mercoledì 31 ottobre 2012

Halloween Night: Silent House

"Da dove proviene questo suono fastidioso?"
Silent House
(USA, Francia 2011)
Regia: Chris Kentis, Laura Lau
Cast: Elizabeth Olsen, Adam Trese, Eric Sheffer Stevens, Julia Taylor Ross, Adam Barnett, Haley Murphy
Genere: one shot
Se ti piace guarda anche: La casa muta, Paranormal Activity, The Blair Witch Project

Pensavo che Silent House fosse il solito ennesimo horrorino ambientato in una casa, una di quelle che vorrebbero essere spaventose e poi non lo sono manco lontanamente. Invece, Silent House è una specie di Arca russa in versione paura. L’intera pellicola è infatti girata con un unico piano sequenza. Una scena sparata tutta di fila, sebbene qualche elaborazione in fase di montaggio credo proprio ci sia stata. Una sola e unica sequenza che ci getta in un incubo senza pause. Il film è dunque originale nella realizzazione, più che nella trama. La storia non presenta chissà quali rivelazioni fenomenali, trattandosi di una vicenda famigliare tesa e ben orchestrata, ma niente che non si sia mai visto prima.
Al termine della pellicola, però: colpo di scena. Ho cercato informazioni sul film e ho realizzato che l’originalità della sua messa in scena è molto relativa, visto che si tratta del remake di un recentissimo horror uruguayano, La casa muda. Prima della visione di un film, soprattutto se è un thriller-horror, cerco sempre di saperne il meno possibile, e quindi mi era sfuggito questo “dettaglio” mica da poco.
"Facciamo luce per cercare meglio..."
Ma, comunque, un film uruguayano???
Perché, in Uruguay fanno film?
A quanto pare sì, e a quanto pare per limitare le spese li girano con un solo pianosequenza, tutto in presa diretta, buona la prima che così si risparmia!
Ho trovato Silent House parecchio originale, finalmente un horror originale dopo tanti tutti uguali e alla fine scopro che l’idea gli americani l’hanno rubata? La cosa non sorprende certo, visto che negli ultimi tempi vanno a caccia di idee in tutto il mondo, dalla Danimarca di Forbrydelsen ispirazione per la serie tv The Killing alla Francia dei thriller Pour Elle (diventato The Next Three Days), Anthony Zimmer (coverizzato con l’orrido The Tourist) e Crime d’amour (che diventerà Passion nelle sapienti mani di Brian De Palma). Tanto per citare giusto un paio di nazioni. E ora, vanno a scippare persino l’Uruguay.
Il merito dell’originalità va dunque alla pellicola sudamericana, grazie allo spunto davvero geniale di realizzare un horror con un solo piano sequenza. Idea azzeccatissima, considerando come una ripresa senza stacchi e continua, come se stessimo assistendo all’orrore in diretta, sia perfetta per un film de paura.
"Ecco cos'era quel rumore: Justin Bieber!"
Il remake americano, un instant remake visto che è arrivato a pochi mesi di distanza dall’originale, ha invece il merito di aver replicato l’idea e averlo fatto in maniera impeccabile.
Non avendo visionato la versione uruguagia, evito i confronti diretti e mi limito a sottolineare come questo Silent House in versione americana sia (per fortuna) lontano dagli altri horrorini americani in circolazione. La regia procede senza sbavature a costruire una escalation di tensione notevole e si inventa anche qualche bella trovata per spezzare la monotonia del piano sequenza che dopo un po’ inevitabilmente rischia di annoiare (ad esempio con l’espediente dei flash della macchina fotografica a spezzare il buio), anche se magari pure queste idee sono state copiate dall’originale. Ma vabbè, non indaghiamo oltre…
"Justin Bieber, smettila di cantare, ti prego!"
Il merito maggiore della pellicola è però l’intepretazione davvero mostruosa della protagonista, Elizabeth Olsen. Se avete visto l’ottimo La fuga di Martha (e se non l'avete visto, che ca**o aspettate?) non vi stupirete. Pure lì offriva infatti un’interpretazione a dir poco super-lativa. Qui non è affatto da meno, anzi. Il piano sequenza è una prova dura per un regista, figuriamoci per un’attrice che praticamente sta davanti alla macchina da presa per tutto il tempo. Se a ciò aggiungiamo l’evoluzione del suo personaggio nel corso della vicenda e gli elementi di follia presenti, questa è una prova di recitazione letteralmente pazzesca. E pensare che questo è il suo primo film, mentre La fuga di Martha è il suo secondo e a questo punto questa qui potrebbe rivelarsi una delle migliori attrici dei prossimi 50 miliardi di anni. Giusto per fare un tantino gli esagerati. E pensare che Elizabeth è la sorella delle scimmiette gemelle Olsen, Mary-Kate ed Ashley, due che insieme non raggiungono nemmeno la metà di un millesimo del suo talento.
Se non avete compreso ciò che ho detto, prendete una calcolatrice.
Capito, adesso? I conti vi tornano?
"Ueeeh, ueeeh. Justin, qualunque canzone, ma Baby proprio no!"
Per terminare questo piano sequenza di post, Silent House è insomma un horror teso, tesissimo, parecchio coinvolgente e che offre una prova recitativa eccezionale. Cosa che nel caso di un horror è davvero raro dire, visto che spesso le donne nelle pellicole di questo genere vengono trattate come carne da macello o, al più, come tette che scappano dal mostro di turno. E questo vale per classici del genere come Halloween con Jamie Lee Curtis, quanto per trashate più recenti come Piranha 3D e variazioni simili. Invece qui troviamo una Elizabeth Olsen che fa paura sì, tanto è brava a reggere la scena dall’inizio alla fine. L’altro grande pregio è l’originalità della scelta del piano sequenza. Su tutto però si cela l’ombra della pellicola originale. Se l’avete vista, questo potrebbe sembrarvi giusto un furbo instant remake fotocopiato. Se ve l’eravate persa (dopo tutto, ma chi se li guarda, i film uruguayani?), Silent House probabilmente sarà anche per voi, così come è stato per me, il trip horror perfetto per questo Halloween.
(voto 7/10)
Post pubblicato anche su L'orablu.

Skyfall Cinema 1

"Neopatentato Ford, non pensarci nemmeno a guidare la mia auto!"
Settimana piuttosto tragica, questa. Cinematograficamente parlando. Per il resto speriamo di no, dai. Anche se tra uragani, terremoti e altre calamità naturali (tra cui il mio blogger rivale) tira davvero una brutta aria...
In occasione di Halloween, visto che la programmazione italiana segue logiche del tutto random, non è che arrivino in sala grosse pellicole horror. Sì, c’è il sequel di Silent Hill, ma non mi pare una roba fondamentale. In compenso, arriva nei cinema italiani l’ultimo film di James Bond che con Halloween non c’azzecca una mazza. Così come non c’azzecca una mazza con le visioni cannibali.
Bondiani a parte, questo non è davvero un gran weekend.
Ecco comunque tutte le uscite settimanali in modo che possiate compiere le vostre scelte grazie ai commenti miei e dell’odioso Ministro Fordero. Ma non siate troppo choosy.

