lunedì 17 novembre 2025

Una battaglia dopo l'altra: viva la revolución, viva DiCaprio, viva la f...





Una battaglia dopo l'altra
(titolo originale: One Battle After Another)

Non tutti gli eroi indossano un mantello. Alcuni indossano una vestaglia. Come Leonardo DiCaprio nel film Una battaglia dopo l'altra nei panni di Bob Ferguson, un attivista rivoluzionario a metà strada tra Greta Thunberg e le Brigate Rosse, ma con un look che ricorda quello del Drugo Lebowski.


Che poi chissà cosa ne penserebbe Bob Ferguson di Leonardo DiCaprio?
Uno che prende 20 milioni di dollari a film, questo compreso. Uno che il sistema cerca di combatterlo da dentro, con pellicole dai contenuti politici come questa o come Don't Look Up, solo che forse è un pochino troppo dentro il sistema. Uno che va al matrimonio del multimiliardario Jeff Bezos.

Appunti per il futuro: mai presentare DiCaprio a tua moglie

Per certi aspetti, Leonardo DiCaprio è una contraddizione vivente. È un'icona ambientalista, eppure spesso si sposta su jet privati e yacht super inquinanti.


Ama la sua privacy e cerca sempre di passare inosservato, eppure nonostante questo non rinuncia a partecipare ad alcuni dei party e degli eventi più glamour, esclusivi e paparazzati del mondo. Anche se sospetto lo faccia più per amore della gnagna che per altro.


Viene accusato di frequentare solo donne sotto i 25 anni, eppure la sua attuale fidanzata, la modella bresciana Vittoria Ceretti, ha ben 27 anni. Cosa che smentisce categoricamente tali illazioni.


Sfido però chiunque a non essere una contraddizione vivente, almeno per qualche aspetto della propria vita. Anche perché che noia che sono le persone prive di contraddizioni. E con avere contraddizioni non intendo quei clowneschi politici nostrani che un giorno dichiarano una cosa e un altro l'esatto opposto, a seconda di come gira il vento. Giusto per fare un celebre esempio, Che Guevara e Fidel Castro per quanto fossero anticapitalisti avevano un umanissimo debole per i Rolex. Ci sta. Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra, e per favore non addosso a me.

"Ma vi sembra che faccia una vita da star?
Non vedete come vado vestito in giro?"

Tra i vari spunti di riflessione offerti, in Una battaglia dopo l'altra si affronta anche questo tema. Come sia difficile essere dei rivoluzionari per sempre. Come la vita a volte si metta in mezzo e ci sono altre cose che prendono il sopravvento sui propri ideali, per quanto nobili possano essere. Può capitare ad esempio di finire in manette, per questi ideali, e dover scendere a compromessi con le autorità. O può capitare la nascita di una figlia, come quella interpretata in questo film dalla rivelazione Chase Infiniti, vista l'anno scorso nella serie Presunto innocente nella parte della figlia di un altro scapolo d'oro di Hollywood, Jake Gyllenhaal.


Una volta, come i compagni boomer ricorderanno, c'era il detto: "
Si nasce comunisti e si muore democristiani". Io voglio credere che ciò non sia vero, non per tutti, e mi sembra che anche Paul Thomas Anderson voglia tenere acceso un barlume di speranza nel cambiamento in questi tempi bui per gli Stati Uniti, e direi non solo per gli Stati Uniti.


Con Una battaglia dopo l'altra, il talentuoso regista e sceneggiatore ha realizzato il suo film più "commerciale", il più accessibile, forse il più accattivante dai tempi di Boogie Nights - L'altra Hollywood, forse il più corale dai tempi di Magnolia. Forse il più politico. Probabilmente anche il più divertente e il più action. Fa strano usare la parola action associata a Paul Thomas Anderson eppure, in una maniera simile a quanto fatto da Darren Aronofsky con il recente Una scomoda circostanza - Caught Stealing, dimostra qui di essere in grado di girare delle scene adrenaliniche, in particolare nella mezz'ora iniziale, che gente come Michael Bay si può solo sognare.


Oltre ad essere visivamente una gioia per gli occhi e registicamente una lezione di cinema, una battaglia dopo l'altra è una visione che alterna un'emozione diversa dietro l'altra. Ci sono momenti da risata (in particolare DiCaprio al telefono alle prese con la password) e altri da lacrimuccia, ci sono come detto sequenze action e ci sono scene sexy, grazie soprattutto a Teyana Taylor, che fa impazzire sia Leo DiCaprio che Sean Penn che noi spettatori.


E c'è anche un favoloso sensei maestro di vita interpretato da Benicio del Toro.

"Una birretta dopo l'altra"

Una battaglia dopo l'altra è un film che parte ad alto ritmo, tiene il piede pigiato sul gas a lungo e poi rallenta, svolta all'improvviso, anziché seguire territori già battuti sceglie di percorrere strade più avventurose e tortuose, ricche di curve e di saliscendi. Si inserisce all'interno di quel filone recente di pellicole dall'andamento jazzeggiante come Birdman di Alejandro González Iñárritu e La La Land di Damien Chazelle, anche grazie alle musiche originali firmate dal "solito" Jonny Greenwood dei Radiohead (che a questo giro l'Oscar se lo merita proprio), con uno stile a tratti vicino a quello di commedie-ma-non-troppo come Anora e con qualche eco tarantiniano, ma riesce sempre a trovare una sua via per fare cinema.


Paul Thomas Anderson non rinnega il suo stile, lo rinnova, e ci regala un film che a suo modo è una piccola grande rivoluzione personale, dopo tutto tutte le rivoluzioni partono prima di tutto cambiando noi stessi (beccatevi questa perla di saggezza gratuita), e allo stesso tempo anche nel panorama cinematografico contemporaneo in generale. Perché non tutti sono destinati a morire democristiani e c'è chi nella rivoluzione, nel potere del cambiamento, vuole continuare a credere sempre. Fino alla fine. Combattendo sia dentro che fuori dal sistema una guerra alla volta, una battaglia dopo l'altra.
(voto 9/10)




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