sabato 28 giugno 2025

Thank you for the music - La musica di Giugno 2025: con Pulp, Lorde, Fabri Fibra e tanti altri






Quando mancano ormai appena pochissimi giorni al ritorno ufficiale insieme dal vivo degli Oasis (il primo concerto della loro reunion è previsto il 4 luglio a Cardiff) e con i Pulp che hanno appena pubblicato il loro primo nuovo album in 24 anni, la playlist di questo mese che accompagna la rubrica musicale di Pensieri Cannibali non poteva che essere dedicata al... Britpop. Of course. È pure il mio sottogenere musicale preferito in assoluto, quello che più ha influenzato i miei gusti. C'è chi si sente a casa ascoltando la musica di Battisti, o Mina, o Vasco, o chessò io. Io invece mi sento a casa ascoltando i gruppi Britpop, oh yeah!
Ecco a voi la playlist intitolata Britpop, ti guardi e ti vedi Britpop.



Album del mese

Pulp "More"

I Pulp sono tornati e hanno dedicato il loro nuovo album alle More. Chissà se in futuro ne dedicheranno uno pure alle Bionde?
Capelli a parte, che sia per loro della band che per noi fan si stanno facendo sempre più bianchi, speriamo solo che non ci vogliano altri 24 anni. Proprio così. Sono intercorsi ben 24 anni dal loro precedente "We Love Life" e il nuovo "More", quindi la domanda è legittima: i Pulp oggi hanno ancora un senso di esistere?
La risposta è sì, sì, sì. Più che mai, sì. Oh yes. Quanto ca**o mi erano mancati in tutto questo tempo? E quanto rendono il mondo attuale migliore?
Cioè, il mondo fa schifo lo stesso, però mentre scorrono le splendide note di questo lungamente atteso "More" tutto appare più bello e possibile. Se Jarvis Cocker e compagni sono tornati insieme dopo tutto questo tempo e ci hanno regalato un disco così ispirato e ispiratore, emozionato ed emozionante, cos'altro ci potrà riservare il futuro?
"More" è tutto ciò che potevamo desiderare da un disco dei Pulp nel 2025. Tutto, e anche more.
(voto 8,5/10)



Gli altri album

Fabri Fibra "Mentre Los Angeles brucia"

Mentre Los Angeles brucia, Fabri Fibra continua a fare il ca**o che gli pare. Nel suo nuovo album ha messo dentro tutto quello che gli passa per la testa in questo momento. C'è il pezzo contro il padre morto di recente che va anche contro ogni retorica alla Simone Cristicchi ("Fanculo papà, ti sogno morto senza alcuna pietà", dice in "Mio padre"), quello in cui parla al figlio che mai avrà ("Figlio"), quello in cui affronta i temi di suicidio e bullismo che un Mr. Rain si può solo sognare di scrivere ("Tutto andrà bene"), ci sono i campionamenti che non ti aspetti ("L'avvelenata" di Francesco Guccini e "Vivo" di Andrea Laszlo De Simone), ci sono le collaborazioni pop (con Joan Thiele e Gaia), c'è il brano in cui immagina la fine del mondo mentre mette su i Verdena ("Cometa"), ci sono le hit accattivanti che riflettono con ironia sul presente ("Che gusto c'è" e "Stupidi") e c'è soprattutto lui: Fabri Fibra. Il nostro Eminem, a livello musicale invecchiato meglio rispetto al collega americano. Più cattivo, incattivito e senza speranza che mai, con il suo rap ci fa la telecronaca del (non tanto) bel mondo in cui viviamo. Bella raga, oggigiorno c'è sempre meno da dire bella raga.
(voto 7/10)



Lorde "Virgin"

Non so se si rivelerà il nuovo "Like a Virgin", probabilmente no, ma anche "Virgin" sa il fatto suo. Dopo la parentesi hippie che mi era piaciuta parecchio del sottovalutato "Solar Power", Lorde rivendica una nuova verginità artistica tornando dalle parti dei suoi primi due album. La cantautrice neozelandese va alla ricerca della sua identità, sessuale così come musicale, con un album personale, intimo, che non sceglie la via della voce & chitarra, bensì della voce & elettronica. Le sue parole sono sempre in primo piano, accompagnate da un tappeto sonoro electro raffinato, a tratti björkiano, che non sconfina mai nella tamarrata. Non rappresenterà una nuova rivoluzione per il mondo del pop contemporaneo, ma per il suo percorso esistenziale probabilmente sì, ed è questo l'importante.

"Alcuni giorni mi sento una donna, altri un uomo", confessa Lorde nel pezzo d'apertura "Hammer". Questo suo nuovo disco invece si sente che è al 100% Lorde.
(voto 7,5/10)



Turnstile "Never Enough"

L'impensabile diventa realtà. È una cosa che succede spesso nel mondo attuale, spesso in negativo, in questo caso in positivo. I Turnstile sono riusciti nell'impresa di rendere un genere in genere ostico come l'hardcore punk quasi accessibile, quasi commerciale, quasi pop. Il gruppo di Baltimora fa un po' quello che band come Green Day e Offspring avevano fatto col punk negli anni '90, però con l'hardcore punk.