"Lo sapevo che andava a finire così... Dannato Ford che mi ha
sfasciato l'auto. Mo' mi tocca andare in moto..."
Skyfall di Sam Mendes
Il consiglio di Cannibal: il mio nome non è Ford, James Ford
Non ho mai visto per intero un film dedicato a James Bond. Non mi hanno mai attirato. Sarà perché trovo odiosi tutti i vari interpreti, da Sean Connory a Pierce Brosnan per arrivare all’odierno del tutto inespressivo Daniel Craig. L’unica cosa interessante sono le Bond Girls, ma nemmeno quelle bastano per suscitarmi curiosità in un franchise vecchio come il cucco, o come il Ford, che continua a provare a rinnovarsi per ragioni commerciali più che cinematografiche. Mi girano le palle a non vedermi un film firmato da Sam Mendes, regista che apprezzo particolarmente, però tanto di Sam Mendes in questa pellicola ci sarà il 5% a dir tanto, tutto il resto sarà franchise bondiano.
James Bond? Nah, io ne ho già abbastanza di James Ford. E poi preferisco aspettare un nuovo capitolo di Austin Powers…
Il consiglio di Ford: mi chiamo Ford, James Ford
Non sono mai stato un grande fan di 007, nonostante ricordi con piacere alcuni dei capitoli con il mitico Connery, eppure la nuova versione "dura" con il volto di Daniel Craig mi piace parecchio. Casinò Royale era una bomba, Quantum of solace meno efficace ma comunque non male, questo Skyfall diretto da Sam Mendes potrebbe essere anche meglio dei due messi insieme. Dunque lascio alle stronzate come Austin Powers quel Nontroppogold Kid e oggi mi fiondo in sala a vederlo aspettandomi faville.

"To', un coniglione gigante! Deve averlo perso Cannibal..."
Silent Hill - Revelation 3D di Michael J. Bassett
Il consiglio di Cannibal: Silent Ford, parla Cannibal
Ho una Revelation da farvi su Mr. Ford, in 3D o meno che sia: il blog WhiteRussian non è scritto da una persona reale, ma da un generatore casuale di frasi su pellicole action e/o per bambini.
Quanto al primo Silent Hill, c’ho anche provato a vederlo, ma mi sono addormentato. Non che fosse particolarmente terribile o altro, però non mi è sembrata una visione proprio delle più coinvolgenti. Questo nuovo capitolo mi sembra poi l’ennesimo sequel non richiesto, anche considerando come il primo film non è che fosse stato tutto ‘sto successone. Un film che si preannuncia utile al cinema quanto il sempre più spento WhiteRussian alla blogosfera. Ahahah!

Uno spettatore reduce
da una visione fordiana.
Il consiglio di Ford: meglio stare silent con il dubbio di essere Ford che aprire bocca e avere la certezza di essere Cannibal.
Ricordo la visione di qualche anno fa di Silent hill come una delle più noiose della mia storia personale di spettatore di film horror: neppure la presenza del fordiano Sean Bean era riuscita a risollevare le sorti di una pellicola che non diceva assolutamente nulla nonostante gli effettoni e la nebbia distribuiti a profusione - un po’ quello che succede tra le pagine di Pensieri cannibali -. Il sequel, dunque, dalle mie parti è meno richiesto di un parere cinematografico, musicale o in materia di alcool e donne del mio rivale.






"Dici che questi occhiali non bastano per essere più tamarro di Ford?"
E io non pago - L’Italia dei furbetti di Alessandro Capone
Il consiglio di Cannibal: che brutta, l’Italia dei Fordetti
Un cinepanettone giunto in anticipo con un cast di “prestigio” che vanta Valeria Marini, Enzo Salvi e Jerry Calà. Come rinunciarvi? I furbetti del cinema (e a farli rientrare nella categoria cinema sono ancora buono) che cercano di prendere in giro l’Italia degli evasori fiscali?
Mi sembra un’operazione inverosimile, quasi quanto il Ministro Fordero alle prese con una pellicola impegnativa di Terrence Malick o Lars Von Trier.
E io (che mi trovo a dover ospitare i suoi commenti sul mio splendido blog) pago!
Il consiglio di Ford: l'Italia, più che desta, pare in coma!
Film italiano da seppellire a bottigliate della settimana, uno scandalo sul quale non voglio soffermarmi troppo per evitare di deprimermi e non avere la consueta voglia di pestare forte il mio caro, carissimo antagonista su quella sua testa di Von Trier. Sinceramente non mi spiego come possano esistere ancora creature senzienti in grado di cagare fuori dei soldi per andare in sala a vedersi questa roba. O pagare un abbonamento per una linea internet e sforzarsi di scaricarlo.

"Ti rendiamo grazie, o Dio Cannibal onnipotente, per questo cibo.
E per averci risparmiato da un'altra soporifera pellicola consigliata da Ford!"
Oltre le colline di Cristian Mungiu
Il consiglio di Cannibal: passate oltre
Cristian Mungiu è il regista romeno (pensavate fosse sardo, vero?) dell’osannato 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, pellicola che prima o poi magari recupererò, ma che per ora ho sempre evitato perché mi sapeva di solita noiosa fordianata neo-realista. Questa sua nuova pesantissima opera si preannuncia ancora più una mazzata: 155 minuti di drammone ambientati per lo più in un convento…
Magari sarà anche un filmone, ma al momento mi sembra un modo davvero terrorizzante di passare Halloween. Io preferisco di gran lunga andare a tirare uova contro la casa di Ford!
Il consiglio di Ford: meglio nel convento di Mungiu che nel Casale del Cannibale.
Dopo qualche anno di silenzio torna in sala un regista che, con il suo 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni era riuscito a lasciarmi senza parole: una pellicola di potenza impressionante costruita su due interpretazioni femminili da paura che fu giustamente premiata con la Palma d'oro a Cannes.
Oltre le colline pare seguire la stessa strada, e in giro ne ho letto benissimo, tanto che le mie aspettative sono più o meno le stesse che quest'anno ho avuto per il Faust di Sokurov e C'era una volta in Anatolia di Ceylan, entrambi filmoni: sicuramente non sarà una passeggiata - sono quasi tre ore, e considerato lo stile di Mungiu, potrebbero apparire come sei -, ma resta uno dei titoli d'autore più attesi dell'anno.

"Eddai, suorina Ford: non rompere le balle e fatti una cannetta con noi kids!"
Un’estate da giganti di Bouli Lanners
Il consiglio di Cannibal: ma vivete fuori dal tempo come Ford? L’estate è finita da un pezzo!
Questo piccolo film belga potrebbe essere a sorpresa, ma mica tanto a sorpresa vista la mancanza di pellicole interessanti, la proposta migliore della settimana.
Un film consigliato dall’ottimo blog OverExposed, altroché WhiteRussian, e che ora approda anche da noi, seppure un po’ fuori stagione.
L’ho visto da poco: è una pellicola carina su un gruppo di ragazzini stile Stand by Me, ma non mi è sembrato altrettanto memorabile. Un film non eccezionale, ma almeno non è la solita bambinata fordiana.
Il consiglio di Ford: l'estate è finita, ma ancora prima era finito il Cannibale.
Lanners è un nome abbastanza sponsorizzato nell'ambiente tendenzialmente radical chic già dai tempi di Eldorado, eppure – sarà la mia stagionalità nel vedere i film, sarà che l'hype per questo titolo è sotto zero - non trovo nulla che possa in qualche modo solleticare la mia curiosità rispetto ad una visione di questo lavoro dalle rimembranze standbymeane. Lascio volentieri la mano al Peter Pan dei poveri che si occupa della metà oscura - e meno efficace - di questa rubrica, considerando che ho altri titoli sui quali puntare sapendo già che non resterò deluso per dare troppa attenzione a questo.

martedì 30 ottobre 2012

Che lavoro fa secondo voi Kristen Stewart “sulla strada”?

