica. Dovete rispondere, miei cari studenti, e se darete una risposta che non mi convince, vi beccherete un'insufficienza, proprio come questo film. Magari non pesante, ma che vi abbassa la media. Soprattutto se, come Luca Guadagnino, in passato vi siete abituati a ricevere dei votoni ben più alti.
(voto 5,5/10)




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