"Never Enough" gioca con i generi musicali e con le influenze, con momenti ambient e da colonna sonora capaci di far risaltare ancora di più le parti in cui picchia duro. Sto gruppo pò esse fero o pò esse piuma e a questo giro ha deciso di essere entrambe le cose. Finendo a tratti per suonare come una versione hardcore dei Police di Sting. Ebbene sì, l'impensabile è diventato realtà.
(voto 8/10)



Coez "1998"

Il mio quasi coetaneo Coez, classe 1983, è molto legato agli anni '90, il decennio in cui è cresciuto. Inevitabile lo sia. Il suo nuovo album "1998" fin dal titolo richiama a quel periodo, in particolare al Britpop, agli Oasis e ai Blur, così come i pezzi migliori contenuti al suo interno. Ne sarebbe quindi potuto uscire un più che valido concept album sugli anni '90, se solo Coez si fosse spinto in maniera ancora più decisa in quella direzione, mentre alcuni brani, i meno riusciti, sembrano ammiccare più al suono che va nelle radio oggi e a cose già fatte dall'artista in passato. Un omaggio ai 90s sentito a metà, per un album riuscito a metà.
(voto 6/10)



Miley Cyrus "Something Beautiful"

Quando Miley Cyrus ha annunciato che il suo nuovo album "Something Beautiful" sarebbe stato un concept visual album sullo stile di "The Wall" dei Pink Floyd in chiave più pop e con più glitter, in molti hanno storto il naso. C'è anche chi si è fatto una sonora risata, a dirla tutta. Io invece sono rimasto parecchio incuriosito. Mi piacciono le storie di popstar che all'apice commerciale della carriera, come Miley dopo il successo della hit mondiale "Flowers", decidono di fare qualcosa di totalmente inaspettato. La stessa cantante una decina di anni fa se n'era uscita con "Miley Cyrus & Her Dead Petz", un sottovalutato disco psichedelico ed eccentrico realizzato con i Flaming Lips e dedicato ai suoi animali domestici scomparsi che ha spiazzato tutti ed è stato ignorato dalle classifiche.

Adesso ci riprova con un progetto ancora più ambizioso, da applausi per il coraggio di uscirsene con un'operazione lontana dal solito dischetto pop facile, ma che, per quanto mi riguarda, purtroppo non è per nulla riuscito. Il problema principale di "Something Beautiful" è che è un concept album fondamentalmente senza concept. Di cosa parla questo disco?
Boh, credo non lo abbia capito manco lei. Guardando il film che accompagna l'album magari tutto assumerà un senso, ma il disco da solo un senso non ce l'ha.
(voto 5/10)



Ben Kweller "Cover the Mirrors"

La storia, vi avviso, è di quelle tristi, strappalacrime, un po' alla Luis Enrique. Solo che in questo caso non ci sono poveri interisti coinvolti. Negli anni '90 Ben Kweller è stato il leader di una band grunge chiamata Radish che ha avuto una quasi hit, la favolosa "Little Pink Stars", che a un certo punto sembrava dovesse trasformarli nei nuovi Nirvana, o se non altro nei nuovi Bush o Silverchair, invece non sono mai riusciti a sfondare. Difficile capire perché. Forse non erano fighi abbastanza, o forse il momento d'oro del grunge stava ormai svanendo e l'attenzione del pubblico si stava rivolgendo altrove.


Peccato, ma la parte triste della storia non è questa. Dopo che la band si è sciolta per mancanza d'interesse nei loro confronti, il cantante e chitarrista Ben Kweller ha pubblicato una serie di dischi da solista di musica indie folk vagamente alla Bright Eyes che sono passati nell'indifferenza generale del grande pubblico, ma che gli sono comunque valsi un piccolo seguito di culto. Ha inoltre messo su famiglia, ha avuto un figlio e a un certo punto è sparito per anni dalla scena. Più tardi si è scoperto che lui e la sua famiglia avevano avuto un'esperienza di pre-morte a causa di un avvelenamento da monossido di carbonio durante una vacanza, cosa che l'ha fatto cadere in depressione e l'ha portato a cancellare tutti i piani della sua carriera proprio nel momento in cui stava andando meglio che mai e, forse, stava finalmente per esplodere.

Nel febbraio 2023 suo figlio Dorian, cantautore emergente che stava per partire per la prima volta in tour con il padre, è morto ad appena 16 anni a causa di un incidente stradale. Ben Kweller ha però deciso questa volta di non far vincere la depressione e di non fermarsi di nuovo, ha guardato in faccia il dolore, l'ha affrontato e l'ha messo in musica. È così nato il suo nuovo album "Cover the Mirrors", dedicato alla memoria del figlio, il più bello e ispirato della sua carriera e che sì, è parecchio toccante, ma, a dispetto delle premesse, è anche un disco pieno di vita.
(voto 7,5/10)



Little Simz "Lotus"