On the Road
(USA, Francia, UK, Brasile 2012)
Regia: Walter Salles
Cast: Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen Stewart, Tom Sturridge, Kirsten Dunst, Elisabeth Moss, Amy Adams, Viggo Mortensen, Steve Buscemi, Alice Braga, Terrence Howard
Genere: stradale
Se ti piace guarda anche: I diari della motocicletta, Into the Wild, The Rum Diary - Cronache di una passione

"Sigh! Dannata Fiammetta Cicogna, voglio essere io la più odiata del reame!"
On the Road è come un Into the Wild, ma senza il wild. Certo, a meno che non vogliate considerare “wild” 10 secondi di micro tettine di Kristen Stewart esibite, una mezza orgia accennata ma non consumata e un paio di altre scene di sesso che di wild hanno ben poco. O a meno che il vostro concetto di wild non coincida con Wild Contronatura Oltrenatura, il programma con Fiammetta Cicogna. Forse l’unica donna al mondo più odiata di Kristen Stewart. Ma perché la povera (povera si fa per dire, visto che al momento è l’attrice più pagata di Hollywood) Kristen Stewart è tanto odiata?
Fondamentalmente, perché è la protagonista della lagnosissima saga di Twilight. Negli ultimi tempi lo è però anche per un’altra ragione: ha tradito il suo amato Robert Pattinson e le foto della sua relazione peccaminosa sono finite su tutte le riviste e i siti di gossip del mondo. Pensieri Cannibali compreso!
In realtà, ci sono due correnti di pensiero riguardo a questo fatto. Le fan twi-hard la odiano perché ha rotto l’idillio (contrattuale?) con RobPattz. Tutti gli altri, tutti quelli che la coppia di Twilight non l’hanno mai sopportata, ovvero tutte le persone sane di mente, la considerano invece un po’ più simpatica da quando ha messo i cornoni a Pattinson.

"Le mie tettine sono state censurate? No, è che sono proprio inesistenti ahah!"
Ma perché quando c’è un film con Kristen Stewart o con Robert Pattinson finisco a parlare più di loro che del film? Sarà perché sono più interessanti come personaggi del gossip che non come attori?
Può essere. In ogni caso, la Stewart in questo On the Road non è che compaia nemmeno più di tanto. La sua parte è quella di Marylou, una ragazza che potremmo definire libertina, oppure scostumata, oppure zoccola. Anche in questo caso, lascio a voi il piacere della scelta. Io sono imparziale. Non mi schiero, che se no poi mi arrivano insulti & minacce da parte delle twi-hard fans. Nei pochi minuti in cui appare, Kristen è nuda (ma non è che sia ‘sto spettacolo così arrapante), oppure tromba, oppure tenta di organizzare delle orge tra i due amici protagonisti, oppure fa delle seghe, oppure fa delle bocche. Insomma, si dà un gran da fare e la dà che è un piacere. Un ruolo in cui sembra particolarmente in parte, molto più ad esempio che nei panni a lei poco consoni della virginale Bella Swan di Twilight, e considerati i ménage à trois che maneggia anche nella sua vita privata, possiamo capire bene il perché.

"Caro Robert Pattinson, la tua cara Kristen non s'è data da fare
solo sul set di Biancaneve e il cacciatore..."
“Ma l’abbiamo finita con ‘sta ca**o di Kristen Stewart?”
Okay, gente. Fate bene a lagnarvi e comunque sì, chiudiamo il capitolo Stewart. Almeno per adesso. Parliamo anche del resto del film. Non che sia tutto ‘sto capolavoro…
Come detto in apertura, prima di divagare sulle tettine quasi impercettibili di Kristen Stewart e su quanto le piaccia fare le cosacce (okay okay, la pianto!), On the Road vorrebbe essere un’esperienza sulla strada in stile Into the Wild. Peccato non ci riesca. Peccato che qui la strada ci venga mostrata, ma non ci venga fatto sentire il suo odore. Questo film è inodore. Non puzza di asfalto, di sudore, di viaggio. È tutto troppo trattenuto, edulcorato, contenuto, perfettino. Il romanzo cult di Jack Kerouac è preso come traccia per un viaggio che in questa pellicola si vede, ma non si sente.
Sarebbe stato interessante se il libro di Kerouac fosse finito tra le mani di un regista più coraggioso e visionario, per capire se ne usciva qualcosa come un Terry Gilliam alle prese con un Hunter S. Thompson, tanto per citare un altro autore beat, ovvero se ne usciva qualcosa come Paura e delirio a Las Vegas. Quello che ne è uscito tra le mani del brasileiro Walter Salles è invece qualcosa di vicino al suo precedente I diari della motocicletta, ma meno interessante, e soprattutto mi ha ricordato parecchio il recente The Rum Diary - Cronache di una passione, pellicola tratta sempre da Hunter S. Thompson diretta dall’anonimo Bruce Robinson.

"Lo so di essere più bella di Bella, bella lì!"
Anziché farci viaggiare, viaggiare come il cinema migliore e più intrippato sa fare, il film si limita a mostrarci una serie di scene a mo’ di elenco. Sam Riley (Ian Curtis dei Joy Division in Control) e Garrett Hedlund (il protagonista di Tron: Legacy che qui si Tron: Ba la Stewart) sono discretamente in parte, eppure nessuno dei due convince fino in fondo. In particolare Garrett Hedlund aveva per le mani un personaggio idolesco come pochi, quello di Dean Moriarty, e non è riuscito a renderlo idolesco al 100%. Tutti gli altri personaggi sfilano sullo sfondo del rapporto mooolto bromantico tra i due protagonisti, Kristen Stewart compresa.
OKAY, OKAY: è l’ultima volta che la menziono.
Tra una comparsata della “mad woman” Elisabeth Moss, dell’amichetto di Pattinson Tom Sturridge, di Aragorn Viggo Mortensen e della iena boardwalk Steve Buscemi, il personaggio più interessante e vivo è quello interpretato da Kirsten Dunst, comunque anch’esso ben poco sviluppato.

"Cannibal scrittore? Ma chi si crede di essere, il nuovo Kerouac?"
A essere resa solo in parte è come detto soprattutto la dimensione del viaggio. On the Road è un film pulitino, poco wild, poco trippy. Una pellicola che vorrebbe essere cult quanto il romanzo da cui è tratta, ma manca clamorosamente il bersaglio. Le premesse del già poco convincente trailer sono dunque mantenute e direi che non è una cosa positiva. Soprattutto considerando che il tutto viene dilatato per 2ore e 20minuti che all’inizio partono pure in maniera piuttosto decente, ma ben presto diventano alquanto estenuanti e passano non come un’emozionante avventura on the road, bensì come un lungo viaggio di quelli che non vedi l’ora di essere di nuovo a casa. Magari per vederti un bel film. Di quelli senza Kristen Stewart.
(voto 5,5/10)


lunedì 29 ottobre 2012

Die with Me

Se n’è andato Terry Callier, splendida voce soul-folk.
Questa è la splendida “Live with Me” dei Massive Attack da lui cantata. O meglio, da lui vissuta.
Addio, uomo.



