lunedì 8 dicembre 2025

Guardando Jay Kelly mi è passata tutta la vita davanti agli occhi





Jay Kelly

Guardando Jay Kelly mi è passata tutta la vita davanti agli occhi. La mia?
Ma magari. Mi è passata davanti agli occhi la vita di Jay Kelly, o meglio di George Clooney, o anzi di Jay Clooney, o forse di George Kelly. Chi può dirlo?


Jay Kelly, inteso come il film diretto da Noah Baumbach, è una specie di biopic sulla vita del fittizio divo hollywoodiano Jay Kelly, interpretato da George Clooney, ed è molto bello, anche se può generare una certa confusione, il modo in cui si muove sul sottile confine tra ciò che è reale e ciò che è immaginario, che poi è ciò che fa il cinema. È un mix tra situazioni vere, verosimili, parzialmente vere, in vario modo romanzate o ispirate alla realtà, con altre parzialmente o totalmente finte, capace di produrre delle emozioni dannatamente reali.


Dentro Jay Kelly, George Clooney ha messo un po', un po' tanto, di sé stesso. Sotto molti aspetti, le loro vite coincidono. Quando Clooney va in giro, le reazioni che suscita sono molto simili a quelle scatenate dal protagonista di questa pellicola. C'è poi una scena molto metacinematografica in cui vengono proposti gli highlights della carriera di Jay Kelly e vediamo delle scene tratte da alcuni dei veri film più celebri e acclamati girati da George Clooney nella sua carriera, da La sottile linea rossa a Syriana. Ce ne sono però anche altri famosi che non sono stati inseriti nella clip, immagino per una questione di diritti.

"Adam, guardando la clip mi sono reso conto di aver girato tanti bei film, ma anche varie ciofeche"
"A chi lo dici, George"

In Jay Kelly è presente anche il noto amore di Clooney per l'Italia, diventata la sua seconda casa dopo l'acquisto della villa sul lago di Como, a Laglio. Nel nostro paese sono state girate alcune scene del film e fa uno strano effetto vedere l'attore aggirarsi per i treni, le stazioni e le campagne italiane insieme ad Adam Sandler, che ha qui la parte del suo manager.

"Sul serio i poveri italiani sono costretti a viaggiare su questi treni sempre in ritardo?
Ma chi è il ministro dei trasporti?"
"Meglio che tu non lo sappia, George. Meglio che tu non lo sappia"


Il gioco del mix tra realtà vs. finzione prosegue proprio con Sandler: nella pellicola nei panni della figlia del suo personaggio c'è la sua vera figlia Sadie, e per altro non è la prima volta che lavora sul set col paparino. Qualcuno ha pronunciato le parole nepo baby?


Nella parte della fittizia moglie di Adam Sandler troviamo invece la vera moglie del regista del film Noah Baumbach, ovvero Greta Gerwig. Sì, la regista di Barbie.

"Perché ti metti a ridere ogni volta che ti dico che sono il tuo Ken?"

Noah Baumbach questa volta non ha scritto il film insieme alla vera moglie, come era successo in passato in vari lavori diretti dall'uno o dall'altra, da Frances Ha ad appunto Barbie, ma l'ha "tradita" e ha firmato la pellicola insieme all'attrice britannica Emily Mortimer, che compare pure all'interno del film in una piccola parte.


Lo stesso Noah Baumbach ha un piccolo ruolo nella pellicola, nei panni di un fittizio regista che dirige l'attore Jay Kelly agli inizi della sua carriera, nei primi anni '90.

"Questa è una scena del film, o del dietro le quinte del film?"
"Ma che ne so? Non ci capisco più niente nemmeno io!"

Confusi?
Beh, è normale. In realtà poi Jay Kelly è molto più fruibile di quello che potrebbe apparire. È una commedia brillante, frizzante, con qualche momento geniale (tipo le apparizioni del bodyguard silenzioso Silvano), che sa essere amara, anche parecchio, e che è capace di regalare tanto sorrisi quanto far spuntare una lacrimuccia sul volto. È fatta di alti e di bassi, di momenti di euforia e altri di profondo sconforto. Come la vita. Come la vita non solo delle grandi star come Jay Kelly, come George Clooney, ma di tutti noi.


Anche se non siamo attori, che ci piaccia o meno indossiamo tutti delle maschere, almeno in determinate situazioni o con determinate persone. Fino ad arrivare al punto in cui ci chiediamo chi siamo davvero. Io ad esempio qui sul blog sono Cannibal Kid, espertone (?) di cinema spavaldo e ricco d'ironia. Nella vita reale invece sono decisamente più insicuro, più introverso. Se non mi rivolgete la parola voi, è difficile che lo faccia io per primo, a meno che non sia pesantamente ubriaco, ma proprio tanto. Con certe persone riesco ad essere più simpatico, a sparare le cavolate più sceme che vi possano venire in mente, mentre altri immagino che mi vedano più come uno str0nz0 musone che se ne sta sulle sue.


Abbiamo tutti più volti. Siamo tutti percepiti in maniera differente a seconda di chi abbiamo davanti. Certo, le star di Hollywood sono più soggette al giudizio altrui da parte di chiunque, però anche noi nel nostro piccolo siamo in qualche modo attori che recitano parti differenti nel nostro più limitato mondo in cui ci muoviamo. Nessuno può dire di conoscere un'altra persona in pieno, in tutti i suoi aspetti, e noi stessi siamo i primi a fare fatica a conoscerci fino in fondo.


Jay Kelly non è il primo film a riflettere su questi temi, non è nemmeno il primo a proporre la vita di un attore in crisi esistenziale, in questo caso scatenata dall'incontro tra il protagonista con un suo ex amico ed ex collega, splendidamente interpretato da un folgorante Billy Crudup. Quello che, pur avendo un superiore talento come attore, non è mai riuscito a sfondare a Hollywood a causa della sua mancanza di fiducia in sé stesso, che poi per chi fa quel mestiere è fondamentale. E non solo per chi fa quel mestiere.


Non è il primo film di questo tipo, è vero, ma è uno dei più emozionanti. Perché?
Perché, anche se non si è attori, è facile ritrovarsi nei personaggi di Jay Kelly. A pensarci bene, a me guardandolo è sì passata tutta la vita davanti agli occhi, però, più che quella del protagonista, quella del personaggio interpretato da Billy Crudup. Quella di chi non ce l'ha fatta.
(voto 8+/10)




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