mercoledì 1 dicembre 2010

Intrigo internazionale: Julian Assange edition

Julian Assange se ne va in giro con uno zaino. Dentro naturalmente tiene il suo portatile con cui comunica con il resto del mondo. Assange me lo immagino around the world come l’Alexander Supertramp/Emile Hirsch di “Into The Wild” o come il Frank Abagnale/Leonardo Di Caprio di “Prova a prendermi”. Paga solo in contanti, viaggia usando degli alias, non si ferma a dormire in alberghi o hotel, si tinge i capelli (e io che pensavo lo facesse per assomigliare a Silas/Paul Bettany ne “Il codice da Vinci”), cambia il telefonino più spesso di un teenager italiano.

Su Assange pende ora un mandato di cattura internazionale da parte dell'Interpol (no, il gruppo musicale non c’entra niente) su richiesta della Svezia, dopo che il 18 novembre la procura di Gothenburg aveva emesso un mandato d'arresto con l'accusa di violenza sessuale nei confronti di due donne. Due, non una, così agli occhi dell’opinione pubblica non sembrerà solo l’invenzione di una mitomane. Il 18 novembre, guarda caso proprio pochi giorni prima che Assange sganciasse le sue “bombe”. Per noi non sono venute fuori cose così sconvolgenti, come le “rivelazioni” sul nostro Premier, però su Hillary Clinton una bella bombetta l’ha tirata fuori, quella stessa Hillary Clinton che oggi dichiara: “Berlusconi è il nostro migliore amico”, come se fosse una cosa di cui andare fieri.
Al di là del contenuto dei file, la portata rivoluzionaria di Wikileaks è però quella di aver rivoluzionato il mondo delle informazioni riservate dei nostri Governi, mandando al diavolo il tanto difeso (dai potenti) “segreto di Stato”. Quello che potrebbe essere il primo passo verso una politica più trasparente e pulita. Quello che tutti i governi internazionali stanno cercando di evitare in tutti i modi.

Di lui la Repubblica scrive:

Come Bill Gates (Microsoft), Larry Page (Google) o Mark Zuckerberg (Facebook) anche Assange è un innovatore rivoluzionario, usando le nuove tecnologie ha scardinato consuetudini diplomatiche antiche di secoli.

Con il pretesto di un (chiaramente) inventato stupro uscito da quella "macchina del fango" raccontata da Roberto Saviano, tutto il mondo adesso dà la caccia all’australiano dietro Wikileaks, un sito nato come “Un organo d'informazione internazionale non-profit, un sistema a prova di censura, per generare fughe massicce di documenti riservati senza tradirne l'origine”.

Sembra di essere dentro una puntata di “24”, in un agghiacciante intrigo internazionale in cui Assange viene definito “terrorista” mentre Berlusconi abbraccia l’amicona Hillary Clinton, anche se dietro le spalle chissà cosa si diranno.
Ma non siamo in un film, nè siamo in un telefilm: questo è il mondo democratico in cui viviamo, un mondo in cui chi vuole tirare fuori la verità nient’altro che la verità viene braccato come un criminale mentre i criminali veri brindano seduti felici al loro tavolo del Potere. Brindando all’Interpol, brindando alla Libertà, brindando soprattutto a noi (noi in senso generico) che li abbiamo votati.

3 commenti:

  1. io lo stimo davvero un sacco :)

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  2. leggi l'articolo su http://totanisognanti.blogspot.com/2010/12/topolino-e-il-mistero-dei-documenti.htmly
    davvero brillante...

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  3. *anonimo
    già, interessante e divertente :)
    peccato che su quel blog non si può commentare, o almeno io non ci sono riuscito...

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