Terry Callier (1945-2012)

Bachelotette

The Wedding Party
(USA 2012)
Titolo originale: Bachelorette
Regia: Leslye Headland
Cast: Kirsten Dunst, Rebel Wilson, Isla Fisher, Lizzy Caplan, James Marsden, Adam Scott, Andrew Rannells, Hayes MacArthur, Kyle Bornheimer, Ella Rae Peck
Genere: chick flick
Se ti piace guarda anche: Le amiche della sposa, Tre uomini e una pecora, Quattro matrimoni e un funerale, The Five-Year Engagement, Ancora tu!

Kirsten Dunst quando è alle prese con un matrimonio ne combina davvero di tutti i colori.
Qualcuno ricorda Melancholia?
Se la risposta a questa domande è no, vergognatevi e uscite immediatamente da questo blog!
No, scherzo. Restate, però vergognatevi. Vergognatevi, e tanto.
Se nello splendido film di Lars Von Trier mandava all’aria il suo di matrimonio, scopandosi giusto il primo tizio che passava di lì durante il ricevimento nuziale, questa volta la bella Kirsten ha deciso di rovinare il matrimonio della sua BFF con la diabolica collaborazione delle altre damigelle d’onore.
Perché?

"Io mi sposo e tu no. Alla faccia tua e delle tue tette perfette, Kirsten!"
Fondamentalmente perché loro damigelle sono delle gran fighe, ma la prima delle compagnia a sposarsi è la tipa che in maniera politically correct potremmo definire meno carina, e in maniera non politically correct potremmo definire più cessa. E per altro si sposa con un tipo (relativamente) bello e (sicuramente) ricco, il classico buon partito che loro che sono belle e fiche non sono riuscite ad accaparrarsi. Com’è ingiusto il mondo.
In maniera più o meno involontaria, le 3 damigelle porcelle riescono quindi a rovinare i preparativi delle nozze dell’amica, che non è una porcella pure lei, ma in compenso è soprannominata “faccia di maiale”.

"Dici che Lars Von Trier ti ha voluta in Melancholia solo per vederti le tette?
Ma va, Kirsten, non l'avrei mai detto..."
La cosa positiva di questo film è il suo essere cattivo, pieno di droghe e sul politically incorrect andante. In mezzo a tante commediole straripanti di buoni sentimenti, una nota positiva non da poco. Per quanto la cattiveria possa essere considerata una cosa positiva, e per quanto alla fine l’happy ending non sia evitato del tutto nemmeno qui.
Questo era comunque per trovare una nota positiva al film, perché per il resto è davvero difficile trovare grandi elementi a suo favore. Uno, sicuramente, è il cast. Un altro è… no, basta. È finita lì. Solo il cast.
Le 4 protagoniste, diciamolo subito, non sono al livello delle scatenate Bridesmaids del film Le amiche della sposa capitanate dalla grande Kristen Wiig. Però fanno pur sempre la loro porca figura.

La meno convincente, quella meno a suo agio con i tempi comici, è proprio la star, Kirsten Dunst. La mia adorata Kirsten Dunst. La mia attrice preferita se non consideriamo Natalie Portman come una semplice attrice bensì come una Dea. Come è giusto che sia considerata. Insomma, Kirsten Dunst strepitosa nei ruoli drammatici, con la comedy si trova meno bene. Sarà che in questo caso la sceneggiatura non le dà per nulla una mano. E no, se ve lo stavate chiedendo, e so che ve lo stavate chiedendo, miei cari maniaci in ascolto, la risposta è no: Kirsten Dunst in questo film non mostra le tette ad alcun pianeta in avvicinamento.

"Cooosa? Per contratto solo a Kirsten è consentito di far vedere le tette?"
Più abituate alla commedia sono invece le altre 3 girls: la “curvy” Rebel Wilson, la novella sposa, è una comica australiana che ormai si sta facendo largo a Hollywood con robuste spallate alla facciazza di un sacco di rivali scheletriche e continua a fare apparizioni in romcom matrimoniali, dal già citato Le amiche della sposa a Tre uomini e una pecora.
Poi c’è Isla Fisher, nota per I Love Shopping e per essere la moglie gnocca di Sacha Borat Cohen, dal quale ha forse imparato l’arte della comicità. Proprio così: Isla Fisher è una gnocca che sa far ridere, e non ce ne sono mica tante in circolazione. Ci sono quelle che sono solo gnocche (Kirsten Dunst) e ci sono quelle che sanno solo far ridere (Rebel Wilson), e poi ci sono quelle che combinano entrambe le qualità: Isla Fisher e, in parte, pure la quarta protagonista di The Wedding Party, Lizzy Caplan.
Lizzy Caplan non è una gnocca clamorosa, però ha il suo fascino alternative. E pure lei sa far ridere. Io in particolare l’ho scoperta e venerata nella sottovalutata e troppo poco conosciuta serie comedy Party Down. Una serie incentrata su una compagnia di catering. È vero, detto così non è molto appealing, però era davvero uno spasso. Da quella serie arriva anche Adam Scott, che pure qui si fa sempre Lizzy Caplan. Una mossa non troppo originale, però è bello rivedere i due protagonisti di Party Down, che pure quello guarda caso i casi della vita aveva Party nel titolo.

Il titolo originale di questo The Wedding Party però è Bachelorette, che significa donna non sposata, oppure scapolona, oppure zitella, e però è anche un reality show americano e però è anche e soprattutto una splendida canzone di Bjork. Bjork che tra l’altro è stata protagonista tormentata di un film di Lars Von Trier, Dancer in the Dark per la precisione, proprio come Kirsten Dunst lo è stata di Melancholia. E quindi tutto torna, gente. Nei post di Pensieri Cannibali, tutto torna. Possono sembrare un insieme di frasi senza senso buttate lì nel mucchio a casaccio e alla buona e invece non è così. Non sempre, almeno.
Tutto torna, nei post cannibali, e quindi ecco a voi Bachelorette, canta Bjork.



"Tenetemi pure bendato, raga. Tanto Kirsten in questo film le tette non le mostra."
Purtroppo il film Bachelorette con la grandiosa canzone di Bjork e il grandioso video diretto da Michel Gondry non ha niente a che vedere. Giusto il titolo originale, per il resto è un chick flick che di originale non ha nulla e segue la fortunata scia delle commedie matrimoniali in una maniera alquanto sfortunata. Questo particolare sottogenere delle pellicole sentimentali ci ha regalato in passato robe parecchio gradevoli come Quattro matrimoni e un funerale e più di recente la fenomenale accoppiata Una notte da leoni + Le amiche della sposa. Lo so che quest’ultimo l’ho già citato un paio di volte, però è chiaro che se questo The Wedding Party è stato prodotto è perché i produttori hollywoodiani speravano di ripeterne l’exploit ai botteghini. Cosa che non si è verificata, considerata la sua qualità barbina.
Il problema principale del film è che non fa ridere. Si sforza di farlo, ma senza successo. La trama è molto prevedibile e scontata, ma quello si poteva già metterlo in conto, visto che è la classica storia incentrata su un addio al celibato, su una notte da leoni anzi da leonesse. In più, la sceneggiatura che l’esordiente Leslye Headland ha tratto da una sua stessa opera teatrale non possiede una grossa personalità. Ma, soprattutto, come pellicola d’intrattenimento The Wedding Party funziona pochino e male. Fino a che sulla sua visione si abbatte  lo spettro più temuto da ogni commedia. Come si chiama questo spettro? Lo volete proprio conoscere?
Ve lo presento, si chiama Noia.
E a un film con Party nel titolo, non potrebbe davvero capitare cosa peggiore.
(voto 5/10)


domenica 28 ottobre 2012

90210 giorni di tentazione

Excision
(USA 2012)
Regia: Richard Bates Jr.
Cast: AnnaLynne McCord, Traci Lords, Roger Bart, Ariel Winter, Jeremy Sumpter, Matthew Gray Gubler, Ray Wise, Malcolm McDowell, John Waters, Nathalie Dreyfuss, Marlee Matlin, Molly McCook, Cole Bernstein
Genere: malato
Se ti piace guarda anche: Denti - Teeth, Nip/Tuck, Pretty Persuasion, May

