Genere: retro-moderno
Provenienza: Leicherstershire,
UK
Se ti piace ascolta anche:
Primal Scream, Verve, Stone Roses, Oasis
Non mi hanno mai sconfinferato
più di tanto, i Kasabian. Sarà che mi sono sempre sembrati una versione meno
dotata dei Primal Scream, e non intendo dotati come lunghezza dei peni. Per
quelle non lo so, andate a chiedere alle groupies…
Come i Primal o anche gli
Stone Roses (che attention please sono ritornati insieme!), a livello musicale
passano con disinvoltura tra un rock psychedelico di vecchia concezione e tentazioni
elettroniche più moderne, e con questo Velociraptor, come suggerisce il titolo
jurassico, tendono più dalla parte della tradizione.
Nell’apertura con Let’s
roll just like we used to il cantato mi ricorda non so bene perché Richard
Ashcroft dei Verve. Altro gruppo valido, che però a parte qualche pezzone (e
sì, dico quei pezzoni che conoscono tutti come Bittersweet Symphony e The drugs
don’t work) mi ha sempre annoiato più che appassionato. E comunque so perché mi
ricorda Richard Ashcroft: questa è praticamente A song for the lovers parte 2.
Con il singolo Days are
forgotten si va in zona Kasabian piuttosto classica, con qualche rimando
piuttosto evidente, direi quasi al limite del plagio “zuccheriniano”, a
Immigrant song dei Led Zeppelin, con quel “aaaaaaaaah”. Il ritornello invece gioca di epicità, rimane impresso e non va forgotten.
Al di là dei singoli
pezzi, il disco nell’insieme suona piuttosto triste. Ma un triste positivo,
ammesso esista un triste positivo. Un album velato di malinconia d’altri tempi.
Le Fee Verte, il mio pezzo preferito del lotto con quei suoi echi tra Beatles e
Air, può in tal senso dare benissimo l’idea del suono melancholico.
A convincermi un pochino meno sono invece
i pezzi più uptempo, anche se la title track e il ritmo di Switchblade Smiles (sentita anche nell'ultimo episodio dei Misfits) spaccano parecchio.
Alla fine il titolo
risulta più che azzeccato, un suono che guarda al passato, alla preistoria del rock, ma
lo fa con passo veloce, da buon Velociraptor che si rispetti.
Il disco che avrebbe voluto fare Noel Gallagher invece di quella palla di album d’esordio che ha tirato fuori?
Il disco che avrebbe voluto fare Noel Gallagher invece di quella palla di album d’esordio che ha tirato fuori?
(voto 6,5/10)
titolo geniale, album così così, comunque sono tra i pochissimi delle ultime generazioni che hanno superato il terzo disco....può darsi che abbiamo spessore.
RispondiElimina...cioè titolo geniale mi riferivo al tuo post eh....
RispondiEliminaQuoto Diamondo ;)
RispondiEliminaSarà uno dei miei prossimi ascolti.I due precedenti non è che mi avessero fatto gridare al miracolo,ma i ragazzi tutto sommato non mi dispiacciono.E si,è vero,il nuovo disco di Noel Gallagher, così come quello della band del fratellino,sono davvero soporiferi.
RispondiEliminaDavvero non ti avevano convinto fino a questo album? Io Velociraptor pur trovandolo interessante e ricco di riferimenti al rock anni '70, lo sento un po' stantio rispetto a quel rock tirato a lucido dal suono sei sintetizzatori di "Pauper Lunatic Asylum". Mi sembra abbiano voluto fare un piccolo passo indietro...ma forse è giustificato anche dal titolo come giustamente dici tu. Non ci avevo mai pensato. Ancora una volta il cannibale dà spunti e letture diverse. Thanks
RispondiEliminaThanks for sharing your thoughts. I truly appreciate your efforts and I will be waiting
RispondiEliminafor your next post thank you once again.
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