Specchio, servo delle mie brame, chi è la rapper migliore del reame?
In attesa che Doechii pubblichi il suo primo album vero e proprio, la corona resta sulla testa di Little Simz, che per altro si gioca pure il titolo di miglior rapper in assoluto con Kendrick Lamar. Nel suo nuovo album "Lotus", la fenomena britannica conferma la sua capacità di poter rappare in pratica sopra a qualsiasi musica, spaziando da cose più rock ad altre più soul jazzate e da colonna sonora. Se cercate un disco rappato, ma mooolto lontano dal resto della scena hip hop e trap di oggi, "Lotus" è il fiore... pardon, l'ascolto che fa per voi.
(voto 8/10)



Addison Rae "Addison"

Sono in love con Addison Rae. Con lei e con il suo disco d'esordio "Addison", un serio candidato al titolo di miglior album pop mainstream del 2025. A voler descrivere come suona, potrei dire che è un incrocio tra Britney Spears, Lana Del Rey e Charli xcx. In una sola parola: libidine.
(voto 7+/10)



HAIM "I Quit"

Le sorelle HAIM hanno solo un difetto: sono adorabili. Sarebbe un difetto?
Sì, perché sono persino troppo adorabili. Troppo cute. Troppo delicate. La loro musica è un soft rock più che gradevole e loro le canzoni le sanno scrivere. Quello che manca, che è poi ciò che avevo detto anche riguardo a Lucio Corsi, è un po' di sana cattiveria, di rabbia, di intensità. Le vorrei più sporche, più stropicciate. Più incazzate. Dopotutto "I Quit" è un breakup album. Canzoni come "All Over Me" e "Lucky Stars" sono carine, ma con qualche bella chitarra elettrica distorta in più sotto spaccherebbero parecchio di più, no?
(voto 6,5/10)



GRÓA "Drop P"

Le GRÓA (non chiedetemi come si pronuncia, forse semplicemente groa) sono un trio punk islandese e la loro musica è presto descritta. Sono come una versione più rumorosa di Björk e il loro nuovo album "Drop P" è ricco di sorprese e di momenti notevoli. Se vi piacciono i gruppi un po' pazzerelli e imprevedibili, di quelli che la gente intorno a voi vi chiede: "Ma cosa ca**o stai ascoltando?", date loro una possibilità.
(voto 7/10)



Canzoni Top del mese

#2 Francesca Michielin "Francesca"

Francesca è impazzita. Ha abbandonato il rassicurante pop dei suoi ultimi non troppo memorabili brani e ha tirato fuori un pezzo indie rock bello convincente. Meno male che è impazzita!



#1 sombr "back to friends"

Quando ho sentito parlare di questo nuovo cantautore quasi ventenne (li festeggerà il prossimo 5 luglio e non sembrando la persona più allegra e solare del mondo non so quanto li festeggerà) chiamato Sombr come del nuovo Jeff Buckley, ho pensato che qualche giornalista musicale avesse alzato un po' troppo il gomito. Dopodiché ho sentito la sua hit "back to friends", super virale su TikTok, e in parte mi sento di condividere questa definizione. Sarà che pure io ho alzato un po' troppo il gomito. Jeff Buckley resta unico e irripetibile, però se c'è qualcuno che in qualche modo può diventare un Jeff Buckley per la Gen Z, questo emergente Sombr che non ha manco ancora pubblicato il suo album d'esordio può dire la sua. Anche perché di altri aspiranti nuovi Jeff Buckley non è che se ne vedano molti in giro.



Canzone Flop del mese (e forse del secolo)
Andrea Bocelli ft. Jannik Sinner "Polvere e Gloria"

Jannik Sinner ormai te lo ritrovi dappertutto. Pure dentro i post di Pensieri Cannibali su film che con lui non c'entrano niente e persino come stereotipato motivatore dentro una (orribile) canzone di pop lirico di Andrea Bocelli. A quando una collaborazione con i tre tenoracci de Il Volo?
Aspettate, mi hanno suonato al citofono...
Porca tr01a, è Sinner che mi vuole vendere qualcosa! Come ca**o fa questo qua a essere ovunque?



Cotta del mese
Karol G

Potete anche pensare - a ragione - che il reggaeton è una mierda, ma vi assicuro che guardando il nuovo video di Karol G vi innamorerete. Se non della musica latinoamericana, quello giammai, delle tipe latinoamericane, quello foreva.



Guilty Pleasure del mese
Sabrina Carpenter "Manchild"

Mentre l'estate italiana sta ancora aspettando che venga fuori un vero grande tormentone, e viene quasi da sperare che non esca, il resto del mondo ha già trovato la sua hit estiva: "Manchild", nuova irresistibile canzone dell'irresistibile Sabrina Carpenter. Approvata persino da un manchild come me.




Video del mese
Talking Heads "Psycho Killer"

Ad appena 48 anni di distanza dalla sua uscita, ecco che è arrivato il video ufficiale di "Psycho Killer", storico pezzo dei Talking Heads. La fenomenale protagonista del video, Saoirse Ronan, non era manco venuta al mondo quando è uscita la canzone, nel 1977. I Talking Heads gentili hanno aspettato che nascesse, crescesse e diventasse la più grande attrice del mondo, e a guardare il risultato finale hanno fatto bene ad aspettare così a lungo.





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