Excision è un film malato. Ma più che un film, assomiglia alla puntata pilota di una serie teen in cui la protagonista, anziché essere la classica stragnocca di turno, oppure anziché essere la classica nerd di turno, è una psicopatica. Una che sta davvero fuori più di un balcone. O come gli agricolturi quando raccolgono i pomodori pomodori [Articolo 31 cit.]. Una che dopo aver visto questo film, aprirete una petizione online per far tornare legali i trattamenti elettroshock come in American Horror Story. Una che Dexter al confronto è un ragazzo equilibrato e di sani principi morali. Una che sembra uscita da un incrocio tra un episodio di Nip/Tuck e di 90210. E infatti, così è.
La protagonista è AnnaLynne McCord, che abbiamo imparato a conoscere nei panni della perfida Eden Lord nella serie creata da Ryan Murphy e che i fan di 90210 (di cui io, attaccato al solo e unico Beverly Hills, quello degli anni ’90, non faccio parte) hanno imparato a conoscere come Naomi Clark. La sua trasformazione nella sociopatica Pauline protagonista di questo Excision è davvero sorprendente e impressionante. E mette pure una certa paura.


"Perché nessuno mi crede quando dico che sono un sex symbol?"
Cos’ha di tanto pazzesco, questo personaggio?
Lascio a voi il piacere perverso di scoprirlo, attraverso la pellicola d’esordio del promettente Richard Bates Jr., che usa un’estetica patinata e glamour per presentarci una vicenda disturbante. Una scelta analoga a quella di God Bless America, a indicare forse una nuova curiosa direzione del cinema indie americano. Servire in tavola un piatto dalla confezione graziosa ed esteticamente impeccabile, come fosse una serie tv per tutta la famiglia, riempiendolo però di veleno.
La scelta del cast sembra procedere nella stessa direzione, con una selezioni di volti telefilmici familiari inseriti in un contesto parecchio più straniante rispetto a quello consueto. Come in Le regole dell’attrazione, dove James Van Der Beek, il sognatore Dawson di Dawson’s Creek diventava il vampiro emotivo Sean Bateman e Jessica Biel, la timorata di Dio baskettara figlia del reverendo Camden di Settimo Cielo, diventava la più grande zoccola del campus del film. In Excision a subire questa trasformazione, questo extreme makeover, è la sopracitata ottima Annalynne McCord, trasformata da vamp modaiola e superficiale di 90210 a schizzata terminale in una sola mossa.

Ma nel resto del cast troviamo anche Roger Bart, visto in Desperate Housewives, Matthew Gray Gubler, il nerd ma non troppo di Criminal Minds, e la giovane Ariel Winter di Modern Family. Oltre a Traci Lords, quella Traci Lords, l’ex pornostar qui ironia della sorte alle prese con il ruolo della madre precisina e bigotta della protagonista.
Insieme a loro anche qualche volto già di suo parecchio angosciante come Ray Wise, il padre di Laura Palmer in Twin Peaks, Malcolm McDowell, ovvero il drugo Alex di Arancia Meccanica (personaggio a cui sempre e per sempre suo malgrado verrà associato) e poi pure il regista John Waters, uno che c’ha ‘na faccia davvero da paura. Dai film del re dei freaks John Waters, Excision sembra aver tratto un uguale senso del grottesco, però in questo caso il tutto è virato più verso la dimensione dell'orrore. L’orrore non tanto in senso di pellicola horror, quanto proprio di disgusto e di senso di repulsione. Come un Lucky McKee, regista di The Woman e May, solo dotato di un gusto estetico più pulito e patinato, ma non per questo meno inquietante.

Pregio e limite del film, presentato al Sundance Festival 2012, è proprio questo. Da una parte, per fortuna non si cede a un improbabile lieto fine hollywoodiano, e ciò è bene. Dall’altra parte resta comunque in mente una certa impressione. Quale?
Quella che Excision voglia shockare a tutti i costi lo spettatore. A tratti si ha allora l’impressione di trovarsi di fronte a un’operazione provocatoria un po’ fine a se stessa. Per il resto, si ride. Perché sì, anche i film angoscianti, deviati e inquietanti possono far ridere e questo è uno di quei (rari) casi.
Se non scatta la laurea con lode, arriva comunque una promozione più che piena per un regista esordiente totale da tenere d’occhio, e per una pazzesca (in tutti i sensi) AnnaLynne McCord, protagonista rivelazione di un film estremo, molto estremo. Pure troppo?
(voto 7/10)


sabato 27 ottobre 2012

Morte fai da te? No Alpeis tour? Ahi ahi ahi

Avete visto Kynodontas?
Non vi ricordate se l’avete visto o meno?
Impossibile. Se l’avete visto, lo sapete di certo. Che vi sia piaciuto o vi abbia infastidito, di certo non vi avrà lasciati indifferenti. Kynodontas è un film greco tra i più disturbanti e allo stesso tempo geniali degli ultimi anni. Ci presentava una tipica famiglia come tante: padre, madre, due figlie e un figlio. Solo che non era esattamente la famigliola del Mulino Bianco e i figli non venivano trattati in maniera tanto normale, visto che erano isolati dal mondo e allevati come fossero animali. Una metafora dei regimi dittatoriali, oppure una semplice dimostrazione di sadismo?
Qualunque fosse la risposta, Kynodontas era ed è un film indimenticabile, che ti segna, ti marca nel profondo, ed è assolutamente consigliato. Ma certo non quando avete voglia di una visione leggera e disimpegnata.
Il nuovo film di Giorgos Lanthimos, la mente malata che si cela dietro a Kynodontas, deve quindi inevitabilmente stare a confrontarsi con l’illustre predecessore. E come ne esce?
Se avete intenzione di cimentarvi nella visione della pellicola, attualmente disponibile in rete soltanto in lingua originale greka con sottotitoli in italiano, è meglio che non sappiate nulla. Se invece volete rovinarvi la sorpresa o non avete intenzione di vedere il film, potete continuare a leggere.

Alpeis
(Grecia 2011)
Titolo internazionale: Alps
Regia: Giorgos Lanthimos
Cast: Aggeliki Papoulia, Johnny Vekris, Aris Servetalis, Ariane Labed, Stavros Psyllakis, Erifili Stefanidou
Genere: malato
Se ti piace guarda anche: Kynodontas, Kinetta, Il grande capo

ATTENZIONE SPOILER
La storia è forse ancora più malata e deviante di quella rappresentata in Kynodontas. I protagonisti sono un gruppo di tizi che decide di mettere in piedi un’attività molto particolare, chiamata simbolicamente Alpeis, poiché i monti alpini si reggono l’uno con l’altro: per alleviare il dolore per la perdita di una persona cara, loro si propongono come “sostituti” del defunto. In pratica, rimpiazzano in tutto e per tutto la persona morta.
Se facessero lo spot pubblicitario, potrebbe essere: “Morte fai da te? No Alpeis? Ahi, ahi ahi.”



Il modo in cui compiono questa sostituzione è però molto meccanico, con la ripetizione sempre delle stesse frasi e delle stesse azioni, e se immaginate una cosa già di suo deprimente, questo è ancora più deprimente di quanto potreste mai immaginare. Sebbene a tratti il loro comportamento sfoci nel ridicolo e altre volte semplicemente nel noioso.
Alpeis parte quindi da uno spunto geniale come e forse più di quello presentato in Kynodontas. A livello cinematografico, il film risulta però meno efficace. Nonostante lo stile adottato dal malvagio Lanthimos sia simile, non ha la stessa potenza visiva e le scene non hanno la stessa forza. Se con Kynodontas poi il comportamento della famiglia protagonista poteva essere lo spunto per varie riflessioni politiche e sociali, in questo caso il tema della morte, che poteva far nascere spunti ancora più forti, è affrontato in maniera sì provocatoria, però non si va molto al di là (termine quanto mai azzeccato) di questo.
Interessante e non del tutto approfondita anche la tematica della personalità. Lanthimos gioca come un Pirandello sadico a togliere l’identità ai suoi personaggi: nel precedente Kynodontas i figli erano pupazzi nella mani di un padre burattinaio, qui i personaggi annullano loro stessi per diventare alter-ego di persone scomparse da poco. In un simile gioco perverso possiamo leggere una riflessione sul cinema, sul ruolo degli attori nell’interpretare una parte. Le riflessioni scattano quindi anche qui, ed è questo il bello delle folli pellicole del regista greco. A vederle fanno male, sono un pugno allo stomaco. Ma a ripensarci sono delle opere davvero complesse, sfaccettate e profonde.


Alpeis è una visione interessante, parecchio interessante, eppure sembra quasi come se Lanthimos dopo Kynodontas si sia trovato “obbligato” a fare qualcosa di ancora più estremo. Il greco maligno c’entra l’obiettivo di essere disturbante e provocatorio come soltanto pochi altri registi al mondo riescono a essere, mi vengono in mente Michael Haneke e Lars Von Trier. Adesso resta da capire se il suo particolarissimo lavoro di provocazione riuscirà ad elevarsi più in alto delle Alpi, oppure se Kynodontas è destinata a essere la sua opera più rappresentativa e il vertice della sua, chiamiamola così, “poetica”.
Per il momento, questo Alpeis appare come una pellicola transitoria, ancora molto legata al film precedente, vuoi per la presenza della fenomenale Aggeliki Papoulia come protagonista, vuoi perché i momenti più emotivamente forti anche qui sono rappresentati dalle scene di danza, che però non toccano i vertici del sirtaki andato a male di Kynodontas.
Alpeis ha quindi la “colpa” di arrivare dopo un capolavoro tanto geniale quanto riuscito e riesce a sua volta ad essere geniale, ma non altrettanto riuscito.


Da uno spunto del genere, quello dell'impresa che sostituisce i morti, mi immagino già che negli Usa possano tirarne fuori una intera serie tv, un incrocio tra un Six Feet Under più malato e un Ghost Whisperer meno sentimentale. Alpeis invece va di cattiveria pura, sebbene non sfrutti la strepitosa idea fino in fondo, con una rappresentazione che si incarta un po’ nella ripetitività. Resta comunque un’opera da vedere per farsi del male, cinema per nulla d’intrattenimento ma di “disturbamento”. Sapevatelo.
(voto 7+/10)

Post pubblicato anche su L'orablu.


venerdì 26 ottobre 2012

Danno l’accisa all’Uomo Ragno chi sia stato non si sa, forse quelli della mala forse Catricalà

The Amazing Spider-Man
(USA 2012)
Regia: Marc Webb
Cast: Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Martin Sheen, Sally Field, Denis Leary, Chris Zylka, Campbell Scott, C. Thomas Howell
Genere: supereroico
Se ti piace guarda anche: Kick-Ass, Chronicle, Spider-Man

A me i supereroi stanno sulla balle.
Ve l’ho già detto? Sì, una o due volte. Una o due centinaia di volte, intendo.
Su tutti: Clark Kent/Superman. Odioso alieno perfettino e clandestino.
Gli Avengers? Non me ne piace manco uno. A parte Black Widow che non mi piace come personaggio, ma solo per Scarlett Johansson e quindi non vale.
Bruce Wayne/Batman? Lui mi piace abbastanza (e non intendo in maniera fisica come al suo amichetto Robin) per quel suo lato oscuro. Non a caso è anche l’artista precedentemente noto come Il cavaliere oscuro.
Il mio preferito però è Spider-Man. Lo sfigato Peter Parker.
"Emma Stone nuda? Dove, dove??"

Una volta detto questo, non sentivo assolutamente il bisogno di rivederlo sul grande schermo. Non così presto. Spider-Man del 2002 è stata la pellicola che ha riregalato al mondo dei supereroi un grande successo cinematografico, dopo gli agghiaccianti Batman firmati Joel Schumacher, incarnando bene il desiderio di qualcuno che potesse salvare New York City, seppure solo per fiction, all’indomani dell’11 settembre. Sam Raimi era riuscito a portare le intuizioni nerd ironiche messe a frutto da Joss Whedon in Buffy, la prima vera eroina post-moderna, e ci aveva regalato un eroe poco super e molto umano. Oltre che una pellicola estremamente divertente.
Spider-Man 2? Un bel bis. Un sequel che riusciva non solo a tenere alto il livello di spasso del primo, ma spingeva maggiormente anche sull’aspetto dark del personaggio.
Spider-Man 3? Da dimenticare su tutta la linea.
Con quel film, Spider-Man ha cominciato a perdere qualche punto ai miei occhi. Con quel film, e anche con quella lagna di versione del tema di Spider-Man firmata da Michael Bublé, più comunemente conosciuto come Michael Buuu-Bleah.



Da allora, ogni volta che sento nominare Spider-Man mi viene in mente la versione Bubleosa, anziché quella ben più figa dei Ramones.



O quella di Homer Simpson.



Nonostante il Bublé e nonostante il dimenticabile terzo episodio della saga di Raimi, Spider-Man resta pur sempre il mio supereroe preferito, almeno tra quelli tradizionalmente intesi. Perché se tra quelli meno “ortodossi” e classici possiamo annoverare pure Buffy o i Misfits o gli Heroes o il Bruce Willis di Unbreakable, o persino il precario di Caparezza, allora è tutta un’altra storia e l’Uomo Ragno rischia di finire persino fuori dalla top 10.
Nonostante sia il mio superhero tradizionale preferito, a distanza di così poco tempo non si sentiva, o almeno io certo non sentivo, tutto questo bisogno di un reboot, di una rinascita cinematografica del personaggio. Anche perché la saga di Sam Raimi è ancora bella fresca ed è invecchiata bene. Sarà che sono passati a mala pena una decina d’anni dal primo capitolo e 5 dall’ultimo, quindi era difficile invecchiare male.
A Hollywood però non stanno tanto a chiedersi se un film sia necessario o meno. Si stanno a chiedere quanti $ po$$ono fare. E con un $upereroe, anche e $oprattutto in tempi di $upercri$i, i $uperinca$$i sono $upergarantiti.

Cosa c’è allora di diverso dal precedente Spider-Man?
Non molto. Questo punta a un realismo leggermente maggiore, diminuendo la componente “fumettosa” soprattutto nella prima parte, la più interessante, mentre sul finale scivola purtroppo nella solita buccia di banana ripiena di effetti speciali, e cade pure nella trappola del solito lungo scontro finale con il cattivone, il poco interessante lucertolone interpretato da Rhys Ifans, Lizard, nella cui parte io avrei visto meglio il Re Lucertola in persona, Iggy Pop. Così avrebbero potuto fargli cantare pure il tema di Spider-Man che avrebbe (forse) cancellato dalla mia memoria la Bublé-version.

"Ecco cosa succede a guardare troppe foto di Emma Stone..."
A curare la regia i producer hollywoodiani hanno chiamato il giovane talento Marc Webb, per gli amici anche Marc WWW, segnalatosi come uno dei migliori talenti visivi in circolazione con il suo esordio, lo splendido (500) giorni insieme, LA commedia romantica indie per eccellenza. Un talento che qui svolge diligentemente il suo lavoro e convince parecchio, in particolare nella prima parte come abbiamo detto più realistica e “umana”. Nel finale appare invece meno a suo agio con gli effettoni specialoni e le scenone d’azionona ma vabbè, io mi auguro che questa nel mondo dei blockbuster sia stata solo una parentesi (credo molto remunerativa) e il Webb torni presto a ciò che sa fare meglio: il cinema indie. E a questo proposito il suo prossimo progetto The Only Living Boy in New York potrebbe rivelarsi parecchio interessante.

"Mi avevi detto che era nuda, invece era solo una foto da studentessa porca."
Oltre che un nuovo regista, per questo extreme makeover poco extreme del franchise di Spider-Man serviva naturalmente anche un volto nuovo. A raccogliere il testimone del naturalmente nerdoso Tobey Maguire è il naturalmente geekkoso Andrew Garfield, che insomma l’abbiamo già visto in The Social Network, Non lasciarmi, Parnassus, Leoni per agnelli e ormai più che una rivelazione è una conferma. Nei panni della bella di turno, per rimpiazzare l’irrimpiazzabile Kirsten Dunst hanno ingaggiato Emma Stone, ed è una gran bella scelta. Anche se in versione bionda rende meno che da rossa. Parere non solo estetico-sessuale, ma anche interpretativo: in Easy Girl era fenomenale, qui semplicemente porta a casa la mignpagnotta.
Non manca nemmeno il nemicoamico di turno. Laddove nel precedente James Franco era prima il BFF di Peter e poi ne diventava il rivale, qui le cose vanno al contrario. Flash Thompson/Flash Gordon è interpretato da Chrys Zylka, che abbiamo, o almeno ho, già visto in Kaboom, Shark Night, Piranha 3DD e nella serie The Secret Circle, uno che con quella faccia da bello stronzo è più convincente come cattivone che non come amichetto di Spidey. Ma per sviluppare meglio questo aspetto ci saranno i prossimi capitoli della saga…

"Resisti Spidey, al prossimo film se ce lo fanno fare te la do'..."
Cast e regia funzionano ottimamente, così come tutta la prima parte della pellicola. Il sapore di deja vu è fortissimo, la storia in fondo non è molto cambiata, anzi quasi per nulla, rispetto al primo episodio di Raimi, però il film è su di umorismo e ci sono un paio di scene persino ai limiti della slapstick comedy davvero divertenti. Ci sono pure le scenone giocate su registri più drammatici, quelle più romantiche e tutto è ok. Fino a che non ci si ricorda di essere pur sempre in una pellicola sui supereroi. Nella prima ora ce ne eravamo quasi dimenticati e io ne ero solo felice. Purtroppo l’oretta finale scivola invece in maniera più lenta e noiosa, tra scene action non troppo convincenti e altre menate per fare contenti i fan dei popcorn movies.
Il difetto principale resta pur sempre quello di essere un film del tutto non necessario, di quelli che se avessero aspettato altri 10, 20, 30 anni per fare un nuovo Spider-Man nessuno, o almeno non io, si sarebbe lamentato. Così come nessuno, o almeno non io, si sarebbe lamentato se Michael Bublé non avesse mai cantato il tema di Spider-Man.
Un film inutile, dunque, questo Amazing Spider-Man. Difficile però chiedere molto di più a un film inutile.
(voto 6,5/10)

giovedì 25 ottobre 2012

Le belve di Satana

"Ma dimmi te se dovevo farmi convincere da Ford a mascherarmi come un wrestler..."
Settimana d’autore, questa qua.
Questo weekend tornano infatti sugli schermi italiani Oliver Stone, Bernardo Bertolucci e Michael Haneke.
E sti capperi!
Per dei film d’autore, ci vanno naturalmente anche dei commenti d’autore, quelli garantiti dal vostro fido Cannibal Kid.
Ad abbassare il livello qualitativo cinematografico ci pensano però un’altra serie di uscite che si preannunciano meno prelibate, così come i miei autorevoli commenti sono bilanciati da quelli sballati e oserei direi perfino spregevoli usciti dalla mente sempre più malata di Mr. James Ampliford.
Ma ora basta: spazio ai film!

"Sono talmente ansioso di conoscere l'opinione cannibale
sul nostro film, che non ho nemmeno voglia di fare all'amore con te, Blake."
Le belve di Oliver Stone
Il consiglio di Cannibal: le belve di Stone ci piacciono, quella belva di Ford no!
Oliver Stone non è sempre garanzia di capolavoro, però è sempre garanzia di pellicola quanto meno interessante. E qui sembra tornare sui sentieri maligni di Natural Born Killers, il suo film che personalmente preferisco. Super cool poi il cast in cui tra i tanti svettano la gossip girl Blake Lively e il kick ass Aaron Johnson.
In più, è tratto da un romanzo di Don Winslow che mi pare non avesse convinto molto il mio blogger rivale Ford. Il che non può che giocare a favore della pellicola!
Il consiglio di Ford: poco fumo e tanta erba!
Partiamo dal principio: io adoro Don Winslow, ed alcuni dei suoi romanzi sono tra i miei preferiti in assoluto nell'ambito del crime novel. Purtroppo, Le belve è stato il suo lavoro che meno ho amato: troppo spocchioso e palaniukiano, autocelebrativo e finto giovane. Ed ecco che non faccio neppure in tempo a bottigliarlo che Stone ci piazza un film con uno dei fordiani nascenti - Taylor Kitsch, il Riggins di Friday Night Lights - che potrebbe diventare la proposta tamarra del mese.
Non nutro grandissima fiducia, e sento già i finti saputelli del Cinema che lo bolleranno come un cult imperdibile, ma di sicuro in settimana non si troverà di meglio. A meno che non corriate a rivedervi Killer Joe.

"Sono talmente preso dalle lettura del libro di Cannibal,
che non ho nemmeno voglia di fare all'amore con te, bella figona sconosciuta."
Io e te di Bernardo Bertolucci
Il consiglio di Cannibal: io e te, Ford. Non saremo mai amici.
Una pellicola teen firmata da un regista ultrasettantenne? Bernardo Bertolucci fa il ggiovane con questo Io e te, film che ha già scatenato entusiasmi e qualche critica. A quasi dieci anni dal suo ultimo piuttosto riuscito, seppure non un cult assoluto, The Dreamers, Bertolucci mi ispira fiducia. In fondo, è pure lui un po’ come Oliver Stone, capace di fare pellicole più o meno riuscite, ma che se non altro difficilmente lasciano indifferenti.
Io e te, Ford?
Non esiste nessun “io e te”. Esiste modestamente un Dio, cioè io, e poi, a parte, esiste un te, che se ne sta per i cavolacci suoi.
Il consiglio di Ford: io e te, Cannibale, non possiamo essere uniti in amicizia neppure da Bertolucci!
Il ritorno in sala di uno dei grandi Maestri del nostro Cinema dovrebbe da solo valere il biglietto ed il consiglio a scatola chiusa. Purtroppo, però, con il tempo ho imparato a diffidare di Bertolucci quasi quanto io diffidi dei consigli cinefili del Cannibale, considerata la delusione e le bottigliate scatenate da alcuni suoi lavori universalmente riconosciuti come filmoni - Io ballo da sola o Piccolo Buddha, tanto per citarne un paio -. Considerato che sono ancora in arretrato con Garrone, Virzì, Ciprì e Bellocchio, questo passa in quarta fila. Per essere buoni.

"Smettila di volermi rubare l'Ampliford. Fattene uno tuo, Ford!"
Amour di Michael Haneke
Il consiglio di Cannibal: amour. Per Ford? Ma no, per Haneke!
Michael Haneke, regista bastardissimo quanto geniale, alle prese con un film d’amore?
Ne potrebbe venire vuori qualcosa di davvero particolare e inaspettato, un po’ come Cannibal alle prese con un action, o Mr. Ford alle prese con un bel film.
Dopo quel capolavoro de Il nastro bianco, le aspettative per la Palma d’Oro di Cannes 2012 sono alte, altissime, anche se, certo, la storia d’amore tra due vecchini sa più di fordianata che di roba per fine young cannibals.
E comunque arriverà nelle solite 2 sale in croce in tutta Italia e quindi ci toccherà aspettare l’arrivo in rete… pardon, l’uscita in DVD.
Il consiglio di Ford: un amour di film, finalmente!
Haneke. Ovvero Funny games, Il tempo dei lupi, Niente da nascondere, Il nastro bianco. Questo è il suo nuovo film. Ha vinto la Palma d'oro all'ultimo Festival di Cannes. Se ve lo perdete, giuro che appena mi capitate sotto mano vi pesto più di quanto pesterei Suocera Kid. E voi tutti sapete bene quanto lo pesterei.

"Mi è piaciuta un sacco l'ultima visione consigliata da Ford,
però adesso vado a sboccare!"
The Possession di Ole Bornedal
Il consiglio di Cannibal: ne conosco già uno, di tipo vittima di una Possession, e mi basta
Filmettino horror della settimana, che in periodo halloweenesco potrebbe suscitare anche una certa curiosità, ma che con grande probabilità si rivelerà la solita schifezzina buona giusta per i palati meno raffinati e più fordiani.
Se voglio passare un Halloween davvero terrorizzante poi, non c’è film che valga quanto un giro dalle parti di WhiteRussian.
Buah ah ah!
Il consiglio di Ford: tenete il Cannibale chiuso nella scatola!
Horror di matrice demoniaca che mi attrae quasi meno di quell'abominio di L'altra faccia del diavolo, e che può essere finirò per guardare giusto per avere l'ennesimo possibile candidato per la classifica del peggio dell'anno che si avvicina a grandi passi con il Nachele. Una robetta, comunque, che farà cagare sotto il mio antagonista dal cuore deboluccio ma che, probabilmente, nel sottoscritto susciterà soltanto grasse risate.

"Al cinema con Ford??? Devo anche rispondere?"
Alla ricerca di Nemo di Andrew Stanton
Il consiglio di Ford: basta, basta, basta con le riedizioni in 3D. Cazzo.
Come tutti voi ben sapete, adoro la Pixar e la quasi totalità della sua produzione. Nemo è uno dei titoli di maggior successo degli ormai mitici e suddetti Studios, e pur non essendo tra i miei più amati è sempre
riuscito a conquistarmi. Ma davvero, non voglio più vedere un film già visto in sala giusto per
spremere ancora un pò i poveri cristi costretti a portare i bambini a rimbambirsi con il 3D.
Davvero. Che queste operazioni siano messe fuorilegge.
Il consiglio di Cannibal: alla ricerca del cervello di Ford
Io queste riedizioni in 3D eviterei persino di commentarle, ma bimboFord ci tiene proprio e quindi mettiamo pure queste tra le uscite della settimane…
Alla ricerca di Nemo è tra i film più carini della ruffianissima Pixar, ma certo non è un capolavoro. Rifare uscire una pellicola così recente solo per scucire qualche soldo col treddì è poi un’operazione che ormai non riesce a fregare nemmeno i più ingenui come Ford. Capito, Pixar?

"Ambra, non è che devi offenderti tutte le volte che ti dico che come
attrice fai pena. E' così, punto e basta. Guarda Ford: ormai sa di essere
un blogger ridicolo e non se la prende nemmeno più quando glielo ricordo..."
Viva l’Italia di Massimiliano Bruno
Il consiglio di Cannibal: abbasso l’Italia
Ci sono quelli che si vantano di essere nazionalisti e io invece no.
Io sono antinazionalista e antifordista. Soprattutto antifordista.
Ford invece non so se sia antinazionalista, ma di sicuro so che è anticinema.
Dopo un (presumibilmente) classico horrorino poco horrorifico come The Possession, ecco che Viva l’Italia potrebbe rivelarsi la classica italiana molto horrorifica. La classica commediola poco divertente con per di più pretese di satira socio-politica sul nostro paese. La presenza di Ambra Angiolini nel cast fa pensare al peggio, però il regista Massimiliano Bruno con la sua opera prima Nessuno mi può giudicare aveva fatto un film non bello, assolutamente no, ma (quasi) decente. Chissà se riuscirà a ripetere l’impresa, perché fare un film italiano decente ormai è una vera impresa. Quasi come trovare una soluzione alla crisi.
Economica?
No, del blog WhiteRussian. Sono settimane che non azzecca più un post decente…
Il consiglio di Ford: viva l'Italia, se per una settimana evita di proporci schifezze nostrane in sala.
Sarebbe stato davvero molto strano incappare in un weekend privo della consueta uscita inutile made in Terra dei cachi. Questa, in particolare, pare talmente tanto inutile da farmi rivalutare il valore del mio avversario, il non plus ultra dell'inutilità Cucciolo eroico. Comicità spicciola, Placido scatenato, politica o presunta tale, e Rocco Papaleo. Basta parte seconda. Mettiamo fuorilegge anche lui.

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